Capitolo 2

Grace,
Grace.
Svegliati,
Svegliati.
ORA!
Apro gli occhi.
La voce di Mary rieccheggia nelle mie orecchie.
Sto sudando, tremo e respiro a fatica.
Mi siedo trascinandomi fino a toccare con la schiena contro il metallo freddo del pick-up.
Sposto in dietro i capelli e alzo lo sguardo.
Diecimila mi sta guardando, Doc dorme di fianco a lui.
<stai bene?> domanda senza trasmettere emozioni.
<si, non dormi?> è notte fonda, alla guida c'è Garnett.
<no> abbassa lo sguardo.
<non permettere ai ricordi di tormentarti...> sospiro.
<che cosa?> scatta a guardarmi.
<l'ha detto mio padre, quando uccisi il mio primo zombie>
<prima hai sognato tuo padre?> domanda lui, incuriosito.
<no, Mary>
<era davvero tua sorella?>
<certo lei è...si era mia sorella> sussurro distogliendo lo sguardo dal suo.
<e...quanti anni aveva?>
<solo 15>
Lui torna ai suoi pensieri.
<cosa ti fa stare sveglio?>
Quasi sussulta alla mia domanda, pensava a qualcuno probabilmente.
<tante cose> dice rimanendo sul vago.
La conversazione finisce lì mentre ognuno perde lo sguardo e la mente in qualcosa, ad esempio, io alzo la testa guardando le stelle più luminose.
Sento qualcosa scivolare dalla spalla, raccolgo quella goccia e metto il dito alla luce della luna.
Sangue.
Appoggio la mano sulla spalla poi la tolgo e la mano è piena di quel liquido caldo.
Devono essere saltati i punti mentre dormivo sul lato.
<merda> esclamo mentre mi fisso la mano.
Sento Diecimila che appoggia il fucile e viene verso di me.
Lascio cadere la mano sulle gambe con il dorso all'in su.
Mi gira intorno e va dal mio lato destro, verso la spalla.
Mi sposta i capelli dietro alla schiena, sfiorandomi il collo, un brivido mi percorre la schiena fino a dove mi ha toccata.
<alza il braccio> faccio come dice.
Ho il respiro affannato, di nuovo.
Cerco di mantenere la calma ma è difficile.
Abbassa le due spalline che ho sulla fasciatura facendole cadere lungo il braccio.
Toglie il primo strato di benda, non sento ancora male.
Toglie il secondo strato e altre due gocce di sangue scivolano sulla pelle.
Mi toglie l'ultimo pezzo, l'aria fresca brucia contro la pelle aperta.
<il filo si è spezzato, forse era vecchio o non lo so, stai bene?> mi preme la garza sulla ferita per fermare il sangue.
<una favola> stringo i denti.
<prendo un kit, non so dov'è la morfina credo c'è l'abbia Doc> è spaventato, credo.
Rovista nel mio zaino e trova quello che gli serve.
<prendi il betadine e usalo come disinfettante> gli accenno sussurrando.
Lo vedo annuire mentre estrae il piccolo flacone giallo.
Si sposta di nuovo al mio fianco.
<dovremmo svegliare Doc>
<no!> sta per spostarsi ma gli afferro la mano. <C'è la puoi fare, hai già fatto una sutura no?>lui continua a fissare la mia mano che tiene ferma la sua.
<si ma non di notte e senza luce>
<prendi la torcia dal mio zaino, la tengo io va bene?> gli lascio la mano.
Lui annuisce e mi porge la torcia.
La accendo e la punto sulla spalla.
Guardo dall'altro lato e aspetto.
Sento il filo spezzato che passa per quei piccoli buchini e mi vengo i brividi.
L'ago buca la mia pelle e la tira, molto di più di quella mattina.
Il taglio non è troppo lungo ma è molto profondo.
Il dolore è insopportabile, molto più forte e pungente.
Con la mano destra stringo la manica della felpa ancora stretta sui fianchi.
Spero che Garnett non noti la luce.
Credo che abbia quasi finito, sento che il filo tira di meno.
Vedo appannato, come gli specchi dopo che hai fatto la doccia.
<ho quasi finito. Resisti>
Facile per lui.
Respiro con la bocca, brevi respiri profondi.
Finalmente l'ago non passa più da un lembo all'altro.
Sento la testa pesante, la appoggio contro la carrozzeria in metallo e guardo le stelle.
Mi passa la garza imbevuta di quella sostanza marrone sulla ferita e inizia a rifasciarla.
Appena finisce sento che si pulisce le mani in un fazzoletto.
<ho finito> sembra quasi soddisfatto.
Lascio scivolare la mano con ancora la torcia lungo il petto.
<come ti senti?>mi si avvicina, lo guardo negli occhi.
<come se mi avesse appena asfaltato un treno di zombie> respiro un po' più piano.
Gli scappa una risata che cerca di reprimere per non fare rumore.
Guardo oltre alle sue spalle, gli occhi si fanno pesanti e il corpo sembra pesare tonnellate, Chiudo leggermente gli occhi poi mi scuote il braccio buono per tenermi sveglia.
<hey, resta sveglia. Non provare a svenire>
Annuisco senza aprire gli occhi.
Mi prende il viso fra le mani e mi accarezza.
<rimani sveglia!> lo dice un po' più forte.
Provo a tenere gli occhi aperti ma è davvero difficile. Lui si sposta e va verso il mio zaino.
Mette via le cose avanzate dal nostro piccolo "intervento".
<vuoi dell'acqua?>
Annuisco.
Lo osservo mentre apre la bottiglia, me la avvicina alla bocca e mi fa bere a piccoli sorsi.
Al quarto gli accenno un 'basta' e la mette via. Mi toglie la felpa dai fianchi e la mette sulle mie gambe.
<grazie>sussurro e lui si gira.
Mi sorride e si siede di nuovo vicino a me.

