CAPITOLO 3 (Parte 2)
«Sophia, quando Jennifer tornerà, sarà ormai ora di pranzo». Taylor tirava la manica dell'abito di Sophia, insofferente per la lunga attesa, mentre la ragazza se ne stava pensierosa con la schiena poggiata al muro esterno della scuola. Proprio in quel momento vide correre verso il dormitorio una ragazzina poco più piccola e minuta di lei. Indossava gli stessi abiti di Jennifer, ma il taglio di capelli era diverso e aveva un berretto rosso in testa, da maschio, pensò Sophia. Ora ci provo lo stesso, male che vada mi scuso. «Jennifer! Ehi, Jennifer, aspettaci!». Sophia corse verso quella ragazza dai capelli cortissimi, uguale nella corporatura a Jennifer e con addosso gli stessi abiti, ma con un berretto in testa. La ragazza arrestò la sua corsa e si fermò. Sophia la raggiunse con la mano sollevata e la piccola Taylor la seguì a ruota. «Jennifer... sei tu giusto? Come va?». La ragazza cominciò a frignare e si voltò con esitazione verso Sophia. Era davvero Jennifer, ma aveva i capelli rasati ai lati (forse tutta la testa, pensò Sophia). Il volto era gonfio e lacrimante e iniziò a singhiozzare. «S-s-sei una bugiarda... perché n-n-non mi hai detto quello che facevano al laboratorio?». Sophia si sentì offesa e imbarazzata. Si passò una mano tra i capelli e abbassò lo sguardo, per non incrociare quello di Jennifer. «G-g-guarda i miei c-c-capelli, sono bruttissima!». Jennifer scoppiò in un pianto disperato, ma, tra lo stupore di Sophia, l'abbracciò e la strinse forte, dandole dei pugni leggerissimi e inoffensivi sul petto. «Sei cattiva, perché non me lo hai detto!? Ora tu sei mia amica, devi dirmele queste cose!». «Scusami, non lo faccio più, non volevo farti spaventare, ecco il perché... ma stai tranquilla, lo fanno solo la prima volta, poi fanno solo prelievi e visite...» disse Sophia singhiozzando, scoppiando a sua volta in lacrime. A quel punto, le due ragazze sfogarono le loro ansie in un pianto liberatorio, abbracciate l'una all'altra, un abbraccio che servì a cementare quella che poi sarebbe diventata un'amicizia eterna. La piccola Taylor, rimasta a osservare la scena con aria spaesata, si mise a piangere di riflesso e abbracciò le due ragazze in una morsa affettuosa. Jennifer e Sophia ricambiarono sollevando la bambina e stringendola forte, fortificando il loro legame, il loro "Girls power".
Giunse il primo pomeriggio. Quel sabato di dicembre era diverso dagli altri, soprattutto considerato che si trattava di Primestone. In genere il cielo era sempre ricoperto da una triste coltre di nubi grigie, che tenevano i raggi solari alla larga dal terreno e impedendogli di riscaldare i corpi sempre infreddoliti dei giovani abitanti. Ma intorno all'ora di pranzo, il cielo si schiarì e dopo mesi era possibile contemplare l'azzurro cielo (per la gioia anche degli amministratori): un giorno meraviglioso e indimenticabile, in un mondo monotono, rigido e guidato a distanza. Si poteva sentire addirittura qualche uccello cinguettare, reso invisibile dai cespugli, dagli arbusti e dagli alberi che circondavano la zona intorno al ruscello. Un vento lieve e calmo lambiva i volti dei ragazzi che si erano riuniti giù al Derrick.
