7.Senza scelta.
Mi rendo conto di quanto possa essere stupido, ma una volta ho abusato di un medicinale, sapevo che non mi avrebbe uccisa, ma comunque, c'era un qualcosa che mi... ispirava.
Dopo aver ingerito più prodotto del dovuto mi sono sdraiata a terra, il battito cardiaco andava sempre più veloce, il cuore sbatteva, letteralmente, sbatteva contro la cassa toracica, la testa girava vorticosamente e vedevo Marco ovunque. Mi sono "sballata" per qualche minuto ed è stato piacevole, strano sì, ma piacevole.
È successo due anni fa, i miei istinti suicidi erano ben visibili.
Non uscivo più, non mi curavo più, tutto scivolava via da me come fossi cosparsa d'olio.
Ogni parola, ogni frase, volava via proprio come una piuma trascinata dal vento.
"Sorridimi." Mi aveva detto Marco una volta, ed io, io non sono riuscita ad accontentarlo.
Adesso mi guardo e noto davvero quanto male io sia stata in grado di causare, quanto quel "mostro" che credevo si celasse in me sia reale. Più mi guardo e più imploro Dio di prendermi con sè, perché davvero, non riuscirò a sopportare tutto questo ancora a lungo.
Il viso di mia madre sempre più scavato dal pianto, quello di mio padre consumato dal sonno e quello di Marco, semplicemente... distrutto.
Vorrei poter stringere tutti loro fra le mie braccia, ma adesso? Adesso non sono null'altro che uno schifoso fantoccio adagiato su un letto, tenuto in vita da delle macchine.
Basta.
Basta.
Ti prego mio Dio, fammi risvegliare, o se credi sia meglio farmi morire, allora fallo, lascia che la vita scivoli via dal mio corpo come spazzata via dal vento del deserto. Ma ti imploro, io ti imploro, lascia che loro riprendano a vivere. Mio Dio, mio Dio, sono qui. Lascia che loro siano liberati dal mio errore, che non è altro che questo, un errore, ed è solo mio.
Il dottor Ferrari si avvicina a mio padre, lui appena lo vede gli fa strada verso il corridoio. E lo so, so che per lui dimostrarsi forte per la mamma è difficile, ma deve liberarsi.
Lo guarda negli occhi, lo guarda e noto quanto sia stanco, quanto sia debole. Deglutisce due volte e poi si accascia terra, sulle ginocchia, piange, piange a dirotto, porta le mani al viso e si graffia le guance con le dita sottili, graffi piccoli, impercettibili.
Ferrari si abbassa e lo abbraccia, lo aiuta ad alzarsi e mentre mio padre barcolla per la stanchezza mentre si tira su, una piccola lacrima inizia a rigare la guancia sinistra del medico.
"Mi creda se le dico che la capisco."
"Dottore, mi scusi per... questo."
Lui fa cenno di non preoccuparsi a mio padre e lo abbraccia di nuovo, poi si avvicina al suo orecchio destro e sussurra qualcosa di impercettibile a mio padre e insieme iniziano a piangere mentre si abbracciano come fossero fratelli.
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