CAPITOLO 16 LO SCUOLABUS DEI BAMBINI (parte prima)
"Vagare per giorni senza una meta è qualcosa che non ha senso. Non ha senso per il mondo di prima, ma per il mondo di oggi è la quotidianità ormai.
Mi domando quante persone ci siano ancora in vita. Mi domando quante persone siano nella mia stessa situazione, vagabondi dell'Apocalisse zombie, che hanno perso tutto.
I loro cari, i loro amici, la loro casa...
Tutto svanito.
La stanchezza che ti avvolge, giorno dopo giorno. Non sto parlando di una stanchezza solo fisica ma soprattutto mentale.
Non hai più certezze.
Ti svegli ogni giorno con la consapevolezza che non hai una meta e la tua vita è appesa ad un filo sottile.
Basta una distrazione e sei morto.
Se non hai riflessi pronti sai già che non arriverai a sera di quello stesso giorno.
Sembra un'affermazione pesante ma è la verità.
Molte volte mi è capitato di pensare a quanto peso davo a piccole cose, a cose che reputavo "La fine del mondo" perché mi pesavano come incudini che ero costretto a portarmi a dietro.
La prima volta che ebbi la consapevolezza che Loyd ed Alissa erano ormai una cosa sola mi fece sprofondare il mondo addosso...
Ora mi sembra davvero niente confronto a tutto questo.
Ho cercato di levarli dalla mia mente per parecchio tempo, solo la fine del mondo era riuscito in questo intento.
Quando era successo il tutto, la cosa era molto sentita a scuola e da tutti.
Stavo già vagando da solo in un certo senso allora.
Dopo quella bruttissima avventura al supermercato avevo deciso di starmene nascosto il più lontano possibile da possibili sopravvissuti.
Il rimorso per aver ucciso senza volerlo quel ragazzo aveva pesato molto sul mio già precario umore.
Mi ritrovavo da giorni da solo e avevo ormai pensato che non sapessi più stare con gli altri.
Vedere Ester con Clarence in quella situazione così violenta aveva fatto spezzare qualcosa dentro di me. Erano i miei due migliori amici! Nonostante quello che era successo al ballo per colpa di Ester, nonostante non le avessi rivolto più parola per una settimana, erano parte della mia vita. Vorrei scusarmi con lei per essere stato così immaturo. Ora mi rendo conto che ho perso una settimana di Ester perché ero arrabbiato, per essere così spigoloso e stupido!
Tutta quella storia mi dava ai nervi ma comunque avevo preso la mia decisione, molti mi avevano giudicato, non ci potevano credere, ma avevo deciso di far cadere la cosa. Ancora oggi Loyd non capisce perché l'avevo fatto, la colpa era sua e voleva pagare ma io non ho voluto.
Ora sono grato per quella decisione. Ma per Ester.. avevo rimediato solo in parte.
La settimana persa nessuno ce la potrà più dare indietro.
Ester. Una ragazza gentile, un po' brusca, ma con intenzioni buone.
Tutta questa solitudine mi aveva dato modo di pensare ai miei difetti, ai miei errori e alle cose lasciate.
Vagavo ancora per le strade che erano state date alle fiamme da qualcuno probabilmente per fare un falò con zombie, sperando di ucciderli, o chissà, forse richieste di aiuto, segnali di fumo.
Non ho più visto aerei. Né elicotteri.
Pensavo che l'esercito facesse dei giri di ricognizione per vedere se ci fossero dei sopravvissuti, sarebbe stata una cosa normale, giusta da fare, ma non vidi mai nessun elicottero.
Temevo che anche l'esercito avesse avuto più perdite che superstiti e questo era agghiacciante come pensiero.
Il presidente aveva caldamente raccomandato di raggiungere i vari distretti militari e restare lì.
Onestamente non so perché io non lo abbia fatto e ancora oggi non sono lì, ma da Loyd.
Ho sempre pensato che avrei potuto incontrare i miei genitori. Ci speravo.
Ero molto lontano da casa mia ormai o da casa di Alissa.
Ero in un'altra zona, sempre deserta, sempre tetra, i palazzi decadenti, scuri, con vetri spaccati. In lontananza vedevo del fumo di incendi appiccati che saliva sempre più in alto.
Cielo grigio. Sempre lo stesso.
Aria fredda nonostanre fosse marzo.
L'odore di bruciacchiato mi innondava le narici.
Camminavo proprio al centro di una lunghissima strada, un ragazzo solo con uno zaino rosso sulle spalle, era questa la mia immagine.
Avanzavo guardandomi intorno, mazza alla mano, pronto nel caso dovessi combattere con qualche zombie ma speravo fortemente di avere un po' di tregua da quella routine obbligata.
