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Non riusciva a liberarsi di quella sensazione.
Sentiva che qualcosa sarebbe andato storto...
Il bar era abbastanza tranquillo: in un angolo Annabeth digitava qualcosa su un computer portatile, mentre sorseggiava una cioccolata calda.
Percy puliva il bancone, e ogni tanto alzava lo sguardo per osservare la bionda, che invece lo stava ignorando.
Talia rise.
Il moro si voltò verso di lei, fissandola interrogativo.
-Ha detto che non è mai stata fregata da nessuno, e tu non sarai certo il primo.- chiarì lei.
-Le hai parlato?!
-Ci ho fatto amicizia. È un problema?
-Talia Grace- scandì Percy- dimmi cosa le hai detto.
-Nulla in particolare. Solo che ti interessa... e che sei una testa calda.
-E lei?!
-Si è messa a ridere.
Il ragazzo la fissò negli occhi, attentamente:- Non l'hai fatto sul serio.
-Certo che l'ho fatto.
-Dannazione.- sbuffò lui, prima di passarsi una mano fra i capelli.
Talia rise, beccandosi un'occhiataccia da parte di Percy.
Ad un tratto un signore in giacca e cravatta entrò, facendo tintinnare la campanella.
Si rivolse a Percy, che preparò l'ordinazione.
-Talia, andresti nel seminterrato a prendere altro latte?- chiese il cugino, e la ragazza fu lieta di avere la possibilità di perdere del tempo.
Scese le scale che conducevano al seminterrato, accendendo la luce che illuminava ben poco, dando all'ambiente un aspetto misterioso.
Arrivò al pianerottolo, si infilò una mano in tasca ed estrasse una chiave.
Aprì la porta e finalmente entrò.
Accese la luce, illuminando una piccola stanza in pietra.
Si diresse verso il frigorifero, aprendolo e prendendo una confezione da sei pacchi di latte.
E poi sentì.
Tutto fu preceduto dalle urla, poi sentì distintamente il suono di uno sparo.
Il pacco di latte le cadde dalle mani, finendole sui piedi.
Imprecò in tutte le lingue che conosceva, poi uscì dal seminterrato e salì di corsa le scale.
Si affacciò oltre il muro che divideva gli ambienti, scrutando senza farsi vedere l'interno del bar.
Lo sparo aveva colpito la parete, senza fare particolari danni.
Per ora, tutti erano vivi.
Si sporse un po' di più. Jason era seduto su una sedia, i polsi legati. Aveva il labbro inferiore spaccato e un occhio nero che riusciva a tenere aperto a stento.
Due uomini, vestiti di nero e il volto coperto da due maschere, puntavano una pistola contro Percy, che alzava le mani in segno di resa.
Una rapina? pensò Talia.
Non avrebbe potuto avvertire la polizia. L'unico telefono era nello studio di Jason, e non sarebbe potuta arrivarci senza farsi vedere.
All'improvviso sentì un piccolo grido.
Uno dei due uomini aveva la pistola puntata contro il petto di Percy, e Annabeth aveva gridato.
L'altro quindi aveva rivolto la pistola ad Annabeth.
Talia riuscì benissimo a vedere il panico negli occhi di Percy.
-Basta, dai, lei non ha nulla a che fare con questa storia.- disse il ragazzo.
Gli occhi di Annabeth incontrarono quelli di lui.
L'uomo che mirava Percy spinse ancora di più la canna della pistola contro il petto del ragazzo. Il battito di Talia aumentò. Doveva fermarli.
-E tu cosa ne sai di questa storia, eh?- rispose l'uomo.
Non aveva particolari accenti, non era straniero. Dai buchi del passamontagna, Talia riuscì a scorgere due occhi castani.
-È una rapina, giusto?- continuò Percy- se mi permettete di aprirvi la cassa, potete prendere il suo contenuto.
L'uomo scoppiò a ridere convulsamente:- Non mi interessa l'incasso, pivello. Io voglio la merce.
Percy aggrottò la fronte, e Talia fece lo stesso. Cosa voleva dire?
All'improvviso un'idea illuminò gli occhi di Talia.
Jason doveva avere nel seminterrato ancora il suo arco, quello che usava da bambina quando si era appassionata tiro con l'arco.
Scese il più velocemente e silenziosamente possibile le scale, trovando la porta già aperta.
Nella fretta non l'aveva chiusa. Lo sbalzo d'aria improvviso la fece rabbrividire un poco. Faceva sempre freddo lì dentro, probabilmente era pieno di spifferi.
Spostò qualche scatolone, e poi lo vide: i brillantini argentati risplendevano.
Lo prese, e sotto di esso trovò una piccola faretra, anch'essa argentata e piena di glitter.
La aprì, prendendo qualche freccia.
Sondò ancora una volta il magazzino, trovando un set di coltelli ancora chiusi.
Lo aprì, afferrando il più pesante di tutti.
Si ricordò di quando Jason aveva la passione per le freccette, così ne prese un paio.
Lo batteva sempre, e anche se era qualche anno che non giocava, la sua mira non doveva essere poi troppo peggiorata.
Così armata, risalì lentamente le scale.
Osservò ancora la situazione.
Nessuna macchina della polizia in vista.
L'uomo non puntava più la pistola contro Percy, che era seduto a terra, lì dove prima c'era Annabeth.
La ragazza ora sedeva sulle gambe del ragazzo, la testa poggiata contro il suo petto, e un rivolo di sangue che le colava dalla fronte.
Non sembrava nulla di grave, ma la ragazza aveva visibilmente perso conoscenza.
Percy la stringeva forte a sé.
Ora però entrambi gli uomini miravano Jason.
Doveva agire.

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