Resto a guardare le stelle.
Provo a scovare le costellazioni come facevo da piccola. È divertente.
<sei stanca?> mi domanda con voce assonnata.
<molto>sbadiglio portandomi una mano davanti alla bocca.
<sdraiati>
Mi sdraio a terra ma come tocco il metallo freddo mi si irrigidisce tutto il braccio ferito.
Mi rialzo subito.
<non riesco, fa troppo male> e se lo dico io che non mi lamento per nulla vuol dire che fa davvero molto male.
<facciamo così> si avvicina di più, mi fa sdraiare con la spalla sulla sua giaccia e con la testa sulle sue gambe.
<meglio?>
<si, grazie> arrossisco un po'.
<ma tu riuscirai a dormire?> gli chiedo. Non voglio che resti sveglio per colpa mia.
<tranquilla, io dormo anche sugli alberi se serve>
Sorrido e mi lascio andare al sonno profondo che aspettavo da così tanti giorni.

Una luce intensa mi batte sugli occhi costringendomi a svegliarmi.
Li apro appena ma la luce è troppo forte e sono costretta a tenerli chiusi.
Mi passo la mano sulla spalla e poi sulla giacca che fa da cuscino sotto di essa..
Metto la mano davanti agli occhi e mi siedo, controvoglia.
Tolgo la mano e guardo dove siamo. Periferia. Pochi Zombie. Ottimo!
<buongiorno Grace>
Mi giro verso Doc.
<ciao Doc> mi siedo dando le spalle alla periferia per avere entrambi davanti a me.
<dormito bene?> abbozza un sorriso un po', come dire, perverso?
Poi capisco il perché.
<si tu?> faccio finta di niente.
<oh una favola!>
<gli altri?>
<sono già svegli, ci siamo fermati un'ora fa per fare a cambio guidatore. Volevano svegliarvi ma vi ho lasciati dormire, sembravate stanchi> un altro sorriso malizioso.
<hai fatto bene, non dormivo da due giorni>
<prendo sempre ottime decisioni>
Modesto il dottore.
Guardo Diecimila che sta ancora dormendo.
<dovremmo svegliarlo?>
<a te l'onore> mi fa cenno Doc.
Mi avvicino al bell'addormentato, mi siedo e penso a un modo di svegliarlo non troppo brusco. Infondo mi aveva aiutata.
Gli passo la mano sul braccio dalla spalla al gomito scuotendolo leggermente.
<Diecimila> gli sussurro.
Mi avvicino un po' di più.
<Diecimila> gli passo la mano sul viso.
<Diecimila, svegliati> gli accarezzo la guancia come ha fatto lui con me.
Apre gli occhi e mi sposto appena.
Le persone quando si svegliano sono tremendamente impulsive.
<'giorno Doc> si stiracchia facendo una faccia buffa.
Si guarda sulle gambe e poi nella mia direzione.
<la spalla?> domanda assonnato.
<tutto a posto>
<bene> si sposta.

Penso a Mary e agli ultimi giorni passati insieme. Mi manca.
Prendo dallo zaino la ricetrasmittente.
<Doc puoi passarmi la torcia?>
Si guarda attorno e me la allunga.
Prendo le pile della radio e le cambio con quelle della torcia. Due notti fa ci ho lavorato tutta notte con quei dannatissimi fili, spero che ora funzioni.
<chi devi contattare?> chiede Diecimila.
<un amico di vecchia data>
Provo ad accenderla ma come al solito, se sono in movimento non trova il satellite.
Vecchio rottame.
<andiamo> continuo a girare la manopola ma non sento niente.
<secondo voi ci possiamo fermare? Mi servono due minuti>
<deve essere davvero importante>
<dovevo chiamare due giorni fa al tramonto ma era guasta>
<eh va bene> Diecimila si alza e batte due volte la mano sul tettuccio dell'abitacolo.
Dopo pochi secondi l'auto rallenta per poi fermarsi.
Arriva Warren a controllare.
<è tutto a posto qui dietro?>
<si, ha una ricetrasmittente. E funziona>
<davvero? Abbiamo rotto la nostra, Addy sta cercando di ripararla. Possiamo usare la tua? Abbiamo bisogno di nuove informazioni>
<certo. Spero solo che risponda, non so quanto possa durare la batteria>
<allora sbrighiamoci>
Accendo la radio e provo ad attaccarmi al satellite.
<merda. Devo salire più in alto> appoggio la radio sul tetto dell'auto e mi ci arrampico sopra.
Riprovo.
Ora prende.
<avanti parla!>
<qui è Northern Light ti ricevo, identificati>
Grazie a Dio.
<cittadino Z! Sono Grace! Per fortuna funziona di nuovo sto affare>
<Grace come stai? E Mary? Fammici parlare che scegliamo insieme il prossimo disco!>
<Simon lei non...> non riuscivo a dirglielo, erano diventati molto amici anche se parlavano per quei 5 minuti al giorno.
<oh...mi dispiace molto. Tu stai bene? Sei ferita?>
<si ma non è grave, ho trovato un gruppo di persone che mi hanno aiutata>
<aspetta conosci cittadino Z?> mi urla Warren per farsi sentire.
<ma quella è Warren?> è sbalordito.
<si ma arriviamo al punto, dopo ti faccio parlare con lei>
<ah si, le coordinate che mi hai dato>
<trovato qualcosa?>
<negativo, solo orde di zombie>
<cazzo... il punto di ritrovo non è cambiato?>
<non ho più sentito nulla, credo abbiano interrotto le comunicazioni>
<va bene grazie, ti passo Warren, se riesci a controllare il punto di ritrovo mi fai un favore >
<certo, ci sentiamo al tramonto, resta viva>
<ci puoi contare, al tramonto>
Allungo la radio a Roberta che inizia a parlare di un posto in California o non ho capito dove.
