CAPITOLO 4 (Parte 1)

Un venerdì pomeriggio, sei giorni dopo che gli Sfigati avevano raccontato dei loro incontri con gli strani esseri, i ragazzi decisero di andare all'ex scuola superiore per svagarsi un po'. A Jennifer, Sophia, Taylor, Lucas e Thomas era stato detto di raggiungere la struttura verso le quattro, poiché Leonard, Chris ed Ed stavano preparando una sorpresa per tutti loro. Dei cinque ragazzini che stavano attraversando la Red Street in quel momento (un'altra perpendicolare della Main), quello più tranquillo e a proprio agio era Thomas. Nella sua testa, il mondo appariva perfetto. Viveva in una gabbia, certo, ma in una gabbia dove era libero di fare quello che voleva, tranne evitare di andare a scuola. Perché i mutanti devono andare a scuola? Magari gli sarebbe piaciuto vedere un film e fu proprio quello a cui pensò quando passarono davanti a un vecchio cinema. L'insegna con la scritta "PRIMESTONE-MOVIE" colava di ruggine, di metallo non c'era più nulla, soltanto delle enormi chiazze colorate di arancio, giallo, beige e marroncino. Le locandine erano vuote e l'unica cosa rimasta al loro interno erano foglie morte e insetti in decomposizione. Thomas era ancora ignaro che quella gabbia era abitata da un leone, o peggio... nella sua mente giovanile, si era convinto che un po' tutti fossero stati vittime di allucinazioni. Deve essere per forza così. Stare soli qui dentro deve avergli dato alla testa, ma perché mai? Ok, devi farti il bucato e andare a scuola e il sabato mattina devi fare i prelievi e le analisi, però per il resto è perfetto. Ti danno da mangiare, dormi dove vuoi, giochi quanto ti pare, studi un po', il cibo non è così male, anzi è migliorato, e anche molto. E poi non ci sono adulti, solo delle telecamere in città e qualche guardia di sicurezza che gironzola lungo la Main, e allora? Perché preoccuparsi?

Tuttavia, anche Thomas come gli altri ragazzi non aveva chiuso occhio quella notte. Aveva chiesto a Lucas, che aveva acconsentito senza alcun dubbio, di lasciare la luce del bagno accesa, un vecchio trucchetto da moccioso insomma. Ma sembrava aver funzionato. Thomas fissò tutta la notte quel triangolo di luce distorto provenire dalla lampadina giallognola del bagno nel suo nuovo appartamento, accanto a quello di Leonard, Chris ed Ed. Quando fu mattino, si alzò e la spense. Tutto ormai gli sembrava più... normale. Aveva pensato che magari il cane che Ed aveva visto era solo affetto da rabbia e che in realtà il Freddy Krueger di Chris fosse solo una Guardia di Sicurezza con un nuovo tipo d'armatura; ammetteva che Leonard avesse visto davvero una nonnina, rimasta lì per anni, ma che volesse solo un po' di compagnia, che magari qualcuno dell'organizzazione di tanto in tanto andava da lei a portarle da mangiare. E Jennifer cosa aveva visto che aveva visto anche Taylor? Sonnambulismo. Jennifer è una diamine di sonnambula, così come Taylor. Ok, ma il fratello gemello della bambina era davvero morto, allora come spiegare una simile cosa? E che cazzo, non posso mica pensare a tutto e rimuginarci sopra per venti anni? Nossignore! Oggi era un altro giorno ed erano passati ben sei giorni da quella sera in cui Ed e Leonard sembravano vedere per la prima volta i tagli sulla porta, mentre Chris li vedeva da mesi ormai. Si saranno di sicuro sbagliati, forse non ci avranno fatto caso e quando Chris glieli ha fatti notare si sono spaventati. E chi li aveva fatti? A Thomas non importava. E cos'era quella voce di odio e morte che avevano sentito? Basta! Ho detto che non voglio più pensarci, ora sono con il mio migliore amico Lucas, una mocciosetta biondina e due sventole, anche se una ha i capelli rasati come un marine dei reparti speciali. Pensiamo a loro!

