Capitolo 13
Lentamente mi sveglio, nonostante gli occhi chiusi riesco a capire che è ancora notte.
Mi giro su un fianco cercando una qualche posizione che mi porti un po' di caldo visti i tremori dovuti dalla bassa temperatura.
Sento un dolce calore avvolgermi completamente segno che qualcuno mi ha messo una coperta, poi un braccio mi stringe la vita e un corpo aderisce alla mia schiena.
Dei leggeri passi annunciano qualcuno nella stanza, apro gli occhi e faccio in tempo a vedere Warren uscire chiudendosi la porta alle spalle.
Mi rigiro finendo sdraiata dall'altra parte, sussulto a ritrovarmi così vicina al suo viso, i capelli scompigliati e le labbra schiuse lo fanno sembrare così innocente e...carino?
Scaccio questi insulsi pensieri e torno alla realtà anche se quest'ultima non è d'aiuto.
Provo a spostarmi indietro, finisco a bordo del letto e l'unica cosa che ottengo è una rovinosa caduta a terra accompagnata da un ottima imprecazione, i bei risvegli.
<merda!> esclamo provando comunque a tenere la voce bassa, mi alzo a sedere e mi massaggio il fondo schiena.
<ma ti svegli sempre così?>
Alzo la testa verso di lui, sogghigna divertito mentre si stropiccia gli occhi ancora assonnato.
<sono caduta, dannazione!> incrocio le braccia al petto mettendo il broncio, la mia reazione lo fa ridere di gusto.
<dai vieni a dormire, non è nemmeno l'alba> si sposta lasciandomi un po' di spazio di fianco a lui.
Mi rialzo con goffaggine, mi siedo sul comodo letto trattenendo una smorfia di dolore poi mi sdraio portando la coperta fino alle braccia ed infine gli do le spalle.
Si stende pure lui, sospira sonoramente e si copre fino ai fianchi a giudicare da come è messa la coperta.
Dopo qualche minuto mi giro di nuovo ma non riuscendo a stare del tutto sdraiata finisco di lato.
Lo osservo seguendo il contorno delle spalle fino ad arrivare ai capelli corvini e spettinati per poi tornare indietro e fermarmi nuovamente sulle spalle sino alla fascia sul braccio.
Lentamente si gira verso di me, chiudo gli occhi facendo finta di dormire ma non credo se la beva.
<so che sei sveglia> sussurra.
Lo guardo sbattendo un paio di volte le palpebre per poterlo vedere meglio nella più totale oscurità.
A pensarci bene ancora non ho capito come abbiamo fatto a finire uno a fianco all'altra...si era addormentato su di me e poi me lo ritrovo dietro, detta così però suona male...
Mi sventola una mano davanti alla faccia, chiamandomi.
<Grace ma c'è la fai? Ti ho chiesto una cosa>
<cosa?> mi sono incantata a guardarlo e non ho sentito quel che ha detto, deve essere la stanchezza che mi gioca brutti scherzi.
<se prima cadendo ti sei fatta male...> abbassa lo sguardo in imbarazzo.
<no, sto bene>
<sicura? Non sembrava> mi guarda accigliato, non voglio dargli ragione se no mi prenderebbe per il culo.
<fidati, sto benone>
Sulle labbra gli compare un sorriso pieno di malizia, non ne capisco il motivo.
<quindi se faccio così non ti fa male, giusto?>
Allunga una mano lungo il mio fianco fino alla schiena, sfiora la parte bassa esattamente dove sono caduta e fa pressione.
Un lamento sfugge dalle mie labbra nonostante le tenga serrate, gli sposto la mano passando la mia sulla parte dolente cercando un modo per avere sollievo.
La sua mano finisce nuovamente sulla mia pelle, sposta la mia e inizia a lasciare piccole carezze che mi fanno sentire subito meglio.
Mentre il dolore si attenua piano piano chiudo gli occhi beandomi di quel tocco.
<va meglio?> chiede dopo qualche minuto.
Mi limito ad annuire sentendo le palpebre pesanti e la stanchezza diventare più forte.
<adesso però dormi>
Mi copre la schiena con la maglia e poi mi sistema la coperta fino alle spalle, la mano gli scivola di nuovo sul mio fianco e fa per spostarla ma lo fermo mettendo sulla sua la mia.
Poi mi avvicino di più, con un veloce gesto gli scompiglio i capelli e gli sorrido divertita per la faccia contrariata che ha fatto.
Dopo pochi istanti mi riaddormento.
Quando mi sono svegliata ero sola, mi stringo nella coperta e poi, dopo quella che sembra un eternità, mi alzo di malavoglia tenendo il plaid a proteggermi dal freddo.
Ormai è giorno, saranno forse le 10 del mattino a giudicare dalla posizione del sole.
Senza preoccuparmi di rimettermi le scarpe o di prendere le armi vado nel salotto, Doc dorme tranquillo sul divano mentre Diecimila e Warren sono seduti intorno al tavolo a parlare a bassa voce per non svegliarlo.
Senza dire niente mi siedo di fronte a Diecimila e con nonchalance incrocio le braccia sul tavolo e ci appoggio il viso chiudendo di nuovo gli occhi, giuro che se fosse per me mi riaddormenterei all'istante.
<buongiorno anche a te, Grace>
Saluto Warren con un cenno della mano senza però alzare la testa.
<perché siete così stanchi? Nessuno dei due sta in piedi>
<mi ha svegliato all'alba> si lamenta lui.
<ti sei preso tutto il letto> ribatto.
<si ma sei tu quella che è caduta per terra, non io>
<resta il fatto che sei invasivo mentre dormi>
<nemmeno tu scherzi, nel sonno ti agiti parecchio>
Alzo gli occhi al cielo, so di non essere la persona più tranquilla del mondo nemmeno mentre dormo però quella di ieri non è stata proprio una bella giornata...
<cosa facciamo per Murphy?> chiedo mettendomi dritta sulla sedia.
<andremo a caso e speriamo di trovarlo in una qualche città abbandonata, qui dentro non abbiamo trovato molto ne di provviste ne di munizioni> spiega Warren portandosi un bicchiere d'acqua alle labbra.
<capisco...e Doc? Sta meglio?> mi volto a guardarlo dormire, la fasciatura intorno alla spalla è leggermente sporca di sangue.
<si ma durante la notte ha perso molto sangue nonostante i punti, ora ha smesso ma è abbastanza debole> e poi aggiunge
<però dovremo spostarci da qui entro il primo pomeriggio o Murphy non lo ritroveremo mai> sospira contrariata, starà pensando a quel coglione che se l'è data a gambe lasciandoci lì a morire.
<a me va bene tutto ma se quel Dottor Kurtz, sempre che questo sia il suo vero nome, ha provato a rapirlo ci sarà un motivo, no? E poi non credo che la Merch sia morta, sembra una tizia troppo furba per farsi mordere>
Gioco con una ciocca di capelli mentre lascio liberi i miei pensieri, ci ho pensato tutta la notte e mi sembra strano che una donna così intelligente da riuscire a creare un vaccino contro un virus zombie, sia semplicemente morta mangiata da uno Z...è illogico!
<già me lo chiedo anch'io, sarà stato un pazzo psicopatico, ne abbiamo già incontrati in passato> afferma Diecimila incidendo distrattamente sul tavolo in legno dei numeri con un coltello, riconosco la cifra, è il conteggio degli zombie che ha ucciso.
<in ogni caso la nostra priorità è trovare Murphy e portarlo in California, vivo> conclude Warren sottolineando il 'vivo' poi si volta verso di me ricordandosi di qualcosa.
<ah Grace, ho trovato una radio ieri sera. È funzionante, abbiamo provato a contattare Cittadino Z ma non risponde, se vuoi parlare con tuoi fratello è la sopra> indica il ripiano della cucina su cui si trova la presunta radio.
Le accenno un 'grazie' prima di raggiungere la piccola cucina e di sedermi sul ripiano con a fianco la radio.