Scivolo di lato fino a toccare terra con i piedi.
Decido di fare due passi per schiarirmi le idee.
Cittadino Z non ha trovato nulla che mi possa aiutare, magnifico.
Cammino lungo la strada avanti e indietro, calcio qualche sasso e cerco di pensare ad altro.
Sono preoccupata e incazzata allo stesso tempo, devo trovare un modo per sfogarmi.
Compaiono due di zombie solitari a una decina di metri dietro al pick-up.
Cammino velocemente per raggiungerli prima che gli altri li possano vedere.
Sono miei.
Sfilo il pugnale a lama lunga dalla cintura e lo prendo saldamente nella mano sinistra, la destra è già sulla fodera della pistola.
Supero il nostro mezzo mancano pochi metri.
Quello più veloce prova ad attaccarmi ma lo infilzo nello stomaco e gli sparo da sotto al mento, il sangue schizza dappertutto.
L'altro si è dato una svegliata e viene deciso verso di me, gli tiro un calcio allo stomaco e cade sull'asfalto.
Premo con la scarpa sulla sua cassa toracica. Un paio di ossa si spezzano, forse costole.
Stringo il coltello e lo colpisco nella tempia destra.
Lo estraggo e una lacrima cade sul sangue che scivola lungo la lama.
Ce n'è un altro ma molto più lento.
Gli corro addosso, lo spingo per le spalle e gli conficco la lama nel petto, poi nel cuore, fra i polmoni, nel collo, nelle spalle e poi in testa.
A ogni colpo rivedo tutte quelle persone innocenti che sono morte e poi uccise di nuovo da me.
Chiudo gli occhi e libero il pugnale dal cranio di quel tipo.
Li riapro e lo guardo per la prima volta in faccia.
È un bambino, avrà più o meno 8 anni forse di più.
Mi tremano le mani, mi sposto dal quel corpicino e mi siedo per terra trascinandomi un po' più lontano dal cadavere.
Mi porto le ginocchia al petto e lo fisso.
Aspetto un minuto e mi alzo per tornare dagli altri.
Mi asciugo gli occhi e le guance, faccio un respiro profondo e mi incammino.
Metto via la pistola mentre il pugnale lo tengo in mano.
Warren sta ancora parlando con cittadino Z mentre Addy, Diecimila e Cassandra parlavano guardandomi.
Gli altri erano girati di spalle a farneticare qualcosa con Murphy.
Supero i tre e salgo nella parte posteriore del mezzo, sento che presto arriveranno le domande.
Mi siedo sul bordo e lascio cadere l'arma.
Provo a riprenderla, mi tremano ancora le mani e lascio stare.
Me le pulisco e mi siedo meglio.
<bene dobbiamo andare, tutti in carrozza!> urla Garnett.
<Cassandra stai tu dietro, devo finire una roba con Murphy> replica Doc mentre sale nei sedili posteriori insieme a Mack.
Addy tira un'occhiata a Diecimila e lui annuisce poi salgono entrambi.
Ripartiamo.
Cassandra mi passa la radio, la metto via insieme al coltello.
Guardo verso il corpo del ragazzino un'ultima volta per poi tornare a guardarmi le mani che hanno smesso di tremare.
<perché siete in viaggio?> chiedo senza guardarli.
<dobbiamo andare in California> risponde Cassandra.
<non c'è altro?>
<te lo spiegherà meglio Warren>
Si certo voglio proprio vedere.
Mi tornano in mente dei ricordi, di qualche mese prima, e finalmente capisco dove ho visto Cassandra.
Mi scappa una risata.
<perché ridi?> domanda l'asiatica.
<mi sono ricordata dove ti ho vista, tu hai fatto finta di niente fino ad ora. Ti capisco, avrei fatto anch'io così>
<di cosa stai parlando?> si intromette Diecimila.
<stava scappando da tre uomini armati fino ai denti a Philadelphia, credo.
L'ho vista da un palazzo e l'ho aiutata sparando a due di quelli poi il terzo l'ha steso lei. Ottimo colpo devo dire, hai una buona mira.
In ogni caso mi ha semplicemente salutata e ringraziata da lontano, eri in una situazione scomoda>
<già>
<ad ogni modo ora sono morti, quindi almeno tu puoi stare tranquilla>
<speriamo> sospira Cassandra.
<da quanto vi siete uniti al gruppo?>
<una settimana, credo>
<si fidano molto di voi>
<di lui si di me un po' meno> indica diecimila che rimane impassibile.
Ci scappa a entrambe una risata che però plachiamo subito allo sguardo fulmineo del ragazzo.

Il sole è alto, forse sono le due o poco più tardi.
Warren decide di fermarsi per fare una pausa, il tempo di mangiare e riposarsi un'oretta.
Ognuno ha il proprio cibo, il proprio bere e le proprie cose.
Trovo l'occasione adatta per chiedere a Warren dove diavolo stiamo andando.
Mi sistemo meglio il fucile dietro alla schiena e vado verso di lei, tranquillamente.
Dopo aver mangiato è venuta a sedersi nella parte posteriore del pick-up con Murphy e Doc.
<Warren>
<si Grace?>
<dove siamo diretti?>
<verso la stazione che ci hai indicato tu>
<no intendevo, dove siamo diretti oltre che alle soste>
<California>
<è lontana la California>affermo guardando verso ovest, la nostra direzione.
<dobbiamo portare lui in un laboratorio> fa cenno all'uomo che ha una spiga di grano in bocca.
<cos'ha di così importante?> è un uomo qualsiasi a mio avviso.
<Murphy faglielo vedere>
Lo guardò confusa. Cosa dovrebbe farmi vedere? Cartelle mediche? Flaconi con liquido strano? Armi?
Lo vedo alzarsi la maglia.
Rimango scioccata, non riesco a metabolizzare cosa sto guardando.