Un flebile sole riscaldava appena l'asfalto lacerato da anni d'intemperie. Appariva ormai come la pelle rugosa di una vecchietta, come quella che Leonard aveva visto alla fine di Garden Street. Ancora ci pensi, Thomas? Basta! A volte soffiava un venticello freddo che entrava nei pantaloni (da dove? si chiedeva Thomas sconsolato) e nel collo dei cappotti, quasi per dispetto. Thomas e Lucas se ne stavano sulla Main, all'angolo con la Red, ad aspettare le ragazze. Lucas aveva le mani nelle tasche del cappotto e lo sguardo basso. Calciava dei cocci di vetro di vecchie bottiglie di birra, pensieroso e depresso come al solito. Thomas invece se ne stava appoggiato con la schiena sulle pareti di una palazzina verde pisello a fumare una sigaretta e con una mano nella tasca dei pantaloni, come un vero duro, o almeno così pensava. Alzando lo sguardo, in lontananza, con suo enorme piacere, vide arrivare le tre nuove amiche. Una bambina biondina col suo peluche rosa (quello del gemellino era giallo), una ragazza con i capelli rasati e un cappellino rosso sbiadito, ma con degli occhi da perdersi come in un labirinto senza via d'uscita, e un'altra ragazza, con dei capelli rossi e lucenti, con dei riflessi biondi. Avevano dei cappotti che scendevano fino alle ginocchia e le gambe coperte solo dalle calze nere. Quando arrivarono, Lucas le salutò timido, mentre Thomas gettò la sigaretta a terra, la schiacciò quasi come a volerla disintegrare e si avvicinò a loro sollevandosi i pantaloni, con uno sguardo alla Tom Cruise.

«Buon pomeriggio bamboline» attaccò. «Ciao Lucas, ciao Thomas» risposero in coro le due ragazze e la bambina. Ormai gli otto ragazzi erano un gruppo affiatato, come se si conoscessero da anni. A Thomas piaceva Sophia perché aveva il senso dell'umorismo, le piaceva fumare proprio come a lui, era impulsiva, coraggiosa e sparava fiamme. L'amica perfetta in pratica. Ma aveva notato che gli piaceva anche Jennifer, perché fumava anche lei, aveva degli occhi stupendi (ancor di più di quelli di Sophia, a detta di Thomas), due autentici smeraldi. Era timida, ma Thomas aveva la sensazione che in realtà fosse più impavida di quello che lei stessa credesse, e sapeva usare la telecinesi, una figata assoluta ripeteva sempre tra sé e sé. Inoltre, aveva qualcosa di misterioso e magico. Una vera bomba, in pratica. E Thomas si chiedeva come sarebbe stata quando i capelli le fossero ricresciuti. Poi pensò che se Sophia e Jennifer avevano le calze, forse avevano anche delle gonne. E ripensò ai loro fianchi. Nei giorni prima aveva pensato alle due ragazze più come a delle amiche, di sicuro dei gran pezzi di amiche. Tuttavia, si era anche domandato di che colore potessero essere i loro reggiseni o le loro mutandine. Pensiero alquanto bizzarro da fare su un amico. Forse sto impazzendo anche io in questa città fantasma. Thomas restò anche in quel momento colpito dalle due ragazze e constatò che erano davvero... belle. Thomas devi scegliere, non ti possono piacere tutte e due. Devi fare in fretta, perché i maschi sono parecchi e senza ombra di dubbio il più pericoloso è Leonard. Quello è il John Rambo dei quasi adolescenti e non ci vuole nulla che se ne spupazzi una o addirittura tutte e due.