La studio qualche secondo per capire come funziona poi la accendo e spreco qualche minuto per sintonizzarmi sulla nostra frequenza.
<Operazione Morso, siete voi? Grace?> domanda la voce di mio fratello, aveva preso l'abitudine di chiamarci così in generale e il che faceva abbastanza ridere.
<si Jason>
<oh grazie a Dio stai bene, ho provato a rintracciarvi ma sembravate scomparsi nel nulla, ho temuto il peggio>
L'ultima volta che abbiamo parlato è stato il giorno del mio compleanno dopo la sfuriata che gli avevo fatto.
<lo so mi dispiace ma è successo di tutto...> non so se dirgli di Murphy, di Cassandra, di quando mi hanno sparato, di ieri al laboratorio...
<state tutti bene? Il tizio del vaccino, quel Murphy è ancora vivo?> si preoccupa persino per persone che non conosce, questa è una cosa che di certo non ci accomuna.
<non lo sappiamo...ieri dovevamo vedere la dottoressa che avrebbe creato il vaccino con il suo sangue ma è andato tutto a puttane. Murphy è scappato, Cassandra è probabilmente morta e hanno sparato sia a Doc che a Diecimila...> dico tutto d'un fiato aspettando la sua reazione.
<cosa?! Mi dispiace per i tuoi amici ma tu stai bene?> conoscendolo ora starà per dare di matto, è sempre stato molto protettivo nei miei confronti anche se a volte faceva lo stronzo, anzi no, quasi sempre.
<ora si ma...promettimi che non urlerai quando ti dirò questa cosa, Doc sta riposando>
<che cazzo hai fatto ora?> sento la disperazione nella sua voce, posso immaginarmi la faccia che sta facendo del tipo 'perché mia sorella è così stupida'.
<circa una settimana fa c'è stato un piccolissimo incidente, ora sto bene eh però potrebbero avermi sparato alla spalla>
<Dio cristo Grace! Possibile che ci finisci sempre in mezzo tu? Quando eri qui ti sei fatta sparare alla gamba, al braccio e due volte all'addome, fortuna che c'era la mamma se no a quest'ora chissà dove saresti finita!>
<ti ho chiesto di non sclerare, per piacere Jason> lo riprendo sperando che abbassi la voce.
<okay scusa, l'importante è che stiate tutti bene>
<si e...scusa per quella litigata, non avrei dovuto arrabbiarmi tanto>
<tranquilla, tutto a posto> mi sento sollevata, poi aggiunge <voi come ve la passate nel bel mezzo del nulla?>
<non molto bene, ho finito le munizioni e non abbiamo abbastanza provviste. Oggi pomeriggio ce ne andremo, ora siamo in una baita sperduta nel bosco>
<hai pensato di riprendere in mano l'arco? Te la cavi molto meglio che con le armi da fuoco, ricordo ancora di quando hai preso quello zombie a quasi 300 metri di distanza, esattamente nell'occhio come sempre>
Quell'episodio non potevo di certo scordarmelo! Lui e Charlotte mi hanno elogiato per due ore, che ricordi!
<adesso tu dimmi dove lo trovo un arco e poi non è vero, in quest'ultimo anno sono migliorata con il fucile e non rischierò più di spararti a meno che non mi farai incazzare>
Una volta gli ho 'accidentalmente' sparato alla spalla, è successo più di due anni fa e ancora me lo rinfaccia.
<segui il mio consiglio, ti conosco fin troppo bene sorellina. Spaccherai i culi con l'arco>
<fidati, li spacco di già>
Io e Jason abbiamo parlato per una decina di minuti, sono riuscita a parlare qualche minuto con Scott e infine ho chiuso la conversazione.
Ho provato a contattare Cittadino Z ma dalla Northern Light non ci sono notizie, spero solo che stia bene.
Mi siedo di nuovo al tavolo con loro, lasceremo dormire ancora un po' Doc giusto per non farlo sforzare troppo.
<tutto bene a casa?> chiede Warren vedendomi irrequieta.
<oh si, loro stanno bene è solo che Jason e Scott hanno fatto gli stupidi e mi hanno rotto delle frecce> non posso di certo dirle che probabilmente mio padre è morto.
<frecce?> domanda lei.
<ah già, tu non lo sai. Prima dell'apocalisse tiravo con l'arco, è da lì che ho iniziato e poi sono passata ai fucili> indico le armi accatastate a terra vicino al divano.
<ottimo, visto che di munizioni non ne troveremo per un po' potresti essere la nostra miglior risorsa, sempre se troveremo mai un arco> riflette ad alta voce per poi regalarmi un fantastico sorriso.
<mmm...non credo di essere ancora capace, è da quando sono partita da casa che non ne tocco uno> faccio spallucce, non è una buona idea quella di usare l'arco...è silenzioso, va bene ma dovrei sempre recuperare le frecce scoccate il che diventa abbastanza pericoloso, però muoio dalla voglia di usarlo di nuovo.
Lei annuisce, Diecimila non proferisce parola, fissa le mie mani e poi me corrucciando la fronte.
Senza che me ne sia resa conto sto tremando, nascondo le mani sotto al tavolo e mi copro con il plaid facendo finta di aver freddo.
<vado a prendere una felpa> annuncio alzandomi, vado verso la camera senza dare loro il tempo di dire nulla, entro chiudendomi la porta alle spalle.
Prendo un coltello dal mobile dove la sera prima li avevo riposti e mi lascio cadere a terra sotto alla finestra.
Con le gambe raccolte al petto, le braccia sulle ginocchia e il coltello fra le mani guardo il mio riflesso nella lama affilata.
Possibile che i miei fratelli mi abbiano mentito e che mio padre sia già morto?
No è impossibile, loro non mi mentirebbero mai e mio padre è troppo intelligente per farsi ammazzare.
Infondo erano passati solo 3 giorni, sarebbe potuto benissimo tornare in poche ore senza nemmeno un graffio!
O forse non sarebbe mai più tornato e loro mi avrebbero mentito tenendomi all'oscuro di tutto, facendomi credere che stia bene come io sto facendo con Scott e papà mentendogli su Mary.
Sento la porta aprirsi, chiudersi qualche istante dopo e dei passi, non ho nemmeno bisogno di alzare lo sguardo, so già chi è.
Si siede di fianco a me, restiamo in silenzio, lui aspetta che sia io a parlare ma non lo farò, non sta volta.
Sono stanca di estraniare così facilmente i miei problemi, a loro non frega niente di quello che succede a mia casa e in ogni caso non dovrebbe fregargliene qualcosa.
Minuti interi colmati solo dai nostri respiri, ha di sicuro capito che qualcosa non va ma è abbastanza furbo da non fare domande, o almeno spero che sia così.
Guardo la mia mano inerme sulla gamba, con il palmo rivolto a me, osservo i lineamenti di quella sottile cicatrice che poche volte si era riaperta, solo per quelle poche morti di cui mi sia davvero importato qualcosa.
Senza accorgermene, senza averne un motivo, premo la lama sulla pelle aprendo un taglio in corrispondenza del sottile segno roseo.
Brucia per pochi istanti poi più niente, ne dolore ne fastidio.
Osservo il sangue scivolare dal palmo alle dita e formare piccole gocce rosse che cadono silenziose sul pavimento.
Il coltello mi scivola e finisce anch'esso sul pavimento con un tonfo, i miei occhi guardano assenti il liquido scarlatto che sporca lentamente il legno sotto ai miei piedi.
Mi sento meglio, in qualche modo, a vedere quel sangue.
Le mie mani ora non sono più sporche solo del sangue degli altri ma anche del mio, mi fa sentire un po' meno viva, esattamente come sono loro.
E per quanto possa sembrare strano voglio sentirmi così, non viva e non morta, in un perfetto equilibrio sul nulla.
Un fremito al braccio sinistro sembra voler attirare a se la lama, ormai è il corpo che controlla la mente e per quanto possa essere una cosa stupida credo sia anche giusta.