«Quindi, oggi conosceremo i tuoi nuovi amici...» disse Chris con un tono un po' ironico. Aspettò una replica o delle delucidazioni da parte di Leonard, che non arrivarono mai. C'erano tre tronchi posizionati a semicerchio. Sopra uno di essi era seduto Chris, su quello accanto Leonard ed Ed, mentre sul terzo erano sedute Jennifer, Sophia e Taylor. La temperatura intanto aveva già quasi raggiunto i venti gradi e faceva così caldo rispetto al solito che i ragazzi si erano svestiti dei propri cappotti ed erano rimasti con il maglione (o la felpa, nel caso di Chris). «Thomas e Lucas dovrebbero arrivare tra qualche minuto, così potremo mangiare tutti insieme» disse Leonard con un tono di voce basso, più simile a quello dell'uomo che sarebbe diventato che non a un ragazzino. Se ne stava seduto in modo solenne ma un po' triste a osservare il cielo, come un veterano che ripercorra con la memoria le sue innumerevoli battaglie sul campo. Jennifer invece appariva pallida e distante. Tuttavia, la voce calda e adulta di Leonard le alleggeriva i pensieri. Di tanto in tanto posava lo sguardo sul ragazzo, incuriosita da quella solennità, così insolita in un ragazzo della sua età.
«Chris ti sei ripreso da ieri vero? Non ti ha fatto troppo male?». Chris si irrigidì. Oh, mio Dio, Sophia che mi rivolge la parola per due giorni di fila e ora è di fronte a me a pochi metri, oh mio Dio! «Sto benissimo!» esclamò il ragazzo. «Papà Leonard e fratello Ed lo hanno meffo a letto e con un paio di goffe di latte caldo, questa mafttina si è aflzato pimpante come un neonato». Ed scoppiò a ridere e Leonard e Sophia lo seguirono. Jennifer li osservava sghignazzare. Sorrideva anche lei, ma era assente. Chris grugnì e mostrò un pugno a Ed. Ma guarda un po', mi fa fare brutta figura davanti a Sophia. Però anche l'altra ragazza è carina. Ma ieri non aveva i capelli a caschetto? Oggi li ha rasati e con quel cappello in testa sembra più un maschio. Meglio non chiedere, va'. «Chiudi quella boccaccia nanerottolo» sbottò Leonard, imitando alla perfezione la voce di John Harris. «Ti farò pagare tanti di quei debiti, che ti porterò a guinzaglio per il resto della vita». Ed, Chris, Sophia e questa volta anche Jennifer si sganasciarono dalle risate. La prima a smettere di ridere fu Jennifer che si mise a contemplare Chris ed Ed, sempre sorridendo, poggiando le mani sulle gambe. Sorrideva, ma con un distacco sempre maggiore e sempre più distratta. Sophia e Leonard se ne erano accorti, ma non dissero nulla. Jennifer era preoccupata per qualcosa, forse alla fine avrebbe parlato, avrebbe detto cosa l'affliggeva, ma solo quando sarebbe stata davvero pronta. Passarono quasi venti minuti, pieni di risate e battute. «Mangiamo qualcosa dai» propose Chris. «Non ho più voglia di aspettare e poi non vedo l'ora di mangiare la roba nuova che hanno messo ai distributori!». Leonard ci rifletté un attimo su e poi annuì. «Mi sembra giusto. Forse tarderanno di molto, mangiamo.»
Mangiarono seduti sui tronchi, parlarono pochissimo, il rumore del ruscello e del venticello che soffiava sulle canne era sufficiente a tenergli compagnia. L'acqua scorreva lenta, ma inesorabile. Un ruscelletto brillava di vivaci riflessi e si faceva strada serpeggiando tra l'erba e il sottobosco, lambendo le pietre. Proprio in quel momento una rana passò davanti a loro, per poi sparire tra la vegetazione in pochi salti. Sophia osservò incuriosita l'animale. Forse si starà chiedendo perché fa così caldo oggi. Avrà creduto che sia giunta la primavera e ha deciso di andare a prendere il sole. La ragazza immaginò la rana con il bikini e si mise a ridacchiare. Intanto Chris apparecchiava il tronco con una tovaglia a righe bianche e rosse. Lo imbandì con una quantità impressionante di cibo preconfezionato preso dai distributori. Tutti gli altri ragazzi ne erano rimasti meravigliati, le ragazze sembravano quasi sconvolte. Due confezioni da due tramezzini al prosciutto e formaggio, due con uova e insalata, due alla mortadella, un panino al salame, dei biscotti al cioccolato, tre barrette con riso soffiato ricoperto di cioccolato e una bottiglia gigante di cola. Vera cola.