«Allora ragazzi, raggiungiamo gli altri?» chiese sorridente Sophia. «Andiamo!» esclamò Thomas carico d'entusiasmo. Proprio in quel momento passarono due ragazzi. Lui era Peter Young, un ragazzo mutante che si diceva potesse controllare gli arbusti nel terreno con uno sguardo, mentre lei, Grace Feinmann, poteva vedere le marmotte giocare e correre sul monte Sik. Lui era solito farsela anche con quella bestia di John Harris e con i fratelli Brown, ma non si era mai davvero integrato nel loro trio, perché in realtà non voleva farne parte, erano troppo sadici anche per lui. Gettò un'occhiata sul gruppetto. «Ehi, ragazzi, usate le protezioni, con le ammucchiate il rischio è più alto!». Grace cominciò a ridere come un'oca a cui stanno torcendo il collo. Sophia fece due passi avanti e sollevò entrambi i diti medi e disse ai due ragazzi: «Fottetevi! Attenti voi alla sifilide, stronzi!». Grace la guardò schifata dalla sua volgarità. «Ehi, Thomas, magari più tardi ti vengo ad accoppare insieme al tuo amico riccioli d'oro» gridò Peter, rivolgendosi anche a Lucas, affrettando il passo con la sua ragazza. «Magari muori strozzato fra un paio d'ore» ribatté Thomas con prontezza. «Magari ti viene un infarto mentre te la scopi!» proruppe Lucas nello stupore generale. Sophia, Jennifer e Thomas guardarono l'amico attoniti per qualche secondo. Lui non era solito fare simili esternazioni e con tanta convinzione. Era Lucas "Il Serio", oppure Lucas "Il Saggio" o, al massimo, Lucas "Il Depresso". Il ragazzo notò di essere fissato con sorpresa e attenzione e arrossì. Poco dopo, tutti gli altri scoppiarono in fragorose risa. Sophia arrivò addirittura ad abbracciarlo. «Lucas, ma sei un amore» disse la ragazza. Lui si fece ancora più rosso e notò che il contatto gli piaceva. Peter e Grace, scioccati dalla raffica di feroce volgarità del gruppetto, deciso di allungare il passo e battere in ritirata.

Ripresisi tutti dalle risate, si avviarono decisi verso l'ex scuola superiore, passando per Red Street. Passarono davanti a un vecchio negozio di porcellane, a un vecchio banco dei pegni, al cinema principale della città (quando era ancora pieno di vita) e poi davanti alla vetrina di un negozio che all'epoca vendeva abiti da sposa. Erano ancora lì, tutti impolverati e coperti da uno strato di fuliggine che ne aveva appannato la bellezza. Taylor saltellava davanti a tutti con allegria e borbottava con voce leggera, ciondolando con enfasi il peluche tenuto per una zampa: «Ammucchiata... sificosa... fottiti... scopi...» ripeteva come una cantilena. Sophia teneva il braccio di Lucas e camminavano insieme come una coppietta. Lei fischiettava e guardava il cielo dello stesso colore dei suoi occhi. Lucas era inebriato dal leggero profumo di rose selvatiche che emanava la ragazza. Lo colse un'improvvisa vampata di calore e si irrigidì come una tavola di legno. Thomas e Jennifer camminavano l'uno accanto all'altra. Lui le si avvicinò. Bene, bene, quindi al Saggio piace Sophia? E allora io mi tengo occhioni verdi. Jennifer se ne accorse e si colorò sulle guance di un flebile vermiglio. Fece un grazioso sorriso. A quella vista, Thomas fu colto da un senso di disagio, quasi d'imbarazzo, che non riusciva a spiegare. È solo una pupa, pensava lui. Il suo profilo morbido e curvo, il suo corpo esile, la sua timidezza e poi... c'era quella sensazione di forza mistica che non riusciva ad abbandonare i pensieri del ragazzo. Leonard era il capo ed emanava un'energia irradiante, aveva carisma. Ma Jennifer era su un livello del tutto diverso, inumano (espressione che al ragazzo suonava strana, benché quel pensiero lo avesse formulato lui). Non aveva quel magnetismo tipico dei leader, era come un fiore bellissimo e solitario arroccato tra rocce sporgenti poste a strapiombo sulla montagna più alta, che si erge con graziosa e impavida potenza verso le nuvole. Un'introversa appunto, di quelle che non ci sono mai ma, quando ce n'è davvero bisogno, arrivano come un dono divino. Eroe.