Riprendo il coltello per il manico continuando a fissare la pelle sulle mie braccia, mi viene strappato di mano, con un veloce gesto lo fa scivolare lontano da me.
<ma che cazzo fai?!> sbotto all'improvviso voltandomi verso di lui.
La serietà nei suoi occhi mi pietrifica, mi rimprovera con lo sguardo, sembra spaventato non da me bensì dal mio gesto e da quello che stavo per fare.
<che cazzo fai tu!> urla afferrandomi per il polso e portandosi la mia mano davanti al viso.
<cosa avevi intenzione di fare?> chiede con tono duro, lo sapeva benissimo ma voleva sentirselo dire da me.
<nulla! Nulla che ti riguardi!>
Fa scorrere un dito sul taglio e senza accorgersene fa pressione causando una fitta e un mio lamento.
<volevi ucciderti?> insiste.
<volevi farlo davvero?> perdo lo sguardo nei suoi occhi senza vederli davvero, fisso semplicemente il nulla.
Non riesco a parlare, mi sento completamente estranea al mio corpo come in una sorta di paralisi.
<Grace guardami!> mi scuote con forza per una spalla, riesco a riprendermi.
<i-io n-non lo so...> è tutto ciò che riesco a dire.
Lo volevo davvero fare? Solo ora mi rendo conto del mio gesto.
Sono terrorizzata da me stessa.
Cosa mi sta succedendo? Cos'è cambiato in me?
Stringe con forza la mia mano sporcandosi del mio sangue ma dal modo in cui lo fa, con quell'insistenza, capisco che non gli importa di quello.
Pensavo non avrebbe fatto altro, più volte mi ha presa per mano in situazioni del genere ma ci siamo sempre limitati ai silenzi.
Sta volta invece mi ha lasciata davvero perplessa.
Si è alzato in piedi insistendo nel non voler lasciarmi, mi alzo anch'io, non capisco cosa voglia fare.
Si avvicina allargando le braccia, penso che mi voglia solo abbracciare, ma già questa non è una cosa da lui.
Mi coglie alla sprovvista quando si abbassa leggermente, mi avvolge i fianchi e mi solleva di peso senza nemmeno uno sforzo.
Per non cadere gli porto le braccia al collo e le gambe intorno ai fianchi.
Che diavolo gli prende? Se io non sono in me nemmeno lui è in se.
<cosa fai?> gli chiedo incerta.
<tutto quel che serve. Non posso perderti, non voglio> sussurra guardandomi negli occhi con una tale intensità che sembra voglia leggermi dentro e farmi confessare tutti i miei segreti.
Perché? Perché io? Perché gliene frega qualcosa di me? A nessuno è mai importato e ora arriva lui, un quasi perfetto sconosciuto che riesce a capire se sto mentendo con un solo sguardo.
Appoggio la testa sulla sua spalla sentendo quel senso di protezione che provavo ogni volta che da piccola mio padre mi prendeva in braccio esattamente nello stesso modo.
Si siede sul letto con me sulle gambe, passa le mani sulla schiena e finalmente torno tranquilla.
Mi separo da lui sentendo già l'imbarazzo tingermi di rosso le guance, mi siedo anch'io sul letto a gambe incrociate e passo le dita nel palmo della mano sinistra.
Diecimila riprende possesso della mia mano, sta volta solo per controllarla. Si alza e va nel salotto, torna pochi secondi dopo con del disinfettante e delle garze.
Sto per dirgli che non serve, che guarirò in un paio di giorni ma lui mi precede, come sempre.
<non fare storie come al solito>
Sbuffo porgendogli la mano, fa passare sul taglio una garza imbevuta in quel liquido cristallino, brucia come Dio solo sa ma non mi lamento, è stata colpa mia infondo.
Fascia la mano con un paio di strati di benda e poi torna a guardarmi.
<allora? Mi dici perché lo hai fatto?> insiste, di nuovo.
<no> rispondo semplicemente.
Alza gli occhi al cielo e sbuffa fingendosi scocciato <devo usare le maniere forti?> chiede
<che intendi?> non so cosa voglia dire per lui 'maniere forti'.
<lo vedrai!> esclama ridendo e buttandosi su di me, mi alza la maglia e porta le mani sulla mia pancia iniziando a farmi il solletico.
D'istinto scoppio a ridere, una risata quasi nervosa, odio il solletico.
<smettila dai!> urlo con le lacrime agli occhi.
<me lo dici?>
<no mai!> cerco di mantenere una nota di serietà che però scompare immediatamente appena ricomincia a solleticarmi i fianchi.
<Diecimila dai!>
Mi giro di schiena, mi alza la maglia anche dietro e rincomincia da capo poi d'improvviso smette.
Mentre riprendo fiato, ancora scossa dalle risate, lui si fa serio.
<questo come te lo sei fatta?> traccia con l'indice il contorno di una vecchia ferita che probabilmente non ha visto la sera prima.
Torno sdraiata sulla schiena e rispondo dopo un'alzata di spalle.
<io e Jason stavamo litigando come al solito, si è aggiunto mio padre e a caso mia sorella, ho fatto per andarmene ma Jason mi ha bloccata, gli ho tirato un pugno e mi sono voltata. In genere lui ha una pessima mira nel lanciare i coltelli, è più bravo con le balestre, beh quella volta mi ha colpita in pieno>
Quel tipo di litigi ci sono sempre stati tra me e i miei fratelli, so che non l'aveva fatto apposta a colpirmi e pure lui era sicuro di sbagliare mira e invece...
<seriamente? Ti ha tirato un coltello?> chiede quasi ridendo.
<già ma non voleva farlo, spero>
<non ci credo, da quando in qua ci si tira i coltelli fra fratelli?>
<a casa mia era la normalità, prima dell'apocalisse volavano piatti e cuscini ma direi che i colteli sono un ottima alternativa>
<mi stupisco che tu sia ancora viva, se fossi stato in Jason avrei mirato meglio> afferma con risoluzione.
<ah grazie, vuoi dire che mi uccideresti?> incrocio le braccia al petto fingendomi offesa.
<mh no, uccidere non credo tranne quando sembri bipolare, in quei momenti si. Ferire gravemente non sarebbe una brutta idea, almeno terresti a freno la lingua> mette un dito sulle mie labbra, scuoto la testa per farlo spostare anche se in fin dei conti era divertente.
<mi spieghi cosa avete tu e Jason che non va? Non capisco questa vostra voglia di spararmi. Vedi che l'ha fatto! Mi ha colpita una volta alla spalla e un'altra volta di striscio alla gamba, è ovvio che poi mi vendico>
<ma risolvere la cosa a parole? C'è sempre bisogno di ferirvi a vicenda?>
<a quanto pare capisce solo quando gli tiro una mazza in testa>
Torna serio.
<ah bene. Ora mi spieghi perché lo hai fatto? Non ti lascerò andare finché non parlerai>
<allora staremo qui tutto il giorno>
Quasi due ore dopo si è arreso, finalmente. Ha resistito più di quanto mi aspettassi, i miei silenzi sono snervanti e ne ho avuto conferma quando se n'è andato sbuffando.
Che cosa gli importasse ancora non l'ho capito ma okay, lasciamo stare, lui è strano e si sa da molto.
Non che io sia così sana mentalmente ma quello è un'altro discorso.
Senza dire niente si è preso il mio coltello, ottimo.
Indosso gli anfibi visto che fino ad ora sono rimasta scalza e vado anch'io nel salotto per vedere come sta Doc.
Li vedo tutti e tre seduti al tavolo, lui non sembra stare un gran che.
<come stai?> gli chiedo sedendomi davanti a lui ma al posto suo risponde Warren quasi contrariata che sia seduto con noi.
<non si sarebbe nemmeno dovuto alzare, se qualcuno ti spara e durante la notte ti dissangui, dimmi chi cazzo si alza e si mette a saltare per la stanza. Pensavo che E.R. avesse avuto una buona influenza sul tuo essere un "medico"> mima l'ultima parola facendolo ridere.
Doc mette le mani avanti e si scusa senza riuscire però a smettere di ridere.
