Capitolo 4

Sangue
Lamenti
Persone, no non sono persone.
Cadaveri
Ci sono delle persone sui cadaveri
Li mangiano
Ci sono delle persone che mangiano dei cadaveri.
Uno di loro si alza.
Provo a capire chi è ma l'oscurità è troppa.
si avvicina con un teaser.
Me lo avvicina al collo.
È Tobias.

Spalanco gli occhi, non capisco dove sono.
Respiro a malapena come se qualcuno avesse cercato di soffocarmi.
Ho un dolore lancinante al collo.
Sono sdraiata nel pick-up, fermo ai piedi di un bosco.
Tocco istintivamente il collo e una scarica elettrica mi attraversa il corpo.
Mi siedo facendo una smorfia di dolore e mi guardo intorno.
Del resto del gruppo non c'è traccia, ci sono solo io.
Sono rimasta ferma per troppo tempo e ho voglia di camminare.
Scendo con cautela dal mezzo e cerco gli altri con lo sguardo.
Con me ho preso solo il coltello e la pistola, niente cose ingombranti.
Vado nella parte davanti dell'auto sorreggendomi ad essa in certi momenti.
Non vedo nessuno, ne Warren, ne Garnett, ne nessun altro.
Le loro cose sono nella macchina ma non c'è nessuno di guardia, sarà successo qualcosa?
Avvicinandomi agli alberi percepisco un fruscio, non proviene dalle foglie bensì da dell'acqua.
Mi inoltro nella foresta per cercare la fonte di quel rumore, giuro su Dio che se trovo un ruscello mi metto ad urlare.
Provo a non fare rumore ma il fogliame e i rami a terra non aiutano, cammino praticamente in punta di piedi.
Gli alberi si interrompono e quella piccola radura sembra quasi un miraggio; c'è un fiume e non è neanche troppo piccolo.
Del resto del gruppo però non c'è traccia.
Controllo meglio la radura con lo sguardo e solo ora mi accorgo di quattro zombie accucciati su un corpo di fianco alla riva dal mio lato.
Da questa distanza potrei sparare tranquillamente con la pistola però rischio che ogni essere vivente, morto e non, venga da questa parte.
Maledico la mia stupida idea del non portare nulla di ingombrante, la fionda sarebbe stata l'unica soluzione a parte uno scontro corpo a corpo.
Nelle mie condizioni preferisco non rischiare quindi prendo dalla fodera la pistola.
Ho solo 3 colpi e il caricatore è nello zaino, altra ottima idea non prendere delle munizioni.
Prendo la mira e sparo a quello più vicino dei tre.
Gli altri si girano, si alzano e mi individuano.
Due colpi e tre zombie. Merda.
Uno di loro va dall'altra parte mentre i due più veloci mi arrivano addosso.
Sparo a uno mentre l'altro prova a mordermi da dietro senza riuscirci, l'unica cosa che trova è una pallottola in testa.
Con lo sguardo cerco l'ultimo ma non lo trovo, forse se n'è andato e basta.
Qualcuno mi spinge alle spalle facendomi cadere in avanti, sento quel verso inconfondibile.
Come non detto.
Mi salta addosso e riesco a tenerlo lontano mettendogli una mano alla gola e l'altra sul petto da dove esce una gran quantità di sangue, si deve essere trasformato da poco.
Provo a togliere una mano per prendere il coltello dalla cintura ma il morto è troppo pesante e mi cade quasi addosso.
Poi un colpo sordo, uno sparo che spezza l'aria e il sangue che mi cola in faccia.
Non riesco più a tenerlo e lascio cadere quel corpo morto sul mio provocandomi un dolore lancinante all'addome.
Cerco di toglierlo ma diamine quanto pesa, si sarebbe dovuto mettere a dieta prima di morire.
Il cadavere viene spostato da qualcuno che si rivela essere Addy.
Mi alzo sui gomiti e riprendo fiato.
<grazie, mi hai salvata> boccheggio un po' per prendere aria.
<te lo dovevo, ti ha morsa?> mi aiuta ad alzarmi.