«Ho saputo che sabato scorso hai avuto un incontro ravvicinato con i Bulli... ti sei spaventata?» chiese Thomas arrossendo e portandosi la mano sinistra dietro la testa, strofinandosi. Jennifer fece cenno di no, con lo sguardo fisso verso il basso e con un sorriso un po' meno evidente. Thomas non ne fu sorpreso, anzi se lo aspettava. Provò a rallegrare l'atmosfera: «quello ha i capelli così grassi che ci potremmo fare una frittura di mare! Non se li lava dalla seconda guerra mondiale secondo me!». «Concordo» rispose la ragazza, soffocando un'aggraziata risatina isterica. Thomas fu contento di mitigare la sua timidezza e quel velo di tristezza che sempre sembrava accompagnarla. Alla fine, raggiunsero la scuola. Le ragazze non c'erano mai state, Lucas e Thomas solo una volta, ma non erano riusciti a esplorarla tutta. Avevano appuntamento sul retro, dove avrebbero trovato le porte della palestra aperte. Nella parte superiore c'era un circuito da corsa campestre e delle panchine bianche, invecchiate e ingiallite dalla ruggine, che sembrava mangiucchiare qualsiasi cosa a Primestone, come un bambino con le sue caramelle. All'interno dell'ampia palestra c'erano Leonard, Chris ed Ed ad attenderli. Avevano piazzato sopra un carrellino un lettore DVD e avevano collegato l'apparecchio elettronico a delle casse acustiche che avevano trovato in un negozio di strumenti musicali.

«Ragazzi, oggi musica e fumetti!» urlò Chris festante, alzando le braccia in segno di vittoria. «Fumetti!?» chiese entusiasta Thomas, con gli occhi che brillavano dalla gioia. «Fumetti e manga» proseguì Leonard. «E mufica anche» concluse Ed, sollevandosi gli occhiali con l'indice. «Ragazzi, siete fantastici!» esclamò Sophia saltando dalla contentezza, mentre Jennifer chiese: «c'è Captain World*?». «Abbiamo quasi tutto di Captain World, tutte le serie principali. Sono riuscito a convincere la Gruwell» rispose Chris gonfiando il petto, con le mani ai fianchi e pieno di soddisfazione. «Il cocco dell'insegnante» lo sfotté Thomas. «Taci Watt» rispose stizzito Chris. «Ha ragione» lo rimproverò Sophia con dolcezza. Chris si sentì come protetto e una sferzata di calore gli salì per il collo. I ragazzi misero in sottofondo delle canzoni di Britney Spears, i singoli del suo primo album, Oops! I Did It Again. Jennifer canticchiava le canzoni mentre era assorta a leggere un manga di Ken il Guerriero. «...you see my problem is this, I'm dreaming away, wishing that heroes, they truly exist, I cry, watching the days...». La sua vocina calda e intonata sorprese un po' tutti. «Wow Jennifer, sai cantare!» notò Leonard con sincera ammirazione. Jennifer sollevò di colpo lo sguardo e vide che tutti la stavano fissando tra la curiosità e il sorriso. Si fece rossa e pronunciò un timidissimo «grazie». Intanto Sophia stava leggendo un fumetto di Hulk con Chris, con la lucente chioma rossa e la coda di cavallo appoggiate sulla spalla destra del ragazzo. Il giovane sentiva come un fuoco dentro e pensò che fosse la ragazza a riscaldarlo con il suo potere. Non ci credo, sta appoggiando la sua testa sulla mia spalla! Com'è profumata! Ed è così leggera... non pensare a niente di strano, non fartelo venire duro, potrebbe notarlo, non ti azzardare! Taylor invece era seduta in braccio a Ed e leggeva un fumetto di Wolverine (i due avevano una differenza d'altezza poco marcata) e il ragazzino doveva soffiare di tanto in tanto i capelli della bambina davanti ai suoi occhiali.