<prometto che dopo starò buono e non mi muoverò finché non partiremo>
<già in merito a questo, stavo pensando di rimandare la partenza a domani> comunica Roberta.
<perché? Non troveremo mai Murphy!> protesto provando a convincerla.
<Doc anche se non lo ammetterà mai deve riposare ancora un po', è debole e ha perso molto sangue. Diecimila fatica a usare il fucile con il braccio ridotto così e noi due non possiamo fare molto da sole, domani all'ora di pranzo ripartiremo ma fino ad allora staremo qui al sicuro> alla fine, come sempre, è stata lei a convincere me.
Annuisco capendo le esigenze.
Passa qualche ora in cui non facciamo altro che ipotesi su dove possa essere finito quel coglio... Murphy ma nessuna è fondata e vaghiamo completamente nel buio.
Warren è andata a perlustrare la zona in caso ci siano altre abitazioni simili a questa mentre Doc si è deciso a farsi aiutare e lo abbiamo messo nella camera da letto dove si è addormentato quasi subito.
Mi siedo per terra con le spalle contro al divano, lui invece siede al tavolo esattamente come prima.
<la smetti di guardarmi così? Dai fastidio> dico senza alzare lo sguardo dalla vecchia rivista che ho trovato.
<come ti starei guardando?>
<come se stessi per uccidere qualcuno> dico con tranquillità.
<non è quello che volevi fare prima?>
Sospirai chiudendo la rivista e lasciandola sul tavolino davanti a me.
<non capiresti> affermo portando le gambe al petto.
<è ovvio se non mi spieghi il perché, non riesco ancora a leggere nella mente, sai?>
<non capiresti in ogni caso, tanto vale risparmiare il fiato>
<sei proprio un idiota, non riesci nemmeno a farti aiutare> so che non intende essere un'offesa però le sue parole hanno un peso, anche se magari non lo faccio notare.
<scusa se nel corso della mia breve vita sono sempre stata io ad aiutare gli altri. Non capisco tutto questo interesse nei miei confronti, anche se morissi non cambierebbe niente>
<di che stai parlando?> domanda confuso.
<se muoio o meno non cambia il fatto che stiamo vivendo la fine del mondo. Garnett rimane morto pure Cassandra per quanto ne sappiamo e tutto il resto già lo sai. Moriremo tutti prima o poi. Muoiono tutti alla fine>
Resta a fissarmi qualche istante poi si alza con un gran fragore e si siede per terra vicino a me.
<quindi? Chi è morto?>
Mi guardo le mani perdendoci lo sguardo e abbasso la testa per non far vedere gli occhi ormai diventati lucidi, un sospiro lascia le mie labbra, rassegnazione.
L'idea di non dirgli nulla è andata a puttane nello stesso istante in cui ha aperto bocca.
<c'è una buona probabilità che mio padre sia morto> dico tutto d'un fiato.
<come?>
<è andato in spedizione da solo con Harry, il mio cane, quasi 3 giorni fa. Sarebbe dovuto tornare in qualche ora e invece...>
<gli altri come stanno?>
<Scott ha paura di perderlo, Jason non è pronto a crescerlo da solo e mi ha chiesto di tornare a casa, il prima possibile>
<quindi tornerai da loro?> il suo sguardo è indecifrabile, vorrei capire se la sua è sorpresa o dispiacere.
<non credo, non ora almeno>
<perché? Hai una casa e la tua famiglia ad aspettarti, perché ti ostini a stare lontana? Non riesco a capirti> confessa posandosi una mano fra i capelli e poi sul collo.
<perché mi sono sentita molto di più a casa stando con voi invece che con la mia vera famiglia, non riuscirei a tornare là e basta. Vorrei vederli ma non ci riesco, è più forte di me>
Passano dei secondi di silenzio in cui ho provato a darmi una spiegazione sul perché io non riesca a tornare da loro ma per la millesima volta ho perso le speranze di capirmi
<sono sicuro che sta bene, tuo padre intendo, sembra troppo intelligente per farsi uccidere>
<l'ho pensato anch'io> sorrido con malinconia.
Quando Roberta è tornata aveva con se uno zaino, per fortuna c'erano delle bottigliette d'acqua al suo interno, stavamo per finire la nostra.
Abbiamo lasciato la radio accesa per tutto il pomeriggio sperando in qualche segno di vita da parte di Cittadino Z e io, nel mio piccolo, speravo di sentire da un momento all'altro la voce di mio padre assicurarmi di star bene.
Ormai si è fatta sera, giusto in questo momento il sole sta tramontando, Doc ha deciso che il divano era più comodo del letto e quindi si è spostato, di nuovo.
Parliamo del più e del meno da un po' mentre Warren risintonizza la radio, dopo aver cambiato ancora una volta stazione sentiamo una voce registrata fin troppo riconoscibile.
<è Cittadino Z> afferma alzando il volume.
<parla Cittadino Z che trasmette su tutte le frequenze. Questa è una trasmissione d'emergenza, ripeto, questa è una trasmissione d'emergenza. È una questione di vita o di morte per il genere umano. C'è un uomo che si aggira tra di voi, è l'unico che sia mai sopravvissuto al morso di uno zombie. Nel suo sangue ci sono gli anticorpi per creare un vaccino, è fondamentale che venga trasportato vivo al laboratorio di Prevenzione e Controllo in California. Il suo nome è Murphy, è stato visto a Fort Collins in Colorado, un metro e 80, capelli scuri e numerosi morsi sul corpo. Potrebbe essere armato e pericoloso. Va tenuto in vita ad ogni costo. Il laboratorio offre una ricompensa a chiunque consegni Murphy vivo che verrà pagata in qualsiasi forma desideriate e sarete anche i primi ad essere curati con il nuovo vaccino. Se ascoltate questa registrazione salvate l'umanità, salvate voi stessi, trovate Murphy> la registrazione si interrompe.
Nel silenzio più totale, prima che qualcuno possa dire qualsiasi cosa, si sentono altre voci arrivare dalla radio.
<chi è? Un bambino?> chiede Warren osservando la radio incerta se rispondere, solo quando il bambino pronuncia il mio nome lo riconosco.
Mi alzo e di poco non faccio cadere la sedia, prendo la radio in mano avvicinandola all'orecchio per essere sicura che sia lui.
<Scott? Stai bene?>
C'è silenzio per pochi secondi poi ritorna la comunicazione, respira velocemente e parla in sussurri.
<Ci sono degli zombie, ho solo una pistola dimmi come usarla> gli trema la voce, è spaventato.
<come sono entrati? Jason dov'è?>
<Grace non è il momento! Come diavolo la uso!? Stanno arrivando!> urla nel panico.
<si scusa, mi serve il nome della pistola. Guarda sul lato sinistro>
<Glock 17...calibro 9 mm> è una pistola facile da usare per fortuna.
<bene, quanti proiettili hai?> cerco di mantenere la calma, mi appoggio alla parete mentre gli altri mi guardano preoccupati.
<9, 10 con quello in canna>
Jason gli sta insegnando bene, anche con i termini ci sa fare.
<bene, togli la sicura. È quella levetta alla base del carrello, vicino a dove guardi quando prendi la mira>
Si sente un rumore metallico e poi uno scatto, l'ha tolta.
<fatto>
<quando avrai davanti uno zombie mira alla testa, se non riesci a colpirlo perché è troppo veloce colpiscilo alle ginocchia così sarà costretto a strisciare. A quel punto usa un coltello o il calcio della pistola e dagli la grazia, hai capito tutto?>
<si, credo mi abbiano sentito>
<stai attento ti prego>
Aspetto interminabili secondi, poi uno sparo, un secondo e un terzo, continua così fino al settimo colpo e infine il silenzio tombale.
Temo per il peggio.
<sono vivo, li ho uccisi tutti!> esulta.
<sei stato grandioso! Ma come sono entrati?>
Casa nostra ha dei grandi cancelli e un piccolo giardino quindi anche se fossero entrati si sarebbero dovuti fermare attirati magari dal rumore delle foglie o cose del genere.