«Chris, ma hai portato da mangiare per tutti?» chiese quasi timido Leonard. Chris sollevò lo sguardo e notando le attenzioni degli altri, si sentì in imbarazzo. «A dire il vero... è solo per me... ho il metabolismo veloce, non posso farci niente... e poi può essere che la settimana prossima rimettano quelle barrette degli astronauti senza sapore, quindi meglio approfittarne!». «Tanto lo imboffiscono comunque di arfenico!» sentenziò Ed. «Almeno è cibo vero!» esclamò contento Chris. Proprio in quel momento, a pochi metri dai giovani, una voce stridula e allegra cinguettò: «wow, qualcuno mi ha detto che oggi si fa festa grande, con tanto di donne e birra di primissima qualità!». Sophia, sollevando lo sguardo, vide Jennifer irrigidirsi, chiudere le spalle come un riccio che cerca di difendersi, e serrare le labbra. Forse tutte queste persone la mettono a disagio. Chris ebbe un comportamento simile. Stavano arrivando dal sentiero due ragazzi: Thomas Watt e Lucas Kirchner. Thomas arrivò per primo, saltellando come Cappuccetto Rosso quando va a trovare la nonna, muovendo le braccia a destra e a sinistra, e si tuffò abbracciando Ed. «Ma che bello il mio ometto e a pensare che tra poco ti comincerà a crescere la barba... sono così fiero di te!» disse Thomas imitando la voce di una madre e strizzò le guance di Ed. «Oh, Thomaf piantala!» replicò Ed osando una leggera spinta. Thomas appariva raggiante e sorrideva come soddisfatto. Salutò Leonard battendo il cinque e poi diede uno sguardo alle ragazze. «Signorine» disse Thomas, oscillando la mano come un Lord e abbassando il capo. Sophia e Jennifer ricambiarono il saluto sorridendo, Jennifer aveva un sorriso più forzato, mentre Taylor salutò in modo convulso con la mano. «Non mi far fare figure di merda» sussurrò Leonard a Thomas che non rispose. Questi si voltò verso Chris e lo salutò in un modo più naturale, sollevando la mano. Chris ricambiò il saluto con un cenno del capo. «Troppa gente» farfugliò Chris.
Arrivarono le quattro e mezza del pomeriggio e tutti erano assonnati a causa della digestione. Sophia, che cominciava ad annoiarsi, si alzò di scatto e tirò fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni un pacchetto di sigarette stropicciato e un po' schiacciato. «Chi vuole una sigaretta!?». Jennifer ne prese subito una, anche Leonard ne prese una, Ed rifiutò, così come Lucas, che fino a quel momento non aveva proferito parola, impassibile come uno zombie che sta per stramazzare al suolo da un momento all'altro. Thomas allungò la mano e ne tirò fuori un'altra. «Grazie mille, señorita». Chris, dopo una lunga analisi ed esitazione, si convinse a fumarne una. Che figura ci faccio se rifiuto una sigaretta da Sophia! «Immagino che tu abbia d'accendere» chiese Leonard. «Ovvio!». Sophia sollevò il dito che prima s'illuminò e poi s'infiammò. «Madre de Dios!» sussultò Thomas. Jennifer rimase impassibile, mentre Lucas sgranò gli occhi, dando un segno di vita. Leonard fece un fischio di stupore, mentre Chris sputò tutta la Cola che stava sorseggiando da un bicchiere di plastica. «Ti prego, accendi prima la mia» supplicò Thomas, mentre Ed la guardava con suggestione e ammirazione. «Wow, che forza». Sophia accese quella di Leonard, poi quella di Jennifer e infine si diresse da Chris. Prima che potesse accendere la sua, Leonard soffiò sul dito della ragazza, spegnendo la fiamma. «Complimenti Leonard, geniale!» lo apostrofò Sophia. «Scusa, volevo vedere se si spegneva» disse Leonard rivolgendogli un sorriso di scuse. Sophia si mise una mano sul fianco e con una posa da modella guardò Leonard in modo provocatorio, con il dito alzato. «Ora cosa dovrei fare? Mi verrebbe voglia di ficcartelo su per il culo e incendiartelo» ribatté la ragazza. Leonard divenne rosso in volto, mentre Chris, Ed e Thomas scoppiarono a ridere, mentre Lucas sorrise. «Che donna maravillosa!» sentenziò Thomas. Sophia riaccese il dito e alla fine anche Chris poté fumare. Thomas si mise a contemplare il cielo, facendo dei cerchietti col fumo. All'improvviso il ragazzo si schiarì la voce. Leonard rabbrividì. Sapeva cosa stava per fare. Il grande sogno di Thomas, come gli aveva confessato in una uggiosa giornata di novembre, era quello di diventare un attore da premio Oscar. Thomas era un'autentica calamità naturale secondo Leonard. Parlava troppo, parlava a sproposito e lo faceva spesso con le persone sbagliate o in presenza di sconosciuti. Spesso infatti era preso di mira da John Harris e i suoi scagnozzi, lo chiamavano Bocca di Balena. Adorava in particolare fare i monologhi e, ovunque fosse, faceva figure barbine e le faceva fare anche agli altri.