Jennifer, intanto, aveva terminato il suo manga. Notò che Leonard aveva un fumetto di Captain World, l'edizione speciale numero cento con la copertina lucida in rilievo, quella in cui il protagonista usa per la prima volta la sua tecnica più potente, la Fenice Cosmica, per sconfiggere il Sovrano del Regno del Sopra, avvolgendosi di fiamme gialle e blu, con gli occhi che diventavano lucenti come dieci milioni di supernove (così recitava la dicitura in prima pagina). Jennifer si fece coraggio, si alzò aggiustandosi la gonna e si avvicinò al ragazzo, titubante. «Scusa Leonard... quando hai finito, puoi passarmi il tuo fumetto?». Il ragazzo, immerso del tutto in quel mondo di fantasia e supereroi, sollevò distratto lo sguardo, poi fu colpito da un lampo. Per la prima volta guardava Jennifer dal basso e gli sembrò che la sua bellezza fosse ancora più accentuata, con quegli occhi che lo fissavano con gentilezza e quel nasino arrotondato. La ragazza aveva le mani unite e teneva strette le braccia, che premevano sul seno appena pronunciato. Leonard si schiarì la voce e con una naturalezza inaspettata anche per sé stesso le disse: «siediti accanto a me, possiamo leggerlo insieme, tanto ho appena iniziato». Leonard stesso notò una punta di disagio in quelle parole. Jennifer rimase colpita e un formicolio le percorse lo stomaco, lo stesso che aveva avvertito il sabato prima. Sentì un leggero prurito sulle guance e un rossore, come se avesse esposto troppo la pelle del suo candido viso alla luce del sole. Ma con altrettanta e inaspettata naturalezza si sedette accanto al ragazzo, che sorrise. Si avvicinò a lei, al punto che poteva sentire il soffio del suo respiro e lui poteva sentire quello di Jennifer. Thomas, che aveva assistito a tutta la scena pensò: Ecco, il capo si è appena beccato il suo bottino, il leone con la sua leonessa... mi sa che devo tornare dalla rossa, anche se a quanto pare sarà una sfida con Mister Gemma al Petto... ma Thomas non pensava solo alle sue febbri d'amore. Anni dopo, ormai nel pieno dell'adolescenza, avrebbe guardato indietro nel tempo, nel pozzo dei ricordi della propria memoria, e avrebbe constatato che c'era stato un tempo in cui aveva conosciuto dei ragazzi speciali, con dei poteri come i suoi. Avrebbe cercato di ricordare i loro nomi senza successo, ma avrebbe ricordato che in quel gruppo c'era un ragazzo davvero forte, un superuomo e poi c'era lei, una ragazza. Ma chi era quella ragazza? Avrebbe rammentato una sola parola: divinità. Per ora non poteva far altro che ammirare quelle due forze che si scontravano in una lotta invisibile, il cui l'esito appariva più che scontato.