<Jason è andato nella tua vecchia scuola dove si sono nascosti dei suoi vecchi amici, vuole andare a cercare papà entro domani e ha chiesto aiuto a loro. Deve essersi scordato di chiudere i cancelli e sono entrati, io ero in giardino ad allenarmi e non li ho sentiti>
<l'importante è che tu stia bene...quindi non si sa ancora niente per Harry e papà?> sussurro per non farmi sentire dagli altri.
<no ma dirò a Jason di chiamarti sta notte appena torna così ti spiega bene lui cosa farà>
<mh...va bene, controlla che non ci siano altri Z in casa e ricarica la pistola. Per estrarre il caricatore devi premere il bottoncino vicino al grilletto e prendi i proiettili giusti>
<quello me lo ricordo, me l'hai insegnato quando avevo 7 anni> ride mentre lo sento maneggiare con il caricatore.
<direi che è servito>
<dove sei ora? Tornerai a casa presto?>
Non vorrei mentirgli, mi manca terribilmente ma non riesco proprio a tornare in quella città, non ora almeno.
<siamo vicino a un bosco...un giorno tornerò e resterò con voi>
<è una promessa?>
<si è una promessa>
*3 giorni dopo*
Siamo rimasti in tre. Io, Doc e Diecimila.
Quando quella sera, pochi giorni fa, Jason mi ha chiamata nel cuore della notte non potevo credere alle sue parole, ero convinta fosse solo un incubo.
Per quanto ne sappiamo mio padre è morto, probabilmente sbranato dagli zombie.
Poche ore prima di contattarmi avevano trovato Harry davanti a casa ricoperto di sangue e ferito, per fortuna non da uno Z.
Non ero sola quando me l'hanno detto, saranno state circa le due del mattino e di guardia c'era Diecimila, solo lui lo sa.
Quando siamo ripartiti non pensavamo che le cose potessero peggiorare ancora ma come ho già detto più volte, il karma è un bastardo.
Doc non era in grado di continuare allora ci siamo fermati, Warren si è ostinata ad andare avanti per cercare aiuto e noi ci saremmo presi i nostri tempi per continuare.
Siamo andati parecchio a rilento, camminavamo qualche ora e poi facevamo una sosta.
Ora siamo in un vecchio mini market ormai svaligiato da tempo ma che per lo meno è sicuro e facilmente difendibile.
Faccio un giro fra gli scaffali per cercare qualcosa sfuggito dalle mani di saccheggiatori.
Ho trovato delle cose utili...accendini, un paio di bottiglie d'acqua, delle barrette al cioccolato e, per fortuna, dei vestiti puliti.
Vado in quello che dovrebbe essere il magazzino dove sono rimaste solo poche scatole ancora imballate e il resto è solo confusione su confusione.
Mi cambio senza badare a cosa sto mettendo e come, butto in un angolo i vestiti vecchi e passo alle scatole chiuse.
Con l'aiuto di un coltelo le apro, essendo in cartone ci metto pochi secondi, trovo solo effetti personali come foto, album e dischi in vinile. Con una buona probabilità il vecchio proprietario di questo posto stava imballando le proprie cose per scappare ma di sicuro è morto prima di poterlo fare.
Le uniche cose interessanti sono state altro cibo in scatola, un pacchetto di sigarette ancora sigillato e una giacca in pelle.
La metto senza troppi problemi, le scatolette di cibo le infilo nello zaino e le sigarette nella tasca posteriore dei jeans.
Nel spostare gli scatoloni ormai vuoti noto dei teli neri stesi a terra in un angolo, sotto ad essi sporge una cassa di legno.
Sempre con il coltelo riesco a forzare la serratura, mi disfo della carta da imballaggio e scoppio a ridere nel vedere cosa c'è al suo interno.
<è forse uno scherzo?> esclamo passandomi fra le mani l'arma.
Un arco.
Fra tutte le armi che potevo trovare, un'arco.
Sembra che qualcuno più potente di me mi stia prendendo per il culo.
È come se dovessi scegliere fra ciò che ero e ciò che sarò, tutto questo solo attraverso un arco o un fucile.
Prendo la faretra dalla cassa e conto le frecce...20, tutto l' equipaggiamento è nuovo di zecca.
La metto dietro alla schiena, ne estraggo una freccia e la incocco nell'arco.
Tendo la corda fino a sfiorare la guancia, vorrei scoccarla ma farlo qui al chiuso è troppo pericoloso.
Metto la freccia al suo posto e prendo lo zaino da terra.
Vado verso la porta ma mi blocco davanti a uno specchio ormai rotto ma che riflette con distinzione ciò che ha davanti.
Sono abbastanza terrificante vestita così.
Gli anfibi sono rimasti gli stessi, i jeans verdi militare appena trovati, la maglia nera a maniche corte e il giubbotto in pelle mi fanno sembrare una motociclista e per me non è altro che un complimento, io adoro le moto. Se poi aggiungiamo la bandana rossa in fronte, la pistola alla coscia nella propria fondina e l'arco in mano assomiglio più a un sicario.
Solo ora, mentre mi osservo, noto delle ali ricamate sulla giacca, un'altra presa per il culo?
Mi riscuoto dai miei pensieri e raggiungo la porta, prima di richiudermela alle spalle dò un'ultima occhiata al mio fucile al centro della stanza e poi me lo lascio indietro.
Torno nell'altra stanza dove Diecimila sta medicando Doc seduto sul bancone.
Gli lascio le provviste che ho trovato e gli do le spalle andando verso la porta.
<dove vai?>
Non mi volto nemmeno, alzo l'arco per farglielo capire.
Esco e faccio il giro del locale per controllare che non ci siano degli zombie poi con un po' di sforzo riesco a salire sul tetto per guardare oltre.
Aspetto che gli Z arrivino a una breve distanza in modo da non perdere tempo per recuperare le frecce.
Scocco l'ennesima freccia, porto la mano alla faretra ma la trovo vuota, ci sono ancora 3 Z che si stanno avvicinando in fretta.
Salto e atterro in piedi, prendo il coltello dalla cintura e corro verso il primo di loro colpendolo alla tempia, estraggo l'arma sporcandomi le mani di sangue e intercetto il secondo.
Gli metto il braccio al collo impedendogli di mordermi, lo spingo fino a finire a terra, premo con forza con il ginocchio sul suo petto in modo che non si rialzi e lo colpisco in un occhio.
Smette di muoversi ormai privo di vita, ho giusto il tempo di rialzarmi che l'ultimo di loro mi afferra per un braccio avvicinando la bocca alla mia carne, riesco a colpirlo in tempo e il suo corpo cade vicino a quell'altro.
Recupero le frecce senza troppi problemi tranne per il terribile fetore di putrefazione che si espande nell'aria.
Riempio la faretra e mi pulisco le mani con un pezzo di stoffa che ho trovato in tasca, il sole sta iniziando a tramontare e si è alzato un vento gelido che non promette nulla di buono.
Appena entro nel mini market indico le vetrate, Diecimila e Doc si avvicinano e si scambiano uno sguardo d'assenso prima che quest'ultimo affermi <una tempesta, resteremo qui al sicuro finché non sarà finita>
L'idea non mi piace per niente, odio qualsiasi cosa che comprenda dei tuoni o dei fulmini, solo il rumore mi terrorizza ma è sempre meglio che affrontarla là fuori.
Sbarriamo l'unica via d'accesso e ci sediamo uno di fronte all'altro, io mi appoggio a uno scaffale, prendo le frecce e inizio a pulirle in silenzio.
<quindi niente più fucile? Da quando tiri con l'arco?> chiede Doc.
Mi sporco l'indice e il medio con del sangue delle frecce e scrivo un '7' sullo scaffale bianco alle mie spalle per indicare da quanti anni lo pratico.
Prima che possa fare altre domande si vede un lampo poi sento un boato e infine inizia a diluviare.
Potrebbe andare peggio?