Quando Leonard lo invitò, per qualche oscuro motivo, aveva dimenticato questo piccolo grande particolare. Thomas era un ragazzo molto solare e divertente in genere, ma non sempre. Era il tipo che scorreggiava e ruttava a scena aperta senza porsi il problema e di rado provava imbarazzo. Leonard si sentiva già smarrito e arrossì a morte, mentre Thomas partiva col suo monologo degno di uno spettacolo teatrale degli anni Cinquanta di scarso livello. «Oh vita, vita, perché sei tu vita?». A Chris andò quasi la sigaretta di traverso. Sophia e Jennifer smisero di inspirare e osservarono il ragazzo come se avessero visto un treno passare in quel momento, cosa impossibile visto che si trovavano a Primestone. Ed si mise le mani in faccia, mentre Lucas distolse lo sguardo e si allontanò dall'amico come se avesse la peste e non volesse essere contagiato. «Cosa vuole dirmi il cielo stellato oggi, che il giusto regnerà sull'empio? Che il bene trionferà sul male?». Nel farlo, Thomas agitava il pugno come un dittatore, mentre Chris osservò davvero il cielo credendo che fosse arrivata la notte e non se ne fosse accorto. Leonard, prima che la situazione precipitasse e che tutti gli altri sprofondassero nell'imbarazzo, scattò in piedi come in preda a un'allucinazione. «Ho un'idea! Perché non ci presentiamo a vicenda? Ognuno di noi dice il nome, l'età e la sua abilità, che ne pensate?». «Ottima idea, bro!» gridò entusiasta Thomas che non si era nemmeno accorto di essere stato interrotto. Tutti gli altri ragazzi concordarono.
«Allora, se non vi dispiace, inizio io». Sophia si alzò, fece gli ultimi due tiri e buttò a terra la cicca, schiacciandola con delicatezza con la suola. Si diresse verso il centro di quell'anfiteatro immaginario formato dai tronchi. Guardò il suo pubblico come un'attrice poco prima di iniziare a esibirsi. Fece un grazioso inchino e un sorriso tenerissimo. «Quanto è bella!» sussurrò Chris. «Roba buona» disse a voce bassa Thomas a Lucas, che fece cenno affermativo con il capo. Leonard ammirava silenzioso, mentre Ed avvertiva come un piccolo sussulto al cuore dopo aver guardato i fianchi della ragazza, inspiegabile a suo modo di vedere. «Ciao a tutti, io mi chiamo Sophia Williams e ho dodici anni. La mia abilità, come avete già potuto vedere è il fuoco, pirocinesi per l'esattezza». Sophia si rimboccò le maniche del maglione, troppo pesante per una giornata così calda. Una gocciolina di sudore le scese fino alle guance, mettendo in risalto le sue lentiggini, che rilucevano adesso sotto i raggi del sole. «Ora provo a fare qualcosa di più serio» disse con tono solenne. Alzò le mani. Le si illuminarono entrambe di un rosso vivo, che via via tendeva sempre più verso il giallo e, con un po' di sforzo, presero fuoco, un fuoco vivo e ardente, fluenti fiamme che si innalzarono per quasi trenta centimetri oltre i palmi. «Bravissima, bravissima!» disse Thomas applaudendo. Tutti gli altri lo imitarono. «Brava Sophia» disse colmo di timidezza Chris. Le fiamme si spensero e la ragazza fece un inchino. «Grazie a tutti per l'attenzione». Tornò a sedersi, soddisfatta del lavoro appena compiuto. Era sudata e prese un fazzolettino dalla tasca per asciugarsi. Il suo respiro era diventato più pesante.