Prendo in mano il fucile e glielo punto contro.
<mettilo giù!> urla Roberta ma non la ascolto.
<cosa sei?> lui non risponde.
<ti ho chiesto che cosa cazzo sei!>
Erano morsi di zombie, li so riconoscere bene.
8 in totale. Ma come è possibile?
<8> risponde lui.
<8 cosa!>
<8 volte sono stato morso e non mi sono trasformato. Mi hanno iniettato un vaccino e ora sono l'ultima speranza per l'umanità, quindi piccola se non ti dispiace, abbassa il fucile>
<è vero?>
Guardo Warren sopra al mirino.
<purtroppo si>
Abbasso l'arma, riluttante e la rimetto dietro alla schiena, mi giro e mi trovo la canna del fucile di Diecimila puntata in faccia.
La afferro, la sposto e gli passo di fianco.
Vado davanti dove c'è Addy che parla con Mack.
Il ragazzo mi saluta, bacia la sua ragazza e va a parlare a Garnett.
Rimango sola con la rossa.
<tutto bene?> mi domanda.
<va a momenti, tu?> mi appoggio al cofano.
<non c'è male>
Rimaniamo in silenzio per qualche istante.
<se vuoi parlare, sia io che Cassandra ci siamo>
<grazie>
<per qualsiasi cosa>
Annuisco.
È gentile da parte loro ma me la sono sempre cavata bene da sola finora.
<vuoi per caso parlare di quello che è successo stamattina?>
L'immagine di quel bimbo mi torna davanti agli occhi, per un secondo mi sembra di vederlo dietro di lei.
<no, è solo... tutto okay>
<come vuoi> mi sorride, mi accarezza il braccio e poi torna da Mack.
Sembro così mentalmente disturbata agli occhi degli altri? Probabile.
Mi siedo nel piccolo tratto d'ombra creato dall'auto e provo a rilassarmi.
Chiudo gli occhi beandomi di quel raro e fresco vento che tira oggi.
Credo sia la giornata più calda di qui a qualche mese.
Mi lego i capelli in una coda alta e tolgo la bandana dalla fronte.
Slego quella sul ginocchio e quella sul polso e le metto via.
Il piccolo taglio sta guarendo bene, quindi ci metto solo un cerotto.
Sorseggio l'acqua che col passare delle ore si scalda sempre di più.
Chiudo gli occhi e mi addormento per quelli che sembrano solo pochi secondi, finché qualcuno non mi sveglia.
<scusa se ti sveglio ma dobbiamo ripartire> mi sorride Doc.
<tranquillo> mi alzo e mi stiracchio con un solo braccio, non dà la stessa soddisfazione.
Recupero le mie cose e salgo nel retro dell'auto.
È tornato Doc al posto di Cassandra.
Un po' mi dispiace, sembra simpatica quella ragazza però le battute di Doc sono imbattibili.
Il metallo è rovente, non riesco nemmeno a stendere le gambe; prendo la felpa e la stendo sotto ad esse, voglio recuperare un po' di sonno.
<vedo che la gamba va meglio> Doc torna nella fase dottore.
<già, almeno quella>
<la spalla invece?>
<non ne ho idea> rispondo toccandomi il punto ferito.
<posso dare un'occhiata?>
Annuisco e inizio a togliermi le bende.
<va bene> annuisce, poi si acciglia e mi guarda confuso.
<ti sono saltati i punti?> ops sgamata.
<ho dormito male e si è rotto il filo>
<come hai fatto a cambiarlo da sola e poi quando? Sono sveglio dall'alba>
<sta notte, ha fatto tutto lui io ho soltanto tenuto la torcia>
Il vecchio si gira verso il ragazzo sorridendo.
<ottima tecnica ragazzo mio, potevate svegliarmi, vi avrei aiutato>
<dormivi così bene che non mi è sembrato il caso> rido ripensando a come se ne stava rannicchiato.
<in ogni caso direi che in qualche giorno i punti si riassorbiranno, domani non dovrebbe già darti più fastidio>
Mi rifascia e mi passa una mano sulla coda.
Replico un sorriso e mimo un grazie al provetto infermiere che inarca leggermente il labbro.
Guardo il panorama finché non sento gli occhi pesanti e la tipica sonnolenza di chi dorme poco o niente.
Resto ad ascoltare le avventure di Doc prima di trovare riparo a New York e di come si sia improvvisato chirurgo un paio di volte.
<Ragazzi potete svegliarmi prima del tramonto?>
<certo come vuoi>
<però dopo finisci di raccontarmi come hai ucciso quelle tre zombie>
<ci puoi contare, ragazza> era divertente sentire le sue storie di guerra. Guerra zombie almeno, non so se sia mai stato in una guerra di quelle vecchie.
Mi sdraio del tutto mettendo la mia sciarpa sotto la spalla come la notte precedente e resto a pancia in su fino a quando non mi addormento.

<Corri Grace, corri!> mi urla Charlotte mentre prova a tenere il passo.
<Mary prendi le chiavi dell'auto e mettila in moto> le lancio le chiavi e aiuto Charlotte.
La sua gamba è troppo grave, non ce la farà nemmeno se scappiamo dagli zombie.
Sparo alla ceca sperando di colpirne qualcuno mentre Alex ci supera correndo per mano con Jessica.
<non ce la faccio, lasciami qui>
<non ci pensare neanche>
<Grace è troppo tardi, morirò comunque>
<non lo dire nemmeno per scherzo> ormai la sto trascinando, i morti avanzano.
<così ti farai uccidere> cerca di convincermi e purtroppo ha ragione, ma non la posso abbandonare.
<va bene così> mi sorride e mi frena.
Si sdraia a terra e chiude gli occhi.
<ti voglio bene Charlotte>
<lo so Grace, lo so>
Le bacio la guancia mentre le nostre lacrime si mischiano sui suoi occhi sempre chiusi. Le accarezzo un'ultima volta i capelli e la guancia, prendo il suo zaino caduto lì vicino.