«Ragazzi, secondo voi, qual è la saga migliore di Captain World?» domandò all'improvviso Leonard. «Per me è quando fconfigge Tefchio Ribelle» sentenziò Ed. «Teschio Ribelle?» ironizzò Sophia. «Quella saga è sopravvalutata. La parte migliore è quando fa il culo allo Stregone degli Abissi». «Concordo» le fece da rinforzo Chris. «Culo, culo!» ripeté la piccola Taylor ridacchiando. «Concordo» sbuffò Thomas, a mo' di scherno. «Hai qualche problema Uomo-Scossa?» sbottò Chris. «Nessuno, Pietra Preziosa» ribatté Thomas. I due furono giusto in tempo interrotti da Lucas. «Per me è quando Captain World è stato mandato indietro nel tempo dalla Principessa Keo per sconfiggere suo padre, il Re del Castello della Morte». «Ottima saga anche quella, – notò Leonard – anche se io in verità non saprei scegliere, mi piacciono un po' tutte le saghe di Captain World». «E a chi non piacciono?» sentenziò Thomas con fare stupito, pensando a quale idiota sul pianeta o disadattato sociale non piacesse quel fumetto. Poi Jennifer, che era sembrata invisibile fino a quel momento, parlò: «la mia saga preferita è quando Captain World sconfigge il Titano nel nucleo della Stella Nera». «Ti piace quella saga, Jennifer? Oddio, è così dark» disse Sophia rabbrividendo. «Diamine pupa, tu sì che ci vai pesante!» dichiarò Thomas imitando una delle sue voci d'adulto, il Commercialista Obeso. «Quella saga è troppo seria anche per me, non pensavo ti piacessero quelle atmosfere» disse Lucas, tra il preoccupato e il sorpreso. Non credeva che a una ragazza così timida e gentile potessero piacere storie simili. «E se lo dice lui...» sentenziò Thomas. Sophia annuì. Leonard invece era sempre più curioso e non riuscì a frenarsi dal porle quella domanda, cosa di cui si pentì più tardi: «e come mai ti piace quella saga?». Jennifer abbassò lo sguardo, mettendo l'indice e il pollice sul mento e ci rifletté un attimo. Poi guardò decisa negli occhi del ragazzo, come non aveva mai fatto prima, convinta a pieno di ciò che stava per dire: «perché... Captain World ha combattuto tutta la vita per proteggere gli altri, ma non ha mai fatto niente per sé... ha combattuto per gli altri nel tentativo di colmare il vuoto che aveva nel suo cuore... in quella saga invece, lui combatte per vendicare la sua famiglia e non importa che, distruggendo la Stella Nera, compromette l'equilibrio dell'universo... quando sconfigge il Titano facendo esplodere il nucleo, lui per la prima volta si sente realizzato davvero e riesce a colmare quel vuoto che lo affligge da sempre».

Quelle parole piovvero nelle giovani menti dei ragazzi come meteore che si schiantano sul pianeta. Erano così piene di saggezza, ma non la saggezza "depressa" di Lucas, né la saggezza "carismatica" di Leonard. Era superiore anche alla saggezza di un uomo adulto. Era l'esperienza di una persona che ha vissuto una vita incredibile e così intensa e piena e viva da averne compreso il senso più profondo, eclissando del tutto qualsiasi altra storia di vita. Si sentirono coperti, oscurati in maniera quasi inquietante da quella perla, come un gigante che col suo corpo eclissa il cielo. Leonard si sentì soffocare. Vide la sua leadership sprofondare come il Titanic sotto una consapevolezza di gran lunga superiore alla sua. Gli altri ebbero la stessa sensazione. Per qualche secondo videro una luce ancora più brillante inghiottire quella emanata da Leonard. Se non fosse stato per un pesante suono metallico come un gong, quel silenzio imbarazzante sarebbe diventato asfissiante.

John Harris aveva appena scagliato un pugno contro la porta d'emergenza della palestra, lasciando un'evidente ammaccatura. Se ne stava sulla soglia ad ansimare come un toro con fare minaccioso, gli occhi iniettati di sangue e il cuore carico d'adrenalina e odio. Il suo volto era sfigurato dall'ira e mostrava i canini come un cane da guardia che ringhia contro qualcuno che sta cercando di entrare nella proprietà del padrone. A mitigare quella visione inquietante era il giubbino di pelle rosa che indossava, che gli donava un'aria clownesca, se si faceva finta che non fosse inferocito e che non fosse John Harris. Alle sue spalle, i fratelli Brown, come i pulcini che seguono la chioccia. Anche loro vestivano con degli abiti di pelle rosa scintillante e non passavano certo inosservati. «Buon pomeriggio zoccolette, come va? Se siete tristi, rallegratevi perché oggi tutti voi pagherete i vostri debiti!» dichiarò Harris, mostrando un ghigno degno dei migliori assassini. E, come un'aura, quella incrollabile voglia di vendetta si propagò nell'aria, arrivando fin sotto alla pelle degli Sfigati. I ragazzi inorridirono, drizzandosi tutti come soldati sull'attenti. Leonard era quello che avvertiva di meno la paura, anzi, sentiva la necessità di tranquillizzare i compagni e di rivolgere loro parole di conforto e incoraggiamento. Leonard si voltò verso i suoi amici e notò la paura nei loro occhi, come olio nell'acqua, tranne in quelli di Jennifer. La ragazza aveva uno sguardo severo e di sfida; non tremava e appariva rilassata ma pronta. Non ha paura? Davvero non ha paura di John Harris? Devi essere una pazza incosciente! Leonard si dimenticò d'incoraggiare i propri compagni e non poté fare niente per fermare la parlantina nervosa di Thomas.

