CAPITOLO 32 ACCERCHIATO (parte seconda)
"Hai pochi istanti per decidere. È sempre stato così da quando era iniziata tutta questa follia.
Pochi istanti, o ti muovi o sei morto!
Mi ero reso conto che più abbassavo la guardia, più mi ritrovavo in situazioni complesse, pericolose e mortali.
Avrei tanto voluto essere uno di quei protagonisti di un film d'azione, dove qualsiasi cosa si facesse, eri sempre un gran figo e te la cavavi con qualche graffio e una cicatrice che ti avrebbe reso ancora più figo. Ma non ero un protagonista di un film d'azione, non ero nemmeno in un film.
Ero solo Colin Ston, un ragazzino che non era riuscito a diplomarsi perché di mezzo si ci era messa l' Apocalisse...
Davanti a me avevo un gruppo di zombie affamato, con i loro corpi mezzi putridi e i loro occhi spiritati.
Alle mie spalle invece c'era un omone di circa 110 chili, con la barba lunga e diversi tatuaggi sulle braccia, ricordava molto uno di quei tipi da motocicletta e strada deserta. Per quanto ne sapevo di quel tizio poteva far parte anche di una banda di criminali.
Mi guardava come se avesse voluto staccarmi la testa con le sue mani e io ero bloccato.
Bloccato tra un fuoco e un incendio..
Voi dove vi sareste buttati?
Gli zombie avanzavano e il tizio dietro di me aveva preso la scrivania reggendola sopra la sua testa con tutta la forza che aveva in corpo. Sembrava ringhiare dalla rabbia.
Guardò un ultima volta ciò che era rimasto dell'uomo che avevo ucciso perché ormai non era più umano.
Poi tutto fu confuso.
Gli zombie iniziarono a muoversi con più velocità e rabbia e io potei solo abbassarmi mentre l'uomo scagliò con forza la scrivania contro gli zombie. Ebbi solo il tempo di spostarmi immediatamente scontrandomi con le gambe di due di loro che cercavano di afferrarmi con le loro mani scheletriche. Intanto l'uomo iniziò ad urlare contro di loro
"MALEDETTI BASTARDI! AVETE UCCISO MIO FRATELLO! È COLPA DI QUESTI MALEDETTI MOSTRI! È TUTTO UNO SCHIFO, È TUTTO FINITO.."
Dopo quello sfogo, l'uomo si accasciò a terra scoppiando in un pianto disperato.
Io intanto mi dibattevo con le gambe tirando calci ai due zombie che erano praticamente sopra di me.
Gli altri erano stati schiacciati dalla scrivania lanciata dall'uomo ma qualcuno di loro si muoveva ancora, faceva versi e rantoli inquietanti.
Vicino a me c'era un ombrello di fortuna, si, di fortuna.. la mazza l'avevo lasciata accanto alla postazione radio, ma il senso di serenità e normalità che mi aveva dato parlare con Drew mi aveva completamente fatto abbassare la guardia e la mazza era diventato un oggetto inutile, in quel momento.
Presi l'ombrello e così iniziai ad infilzarli colpendo la loro unica parte vitale, la testa.
A sorpresa però, anche l'uomo che sembrava avercela con me si era scagliato contro gli stessi zombie, per aiutarmi.
Era una furia.
Penso che il suo era un modo per vendicare il fratello.
Quando finì anche l'ultimo zombie prendendolo a sediate riducendolo in un cumulo di informe poltiglia, si girò verso di me, tendendo la sua mano verso di me.
Ebbi un attimo di incertezza nel prendere la sua mano. Temevo che volesse tendermi un inganno ma accettai alla fine il suo aiuto.
Quello che mi aveva fatto convincere ad accettarlo era stato il suo sguardo, i suoi occhi.
Qualche giorno prima mi ero specchiato per caso in un finestrino di un auto distrutta, vidi quello sguardo nei miei occhi. Un mix di stanchezza, tristezza.. speranza.
Finché c'è vita c'è speranza..
Guardai il mio riflesso, lo rividi nei occhi di quel omone che faceva paura ma solo per ciò che mostrava esteriormente, perché dentro non aveva nulla di quel aspetto minaccioso e opulento, ma solo paura per il domani e la tristezza di aver perduto i propri cari..