<no per fortuna, dove sono gli altri?> mi guardo intorno e non vedo nessuno.
<stanno dando un'occhiata in giro. Stavo facendo il turno di guardia poi ho sentito un rumore, sono andata a controllare e non ti ho più trovata>
<che tempismo che hai avuto> mi avvicino al fiume per pulirmi dal sangue.
<Grace> mi volto verso di lei ma continuo a togliere le gocce di sangue rimaste sul collo.
<per ieri, mi dispiace>
<non ne voglio parlare> la zittisco.
<come vuoi, mi volevo scusare>
<non è stata colpa tua e nemmeno di Cassandra. Se sono messa così è colpa mia, dovevo solo starmene zitta> con un po' di fatica mi alzo in piedi e vado verso di lei rimettendo la pistola scarica nella fodera.
<non è colpa tua ma loro e di Tobias> rabbrividisco a sentire quel nome.
<non lo nominare, ti prego> le do le spalle e mi dirigo verso il bosco.
Addy mi segue e non chiede più nulla.

Mi siedo all'ombra di un albero nel tentativo di placare i dolori alla pancia e alle gambe e aspetto che tornino gli altri.
I primi ad arrivare sono Warren e Mack con due taniche di benzina, poi arriva Garnett seguito da Murphy e infine Doc, Cassandra e Diecimila.
<dove hai trovato la benzina?> domando mentre mi alzo.
<in un vecchio deposito. Ora andiamo>
Riempiono il serbatoio e saliamo. Cassandra, Doc e Diecimila stanno discutendo sugli zombie.
<loro vogliono qualcosa quindi una parte di loro è ancora viva>
<Cassandra è impossibile loro non vogliono altro che cervelli e carne>
<ma una parte di loro può essere ancora lì dentro se ci pensi>
<nah non credo proprio>
<non c'è niente dentro a quei corpi> mi intrometto nel discorso fra Doc e Cassandra.
<l'avete visto tutti e tre con Mary, non mi ha riconosciuta. Non è stata di certo la prima e non sarà l'ultima ma non è questo il problema>
<ha ragione Grace. Quando mio padre è stato morso mi ha chiesto di ucciderlo non appena si fosse trasformato allora ho aspettato che morisse. L'ho guardato negli occhi per così tanto tempo sperando di trovare una minima parte di lui ma era morto ore prima e io stavo soltanto ritardando ciò che andava fatto.
L'ho colpito in fronte, è stato il mio primo morto> racconta Diecimila passandosi fra le mani un coltello.
<diamine ragazzo, hai dovuto uccidere tuo padre? E tu Grace? Oltre a Mary nessun altro, vero?>
Scuoto la testa e gli passo il medaglione di Mary.
<l'uomo è mio padre, la donna mia madre>
<hai dato la grazia a entrambi?>
<a mia madre, mio padre non so dove sia>
Fa vedere la foto anche agli altri due poi me lo passa.
<non è facile> Accenna Diecimila.
<lo si supera> gran cazzata, non si può superare una cosa del genere.

La strada è piena di zombie vaganti e si fa fatica a passare.
In lontananza intravedo un gruppo di Z che intralcia il passaggio.
Diecimila mi fa un cenno, anche lui l'ha visto e appena ci fermiamo bloccati da loro lui scende e va verso degli alberi.
<cosa stai facendo?> gli sussurro ma è già troppo lontano per rispondere.
Scendiamo per ucciderli, Warren ne uccide un paio poi viene fermata da Cassandra.
<c'è qualcosa che non va. Guardate le caviglie> erano tutti legati con delle catene, erano stati messi apposta li.
Dal gruppo escono 5 uomini travestiti da zombie e ci puntano contro le armi.
Prendo il fucile ma non ho il tempo di impugnarlo che uno di loro mi punta una mitragliatrice alla testa.
<non fare cazzate ragazzina>
Alzo le mani e faccio cadere a terra l'arma, l'uomo passa in rassegna gli altri.
<cosa volete da noi?>urla Mack mettendosi davanti a Addy.