«Ehi, John, quando una bottiglia di olio d'oliva!? I tuoi capelli mi sembrano unti al punto giusto per la spremitura!». Chris mollò un calcio sul piede dell'amico che lanciò un gridolino di dolore. «Vuoi chiedere quella boccaccia, Thomas?» sussurrò Sophia rimproverandolo. «Oh, oh, ma guarda un po', c'è anche Bocca di Balena e il suo amichetto col cespuglio dorato in testa» li schernì Harris. «Che vuoi, John?» replicò Leonard con fare scocciato. Intanto Ed andò a spegnere la musica di sottofondo, estrasse il CD e se lo mise in tasca. Le voci dei ragazzi ora rimbombavano più nitide all'interno della palestra. «Lasciaci in pace!» protestò Chris. «Lasciarvi in pace? Dopo quello che mi avete fatto!? Non ci penso neanche!». «Ma se sei stato tu a menare per primo Chris!» replicò Sophia. «Stai zitta zoccoletta, mi hai bruciacchiato le braccia la volta scorsa e quindi tu sarai una delle prima a pagare, ma con calma...». Harris sorrise sadico, sembrava a tutti gli effetti un maniaco. Mostrava i denti in segno di sfida e sollevò l'indice come a dire «da qui non si passa, non vi farò uscire». «Voglio proporvi una sfida» disse all'improvviso il bullo, come appena destatosi da un profondo incubo. I ragazzi guardarono Harris perplessi, ma allo stesso tempo la loro preoccupazione aumentava perché sapevano che non era niente di buono. Nulla di ciò che John diceva era buono.

«Ho intenzione di sfidarvi in un combattimento. Uno contro uno, voi tutti contro di noi. Chi resta senza giocatori, perde. Lotta libera, si è sconfitti quando ci si arrende o quando non si è più in grado di combattere. È permesso ogni tipo di colpo, ma non si possono usare armi o oggetti di alcun genere, solo i propri poteri». Leonard ascoltò con attenzione quel monologo e fu pervaso da una voglia irrefrenabile di partecipare a quel "gioco", che tanto giocoso non era. Il ragazzo avrebbe accettato all'istante la sfida, ma aveva dei compagni a cui badare, degli amici che contavano ciecamente su di lui. Ma prima aveva una domanda da porre: «che succede se vinciamo noi?». Harris lo fissò negli occhi, sorridendogli, sospinto da un'inarrestabile voglia di prenderlo a pugni all'istante, ma sfidarlo e attendere il suo turno lo avrebbe caricato ancora di più e ciò piaceva a John, anzi lo eccitava. «Se vincete voi, e ne dubito, vi lasceremo in pace, ora e per sempre... ma se dovessimo vincere noi allora...». Harris emise un verso che in quel momento lasciò dubbiosi i ragazzi. Nessuno era in grado di dare significato a quel suono, a quell'eccitazione mista a piacere che per un secondo travolse il volto di John come una convulsione: il ragazzo aveva appena avuto un orgasmo. «Se dovessimo vincere noi... i maschi diventeranno nostri schiavi, mentre le ragazze... le nostre donne... allora accetti, Leonard!?». Leonard lo fissò per qualche secondo. Una vocina nella sua testa gli aveva sussurrato che stava bluffando. Poi lo vide voltare gli occhi al soffitto e rotearli fino al punto che si vedeva quasi solo la sclera. Il bullo portò le mani al volto e cominciò a massaggiarsi le guance, premendole forte. In quel momento Leonard non aveva alcun dubbio: faceva sul serio e soprattutto era pazzo, completamente pazzo. Ma si fece coraggio e con decisione si voltò verso i suoi amici.