Mi tirò su con una semplicità disarmante, quasi come se pesassi quanto un tovagliolo di carta.
Mi guardò poi accennò un sorriso
"Sei stato forte!" Mi disse riferendosi al mio modo di sfuggire agli zombie.
Sorrisi anche io, ma non potevo fare a meno di guardare ciò che era rimasto dello zombie che lui aveva cercato di mettere in sicurezza, sentendomi in colpa. Lui guardò quei resti poi iniziò a parlare
"Sai, mio fratello è sempre stato.. una persona da difendere.
Fin da piccolo non riusciva a difendersi. Ci pensavo io, ho sempre pensato io a lui da quando aveva iniziato a frequentare le scuole...poi il lavoro.. era un inferno per lui.
I colleghi lo escludevano alle cene, agli aperitivi, a qualsiasi cosa che fosse al di fuori dell'ambito di lavoro.
In ufficio la situazione era diversa..
Lo caricavano di responsabilità extra fingendosi amiconi, gli facevano coprire i loro turni e poi, gli hanno attribuito colpe non sue, gli costò il lavoro..
Così è nata questa stazione radio.
Dove lavoravo prima ero riuscita a guadagnare abbastanza per poter realizzare il grande sogno della mia vita, aprire una radio tutta mia, far conoscere la musica vera, e intrattenere gli ascoltatori con curiosità, indovinelli, avevo organizzato anche dei momenti di gioco dove bisognava indovinare la canzone del giorno e il vincitore avrebbe ricevuto la maglietta con il logo della mia radio.
Così, quando mio fratello era stato licenziato, gli ho chiesto di venire a darmi una mano. Il mio socio aveva avuto problemi in famiglia e non poteva più lavorare alla radio..
Era coinciso tutto, sembrava un occasione perfetta per lui.
Solo tre mesi, siamo riusciti a lavorare insieme solo 3 mesi.. poi è finito tutto.
Quel giorno lui era uscito per portarmi le ciambelle.
Quando era tornato.. aveva una gamba ferita.
Gli domandai cosa gli era accaduto. Quando mi raccontò cosa lo avesse ferito pensai che mi stesse mentendo per coprire qualcuno o che non volesse dirmi chi era stato.
Da li a poco iniziò a cambiare aspetto, fu terribile.
Diceva che si sentiva come lacerare da dentro.
Non sapevo come aiutarlo.
Volevo correre all'ospedale più vicino ma in quel preciso istante sentii il notiziario e capii cosa stava accadendo.
Decisi così di tenere mio fratello, nonostante non lo fosse più in realtà.
Mi volevo illudere di poterlo proteggere ancora.
Speravo in una cura. Ci speravo con tutte le mie forze.
Uscivo per procuragli del cibo. Cercavo pezzi di cadaveri lasciati da quei mostri.
Sembra una cosa da folli, ma credevo di poterlo aiutare...
Ora però mi rendo conto che non si può tornare indietro da quelle condizioni.
Non c'è cura, non c'è guarigione.
Avrei dovuto fare da tempo quello che hai fatto tu, ma non ne avevo la forza.
Sotto quel mascherone orribile, io vedevo sempre il mio fratello minore..."
Mi raccontò tutto senza fermarsi.
Io ascoltai, come facevo sempre, senza giudicare, senza commentare.
Era difficile, è difficile trovarsi in una situazione del genere.
Io l'avevo provata vedendo Clarence ed Ester che per me erano l'equivalente di un fratello, so come si sentiva quel uomo.
Poi restammo in silenzio, senza dire nulla finché una voce dalla radio richiamò la nostra attenzione
"Colin? Colin? Va tutto bene lì? Non farmi preoccupare"
Era Drew, forse aveva sentito tutto, tutto il casino di prima.
Andammo verso il microfono, gli risposi
"Drew, sto bene, ho conosciuto il proprietario della radio.."
Guardai l'uomo, poi saluto' anche lui Drew
"Ciao, sono Henk Wenton, piacere. È bello sentire qualcuno ogni tanto.."
Abbiamo ripreso a parlare con Drew.
Henk mi aveva invitato a restare finché avessi voluto rimanere.
Sapevo che non era la mia destinazione finale, ma ero stanco e accettai di restare un altro po' ma il mio viaggio sarebbe proseguito il giorno dopo
Dal diario di Colin Ston
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