<avete un auto e delle belle armi, vedo> indica il fucile ai miei piedi.
<abbassate le vostre in tanto> gli fa cenno Garnett.
<dateci le armi adesso e nessuno si farà male>
Uno scagnozzo di quel tipo si avvicina a me per prendermi il fucile e a Warren per la mitraglietta.
Afferro il mio fucile da terra e indietreggio, non glielo darò mai che mi uccida piuttosto.
Finisco contro la macchina e l'uomo mi punta una pistola alla testa.
<dammelo e non ti farò del male>
<mai> urlo con tono di sfida.
Si avvicina e appoggia la canna della pistola sulla mia fronte, sorrido beffarda.
Gli tiro un calcio fra le gambe e mi abbasso giusto in tempo per evitare la sua pallottola poi si sente un altro sparo e l'uomo cade a terra davanti a me.
Alzo lo sguardo e nessuno ha le armi in mano anzi, nella confusione del momento li hanno immobilizzati quasi tutti lasciando liberi solo Doc, Murphy e Cassandra.
<prendete il pick-up e lasciateci le armi, ognuno per la sua strada> propone Garnett.
Il loro capo ci pensa un attimo poi va dalla nostra auto, butta a terra i nostri zaini e parte insieme ai suoi compagni urlando di gioia.
<oh cazzo!> urla Warren.
<ci hanno rifilato quest'auto di merda> una macchina gialla e arancione malmessa ci stava aspettando dietro a un albero.
<troviamo un modo per entrarci tutti e 9> ci spostiamo verso quel rottame tranne io che controllo le tasche del tizio ucciso prima.
Trovo solo un accendino oltre alla pistola che mi aveva puntato addosso.
Diecimila spunta da dietro degli alberi e mi viene in contro.
<stai bene?> mi tocca una spalla per farmi girare verso di lui.
<si, grazie per prima> guarda il corpo del tizio anche lui, gli sposta il viso con la punta della scarpa e controlla il foro d'entrata del proiettile.
<andiamo dai> lo trascino per un braccio altrimenti sarebbe rimasto lì tutto il giorno ad ammirare il buco nell'occhio che gli aveva procurato.
Finalmente riusciamo a partire con tutti a bordo, almeno abbiamo il carburante e gli zaini.
Riusciamo a fare solo 20 minuti di strada prima che un'altra auto ci blocchi il passaggio.
<ma è la nostra auto quella?>
<quei tizi di prima stanno derubando quella povera famiglia> Warren ferma l'auto e va verso di loro brandendo le armi.
No ma aspetta. Quelli inginocchiati sono gli uomini di prima, delle bambine stanno impugnando contro di loro delle pistole.
<Warren fermati> provo ad avvertirla ma non mi sente.
Lascio il fucile a Diecimila e vado verso di lei con la pistola in mano.
<Roberta no, non è come sembra> la fermo con una mano e in quel momento le bambine giustiziano due uomini.
<Grace torna in auto>
La spalleggio e puntiamo le armi.
<non mi perderei questa scena neanche se finisse l'apocalisse>
<andatevene! Il mezzo ora è nostro> urlano i genitori delle bambine.
<prima era nostro e ora c'è lo riprendiamo>
<lo vedremo> sparano vicino a noi e saltano in auto, provo a colpirli da qui ma non prendo nessuno e ancora una volta abbiamo perso l'auto.
<ripartiamo, se abbiamo fortuna ne troviamo uno per strada>
Salgo dietro e continuiamo la nostra spedizione.

Stessa situazione di prima, sempre la nostra auto e sempre la stessa famiglia. Sta volta le bambine sono a terra, morte, mentre i genitori le divorano. Bello spettacolo.
Scendiamo dalla macchina arancione e andiamo verso di loro.
Diecimila mi guarda come se mi stesse chiedendo se ne volevo uccidere.
<tutti tuoi> gli rispondo e mi faccio da parte mentre ne colpisce uno con un coltello.
Ogni volta che uccide uno di loro io controllo zaino e tasche.
