capitolo 5 Violet
Violet.
Sposto dal viso una ciocca di capelli sfuggita alla coda disordinata, mi gratto il naso non capendo perché continui a prudermi.
Lo sbadiglio a bocca aperta non è da signora ma non c’è Consuelo che me lo ricorda, gli occhi diventano sempre più pesanti, ma poco importa, sono soddisfatta del mio lavoro.
Faccio due passi indietro e ammiro la tela, osservo come il carboncino, ormai consumato nelle mie mani, sia stata un’ottima scelta.
I miei occhi seguono le curve del suo volto, del suo naso e la pienezza della bocca.
Non voglio rovinare l’effetto in bianco e nero, ma…
Intingo il pennello nella tempera, mi basta una pennellata.
Ora è perfetto.
« Wow, e lui chi sarebbe?»
La voce di Patty mi fa sobbalzare, sinceramente non ho sentito la porta aprirsi, di certo, come al solito, non deve aver bussato.
« Nessuno, lo sai che disegno tutto quello che vedo quando vado in giro alla ricerca di ispirazione.»
Ripongo il pennello che tenevo nella mano destra e il carboncino che stringevo in quella sinistra sul ripiano alla base del cavalletto, porto dietro l’orecchio per l’ennesima volta la ciocca di capelli scuri e senza incrociare lo sguardo della mia migliore amica mi dirigo verso il bagno.
«Questo ragazzo ispirerebbe anche me. Dove lo hai visto? Magari ci vado e lo incontro?»
Non rispondo, la conosco bene, avrebbe il coraggio di cercarlo e attaccare bottone fino a riuscire a sedurlo per portarselo a letto.
Un sentimento di fastidio sale prepotente lungo la spina dorsale al pensiero di loro due avvinghiati sotto le lenzuola.
«Hai passato la notte a disegnare?»
Riesco a sentirle dire prima che io chiuda la porta del bagno, il riflesso allo specchio enorme che mi fissa risponde alla grande per me.
Il naso sporco di nero, mezza guancia anche, le mani diventate anch’esse nere per il carboncino.
Sono tre giorni che ho i suoi occhi impressi nella mente, avevo bisogno di liberarmi di queste sensazioni che mi accompagnano da quella mattina sulla spiaggia quando ci siamo incontrati, mi sono svegliata in piena notte e non riuscendo a riaddormentarmi ho messo tutto su quella tela.
È un rito ormai, una valvola di sfogo da anni, ogni volta che un'emozione è troppo forte per riuscire a gestirla, che sia positiva o negativa, la imprigiono su di una tela liberandomene.
Ma non credo che questa volta abbia funzionato.
Apro il rubinetto e immergo le mani sotto il getto violento d'acqua, strofino, strofino, ma è sempre complicato ripulirmi quando disegno.
Attraverso la finestra filtra la luce del giorno che mi ricorda di avere poco tempo per prepararmi.
Oggi è un giorno impegnativo alla galleria, stiamo organizzando una mostra di un fotografo molto famoso nel suo campo che sarà fra una settimana.
Faccio una doccia veloce ripetendo nella mia mente ogni dettaglio della mostra, ogni fornitore ancora da telefonare, ogni invito ancora da mandare.
Dovrà essere tutto perfetto, questa potrebbe essere la mia occasione per riuscire ad ottenere la promozione che tanto voglio, grazie alla quale poi potrò decidere se, e a chi, dare rilievo nella galleria.
Esco dal bagno con ancora il morbido accappatoio addosso, rientrando nella mia stanza trovo Patty seduta sul letto, fra le mani un foglio e gli occhi fissi su questo.
" Hai aggiunto altri due punti sulla tua lista dei desideri."
Constata ad alta voce, io, annuisco semplicemente.
La lista dei desideri ho iniziato a scriverla anni fa, da adolescente, nel mentre tante voci sono state cancellate per far posto ad altrettante che si sono aggiunte.
Purtroppo poche voci sono state depennate per il motivo più importante, ovvero perché sono state vissute.
Ma intendo rimediare.
"Dovresti smetterla di pensare troppo e agire."