«Ora tocca a me». Le parole di Leonard risuonarono come quelle di un adulto. Gli altri ragazzi lo guardavano con attenzione. Il ragazzo si tolse il maglione e lo mise sul tronco ben sistemato. Aveva una canotta bianca che lasciava intravedere i muscoli tonici e robusti. «Che sborone!» sussurrò Chris. «Vai Leo!» esultò Ed. «Oh, oh, che figurino signori, godetevi lo spettacolo!». La voce di Thomas sembrava quella di un presentatore radiofonico. Sophia diede un colpetto col gomito al fianco di Jennifer, che sembrò come rinsavire. Guardò l'amica negli occhi e poi Leonard, e arrossì. Sophia le fece un sorrisetto. Leonard si mise al centro della platea virtuale e, come un gladiatore pronto alla battaglia, fece una sorta di ruggito, chiudendo i pugni e portando le braccia in avanti a mostrare i bicipiti scolpiti. Lo sguardo era fiero. «Io mi chiamo Leonard Star e ho dodici anni. Ora vi mostrerò la mia abilità!». All'improvviso, dopo qualche secondo di profonda concentrazione, lungo tutte le braccia si aprirono dei fori di circa due centimetri di diametro. Un suono di vivo stupore partì dagli spettatori. In pochi secondi gli arti superiori di Leonard si gonfiarono, doppiando la loro misura originaria. «Per la miseria, ma che stregoneria è mai questa!» gridò Thomas, non con il suo solito tono scherzoso, ma animato da curiosità e stupore sinceri. Leonard unì i polsi e allargò i palmi che presentavano a loro volta un piccolo foro per ciascuno. Passò qualche altro secondo e dai palmi partì come il colpo di un fucile. Un forte boato si generò intorno alle mani. Pochi metri più in là, un pezzo del tronco di un albero partì via, spaventando i ragazzi. «Grande Leonard!» gridò entusiasta Ed. «Ma che potere è?» domandò Sophia stupita. Gli arti di Leonard si sgonfiarono rapidi, ritornando alla loro dimensione originaria. Il suo corpo era sudato, risaltando ancora di più i muscoli ed era rosso in volto, come se avesse ricevuto cazzotti per un'ora intera. Prese fiato a piccolo respiri e i suoi muscoli, prima tesi, tornarono a rilassarsi. «In pratica riesco tramite i fori sulle braccia a caricare l'aria nei muscoli. Riesco sia ad aumentare la forza dei colpi, sia a caricare gli oggetti e a farli schizzare via, oppure posso sparare direttamente aria». «Come un fufile ad aria compreffa» fece notare Ed. «Esatto Ed, come un fucile ad aria compressa» affermò Leonard con un cenno d'intesa. Il ragazzo tornò a sedersi, accompagnato dall'applauso degli altri. Più timidi erano quelli di Chris e Jennifer.