Gli altri sono a trecento metri quasi sull'auto, gli zombie sono a pochi metri.
<mi dispiace> mi alzo e corro più veloce che posso.
Urla.
Mi giro e tutti gli zombie sono su di lei.
Continuo a correre fino all'auto cercando di non sentire le grida.
<Non puoi averlo fatto davvero> mi guarda sconvolta Mary.
<perché?> mi domanda Alex.
Jessica rimane immobile, pietrificata, mentre Alex la tiene stretta.
Non rispondo a nessuno di loro, apro la portiera e prendo la mira.
<Charlotte ti concediamo la grazia>
Appena vedo il suo volto sfigurato, ricoperto di sangue e di terrore esito un secondo.
<ti prego fallo> mi implora Mary piangendo.
Guardo nel mirino. Premo il grilletto e le urla cessano. Quella notte stellata fu l'ultima cosa che vide.
Charlotte è morta ed è tutta colpa mia.

Mi sveglio all'improvviso.
Ancora quel sogno.
Sbatto le palpebre un po' di volte per adattarmi alla luce.
Sembra che qualcuno mi stia martellando nelle tempie.
Mi siedo e mi guardo intorno, leggermente stordita.
<ti abbiamo svegliata?> domanda Doc tirando un'occhiata a Diecimila che prende la mira e non si accorge di nulla.
<no tranquillo, non dormo mai tanto ne di giorno ne di notte>
<per quello ci vorrebbe un po' d'erba ma di quella buona>
<già> afferma Diecimila mentre colpisce qualcosa oltre alla carreggiata.
<1107> sussurra fra se e se.
Cosa fa conta i colpi? I morti? Gli zombie? Quel ragazzo è strano.
Meglio non chiedere nulla per il momento, magari è una cosa personale.
<tra quanto sarà il tramonto?>
<tra poco a giudicare dal sole, direi più o meno 20 o 30 minuti> afferma il ragazzo mentre scruta l'orizzonte.
<bene> sussurro portandomi le ginocchia al petto e sospirando.

Ci fermiamo al bordo della strada per ricevere informazioni da Cittadino Z, come ci fermiamo tutti scendono e vengono nella parte dietro per sentire la conversazione.
Prendo dallo zaino la ricetrasmittente e la dò a Addy.
<prova ad accenderla e appena sono sul tettuccio passamela, se no non si attacca al satellite>
Lei annuisce e fa girare la manopola, allunga il più possibile l'antenna sopra a quell'aggeggio e prova a parlare con CZ.
Nel frattempo salgo sul tettuccio alla bell'e meglio, mi siedo in modo da avere gli altri davanti a me per poter parlare con loro e faccio cenno a Addy di passarmi la radio.
<speriamo duri la batteria> sospira la ragazza davanti a me.
Premo il pulsante a lato per parlare.
<cittadino Z, sono Grace riesci a sentirmi?>
Non risponde nessuno. Guardo perplessa gli altri.
<prova a dire "Delta X ray Delta" oppure "operazione morso" di solito ci mette meno a rispondere> suggerisce sempre lei.
Sospiro, speriamo che funzioni.
<qui Delta X ray Delta rispondete>
<operazione morso rispondete>
Nulla.
Mi stavo preoccupando, di solito risponde subito.
<non sarà successo qualcosa?> parlo con Addy.
<no è uno in gamba>
<lo so però è comunque in Antartide>
<riprova>
<qui operazione morso, northern light mi ricevi?>
<SI CI SONO> urla CZ.
<cosa diavolo stavi facendo?>
<davo da mangiare al cane... comunque come state? Tutto a posto con il pacco?>
Guardo interrogativa Addy che mi indica Murphy.
<si sta bene e anche noi non c'è male>
<Grace ho delle novità sulle coordinate>
<spara> avvicino di più l'oggetto in plastica all'orecchio per sentire meglio.
<il punto di ritrovo si è spostato a 108 miglia di distanza verso ovest, credo siano arrivati gli Z>
<le persone che ti ho segnalato? Scoperto qualcosa?>
<nada per ora ma ti tengo aggiornata. Tra 5 minuti collegatevi e ascoltatemi in radio>
<va bene ti passo Garnett>
<va bene e benvenuta nel club> ride.
Sorrido e lo passo a Garnett.
Parlano per poco e si salutano.
<Prima di partire ascoltiamo quello che ha da dire dalla stazione> afferma Garnett mentre va ad accendere la radio dell'auto.
Andiamo tutti davanti ad ascoltare, magari ha qualcosa di divertente da dire.
Apriamo le portiere davanti per sentire meglio e alza il volume.
<buona sera sopravvissuti, qui è Cittadino Z che vi parla, se avete sentito una nota di tristezza nella mia voce è perché oggi sono in lutto>
Ho capito dove vuole andare a parare.
Mi pizzicano gli occhi e vedo già le lacrime offuscarmi la vista.
<ieri abbiamo perso una persona davvero speciale, era simpatica, generosa e amorevole verso chiunque. Era troppo giovane è troppo dolce per questo mondo crudele che l'ha strappata dalle braccia di sua sorella>
Mi porto una mano davanti alla bocca per placare i singhiozzi.
<lei si chiamava Mary, era forte ma quest'apocalisse ha avuto la meglio.
Lei amava il Blues.
Grace questa canzone è per tua sorella.
Ci mancherai Mary>
Resto a fissare la radio mentre le lacrime scendo sulle mie guance.
Parte una canzone, non so il titolo ma non la voglio ascoltare.
Alzo appena lo sguardo e vado dietro per non farmi vedere, mi stanno guardando tutti.
Solo i tre che avevo aiutato il giorno precedente sapevano chi era Mary ma quando Simon mi ha nominata lo hanno capito pure gli zombie che lei era mia sorella.
