Capitolo 36
Levi.
Fuoco.
Fuoco e sangue.
Sono circondato da fuoco e sangue.
Le grida dei tesori si mescolano al rombo degli spari, stordendomi.
Centinaia di corpi si agitano alla pari di formiche impazzite, alla ricerca di un posto dove nascondersi, alla ricerca di una vendetta che pareva irraggiungibile.
È una rivoluzione.
Furlan mi spinge in avanti, spronandomi a correre, ma le mie gambe sono rigide, inchiodate al suolo scivoloso.
Posso ancora sentire il corpo morto di Duncan premere su di me.
Posso sentire i suoi occhi vuoti fissarmi in una velata accusa.
Non posso muovermi.
Questo corpo rigido non mi appartiene più.
<<Levi!>>
La voce di Furlan mi richiama alla realtà, riscuotendomi.
Lo guardo: il viso sudato pare invecchiato e trovo che quell'espressione severa non gli si addica per niente.
Sto per sorriderne ma vengo trafitto da un pensiero insidioso:
Com'è il mio aspetto?
<<Dobbiamo andarcene Levi!>>
Mi costringo a muovermi.
A farmi largo tra quell'inferno di sangue.
Un colpo di fucile mi scoppia pericolosamente vicino alla guancia, ma ne esco illeso.
Solo dopo, seguendo chissà quale flusso di pensieri, mi pare di sentire la voce di Dolcezza urlare di dolore.
Ma prima che possa fare qualsiasi cosa...
<<LEVI!>>
L'esplosione.
La luce mi acceca mentre il colpo d'aria mi sbalza indietro, alla pari di una marionetta, facendomi precipitare in un nulla silenzioso.
Precipito nell'oscurità.
Riapro gli occhi dopo pochi istanti, ma è come fossero trascorse ore.
Un velo mi offusca la vista.
La testa mi gira, come impazzita, mentre nelle orecchie...
Le orecchie.
Non sento niente.
Le immagini sfocate trasmettono paura e dolore ma non riesco a sentire il rumore.
Solo un fischio.
Non pensavo che il silenzio potesse essere tanto orrendo.
Qualcosa mi afferra la spalla, trascinandomi seduto: il viso di Furlan si fa nitido in mezzo al grigiore dei miei occhi.
Lo vedo muovere la bocca, ma non sento ciò che dice.
Il fischio si fa più acuto.
<<...ti...al-....ti...vi!>>
<<Al-...ti!>>
Strizzo gli occhi, assordato da quel silenzio opprimente.
<<ALZATI LEVI, MALEDIZIONE!>>
Mi solleva.
Sono in piedi.
E sono vivo.
Le urla spezzano il silenzio che mi avvolgeva.
Riconosco volti.
Voci.
Sento il pianto di Isabel sovrastare le urla di Armin.
<<Via da qui, forza!>>
Corro.
Spronato da Furlan e da quella voce interiore che continua a sussurrarmi: sei vivo.
<<Erwin!>>
Con la coda dell'occhio registro l'immagine di Hanji che si getta tra le braccia di quel gigante biondo.
E dopo quello che mi sembra un bacio li vedo affiancarci.
Cerco Kev con gli occhi.
Voglio sapere dove si trova.
Se è vivo.
Ma non riesco a scorgerlo da nessuna parte.
Furlan continua a spingermi; mi sprona con la voce, con la mano con cui mi stringe la spalla.
La mia mente confusa si aggrappa a quel contatto con tutte le sue forze.
<<Da questa parte!>>
Non ho idea di quanto tempo ci occorra per raggiungere l'uscita, schiacciati come siamo tra questo sciame di tesori terrorizzati.
Più volte sento la mano di Furlan scivolare via da me, sostituita da colpi sordi e spinte che rischiano di farmi cadere a terra.
Ma, ogni volta, la sento tornare a chiudersi sulla mia spalla scoperta in un muto sostegno.
Poi la vedo.
È una luce debole ma, per i miei occhi stanchi, sembra la cosa più luminosa al mondo.
Poi sopraggiunge l'aria; aria fredda, che entra in gola, nelle narici, nella pelle, pizzicandola con il suo gelido spirito, contrapposto al viscido freddo del fango che mi stuzzica i piedi.
Respiro.
Respiro l'aria pura dell'esterno.
Respiro la libertà.
D'improvviso il mondo non mi sembra più così male.
Ma poi l'oblio torna a sommergermi.
Eren...
***
Il fuoco scoppiettava allegramente, indorando i contorni delle loro macabre figure.
Sui volti segnati dalla stanchezza alleggiava ancora l'orrore della rivolta e del successivo massacro.
Chain, tesori, clienti...molti quella notte avevano perso la vita.
Lo stesso Dolcezza si era spento tra le amorevoli braccia di Isabel, implorandola di raccontargli un'ultima volta la sua favola preferita.
Kev era riuscito a mettersi in salvo, insieme al suo odioso figlio.
E Mikasa era scomparsa nel nulla.
Furlan passò lo sguardo sui pochi superstiti che si erano uniti a loro.