Mi concentro sulle mie frecce e provo ad assecondare i rumore inquietanti che arrivano da fuori.
Loro non sembrano per niente preoccupati, anzi, ridono e scherzano come se nulla fosse, ogni tanto cercano di mettermi in mezzo alla conversazione ma senza ottenere molti risultati.
Doc può provarci quanto vuole ma dopo 3 giorni di silenzio di certo non inizierò a parlare ora, non in questo momento mentre la paura si prende lentamente il controllo di me.
Dopo aver messo la faretra piena da parte prendo la pistola dalla fondina, tolgo i proiettili sia dal caricatore che dalla canna e la smonto per pulirla visto che stamattina mi si è inceppata in un brutto momento.
Dopo averla riassemblata pulisco i coltelli, sto cercando di fare di tutto per tenermi impegnata.
Lascio le armi da parte, tanto sono inutili se restiamo segregati qui dentro.
Per la prima volta dopo giorni riprendo in mano la collana di mia sorella, passo fra le mani il ciondolo cercando invano il coraggio di aprirlo.
Lo ripongo nella tasca e mi sdraio sul pavimento gelido dando a Doc e a Diecimila le spalle per non avere la luce delle torce in faccia mentre provo ad addormentarmi.
Dopo minuti che sembrano ore interminabili mi lascio avvolgere dalle tenebre cadendo in un sonno tormentato da incubi.
DIECIMILA POV'S
<credo si sia addormentata> mi fa notare Doc <ora potresti dirmi cosa le sta succedendo?>
Scuoto la testa negando.
<non posso, scusa Doc>
Prova a capire cosa mi stia passando per la testa, può provarci quanto vuole, tanto nemmeno io lo so.
<non puoi perché non lo sai o perché non vuoi?> chiede azzeccando la questione.
<lei non vorrebbe, deve essere lei a dirlo quando sarà pronta>
<sono solo preoccupato per lei, non parla da giorni>
Sospiro frustrato, vorrei dirgli la verità infondo è Doc, è un po' come un padre, però so che lei mi ucciderebbe se venisse a saperlo.
Non avrei dovuto scoprirlo nemmeno io, è successo per puro caso. Stavo di guardia e senza neanche volerlo ho ascoltato la conversazione che ha avuto con Jason.
Ho davvero pensato che potesse fare qualcosa di terribilmente stupido dopo la storia della mano.
Non riesco ancora a spiegarmi perché ho reagito così, è consapevole delle sue scelte per quanto siano impulsive il più delle volte.
Doc si volta verso di me spostando poi lo sguardo su Grace per tornare a guardarmi ancor più preoccupato.
<senti Diecimila, le uniche persone con cui parlava eravate tu, Addy e Cassandra. Non lo ammetterà mai ma ha bisogno di te e tu non ammetterai mai che ti importa di lei. Vuole salvarsi da sola ma sappiamo entrambi che non può farcela, ci ha già provato ed ha fallito. Pensavi che non mi accorgessi di tutte quelle volte che cercava di nascondere le sue preoccupazioni? avrò pure una certa età ma ci vedo benissimo>
Con lei è come barcollare nel buio più totale, non so cosa fare o come comportarmi.
<Doc...come si salva qualcuno che non vuole essere salvato?> gli chiedo sperando che conosca la risposta ma ottengo solo uno sguardo comprensivo.
<è compito tuo scoprirlo, ragazzo. Fai del tuo meglio e aiutala, ne ha davvero bisogno>
Mi da una pacca sulla spalla e fa un sorriso incoraggiante che, sinceramente, dopo un discorso del genere non serve proprio a un cazzo.
<sto io di guardia, riposati. Domani partiamo presto> gli comunico prendendo il fucile.
Non obbietta, si sdraia, spegne la propria torcia e mi da le spalle.
<pensa a quel che ti ho detto> non si aspetta una mia risposta, ormai si è abituato ai miei modi di fare.
Mi appoggio con la schiena a uno scaffale, lo sguardo mi ricade su di lei.
Cosa dovrei fare?
Sono passate ore, sono davvero sull'orlo di addormentarmi e mandare a puttane l'idea di restare sveglio fino all'alba o finché Doc non si svegli ma visto che l'unico rumore che si sente è quello della pioggia direi che per una volta non muore nessuno se faccio un eccezione.
Mi lascio finalmente cadere a terra, punto la torcia prima su Doc che dorme tranquillo da ore e poi su Grace.
Nello stesso momento si gira su un fianco ancora dormiente ma un dettaglio attira la mia attenzione, non ha la collana.
Qualcosa cade sul pavimento provocando un rumore metallico, punto la torcia verso la sua direzione e da vicino alla sua mano noto un luccichio.
Mi avvicino cautamente per non svegliarla, prendo la fonte di quel riflesso...è la collana.
Me la passo fra le mani studiandone la superficie e il disegno in rilievo, proprio mentre sto per lasciarla vicino alle sue armi lei inizia ad agitarsi nel sonno.
Si sveglia urlando, le premo una mano sulla bocca per evitare di svegliare Doc ma lei non la prende bene.
Non capisco come ma sono finito sotto di lei con un coltello puntato alla gola e una mano sulla bocca, nel completo buio non mi ha riconosciuto o almeno spero sia per questo.
Prendo la torcia e la volto verso di noi, appena mi guarda in faccia mi libera dalla sua presa, prende la collana dalla mia mano ed esita un istante, ormai seduta su di me.
Il suo sguardo è assente, come se non vedesse nulla davanti a se.
Si infila il coltello nella cintura, si alza con un'espressione contrariata e torna a sdraiarsi dov'era poco prima dandomi le spalle.
Resto sdraiato mentre cerco di metabolizzare quel che è successo, ma dorme sempre con un coltello in mano?
Mi alzo con l'intento di andare anch'io a dov'ero poco prima ma le parole di Doc mi tornano chiare e vivide alla mente, senza pensarci mi stendo di fianco a lei.
Sussulta quando le metto il braccio intorno alla vita avvicinandomi, sussulta nuovamente nel sentire un boato riempiere il silenzio.
Si sposta contro di me stringendosi nelle spalle, mi alzo su un gomito per incontrare il suo sguardo ma tiene gli occhi serrati stringendo il ciondolo con forza.
<resto finché non passa, va bene?>
Annuisce impercettibilmente, mi accontento del gesto e mi metto più comodo senza diminuire la presa sul suo fianco.
Sul punto di addormentarmi la sento sussurrare.
<grazie>
Ha parlato davvero o l'ho solo sognato?
Ma c'era una cosa che al momento ignoravo. Mai mi sarei aspettato di scoprire che Doc aveva assistito a tutta la scena.
GRACE POV'S
Siamo ripartiti quasi subito questa mattina, stiamo puntato a una stazione per le comunicazioni con le luci accese quindi ci deve per forza essere qualcuno.
La zona è costeggiata da rottami e auto che probabilmente non hanno mai funzionato.
Decidiamo di dividerci per controllare il più in fretta possibile, Diecimila va a sinistra, Doc a destra e io passa fra le auto.
A rompere il silenzio è un urlo, riconosco immediatamente la voce. È Mack.
Individuo la direzione da cui proviene e corro verso di loro.
Vedo Addy che prova ad aiutare il ragazzo che sta per essere morso da uno zombie ma quest'ultimo è troppo veloce e lei rischia di colpire Mack.
Salgo sul tettuccio di un camper per avere una miglior visuale, prendo due frecce, una la tengo fra le labbra mentre l'altra la metto sull'arco.
Tendo la corda fino alla guancia, prendo la mira e scocco la freccia rilasciando il respiro trattenuto, un sibilo spezza l'aria seguito dal silenzio più totale.
La freccia colpisce lo Z alla tempia trapassando la testa, la punta sfiora di poco il viso di Mack senza ferirlo e il corpo cade a terra con un tonfo sordo.
Da dietro due auto spuntano anche Doc e Diecimila, tutti si fermano a guardarmi.
Insieme a loro però si uniscono altri due morti, uno punta ad Addy mentre l'altro a Doc.