<possiamo andare ora?> urla Murphy.
<dalle un minuto> lo rimprovera Warren.
<tanto è morta, mangiata dagli zombie probabilmente. Quindi direi che è inutile perdere tempo>
Scatto in avanti e vado verso quello stronzo.
<non ti permettere di parlare così di mia sorella lurido bastardo!>
Lo spintono contro la vettura.
<datti una calmata tesoro, ormai è morta e non puoi farci niente. Adesso sarà la cena di qualche animale o Z>
<non parlare così di lei, tu non la conoscevi! Non puoi infangare così il suo nome, dandole della cena per zombie!>
Gli urlo prendendolo per il colletto della maglia.
<è la pura verità, piccola. Lei è un cadavere e chi sia stata non ha importanza per nessuno, ora importa solo chi è ovvero un ammasso di carne in putrefazione> sorride soddisfatto della mia reazione poi appoggia una mano sul mio sedere.
Come mi tocca gli tiro una ginocchiata fra le gambe e lui toglie la mano.
<questo è per avermi toccata>
Gli tiro un pugno in faccia.
<e questo è per mia sorella>
Urla dal dolore portandosi una mano sulla guancia e l'altra sul cavallo dei pantaloni.
Gli tiro di più il colletto e lo guardo negli occhi.
<hai capito?>
<adesso basta> sussurra Warren mettendomi una mano sulla spalla.
Lo lascio andare e torno sul retro imprecando.
Garnett e Warren rimproverano Murphy che ride come se la cosa non lo toccasse minimamente, il calcio nelle palle non gli è bastato a quanto pare.
Pochi istanti dopo le portiere si chiudono, il motore si accende e Doc e Diecimila si siedono di fianco a me.
<come fate a sopportarlo?>
<siamo costretti> a Diecimila scappa una risata.
<ti ci dovrai abituare> afferma il ragazzo.
<non vedo l'ora> sospiro guardandomi gli scarponi.

Sono passate un paio d'ore dal tramonto ed ormai il cielo è buio.
Stanotte le stelle sono più luminose, le costellazioni si intravedono divinamente con il binocolo.
Warren decide di fermarsi per la notte.
Nascondiamo l'auto dietro a un ammasso di rocce abbastanza alto.
<facciamo a turni per controllare il perimetro>
Annuncia Garnett.
<chi vuole fare il primo?>
<lo faccio io> scendo dal pick-up imbracciando il fucile carico.
<Grace ti dovresti riposare> si avvicina Cassandra.
<no. Non dormirei in ogni caso, almeno mi rendo utile>
<va bene ma se senti di non farcela chiama qualcuno>
<perfetto> so già che non dormirò per niente.
Doc e Diecimila dormono nel retro del pick up mentre tutti gli altri si sdraiano a terra muniti di coperte e zaini/cuscino.
Io salgo sul tettuccio per avere un miglior visuale, dopo 10 minuti c'è già qualcuno che parla nel sonno.
Sarà una lunga notte, meglio tenersi impegnati: prendo un pannetto e smonto una per una le mie pistole per pulirle, poi il fucile e infine i coltelli e i pugnali.
Ci metto apposta di più per spendere un po' di tempo poi scendo dall'auto e faccio un giro di ricognizione.
Va avanti così per ore: tetto, giro, armi, zombie, controllare gli altri e si ricomincia.
Adesso sono sul tetto, di nuovo.
Sento un rumore alle mie spalle, mi giro e punto il fucile.
Diecimila alza le mani, assonnato.
Si aspettava questa mia reazione visto che non ha battuto ciglio.
<cazzo mi ha spaventata>
<scusa> ridacchia.
<pensavo fossi uno zombie> mi spazientisco.
Abbasso l'arma e mi siedo di nuovo dando le spalle al ragazzo che poco dopo si mette di fianco a me.
Entrambi coi piedi a penzoloni sul parabrezza, iniziamo un lungo silenzio.
<chi è Charlotte?> spalanco gli occhi e mi giro verso di lui con fare interrogativo.
<oggi mentre dormivi ripetevi solo il suo nome, molte volte> mi guarda negli occhi.
Ha degli occhi stupendi.
<lei non era nessuno> gli mento, con Mary sanno già troppo della mia vita.
<era?> merda, viva i tempi verbali.
<si, era>
<è morta?> non rispondo.
<capisco> sospira lui.
Però mi potrei fidare di lui, e sembra che anche Addy e Cassandra siano discrete.
<è morta> mi sento un groppo in gola, non posso lasciare che le emozioni prendano il sopravvento ancora.
<come?> sento che mi sta guardando ma io fisso un punto impreciso davanti a me, oltre al piccolo bosco che ci circonda.
<è stata colpa mia. Erano troppi, davvero troppi. Mary era già andata avanti insieme agli altri, ci aspettavano alla macchina.
Charlotte era ferita a una gamba, era grave. Se non fosse morta per gli zombie sarebbe stata la gamba a ucciderla.
Mi ha pregata di lasciarla lì perché se no sarei morta anch'io e non voleva che Mary vedesse sua sorella morire.
E io sono stata una stupida, una codarda e sono corsa via.
Poi quei così l'hanno presa e le sue urla...cazzo le sue urla.
Sono salita in auto e le ho sparato.
È stato il mio primo tiro con questo fucile, da allora non l'ho più lasciato> passo una mano sul fucile percependo quel brivido che avviene dopo che hai ucciso qualcuno o hai visto morire qualcuno, con la convinzione che non tornerà più.
<so come ci si sente, è orrendo> si fissa i piedi, probabilmente ricordando qualcuno di caro ormai morto.
Una lacrima scende sulla mia guancia ma la asciugo subito, non mi piace farmi vedere vulnerabile.
<non lo augurerei al mio peggior nemico> afferma tornando a guardarmi.