<Queste bambine avevano più armi dei genitori> rido e metto lo zaino rosa di quella più piccola nel retro del nostro pick-up.
Diecimila si arrampica su un albero lì vicino e con il mirino del suo fucile scruta l'orizzonte.
Scende e ha un'aria preoccupata.
<cosa succede?> gli indico l'Ovest.
<problemi ad ovest, dobbiamo muoverci>
<dobbiamo levarci dalla strada, auto o meno> Garnett ci fa salire in fretta e ripartiamo subito.
<la radio è morta e dobbiamo trovare un modo per parlare con Cittadino Z> Addy mi lancia in mano ciò che resta della mia radio, è durata più di quanto sperassi.
<in marcia allora> Doc sale e si sdraia tranquillamente occupando più spazio di me e Diecimila messi insieme.

<operazione morso, Northern Light mi ricevi?>
<Charlie non funziona, è inutile>
<Roberta non possiamo arrenderci, abbiamo bisogno di un mezzo>
Garnett continua a parlare con l'omino per ordinare le patatine fritte, quanto ne vorrei un paio adesso.
<cerco di contattare Northern Light, mi sentite?>
<ci stai provando da un ora>
<Delta X ray Delta, rispondi Northern Light>
<qui Northern Light come posso aiutarvi?> grazie a Dio.
<cittadino z non abbiamo più l'altra radio, Addy sta cercando di ripararla ma ormai è da buttare>
<Addy? Addy Carver? È li? Vorrei parlarle>
Sempre il solito.
<dimmi Cittadino Z> Addy si avvicina di più mentre io mi allontano per perlustrare la zona.
<come ve la passate li?> è l'ultima cosa che sento prima di allontanarmi.
Do un'occhiata in giro, siamo in centro città quindi oltre a zombie e edifici abbandonati non c'è niente di interessante.
È molto simile a Philadelphia ma più piccola.
Con me ho solo il fucile e la cintura con la roba leggera.
Resto abbastanza vicina da poter tornare in fretta in caso di problemi.
Entro nel primo locale che mi capita, all'apparenza sembra vuoto.
Faccio cadere un barattolo vuoto trovato su un tavolo e non esce nessuno zombie.
Oltre al bancone vedo delle bottiglie piene di liquori, sono parecchio invitanti ma meglio rimanere lucidi.
Prendo un paio di bottiglie di vodka e torno verso gli altri.
Stanno ancora parlando con quel coso che si regge in piedi per miracolo.
Nascondo nello zaino una bottiglia mentre l'altra la porto con me verso Doc.
<hey Doc> si gira e mi guarda interrogativo.
<l'acqua santa> gli allungo la bottiglia e gli si illumina lo sguardo.
<sei una grande!> esulta abbracciandomi.
Lo fermo quasi subito, mi fa ancora male metà del corpo e vorrei poter correre.
Tengo una mano sulle costole per alleviare il dolore.
<scusa non volevo farti male>
<tranquillo non fa niente, adesso mi passa>
Mi stendo nel pick-up uso lo zaino come cuscino e aspetto che finiscano la conversazione con CZ.
Doc e Diecimila salgono dietro con me mentre gli altri vanno ai loro soliti posti.
<Cittadino Z voleva parlarti> Porto lo sguardo su Doc.
<lo so. Non ero dell'umore>
Stappa la bottiglia di vodka e ne beve un lungo sorso.
<vuoi?> mi alzo a sedere e afferro la bottiglia.
Ne bevo poca e la passo a Diecimila, anche lui non ne beve molta.
<adesso dove andiamo? Ci sono troppi zombie nei dintorni> continuo a guardare i morti che provano a raggiungerci.
<c'è una specie di campo dove dovrebbero avere un elicottero ma non ci spererei>
Riprendo la bottiglia e la alzo in aria.
<all elicottero allora!> bevo un lungo sorso che mi fa girar la testa.

Quei recinti sono davvero ottimi, pieni di filo spinato e chiodi, terrebbero lontana anche l'apocalisse se non fossero morti quasi tutti.
