capitolo 26 Aiden
Non ho resistito.
Perché quando si tratta di questa ragazza non ho più padronanza di me stesso?
Quasi non mi riconosco.
Maledetto Thomas, poteva farsi gli affaracci suoi, invece no, ha dovuto mandarmi quel messaggio, "sto andando al club con le ragazze, ci raggiungi?".
Io ero da tutt'altra parte della città con un potenziale cliente, ho mollato tutto nel giro di pochi minuti.
E ho passato le ultime due ore ad osservarla da lontano, standomene in disparte, ma ora che si è allontanata da tutti, non ho resistito.
L'ho seguita nel bagno privato del personale.
Vederla ridere, scherzare, bere con quel damerino pieno di soldi, mi ha fatto salire una rabbia che non mi spiego.
Brian mi ha preso per il culo quando ho negato di avere un interesse per Violet che vada oltre il sesso, forse non sono stato molto convincente.
Io non lo so che cazzo voglio, non lo so che potere abbia questa ragazza su di me, ma riesce ad annebbiarmi il cervello.
Quando siamo lontani, cerco di non far entrare nella mia testa il suo pensiero, il ricordo delle sue labbra, dei suoi mugolii, dei suoi occhi dentro i miei, ed è davvero difficile innalzare un muro fra me e questi pensieri che cercano in tutti i modi di trapanare i mattoni e distruggere le mie difese.
Anche se temo sia più complicato chiudere fuori tutti gli interrogativi che partorisce la mia mente, perché non voglio chiedermi come mai una sconosciuta riesca ad abbattere la mia corazza, non voglio sapere perché o come possa farmi volere che lei riesca ad annientare i miei demoni.
Ogni maledetta volta che la incontro , una forza sovrannaturale mi attira intorno alla sua orbita, ma la cosa peggiore è che è lì che voglio essere, ad un passo da lei.
I nostri occhi si incontrano nel piccolo specchio, lei emana un piccolo urlo di paura e mi sento un po' in colpa, non volevo spaventarla.
“ Mi hai spaventata, che ci fai qui?”
“Dovrei chiederlo io a te, non dovresti essere in questo bagno.”
Un po’ a disagio sposta una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio, lo sguardo è sfuggente e mi fa un po’ male non godermi dei suoi occhi su di me, perché ogni volta che mi guarda è come se i frammenti che compongono il mio mondo, fatto completamente a pezzi, iniziassero di nuovo a combaciare fra loro.
E tutto questo, mi disorienta.
“Tutto qui quello che hai da dirmi?”
Aggrotta la fronte visibilmente irritata.
So che avrei dovuto, dopo l’altra notte, farmi vivo in qualche modo, ma ogni passo in più che faccio verso Violet, ogni centimetro di distanza fra noi che accorcio, disintegra ciò che sono diventato dopo la morte di Susanne, ovvero, un guscio umano vuoto pieno di demoni.
Cambiare fa paura.
Niente, ecco cosa sto provando da anni, assolutamente niente, solo dolore e rimpianti, solo sensi di colpa e rabbia, ma grazie a questa ragazza, o forse dovrei dire, per colpa di questa sconosciuta, sento riaffiorare dentro di me sentimenti sopiti da tempo.
E questo mi terrorizza, cazzo.
Dato il mio silenzio, Violet mi oltrepassa e si dirige verso il corridoio per raggiungere la sala principale del Club.
Vederla andare via irrigidisce tutti i muscoli del mio corpo.
“Avrei dovuto chiamarti.”
Mi sfugge di bocca facendo arrestare i suoi passi, ma continua a darmi le spalle.
“ Ma a cosa sarebbe servito, sei comunque qui con il tuo fidanzatino, non per me.”
Ecco, questa frase invece è riuscita a farla voltare di scatto verso di me,mentre a passo spedito si avvicina macinando i pochi metri che ci separano, i suoi occhi sembrano scurissimi, forse direi quasi neri, carichi di rabbia.
“Quattro giorni, ben quattro, in cui scompari, come al solito, perché tu fai così, appari, quando vuoi e poi vai via, sempre.”
Mi sputa in faccia la realtà a denti stretti, vorrei dirle che se non fuggissi via, ogni volta, se non cercassi di tenermi a distanza, non so quanto sarei in grado di proteggermi da lei.
“Qui il problema non è di certo Will, che è solo un amico incontrato stasera per caso, il problema sei tu che credi di poter fare di me ciò che vuoi come se io fossi una bambola.”
L'ultima frase la pronuncia con un tono carico di dolore, credo senza volerlo, perché si schiarisce subito la voce e assume un'espressione dura.
“ Magari sei abituato così con le donne che frequenti, ma io, non sono una di quelle modelle da portare al bar per colazione dopo una notte di sesso occasionale.”
Si volta, pronta per andare via, automaticamente la mia mano afferra il suo polso.
Non volevo farlo, non avrei dovuto farlo.
I suoi occhi, fissi nei miei, mi feriscono, perché vi leggo aspettative che non posso soddisfare, non ne sono più capace.
"Vuoi spiegarmi di che stai parlando?"
Il suo silenzio mi dà modo di analizzare la sua accusa, ci metto qualche secondo in più per capire che si sta riferendo a quella stupida foto sui tabloid scandalistici.
" Lei è solo una vecchia amica."
Non so perché io ci tenga a specificarlo.
"Mi fa piacere che tu sia gelosa, puoi dirlo apertamente."
Devo ammettere che ad un tratto io mi ritrovi a gongolare con un sorriso strafottente stampato in faccia.
"Mai."
Strattona il braccio facendomi lasciare la presa, subito dopo si avvicina così tanto al mio viso che posso sentire il suo respiro caldo sulle mie labbra.
Sposto lo sguardo verso la sua bocca e il ricordo del suo sapore mi fa leccare le mie.
Un solo scatto in avanti, è ciò che ho fatto, avrei potuto baciarla, ma è stata altrettanto veloce da sfuggirmi.
Per quanto mi irriti, so che è meglio così.
"Violet, forse è meglio che torni dal tuo fidanzatino."
Stringo i pugni nel pronunciare questa frase.
"Non c'è nulla fra me e lui."
Abbassa lo sguardo e il tono di voce.
"Ma non c'è nulla neanche fra me e te."
Mi sembra ad un tratto di essere stato colpito al centro dello stomaco, perché?
"Tu cosa vorresti che ci fosse?"
Mi pento subito della sciocca domanda che le ho posto, ma visto che ormai non ho collegato il cervello alla bocca in tempo per non dire stupidaggini, con ansia aspetto una risposta.
Gli occhi scattano di nuovo nei miei e vi leggo stupore.
Le sue labbra si schiudono più volte per finire sempre con il richiudersi senza emettere un fiato.
Un po' deluso, sospiro, interrompendo il contatto visivo fra noi.
"Potremmo passare un po' di tempo insieme, conoscerci, potremmo..."
"Violet, io non sono il principe azzurro."
La interrompo subito mettendo le cose in chiaro, perché il discorso che sta iniziando porta solo in una direzione, cioè una storia d'amore, ed io, non solo non voglio questo, non sono in grado di dare a nessuna il mio cuore.
Come potrei?
È sotto terra con Susanne.
Dirigo i passi verso l'uscita del retro del locale, ma la sua voce mi arriva addosso.
"E se io non volessi il principe azzurro?"
Sorpreso ed incredulo, rallento i passi, ma non mi fermo, non riesco a credere che sia tutto vero.
Mi allontano da lei e dalla voglia che ho di lei, alla voglia che ho di soffocare le mie pure, alla voglia di abbattere le mie difese.
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