<già>
<e quelle coordinate?> mi domanda incuriosito.
<nulla di importante>
<va bene> è poco convinto ma non è affar suo.
Mi passo una mano sul braccio e sento la pelle d'oca, tira vento la notte in questi posti.
Mi appoggia la sua giacca sulle spalle.
<ti ammalerai con questo freddo>
Me la infilo senza dire nulla.
È così calda, mi da un tale sollievo che lo vorrei ringraziare fino a domani ma evito.
In effetti però aveva ragione.
Quando ho rubato questi vestiti non avevo previsto le temperature notturne, il mio abbigliamento va bene di giorno ma quando fa buio la temperatura scende di almeno 20 gradi.
Nemmeno la mia felpa accatastata vicino a Doc può aiutarmi contro gli sbalzi di temperatura.
In ogni caso gli accenni un timido grazie e torno ai miei pensieri.
<oltre al fucile e a quella pistola cos'hai?>
Guardo lo zaino dietro di me e rivedo in testa tutto il mio arsenale.
<ti mostro il mio se mi fai vedere il tuo> abbozzo un sorriso.
Ho visto che ha un paio di coltello che sono fantastici.
<eh va bene> si sporge indietro e afferra il suo zaino, è poco più grande del mio ma meno pieno.
Ci mettiamo uno di fronte all'altra mantenendo un po' di spazio per le nostre cose.
<inizia tu> inizio a tirar fuori prima il fucile, poi le pistole, i coltelli e dopo il resto delle cose meno importanti.
Inizia a maneggiare con alcuni miei coltelli, due sono da caccia e uno è da militare.
Poi imbraccia il mio fucile e guarda nel mirino.
<è quasi uguale al mio, questo è il modello nuovo. Cambia solo il mirino e il peso>
Prende le tre pistole una dopo l'altra e le scruta a fondo.
La corda, i medicinali e le bende, bandane e cose meno interessanti non li tocca.
Prende in mano le chiavi con il portachiavi a forma di bossolo.
<di cosa sono?>
<casa mia, in caso dovessi tornare>
Le appoggia di fianco alle altre cose.
Passa alla mia fionda.
<bella questa. La tieni molto bene, gli elastici sono praticamente nuovi e il blocca polso è resistente> apprezzo i complimenti sul mio equipaggiamento, infondo quelle cose mi hanno salvato il culo.
Finisce di guardare e metto via tutto il più ordinatamente possibile per salvare un po' di spazio.
<fammi vedere la tua roba> gli faccio cenno di prendere lo zaino mentre metto da parte il mio.
Mi mostra le sue pistole, pugnali, corde e catene.
Avevamo gusti simili per quanto riguarda le armi.
Provo il suo fucile, tolgo i proiettili e sparo a vuoto. Ha ragione per quanto riguarda il mirino, il mio è più preciso ed è anche più leggero.
La sua fionda è più consumata della mia sia nel manico che negli elastici.
Quando finisco lui inizia a mettere via le sue cose quando vedo un porta sigarette.
Ha notato che l'ho adocchiato e me lo passa.
<ne vuoi una?>
<posso? Non ne trovo da settimane> c'è ne sono una decina circa, a me ne sono rimaste tre e non volevo finirle se prima non ne trovavo altre.
Ne prende una anche lui e se la accende con il suo accendino, poi me lo allunga.
Appoggio la sigaretta fra le labbra, la accendo e aspiro.
Lo sento mettere via le ultime cose e gli passo anche l'accendino.
Ci sdraiamo entrambi a guardare le stelle, fra una nuvola di fumo e un'altra.
Gli indico qualche costellazione come quella del Sagittario e quella dei Pesci, poi l'orsa maggiore e minore e qualche stella più luminosa.
<facevi astronomia?>
<no ma andavo in campeggio ogni estate, è li che ho imparato a sparare. Mi hanno praticamente costretta a imparare tutti i modi per trovare il nord e le stelle>
<quindi sapresti trovare il nord anche di notte e senza bussola?>
<certo>
<dov'è allora?>
<di la> indico alle nostre spalle.
Prende la bussola e controlla.
<diavolo è vero!>
<te l'ho detto> dò l'ultimo tiro e spengo ciò che rimane di quella sigaretta.
Mi rilasso e mi stringo di più in quella giacca quando una folata di vento mi sposta appena i capelli ancora legati.
Me li slego, prendo una bandana a caso dallo zaino e la lego intorno alla testa, tengo il fiocchetto davanti.
Li sistemo alla bell'e meglio e mi alzo definitivamente.
<faccio un giro di controllo> dico prendendo il fucile e i due coltelli dallo zaino.
<bene, ti guardo le spalle>
Per non svegliare Doc scivoliamo entrambi di lato e diamo una controllata agli altri che dormono beatamente.
Gli faccio segno di fare silenzio e annuisce, meglio non svegliare nessuno.
Superiamo le rocce dove il mezzo era mimetizzato e passiamo lungo la strada, di fianco al bosco.
<come hai imparato a sparare?> gli domando.
<mio padre e io andavamo a caccia, tu in campeggio no? Li non ti insegnano ad avere quella mira>
<tiro con l'arco, quello funziona. Anche la fionda aiuta>
<ottimo>
<perché?>
<se finiamo i proiettili, tu usi l'arco e io la fionda>
<buon piano direi> scoppiamo a ridere come non mai.
<vedi che sono un po' arrugginita, non tiro da molto e poi non se ne trovano di quelli buoni in giro>
<fidati, in certi posti si trova della roba interessante>

Continuiamo a camminare avanti e in dietro per un po', giusto per vedere se c'erano Z nelle vicinanze.
<vuoi dormire? Sto io di guardia> mi propone mentre torniamo al "campo".
<non sono stanca, tu invece?>
<neanche un po'> ammette il ragazzo.