Prendo la freccia dalle labbra e colpisco il primo, non perdo tempo a colpire il secondo visto che ci ha già pensato qualcun altro.
<3097> esclama Diecimila raggiungendo Mack ed Addy.
Quando torno con i piedi per terra e vado verso di loro si stanno già scambiando abbracci calorosi che sinceramente mi danno il voltastomaco.
Supero il gruppetto e penso a recuperare le mie frecce, ne rimetto uno nella faretra mentre l'altra la preparo sull'arco in caso di necessità.
Appena si stacca da Doc, Addy si volta verso di me aspettandosi che le vada in contro ma invece le do le spalle e cammino verso la direzione opposta.
Finisco di fare il giro del posto uccidendo senza problemi qualche zombie rimasto.
Decido di tornare a dov'erano prima solo dopo essermi concessa qualche minuto per fumare una delle ultime sigarette del pacchetto.
Metto l'arco sulla schiena insieme alla faretra e cammino tranquillamente fino a intravederli da lontano, con loro c'è una quinta persona che da questa distanza non riesco a vedere in faccia.
Preparo l'arco, in caso sia uno sconosciuto gli darò la grazia senza pensarci due volte.
Quando sono a una decina di metri riconosco la donna che ride insieme a Addy, è Warren.
<Sono felice che stiate tutti bene> le sento dire, si volta sorridendo e viene verso di me.
Mi fermo immediatamente, come c'è arrivata lei qui?
Stringo con forza l'impugnatura e la freccia fra le dita, sarei davvero tentata di andarmene da un'altra parte in questo momento ma non posso, a breve dovremmo ripartire.
Le hanno di sicuro già detto che continuo a non parlare, quando ho smesso di farlo c'era anche lei.
Mi da una semplice carezza sulla guancia sorridendo prima di voltarsi di nuovo verso gli altri.
<andremo in una città di nome Cheyenne non molto lontana da qui. Addy ha sentito con la trasmittente degli spagnoli parlare di Murphy, sono sicuri che si nasconda lì da qualche parte. Ora troviamo un auto fra questi rottami e andiamo a riprenderci ciò che è nostro>
Con un cenno le indico alcune auto che ho visto poco fa e che potrebbero ancora partire con un po' di fortuna.
Torno allerta con l'arco pronto a scoccare una freccia mentre loro pensano a trovare un'auto funzionante.
<pensate come Murphy, dove si potrebbe essere nascosto?> ripete per la centesima volta Doc.
Pensare come Murphy? È l'ultima cosa che farei, preferisco ricevere la grazia all'istante.
<guardate tutta questa gente, sono armati fino ai denti> Addy si riferisce alle decine e decine di auto appostate ad ogni vicolo con uomini e donne di tutte le età armati di chissà quali diavolerie.
Sto facendo finta di dormire da un po' così che non mi mettano in mezzo a conversazioni inutili, ogni tanto sbircio fuori dal finestrino per controllare la situazione che però sembra rimanere sempre la stessa.
Questa mia tecnica del "dormire" funziona anche fin troppo bene visto che iniziano a parlare di me.
La prima a fare domande è Addy.
<da quanti giorni è che non parla?> l'interessata sono di certo io.
<quasi 5> risponde Doc.
<e sapete il motivo?> domanda Mack.
<no, o meglio, io e Warren non ne sappiamo nulla mentre Diecimila non vuole dircelo>
<Doc te l'ho già detto, o ne parla lei o non lo saprà nessun altro, non è una scelta mia>
Lo ringrazio mentalmente anche perché se avesse provato a parlare si sarebbe ritrovato un coltello nella gamba in meno di due secondi.
<comunque ha parlato a Diecimila, ieri sera. Si ragazzo, vi ho visti> sono certa che se potessi guardarlo in faccia lo vedrei fare un sorriso malizioso.
<cosa avete fatto?> domandano all'unisono Warren e Mack.
<Dio ma voi state male> sussurra Diecimila in imbarazzo.
<ve lo spiego io. Mi sono svegliato perché ho sentito Grace urlare e quando ho guardato verso di lei c'era già il ragazzo a prendersene cura allora non mi sono preoccupato. È stato esilarante poi vedere come ti ha atterrato e ti ha puntato quel coltello alla gola! Poi si è calmata, lui le ha detto qualcosa che non ricordo e lei ha risposto con un 'grazie', tutto abbastanza tranquillo insomma> per fortuna ha omesso il resto della storia, è già imbarazzante così senza che tutti sappiano che abbiamo dormito insieme.
Comunque ho la certezza che lui sa tutta la storia per intero, che disagio.
<ha lasciato il fucile> aggiunge Addy.
<già. è piuttosto brava con l'arco, vedrai con i tuoi stessi occhi> afferma di nuovo Doc.
Aspetto qualche minuto finché non sono sicura che abbiano cambiato argomento poi mi metto composta sul sedile e faccio finta di niente osservando i negozi, uno di questi risalta fra gli altri per il suo cartello più che esplicito.
Tocco la spalla di Addy e le indico con il coltello il locale mimando un 'Murphy' con le labbra.
<sei un genio!> esclama dicendo a Mack di fermarsi.
Entriamo nello Strip Club, l'ultimo posto in cui avrei mai immagino di entrare, e subito nel buio più totale risalta la figura di Murphy seduto al bancone con in mano un bicchiere di un qualche strano alcolico.
<ce ne avete messo di tempo>
Solo vederlo lì, vivo e vegeto, con quell'aria da superiore mi fa andare fuori di testa.
<Lurido Bastardo!> urlo avvicinandomi a grandi falcate e sferrandogli un pungo ben assestato in volto.
Barcolla sullo sgabello, lo afferro per il colletto avvicinandomi.
<È un piacere anche per me vederti, Grace>
Sorride compiaciuto.
<vaffanculo!> alzo il braccio pronta a colpirlo di nuovo ma vengo afferrata per il polso e tirata indietro finendo contro alla parete.
Addy e Diecimila mi tengono di forza contro al muro e per quanto ci provi non li smuovo di un passo e alla fine lascio perdere, rassegnandomi.
<per essere la prima cosa che dici da giorni è stata d'effetto, tesoro> scherza Doc prima di guardare in cagnesco Murphy.
Anche Warren si lascia prendere la mano e afferra Murphy per la giacca portandolo alla luce, solo ora noto che il colore della sua pelle è cambiato...sembra quasi blu, no anzi, è blu!
<ci hai quasi fatto ammazzare> sibila a denti stretti.
Gli zombie nella stanza che prima stavano comodamente seduti sparsi per alcuni tavoli ora si stanno agitando ma dopo un veloce gesto dell'uomo tornano calmi.
Adesso è ufficiale, Murphy controlla gli zombie.
<nessuno vi ha detto che il 'scusate' nell'apocalisse non esiste? Dovreste ringraziarmi invece, ho pensato alla missione, a salvare il culo a Murphy> risponde a tono come se dovessimo ringraziarlo davvero.
Questo suo atteggiamento fa rinascere la rabbia di poco prima che speravo si fosse placata ma quando colpisco Diecimila allo stomaco e Addy alla gamba capisco che sto dando i numeri.
Mi libero dalla loro presa e vado verso Murphy intenzionata a fargli chiudere quella cazzo di bocca ma vengo fermata, o meglio, vengo spinta contro un tavolo finendo a terra dolorante.
Porto una mano sul fianco sperando che la fitta lancinante diminuisca il prima possibile, mi volto verso quella figura e sento mancarmi l'aria.
<Cassandra> sussurro rialzandomi, mi tengo al tavolo credendo di avere le allucinazioni.
Le prendo il viso fra le mani e le sposto i capelli dalla guancia scoprendo una profonda cicatrice, un morso.
Il suo sguardo è assente, come se non fosse davvero li.
<che cosa le hai fatto!?> urlo guardando Murphy.
<le ho salvato la vita, tu invece cosa hai fatto?>
Mi lancia uno sguardo di sfida che ignoro tornando a guardare Cassandra.