Una volta seduto si rimise il maglione e poi chiese: «chi vuole andare ora? Vuoi andare tu, Ed?». Ed guardò Leonard negli occhi. Brillò tutto dalla gioia e scattò in piedi come sospinto da una catapulta. «Ciao a tutti. Mi chiamo Edwardf Kaf... Kaf... Kafparof-f-f». «Si chiama Edward Kasparov e ha dieci anni. Insieme a Chris, è mio compagno di stanza, nonché amico» proseguì Leonard, alzando il pollice e facendo l'occhiolino. Edward fu felice di essere uscito da quella situazione. «Esatto!». Raccolse una pietra e ci sputò sopra. «Signore, la prego, è disgustoso!». Thomas cacciò la lingua fuori e fece una smorfia di nausea. Ed lasciò cadere la pietra a terra e dopo pochi secondi cominciò a fumare e poi a sciogliersi. «Il potere di Ed consiste nel produrre un potente acido corrosivo» fece notare Leonard. Ed era un po' seccato che a parlare al posto suo fosse l'amico, ma si rasserenerò all'idea che gli avrebbe evitato un altro imbarazzo. Tornato a sedere, fu accolto da un applauso e dai fischi festanti di Thomas. «E bravo il mio cucciolotto!». «Thomaf piantala o ti fciolgo! Piuttofto, perché non ci moftri il tuo potere?». «Agli ordini, general maggiore!». Thomas si alzò unendo i piedi e sbattendo i talloni e fece il saluto militare. Corse verso il centro e si voltò. «Ladies e gentleman, mi chiamo Thomas Watt e ho undici anni. Oggi vi mostrerò di cosa è capace questo fenomeno strabiliante! Strabiliante!». Il ragazzino allungò le braccia in avanti, con i palmi paralleli a pochi centimetri tra loro. Calò il silenzio per circa dieci secondi. «Non ci riesci?» chiese Chris in modo timoroso. Appena conclusa la domanda, i capelli di Thomas si rizzarono come tante punte e delle scariche elettriche ben visibili si propagarono per tutto il corpo. Ma la maggior parte delle scariche erano concentrare sui palmi delle mani e formavano piccoli fulmini che si univano tra di loro a metà strada tra le due mani. Thomas fece un movimento con le braccia, come se avesse un pacco pesante e lo avesse lanciato in avanti verso il terreno. Partì una scarica che finì a terra e produsse una scintilla e un piccolo scoppio. «Che bello!» esclamò Sophia. «Non male» farfugliò Chris. «Grazie a tutti, signori miei, lo spettacolo è finito, la messa è finita, andate in pace». Thomas tornò al suo tronco come un re trionfante dopo un'epica battaglia. «Ora tocca a te Lucas». Lucas guardò Thomas un po' perplesso, ma si fece coraggio e avanzò timidamente per mostrare il suo potere mutante.
«Poverino, guarda come è pallido e triste. Secondo te è malato?» chiese Jennifer a Sophia, sussurrandole in un orecchio. «Non saprei, però anche lui è carino». Jennifer si mise a ridacchiare insieme all'amica. Lucas era così concentrato che non sentiva le risatine arrivare al suo orecchio. «Oh che pesantezza la vita, è così dura». Agli altri arrivarono quelle parole come un farfuglio senza senso. «Ciao, mi chiamo Lucas Kirchner, ho undici anni e sono compagno di stanza di Thomas... ora vi mostrerò il mio potere...». Quel ragazzo dai riccioli d'oro appariva spossato, come se portasse un peso enorme sulle spalle. Sembrava respirare a stento. Mise il dorso delle mani a poca distanza l'uno dall'altro e inspirò profondamente. In una frazione di secondo si formò una sfera d'acqua con un piccolo vortice all'interno. L'ennesimo grido di stupore si levò dalla platea. «Si chiama idrocinesi, almeno così mi hanno detto... riesco a produrre acqua in eccesso dal mio corpo e a manipolarla con la mente. Posso anche lanciarla, ma non è molto efficace, il mio potere è abbastanza inutile...». La sfera d'acqua di circa dieci centimetri di diametro si dissolse e cadde a terra bagnando il terreno che si era asciugato grazie ai raggi solari. Il ragazzo abbassò lo sguardo e sembrava ancora più triste di prima. Quella pesantezza fu trasmessa subitaneamente a tutti gli altri. Ma Thomas provò al suo solito a risollevare il morale. «Su con la vita Lucas, vecchio mio! Capisci perché sei mio amico? Perché così ho sempre una doccia portatile con me!». «E in cambio io ho un giullare gratis...» All'ultima affermazione di Lucas, tutti i ragazzi scoppiarono a ridere a crepapelle per almeno due minuti. Lo stesso Thomas non poté fare a meno di sganasciarsi. «Ok, uomo della pioggia, questa è buona, te la concedo, una vera bomba!!!». Perfino Lucas sorrise. Ci vollero altri trenta secondi affinché tutti si asciugassero le lacrime. Lucas tornò a sedersi.