Di vedetta c'è un uomo in uniforme, visibilmente spaventato e ci punta contro un fucile d'assalto.
<abbiamo bisogno dell'elicottero e basta, ce ne andremo subito> prova a convincerlo Garnett.
<non se ne parla, andatevene o vi ammazzo>
<non lo farai sul serio? Siamo un gruppo di sopravvissuti come te, un po' di solidarietà avanti!> gli punta il dito Doc.
<e tu chi saresti?>
<una specie di dottore> risponde Garnett al posto suo.
<avete un dottore? Questo cambia le cose, al comandante servono cure immediate e se lo salverete vi aiuterà>
<bene allora facci entrare>
<va bene ma state in guardia, è un tipo strano>
Ci fa entrare nei cancelli e parcheggiamo davanti all'entrata.
<Grace tu rimani fuori, sei ancora troppo debole e Diecimila rimane con te, abbiamo bisogno di due bravi cecchini se succede qualcosa>
<vedi che ce la faccio> mi considera debole, non mi piace come cosa.
<so che c'è la puoi fare ma meglio non rischiare e poi ho bisogno che qualcuno tenga d'occhio le nostre cose, meglio due di uno>
<come vuoi> alzo gli occhi al cielo, scocciata.
<bene allora Diecimila e Grace controllate il perimetro e l'auto mentre noi altri entriamo, mi raccomando restiamo vicini> sintetizza Warren.
La porta davanti a loro si apre e il gruppo entra lasciando me e Diecimila da soli sul pick-up.
<vado a farmi un giro> scendo prendendo un caricatore in più e il fucile, non faccio lo sbaglio di quella mattina.
<va bene, io vado dall'altro lato>
Faccio un cenno con la testa.
Tengo basso il fucile e mi incammino verso il retro.
La struttura è enorme però è in rovina, se fosse tenuta meglio sarebbe un ottimo rifugio per i sopravvissuti.
Non trovo nulla di interessante se non qualche zombie che ho preferito evitare.
Torno all'auto, Diecimila sta prendendo la mira su alcuni zombie oltre la recinzione.
Lascio cadere rumorosamente il fucile nel retro insieme alle altre cose, vorrei solo dormire.
<quanti ne hai presi?> volta lo sguardo verso di me.
<mezza dozzina, per ora>
<vedi di arrivare a 1200 entro sera, la sfida è sempre valida>
Sorride dietro al fucile e ne colpisce un'altro vestito da militare.
Prendo la bottiglia dallo zaino e la stappo per poi berne un lungo sorso.
<vacci piano con quella roba>
<tanto ormai>
<ormai cosa?> si siede di fianco a me, deve avere finito gli zombie.
<ormai non ci è rimasto altro che bere, ci metteranno ore probabilmente e più passano in fretta meglio è> gliela allungo ma rifiuta, meglio per me.
<ti conviene comunque andarci piano, starai male>
<sto già male, l'alcol aiuta> faccio finta di brindare e prendo un'altra boccata di vodka.

Metà bottiglia è andata e non sento nessun effetto, odio reggerlo così tanto.
Chiudo la bottiglia, la metto da parte e lo guardo mentre perlustra la zona in cerca di morti da uccidere.
<ce ne sono un po' dietro, dal lato che ho controllato prima. Li ho lasciati stare quindi dovrebbero esserci ancora> urlo per farmi sentire.
Fa un cenno e va verso dove gli ho indicato.
Mi sento come un peso addosso, sembra che qualcuno abbia deciso di martellarmi in testa, ecco gli effetti dell'alcol quando non ti sbronzi a dovere.
Mi porto le mani sulla faccia e scivolo per sdraiarmi, resto ferma così sperando di far smettere il male di testa.
Il sole è talmente forte che mi passa attraverso le mani, mi giro su un lato e mi riparo dal sole con le braccia.

Sento un rumore e spalanco gli occhi.
Mi devo essere addormentata, sarà passata un ora o poco più a giudicare dalla posizione del sole. Vedo degli anfibi davanti a me, il rumore proveniva da quelli, mi sono spaventata per niente.