È lì, che poco più distante davanti a me, vidi qualcosa che mi aveva fatto da una parte sentire bene, ma dall'altra mi aveva spaventato perché non volevo avere più interazioni con nessuno dopo l'ultima volta.
Un uomo piuttosto in là con gli anni si dava un gran da fare per cambiare una ruota di uno scuolabus.
Mi avvicinai, l'uomo sentendo i miei passi un po' incerti, i piedi mi facevano male, balzò subito sull' attenti e mi puntò un fucile all'altezza della testa che però abbassò subito non appena vide che ero solo un ragazzo vivo.
Sorrisi alzando le mani
"Signore sono Colin Ston, vivo, non zombie. Non ho ferite né sintomi. Sono... in fuga, probabilmente come lo è lei..."
L'uomo si avvicina, aveva la fronte sudata, le mani sporche di nero per via della ruota che cercava di sostituire. Mi guardò bene poi mi rivolse parola
"Non vediamo una persona viva da... da il giorno che siamo in fuga.. è un incubo!"
Mi sporsi dietro di lui con lo sguardo per guardare lo scuolabus
"Ha detto 'vediamo'? Chi c'è nello scuolabus?"
L'uomo sospira, rimettendosi sul capo il suo berrettino blu con la visiera. Guarda verso lo scuolabus, poi li vedi anche io, resto spiazzato
"Sto portando questi bambini con la loro maestra in giro da giorni, senza una meta. Il giorno dell'eclissi avevano un'uscita didattica. Sono bambini piccoli, tra i 3 e i 5 anni. È straziante ragazzo mio. Quando la radio aveva dato l'annuncio del nostro presidente era troppo tardi. Abbiamo provato a riportare i bambini dalle loro famiglie ma.... la morte era arrivata prima di noi..."
Mi ricordo che rimasi senza parole. Eravamo rimasti tutti travolti dagli eventi quel giorno. Ma quei bambini probabilmente più di tutti.
Mi ricordo che guardai la ruota. Era completamente a terra
"Ho difficoltà a cambiare questa maledetta ruota.. mi tremano le mani."
Mi disse abbassando lo sguardo. Era visibilmente spaventato così, mi proposi di aiutarlo. Gli domandai da quanto era fermo. Mi disse almeno due ore, forse.
"Troppo!"
Commentai preoccupato. La zona era deserta ora, ma con il passare delle ore e il buio sarebbero arrivati.
Ad un certo punto scese una ragazza dallo scuolabus
"Bambini state qui!" Disse girandosi per poi mostrare la sua figura solo parzialmente perché non scese dallo scuolabus ma voleva vedere la situazione
"Ted come va?" Domandò con una voce preoccupata e sottile.
Io mi girai, rimasi un po' confuso nel vederla.
Non era la solita maestra, ma una giovane maestra. Avrà avuto qualche anno più di me.
Era spaventata. Si teneva stretta tra le braccia come se avesse freddo anche se aveva il cappotto. Teneva i capelli legati da una coda alta e aveva un portamento elegante. Notò che insieme all'uomo dello scuolabus c'ero anche io.
Mi salutò felice di vedermi, probabilmente non vedeva un'altra persona viva oltre a loro da giorni.
Ricambiai il saluto ma subito dopo mi misi all'opera per aiutare l'uomo a cambiare la ruota.
Capivo perché gli tremavano le mani. Cambiare una ruota in un contesto del genere mette un ansia tremenda.
Hai paura a distogliere lo sguardo dall'ambiente circostante ma devi farlo altrimenti non riesci a mettere la ruota.
Ci vollero diversi minuti ma finalmente ero riuscito. Non avevo mai cambiato una ruota in vita mia! Era una bella soddisfazione. Ricordo che mi misi le mani ai fianchi e annuì soddisfatto
"BENE!"
La ragazza scese per ringraziarmi
"Sei stato bravissimo! La provvidenza ti ha mandato da noi!" Disse tenendosi le mani come in una preghiera.
Aveva gli occhi lucidi. Non poteva nasconderlo. Aveva paura del futuro, come tutti noi.
Mi ricordo che non sapevo cosa rispondere, semplicemente sorrisi
"Aiutare in questo momento penso sia fondamentale" Mentre stavo rispondendo una vocina si fece sentire
"MAESTRA, MAESTRA! CI SONO DEI SIGNORI IN LONTANANZA!"
La ragazza si spostò per guardare oltre lo scuolabus, il suo viso assunse un espressione di terrore
"STATE LI! TED! RIPARTIAMO SUBITO!"
L'uomo guardò davanti a sé, erano arrivati!
Non ricordo bene come era successo, ma ricordo che la ragazza mi prese per mano e mi trascinò sullo scuolabus con lei mentre Tod salì pronto a partire...
Dal diario di Colin Ston
Continua
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