Restiamo in silenzio fino alle rocce e facciamo il giro per controllare anche il lato dove ci eravamo fermati.
<Diecimila>
<mh>
<posso farti una domanda?>
<spara>
<perché ti chiami così?>
<è il numero di zombie che ucciderò>
<questo l'ho capito ma perché proprio Diecimila?>
<non lo so, mi sembrava un bell'obbiettivo>
<quando raggiungerai i diecimila zombie? Cambierai il tuo nome?>
<si in Jeff, non è il mio vero nome ma suona bene e mi piace>
<non fa una piega>
Torniamo sul pick-up ma rimaniamo seduti nel retro insieme a Doc che non è molto partecipe con la sua presenza.
Lo vedo controllare gli altri che dormono, si sofferma su Murphy.
<è proprio un coglione> commenta serio.
<ho notato>
<offendere tua sorella, scherzarci sopra e peggio ancora fare ciò che ha fatto mentre sarebbe dovuto rimanere fermo e zitto> percepisco del disprezzo nella sua voce.
Rimango zitta. Sento di nuovo le sue mani viscide sul mio fondoschiena come se non si fosse mai spostato.
Mi porto le ginocchia al petto e le stringo con le braccia.
<ti senti bene?> domanda avvicinandosi appena.
<si, sto bene. Sto bene>
Mi stringo nelle spalle e lo vedo tornare a sedersi.

È quasi l'alba, le prime luci si intravedono all'orizzonte e la temperatura è salita appena.
<cosa ti tiene sveglio la notte?>
Io continuo a guardarmi i piedi che sono stranamente interessanti in questo momento.
<non è importante>
<Diecimila, sia ieri che oggi ti sei svegliato nel cuore della notte e da come hai reagito ci sei abituato. Non ti conosco ma mi sono fidata di te, ti ho raccontato delle cose che nessuno potrà mai sapere e chi le sa è già morto>
<mia madre>
<lei è...>
<si ma prima dell'apocalisse. Nel sogno vedo semplicemente lei, credo per il senso di colpa o qualcosa del genere>
<capisco...mi dispiace> mi sposto di fianco a lui e gli metto una mano sulla spalla, non sono molto brava nel confortare le persone.
<tranquilla, ci sono abituato>
Gli sorrido e lui mi guarda semplicemente negli occhi.
<cosa ti è successo ieri mattina?> mi chiede poco dopo.
<ieri? Cosa è successo ieri?> so dove vuole andare a parare ma voglio sviare l'argomento.
<lo sai. Con quegli zombie, dopo la conversazione con CZ>
<nulla, non è successo nulla>
<non mi è sembrato 'nulla', sei andata apposta contro quegli zombie. Ti avrebbero potuta mordere>
<sono ben addestrata e poi sai già come sono andate le cose>
<dovresti stare più attenta>
<so quel che faccio, sono sopravvissuta finora è ho fatto sopravvivere altre persone quindi mi sta bene così>
<come vuoi, se non ne vuoi parlare posso capire. Solo stai attenta, abbiamo tutti visto troppe tragedie per i nostri anni>
<va bene, starò un po' più attenta>
Mi infilo le mani in tasca. Che impiccione.
Se ho voglia di ammazzare qualche zombie non è di certo affar suo o degli altri.
Mi alzo e vado verso le rocce, mi arrampico e arrivo su quella più alta a circa 4 o 5 metri d'altezza, mi siedo e guardo l'alba.

Il sole è sorto del tutto, Diecimila si è addormentato mentre il primo a svegliarsi è Doc.
Lo sento ai piedi delle rocce, alle mie spalle.
<buongiorno Grace> è di buon umore.
<buongiorno Doc, dormito bene?>
<una meraviglia, tu proprio niente?>
<nada de nada>
Scendo lentamente facendo attenzione a dove metto i piedi.
<svegliamo gli altri?>
<meglio di no, lasciamoli dormire un po'>
<allora sveglio Diecimila, tanto quel ragazzo può dormire anche in auto>
<no Doc, è stato alzato quasi tutta notte>
<immaginavo...ho notato la giacca> sorride come una ragazzina che ha dato il suo primo bacio.
Alzo gli occhi al cielo.
<ha soltanto controllato che non mi addormentassi e poi avevo freddo, mi domando come non siate congelati tutti mentre dormivate>
<ci siamo abituati, potremmo resistere anche in Alaska mi sa>
Ridiamo entrambi finché non sentiamo qualcuno mugugnare qualcosa alle nostre spalle.
Ci giriamo e Mack ci guarda con occhi assonnati.
<inizio a svegliare gli altri> dico rassegnata.
Prima però mi tolgo la giacca e la appoggio di fianco a Diecimila.
Io sveglio Warren, Mack costringe Addy ad alzarsi e Doc trova un metodo più che efficaci e per svegliare tutti... suona il clacson per 5 volte urlando uno 'sveglia!' piuttosto entusiastico.
<ma che diavolo?!> urla Warren.
<ma sei forse impazzito? Te la vedi te con i cuccioli e gattini!> continua ad urlare lei mentre raccoglie le sue cose.
<tutti in auto, mangeremo per strada> comunica Garnett più calmo.
Doc si arrampica a fatica nella parte posteriore dell'abitacolo e io salto dentro come se nulla fosse, intanto c'è Diecimila che ancora stordito dal bel risveglio si massaggia le tempie.
<Doc ti dovrei sparare per questo> afferma.
<naah tanto so che mi volete tutti bene>
Ridiamo tutti e tre in sincronia.
<dai partiamo, abbiamo ancora un bel pezzo di strada da fare> picchio sulla carrozzeria nera e Garnett suona due volte il clacson.
<dove hai detto che è questa stazione?> mi chiede Doc.
<domani a quest'ora staremo già per andarcene>
Soddisfatto si sdraia e si addormenta.
Adesso che ci penso, una dormita me la farei anch'io.

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