Mi siedo di fianco a lui, spalla contro spalla.
<hai davvero dovuto uccidere tuo padre?> domando cautamente scrutando ogni suo movimento, spero non si arrabbi. È una questione delicata.
<non ho ucciso mio padre, ho ucciso quello che è diventato. Lui se n'era già andato e io ho dovuto farlo perché glielo avevo promesso> è triste ora, non volevo fargli tornare in mente brutti ricordi.
<mi dispiace tantissimo, forse non avrei dovuto chiedertelo>
<tua madre invece?>
Sospiro rivivendo quel momento.
<eravamo uscite in missione per trovare dei miei amici poco fuori città, a circa 15 minuti in auto, ci avevano assicurato d'essere tutti vivi e che il luogo era sicuro. Siamo arrivate in questa fabbrica completamente deserta, li abbiamo cercati per ore e ore ma niente tracce di loro, erano spariti nel nulla.
Stavamo per andarcene quando dei tizi incappucciati sono usciti da delle stanza e hanno iniziato a fare fuoco.
Lei si è buttata su di me per proteggermi.
Uno di loro aveva un tatuaggio di un bambino sul braccio destro.
Quello del tatuaggio si è avvicinato a noi e le ha sparato alla schiena, mi ha vista e non ha fatto niente.
Se ne sono andati e basta, lasciandola in fin di vita.
L'ho trascinata fino alla macchina e siamo tornate a casa, l'ho legata a una sedia e ho aspettato.
Mio padre non voleva farlo, nessuno in realtà quindi è toccato a me.
Le ho parlato per ore anche dopo la trasformazione e poi le ho sparato>
Non dice niente, mi guarda e basta mentre io mi fisso i lacci delle scarpe.
La sua mano sfiora la mia e poi la afferra stringendola, appoggio la testa sulla sua spalla.
Provo a dimenticare l'immagine di mia madre con un foro in testa ma più ci provo più tornano i sensi di colpa.
<facciamo un giro> mi aiuta a scendere e ci incamminiamo senza una meta precisa.
Sono piuttosto in imbarazzo, no anzi, con Diecimila sono sempre in imbarazzo; accade sempre qualcosa che ci spinge ad avvicinarci qualche minuto per poi ignorarci il resto del giorno come se non fosse accaduto nulla.
Infatti non abbiamo ancora parlato di ieri sera, non è successo niente di che però non è nemmeno una cosa da poco.
Si preoccupa per me come si preoccupa per Addy o Doc. In questo momento non so nemmeno cosa stiamo facendo, mano nella mano a camminare su dei cadaveri putrefatti.
Mi sto facendo troppe paranoie per cose che magari non stanno né in cielo né in terra e solo nella mia testa, magari per lui queste cose non hanno valore. Neanche per me ne hanno, credo.
<mi hai sentita?> mi riprendo dai miei pensieri.
<come scusa?>
<ti senti bene?>
<perché?> come dovrei sentirmi?
<dopo ieri sera, mi hai detto cosa è successo. Se stai bene per quello>
<io...non lo so, forse si>
<Addy si sente in colpa, dice che è colpa sua per quello che ti è successo e Cassandra invece pensa che sia lei la responsabile>
<stamattina Addy si è scusata con me ma non è colpa sua, è mia che non so starmene zitta e di quell'essere> non riesco più a dire il suo nome senza che mi venga ribrezzo nei suoi confronti.
<tu e le ragazze non c'entrate niente, avrei dovuto ucciderlo con le mie mani quando l'ho visto scappare e non lasciarlo in pasto agli zombie>
<quando sei entrato nelle cucine non era lì?>
<no c'erano solo quelle persone, lui lo abbiamo visto di sfuggita mentre scappavamo>
<bene, l'importante è che sia morto il resto non ha più importanza>
<so che lo avresti voluto uccidere ma forse è stato meglio così>
<forse si>
Resta il fatto che quel bastardo lo voglio vedere morto.
<secondo te quanto ci metteranno ancora?>
Domando guardando verso le vetrate della struttura.