Appena incontra il mio sguardo si libera delle mie mani e indietreggia quasi ringhiando, va dietro a Murphy squadrando tutti noi uno per uno.
<noto che io, Grace e Diecimila non siamo gli unici ad aver cambiato look, come diavolo è vestita?> Doc fa verso a Cassandra che ha davvero dei vestiti poco adatti a un'apocalisse.
Un completino oro che potrebbe benissimo essere scambiato per della biancheria intima, calze a rete, stivali bianchi e una pelliccia del medesimo colore.
<trovali tu dei vestiti a Cheyenne! Ho fatto del mio meglio>
Warren interrompe il battibecco tra i due tornando più che seria.
<andiamo Murphy, dobbiamo portarti in California>
<già beh...dopo tutto quello che è successo non credo di voler andare in California e salvare l'umanità, non credo che l'umanità debba essere salvata>
<Tu andrai in California> afferma con fermezza, quanto posso adorarla.
<non sai nemmeno se ancora esiste la California!>
A sostenere Warren arriva Doc che come sempre ironizza tutto con una battuta.
<se non vuoi farlo per l'umanità fallo per te stesso, hai bisogno del vaccino più di chiunque altro. Ti sei visto allo specchio? Avrai pure stile ma stai diventando uno zombie, fratello>
<fratello?! Amico forse è meglio essere zombie invece che affamati, impauriti, violenti, vendicativi, umani. Ma Hey! Questa è l'apocalisse! Divertiamoci un po'!>
Costringe tutti noi a sederci davanti a un palco improvvisato, mi siedo sul bancone non prestando attenzione ai trucchetti con gli zombie che sta facendo, non riesco ancora a capire come sia possibile.
Come riesce a controllarli?
E che diavolo ha fatto a Cassandra?
Quando lo Z che era sul palco cade a terra con un tonfo sentiamo un applauso provenire dall'entrata.
Un uomo sulla quarantina, dalla carnagione ambrata e con un giubbotto anti proiettile ci fissa.
<ma che bravo, è uno spettacolo privato o posso unirmi anch'io?>
Afferro l'arco ma non ho nemmeno il tempo di prendere una freccia che l'uomo mi punta una mitragliatrice in faccia.
<no tesoro, le armi restano dove sono>
Passa lo sguardo sugli altri, abbiamo tutti le mani sulle fondine o sulle armi ma non possiamo prenderle o qualcuno farà una brutta fine.
<non costringetemi a sparare, ci sono già abbastanza zombie per le strade> afferma risoluto per poi guardare Murphy.
<tu sei Murphy, ti stanno cercando in molti>
<che novità> sussurra lui con fare annoiato.
Warren riprende in mano la situazione e si mette davanti a me finendo nella traiettoria di quel tizio.
<quest'uomo è nostro prigioniero, verrà con noi in California>
<no ora lui è mio prigioniero e verrà con me così lo potrò vendere al miglior offerente>
Un ghigno soddisfatto si forma sul suo volto, devo dire che l'idea di liberarmi di Murphy è molto più che allettante però cerco di convincermi di stare alla missione.
<sapete qual'è il vostro problema? Parlate di me come se non fossi qui ma sapete cosa vi dico? C'è un piccolo problema in tutti i vostri piani su di me, io non vado da nessuna parte con nessuno!>
Urla qualcosa a Cassandra, lei premendo un tasto accende dei fari e della musica risvegliando gli zombie.
Sentiamo qualcuno correre e una porta sbattere.
È scappato!
Ma ora abbiamo ben altri problemi.
Siamo completamente circondati.
Addy viene attaccata da tre zombie contemporaneamente, per fortuna c'è Mack che la aiuta a liberarsene, Diecimila li colpisce con agilità alla testa con un coltello, Warren fa lo stesso usando la propria daga mentre Doc ha sempre il suo fedele piede di porco.
L'uomo di cui ancora ignoro il nome usa la mitragliatrice che è munita di silenziatore, spara con precisione colpendo anche qualcuno che si avvicina troppo ai membri del mio gruppo.
Io invece ne colpisco due con le frecce, vado dal bancone per riprendermele ma uno Z compare all'improvviso, lo afferro per il colletto spingendolo sul bancone stesso, gli rompo una bottiglia in testa ma questo non basta e prendo un pezzo di vetro conficcandoglielo nell'occhio.
Mi volto in tempo per vedere uno Z venirmi addosso, finisco contro uno sgabello e cado a terra, si butta a peso morto su di me, prova a mordermi il fianco ma gli tiro una ginocchiata e cade tramortito a terra.
Un altro non mi fa nemmeno alzare che si lascia cadere di fianco a lui puntando al mio braccio, non ho nulla con cui difendermi.
Lo tengo lontano mettendogli le mani sulle spalle e provando a spingerlo via ma è troppo pesante, nel frattempo quello che ho tramortito si rialza venendo nuovamente verso di me.
Non posso fare niente, urlo per lo sforzo sentendo le braccia cedere.
Poi uno sparo, lo zombie che strisciava verso di me si accascia con un verso gutturale, un'altro sparo e anche l'altro smette di provare a mordermi.
Lo scaglio sull'altro corpo con forza, l'uomo di prima mi allunga una mano che afferro senza esitare, mi rialzo con enorme fatica e mimo un 'grazie'.
Risponde con un cenno del capo, poi mi da il mio arco caduto poco prima e torniamo fra gli altri.
Scocco una freccia che va a colpire uno zombie di troppo che stava cercando di mordere Doc, Addy e Mack lottano contro altri due, cerco con lo sguardo Diecimila ma non lo riesco a distinguere con tutte queste luci.
Appena lo vedo corro verso di lui, ne ha appena ucciso uno e non si è accorto di quello che lo sta per mordere alle spalle.
Spingo Diecimila che finisce a terra, lo Z inciampa facendomi cadere, riesco a tenerlo lontano solo grazie all'arco che lo blocca alla gola.
Diecimila lo afferra per la maglia togliendomelo di dosso e subito dopo gli da la grazia.
Si china di fianco a me, mi siedo riprendendo fiato ma un ombra alle sue spalle mi fa capire che non è ancora finita.
Metto le mani sulle spalle di Diecimila e lo faccio finire con la schiena a terra, mi alzo sulle ginocchia, prendo una freccia dalla faretra e la scocco colpendolo in fronte.
Mi sento senza forze, mi sporgo in avanti appoggiando le mani sul pavimento respirando a pieni polmoni. Diecimila sotto di me mi guarda preoccupato, porta le mani sul mio viso e incrocio il suo sguardo.
<dobbiamo andare>
Annuisco spostandomi
Doc mentre colpisce l'ultimo Z rimasto trova il tempo di mandarci un'occhiata e un sorrisetto divertito.
Riprendo le frecce mentre controllo la situazione.
Quando sembra che anche l'ultimo morto sia effettivamente morto ne spunta un'altro da dietro il bancone finendo addosso allo sconosciuto, gli cade la propria arma, lo tiene lontano solo con le braccia e di poco non viene morso.
Prima che possano intervenire gli altri ho già scoccato una freccia che finisce nell'occhio dello Z, il tizio lo spinge con forza afferrando la mia freccia ed estraendola dal cadavere.
Si avvicina e me la porge.
<grazie ragazzina> la afferro rimettendola nella faretra.
<ti dovevo un favore> mi volto verso Warren.
<cosa facciamo ora?> le chiedo pulendomi le mani nei pantaloni.
<troviamo quel figlio di puttana e riportiamo lui e il suo culo qui> le sorrido prendendo la pistola dalla fondina.
Adoro vederla incazzata.
Poi si gira verso lo sconosciuto.
<il tuo nome>
<Vasquez, Javier Vasquez> risponde con serietà.
<bene Vasquez, sei dei nostri?> Warren gliel'ha chiesto davvero? Non sappiamo se possiamo fidarci di lui.
<troviamo quel bastardo> afferma Vasquez riprendendosi la mitragliatrice.
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