«Ora tocca a me, ora tocca a me!» gridò stridula Taylor. «Ma che graziosa bambolina, forza biondina facci vedere che i pargoli di oggi sono il futuro!» disse Thomas. La bambina si posizionò nello stesso punto di tutti gli altri. «Io mi chiamo Taylor Rosenthal e ho otto anni!». Le parole della bambina risuonarono così acute che Ed per poco non si ribaltò e Thomas e Lucas dovettero tapparsi le orecchie. Taylor cominciò a battere i piccoli piedi per terra e puntò il braccio in avanti a palmo aperto. Poi cominciò a gridare. «Il suo potere consiste nell'uccidere le persone facendogli esplodere le orecchie!?» urlò Thomas. Taylor gridava così forte che tutti dovettero tapparsele. A un tratto, un osso appuntito di circa venti centimetri fuoriuscì dal suo palmo, come la lama di un coltellino a serramanico. Ed impallidì e trattenne il respiro. «Ammazza» sussurrò Leonard.«Sembra pericoloso» disse Jennifer impacciata. «Una bambina mostro, una bambina mostro!» squittì Thomas. «Concordo» proseguì Lucas, mentre Chris si limitò a guardare con occhi sbarrati. «Il potere di Taylor consiste nel far crescere le ossa a dismisura, facendole uscire da qualsiasi parte del suo corpo. Riesce anche a trasformare in osso la sua pelle, ma è raro e le duole molto quando lo fa» spiegò Sophia. Pochi attimi dopo, Taylor si mise a piangere. «Sophia, Sophia! Non riesco a farlo rientrare, come faccio ora!?». Il pianto divenne ancora più acuto e disperato. «Tranquilla piccola, rientrerà da solo fra poco...male che va, chiediamo agli inservienti di tagliarlo con un seghetto elettrico,sta tranquilla». Dal punto in cui le era fuoriuscito l'osso acuminato, sgorgava un piccolo rivoletto di sangue. Eppure Taylor si calmò, anche se continuava a singhiozzare. Sophia si avvicinò a lei e la prese in braccio. Gli altri applaudirono la bambina, che sorrise. Una volta seduta, Jennifer le strofinò la testa e Taylor si mise a ridere, con la sua vocina.
«Ehi, Chris, ora tocca a te!».Chris guardò Leonard sconsolato. Mise le braccia conserte e sbuffò. «Ciao, mi chiamo Chris, ho dodici anni e non ho null'altro da aggiungere». Gli altri ragazzi guardarono perplesso Chris. «Dai Chris, non fare così, – lo esortò Leonard – il tuo potere è fighissimo ed è super potente!». Ma Chris si girò a osservare gli arbusti che circondavano quello spazio aperto e mise il broncio. «D'accordo, ho capito, oggi non è giornata. Poi dopo mi dirai cosa hai... comunque Chris ha una gemma al centro del petto che si carica e spara un raggio laser». Alla spiegazione di Leonard, Thomas scattò in piedi e spalancò la bocca, con gli occhi quasi fuori dalle orbite. «Wooow! Ma è strepitoso! Spari raggi laser sul serio!? Se io avessi un potere così, girerei a petto nudo tutto il giorno!». «Non avevamo alcun dubbio» sentenziò Lucas. «Io ieri l'ho vista, è stupenda, mi piacerebbe rivederla!». Chris guardò Sophia, che aveva appena espresso quel desiderio: trovava irresistibile il suo sorriso e quegli occhi brillanti e dolci. «Anche io l'ho vista... era carina» disse Jennifer rossa dalla timidezza, abbassando di poco la testa, ma puntando i suoi occhioni verdi sul ragazzo. Chris si accese in volto alle affermazioni delle due ragazze, ma il timore lo convinse a non muoversi dalla sua posizione. Sophia accennò un gesto di delusione in volto, sollevando di poco gli angoli delle sopracciglia scarlatte.
Spazio autore
Ricapitolando: i nuovi personaggi finora conosciuti tra i giovani protagonisti sono, oltre a Jennifer, la piccola Taylor, la rossa Sophia, Chris, Leonard, Ed, Thomas e infine Lucas, senza contare i bulli John, Bobby e Clint. Lo so, sono tanti personaggi xD.
P.S. Che ne pensate dei poteri dei ragazzini? Quale vi è piaciuto di più? Fatemi sapere :)
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