Con la testa letteralmente infilata nell'armadio sento quasi la voce di Patty ovattata, acciuffo la camicetta bianca e la gonna nera che arriva fin sopra il ginocchio.
"Vedi?"
Guardo la mia amica indicarmi.
"Sei sempre prevedibile anche nel modo di vestirti."
Si alza dal mio letto e mi raggiunge per strapparmi di mano i vestiti che avevo scelto.
"Noiosi."
Li definisce così prima di buttarli sul pouf color petrolio accanto a noi.
Fruga fra i miei vestiti facendo smorfie disgustate, fino a trovare un vestito di Prada acquistato online solo per far ripicca ai miei e far scendere il loro conto in banca.
"Ma sei impazzita?"
La mia testa si sta già muovendo a destra e sinistra freneticamente, ma non appena Patty posa il vestito sul mio busto, costringendomi a guardarmi allo specchio, qualcosa cambia.
"Non dirmi che non ti dà un'aria da responsabile della più famosa galleria di New York mentre stringi la mano dei tuoi idoli, dopo che hanno tenuto una mostra curata interamente da te?"
Stupidamente porto entrambe le mani ai capelli alzandoli.
"Dovresti indossarlo alla mostra."
Per un attimo non mi trovo più in camera mia con la mia migliore amica, sogno quasi ad occhi aperti lo scenario che mi ha descritto.
"Mi hai convinta."
Lo metto da parte e la spingo via alla ricerca di qualcosa da mettere adesso.
"Stasera usciamo, potresti restare a dormire da me."
Patty non vive più con me e sua madre in questa enorme casa, sono due anni che ha affittato un piccolo monolocale nel Jersey, anche se praticamente è sempre qui.
Il telefono mi avvisa dell'arrivo di un messaggio, fisso le lancette dell'orologio che ho al muro, fatto da piccole cornici nere, quasi tutte vuote, che sostituiscono i numeri, indicano le sette e trenta in punto.
Non ho nemmeno bisogno di guardare chi sia, lo so già, perché come ogni mattina mia madre mi invia un messaggio di buongiorno augurandomi una buona giornata e chiedendomi se mi sento bene.
Questo è l'unica rapporto che ho con i miei genitori da quando avevo dieci anni.
Li vedo talmente poco che non sono neanche certa che la loro residenza sia ancora in questa casa.
Tornano qui un weekend al mese e nelle feste, ovviamente anche quando c'è qualche gran galà di beneficenza a cui presenziare.
L'anno scorso mi hanno trascinata alla festa di compleanno del sindaco, perché in pubblico sono sempre disponibili a recitare la parte della famiglia felice.
Da quando ho subito l'operazione e ho iniziato a stare bene sembrano più frequenti le loro visite in città.
Torno a cercare un outfit per il lavoro, l'aria sembra soffocante, quindi opto per un vestito blu molto leggero che arriva al ginocchio.
"Tua madre dice che verranno alla mostra la settimana prossima e si aspettano che sia perfetta, e soprattutto la tua promozione."
Volto appena lo sguardo verso Patty che stringe il mio telefono fra le mani, i suoi occhi sembrano gridare compassione, ma so che lei è dalla mia parte, lo è sempre stata.
"Dovrebbero capire che sei cresciuta, sei una donna ormai, sei responsabile, stai lavorando sodo per la tua carriera e tutto questo di certo non grazie a loro, che non hanno mai fatto i genitori."
L'ultima affermazione fa un po' male ma è la sacrosanta verità, se sono la donna che sono oggi e di cui vado fiera, è solo grazie a Consuelo, che loro si ostinano a guardare dall'alto in basso ogni volta che tornano a casa e a criticare questa amicizia con la figlia della governante.
Ma la mia vera famiglia sono proprio loro due.
"Patty, stasera andiamo a divertirci."
Sorride soddisfatta e quasi malefica nell'udire queste parole, come se lei fosse il diavolo, riuscito a tentare un angelo innocente.
"Cara Violet, ho intenzione di farti cancellare qualche punto dalla tua lista."
Il suo sguardo non mi piace per niente, anzi, non mi piace affatto.
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