«Leonard, non vorrai davvero accettare?» chiese preoccupato Chris. «Leonard non possiamo vincere, il mio potere è inutile» disse preoccupato Lucas, incrociando le dita. «Leonard io sono sempre dalla tua parte, lo sai, ma... ci sono Ed e Taylor, non sono in grado di combattere» pronunciò Sophia titubante. «Parla per te, Fophia!» replicò Ed. «Io voglio combattere!» sbuffò Taylor. «Signori, vorrei farvi notare che c'è una porta alle nostre spalle, potremmo usare quella per fuggire, lo dico giusto per dire» disse Thomas, imitando la voce dell'Impiegato Codardo. «Ragazzi, ma non vi rendete conto? Abbiamo la possibilità di dargli una lezione una volta per tutte! Non ci capiterà più una simile occasione, possiamo affrontarli in modo pulito». Leonard provava a scuotere gli amici, ma sembravano sordi alle parole del ragazzo. Leonard era il capo e quando lui diceva una cosa, in genere era più un ordine che una richiesta. Non lo faceva apposta, ma la sua volontà sovrastava quella degli altri. Non volevano disubbidire, ma allo stesso tempo avevano troppa paura. «Io sto con Leonard, – disse all'improvviso Jennifer – ha ragione, dobbiamo farlo ragazzi, possiamo vincere». In quel momento, il ragazzo aveva appena trovato un alleato prezioso, non solo per quella occasione, ma fino a quando non sarebbero fuggiti da Primestone. Leonard aveva appena riconosciuto in lei la sua spalla, il suo "vicecapo". E gli altri ragazzi pensarono la stessa cosa. E se il capo e il vicecapo dicono che una cosa si può fare, si deve fare, non c'è più niente da protestare o replicare. I loro volti si animarono di un'inattesa speranza e di un prorompente coraggio.

Spazio autore

*Captain World è un personaggio di fantasia che esiste all'interno di una serie di fumetti pubblicati all'interno di questo mondo immaginario. Chiamato così perché è considerato il più grande eroe di tutti (nonché ex militare), fa parte di una casa editrice, la Phoenix-Comics, concorrente di altre famose case editrici che esistono anche in questo mondo come Marvel e DC-Comics. Supereroe dotato di poteri semi-divini (conferitogli da un'entità trascendentale), è quasi immortale e combatte utilizzando enormi poteri cosmici che gli permettono di rigenerarsi, trasformarsi in una fenice, sparare fiammate di colore giallo-blu ad elevatissime temperature ed è in grado inoltre di sferrare pugni di una potenza estrema, potendo colpire anche oggetti o entità intangibili, come i fantasmi. Nonostante sia un fumetto occidentale, è famoso perché prima di sferrare i suoi attacchi, urla i nomi delle tecniche, proprio come i personaggi dei manga.

Negli anni Settanta, i diritti del personaggio furono venduti a un nuovo fumettista, che decise di pubblicare una serie di collane chiamate "Dark Series" e di fondare appunto la Phoenix-Comics. Rivoluzionò completamente il personaggio, dandogli l'aspetto attuale e trasformandolo a tutti gli effetti in un anti-eroe. Captain World, nella nuova serie, presentava livelli di psicopatia e crudeltà inauditi ed inusuali per un supereroe. La serie fu aspramente criticata dai consumatori (con centinaia di proteste e azioni legali), tanto da dover essere ritirata dal mercato. Fu ripubblicata dopo ben sette anni. Nonostante ciò, ebbe un successo strepitoso e, ancora oggi, in questo mondo, la Dark Series di Captain World è la collana di fumetti più venduta di tutti i tempi, con oltre 100 milioni di copie. Tutti i fumetti di Captain World, si stima abbiano superato il miliardo di copie vendute. 

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