<credo poco, sono già passate un paio d'ore>
<dovremmo entrare>
<se ci fossero dei problemi ne verrebbero fuori>
<come fai a esserne sicuro?>
<sanno cavarsela> sorride, probabilmente ricordandosi di qualche avventura avuta con il gruppo prima del mio arrivo.
Faccio separare le nostre mani sentendo l'aria fresca piombare sulla pelle calda, mi arrampico sopra a un camion abbandonato e controllo la zona.
<volevo ringraziarti, per ieri sera> mi pento subito di aver parlato, perché cavolo l'ho detto?!
<quando mi sono svegliata c'era buio, ho creduto di essere ancora là dentro, pensavo d'aver sognato che mi salvavi e che presto sarei morta>
<posso solo immaginare come tu ti senta, come tutte voi vi sentiate. Addy non voleva stare con nessuno se non con Warren e Cassandra; Cassandra non ha parlato fino a sera, la tua reazione è stata giusta. Se avrai bisogno noi ci siamo, tutto il gruppo c'è per te>
Gli sorrido, sono fortunata ad aver trovato delle persone così.
Eccetto Murphy, beh dai 1 su 8 non è male come percentuale.
All'improvviso vediamo un'esplosione nella struttura e poi degli spari dal tetto.
<si mette male> punto il fucile verso l'alto sperando di essere d'aiuto.
Il rumore ha attirato gli Z contro la recinzione che inizia a cedere in alcuni punti, sono una ventina più o meno.
<merda, si mette molto male> mi affianca mirando verso le sue vittime sparando a un paio di loro.
<andiamo al pick-up!> urla per sovrastare il rumore dei colpi.
Pochi minuti dopo spuntano dall'edificio Warren e Addy seguiti dagli altri o almeno da quasi tutti.
<dov'è Doc?> urlo per farmi sentire mentre buttano delle borse dietro.
<non lo so, lo abbiamo perso un'ora fa. Nessuno l'ho visto>
Poi Mack indica verso una sagoma barcollante che lentamente camminava verso di noi.
È Doc, lo riconosco dalla barba e dalla camicia in flanella stretta in vita.
È ricoperto di sangue, è...morto? O meglio, è uno zombie?
Punto la pistola verso di lui ma non riesco a prendere la mira, mi tremano le mani.
Warren appoggia una mano sulla canna e lentamente me la abbassa.
<lo faccio io> gliela passo e la impugna saldamente.
Mi giro verso Diecimila che si sforza di non guardare ma evidentemente non ci riesce perché porta sempre lo sguardo verso l'uomo, si è affezionato a quel vecchietto. Un po' come tutti.
Mi inginocchio davanti a lui e gli prendo una mano.
<non guardare> gli sussurro e lui risponde annuendo.
Teniamo gli sguardi bassi finché Roberta non fa partire un colpo.
Sussulto all'urlo dell'uomo. È vivo!
Ci voltiamo entrambi di scatto, alzandoci e urlando di gioia.
<mi stavi per ammazzare diamine!> urla Doc alzando le braccia al cielo. Diecimila si avvicina e mi abbraccia sollevandomi da terra, ridendo e urlando di gioia, mi stringo a lui per non cadere.
Dopo pochi secondi mi mette giù, entrambi rossi dall'imbarazzo mentre gli altri ridevano guardandoci.
Mi sistemo la canottiera che si è leggermente alzata e abbraccio Doc che salendo sul pick-up quasi inciampa facendoci scoppiare in una fragorosa risata.
<brindiamo al fatto che sono ancora qui a rompervi i coglioni!> urla brandendo la vodka.
<sopratutto a questi due!> urla di nuovo prendendo me e Diecimila per le spalle e facendoci scontrare goffamente in quello che dovrebbe essere un abbraccio.
<e comunque voglio sapere chi è il coglione di turno che ha buttato una bomba a mano nel condotto d'areazione, diamine mi stavo facendo uno spinello con uno zombie! Quando mi ricapita una cosa così?!> si butta nel retro e ripartiamo, ancora una volta, tutti insieme.

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