Isabel, ancora distrutta dalla perdita di Dolcezza, Hanji, la compagna di Erwin che non riusciva a staccarsi dall'abbraccio dell'amato, Armin e Marco, che avevano avuto un ruolo chiave nella rivolta, e Levi.
Il biondo attizzó le braci vermiglie, lanciando un'occhiata di traverso verso quest'ultimo: se ne stava raggomitolato dentro un vecchio maglione, troppo grande per lui, che Erwin aveva rimediato chissà dove. Teneva gli occhi bassi e le braccia strette intorno al torso mentre qualche debole tremito lo attraversava di tanto in tanto.
La rabbia allora tornò a far ribollire il sangue di Furlan: per quanto si sforzasse non riusciva a reggere quella vista.
Non con quel senso di colpa che gli erodeva le carni.
Non sono arrivato in tempo... l'ho salvato, ma sono arrivato troppo tardi.
La mano che gli si posò sulla spalla lo distolse di scatto dai suoi cupi pensieri; e quando si voltò, due paia di occhi azzurri gli sorrisero con dolcezza: <<È tutto pronto, Furlan>> sussurrò Erwin con la sua voce profonda.
Furlan accennó un breve sí con il capo, prima di tornare a fissare Levi con un sospiro posato sulle labbra.
<<È proprio necessaria la mia presenza?>>
<<Non si lascia avvicinare da me, lo sai>>
Il giovane serró i pugni, fino a che le nocche non gli divennero bianche, poi rilassó le mani, mandando uno sbuffo.
<<Cerca di capirlo Furlan. È terrorizzato. È stato...>>
<<Non dirlo- Lo bloccó, ancor prima che riuscisse a terminare la frase -Te ne prego Erwin. Non dirlo>>
Erwin annuì piano, comprensivo come sempre, quindi gli accarezzó la schiena, in un incoraggiamento silenzioso.
<<Avanti>>
Furlan si sollevò in piedi e, seguito da Erwin, si accostó a Levi.
Il moro, tuttavia, non sollevò nemmeno la testa, prigioniero del suo limbo personale.
<<Levi>> chiamò, senza riuscire a celare il tremore della sua voce.
Levi fu scosso da un breve sussulto, prima che puntasse gli occhi sui due che lo squadravano in silenzio.
Le sue perle grigie erano offuscate. Velate da un'ombra scura che le faceva somigliare a un cielo burrascoso.
Furlan deglutì a fatica.
<<Levi...devi..>> si morse la lingua. Più che una richiesta il suo sembrava un ordine.
<<Levi, tu ti fidi di me, giusto?>>
Un cenno secco e affermativo fu la risposta che ottenne.
<<Erwin ed io siamo preoccupati per te e... e vorremmo...>> cominció a balbettare.
Maledetta lingua e maledetto nervosismo!
<<Quello che Furlan sta cercando di dirti- intervenne gentile Erwin chinandosi verso Levi, in modo da non farlo sentire a disagio o in una posizione di inferiorità -...è che vorrei visitarti. In questo modo potremmo medicare le tue ferite e assicurarci che tu sia in salute>>
Levi restò in silenzio, valutando attentamente quella proposta. La sua diffidenza era palpabile con un dito.
<<Furlan resterà accanto a te per tutto il tempo. E lo farà anche Isabel se lo vorrai- Erwin abbozzò un sorriso -Che ne dici?>>
Levi mandò uno sbuffo che nascondeva la sua indecisione e, forse, la sua paura.
Quando, dopo un tempo che parve infinito, tornò a sollevare il capo i suoi occhi si incastrarono dentro quelli di Erwin.
<<Come volete>> acconsentì con un sibilo.
***
<<Dischiudi la bocca per favore>> Erwin posò le mani sotto la mandibola di Levi e gli massaggió con delicatezza la gola, cercando arrossamenti o strani gonfiori.
Levi strizzò gli occhi, sussurrando una bestemmia a mezza voce, quando, inavvertitamente, Erwin toccó i lividi violacei che torreggiavano sulla nivea pelle del collo, facendogli sfuggire un gemito di dolore.
<<Perdonami- gli sussurrò Erwin con la sua voce vellutata -non era mia intenzione farti male>>
<<Non...- Furlan si stupì di quanto suonasse arrocchita la voce del moro, quasi fosse stata imprigionata per anni -Non importa>>
Erwin sorrise rassicurante.
Era straordinaria la sua capacità di mettere chiunque a proprio agio.
Persino Furlan, fino a pochi istanti prima nervoso e arrabbiato, si era calmato di colpo.
<<La gola è piuttosto infiammata... ma con un po' di riposo e qualche accorgimento dovrebbe guarire al più presto>>
Levi non fece commenti, ma lasciò lo sguardo fisso sull'uomo, come se aspettasse la parte peggiore.
Il suo istinto non lo deluse.
<<Ora dovrei controllare più... più a fondo... capisci che intendo?- furono, infatti, le parole di Erwin -Temo che Duncan possa averti ferito gravemente durante l'ultimo rapporto >> Levi assentí appena.
<<C'è qualcosa che io possa fare per renderti tutto meno...meno difficile?>> Lo sguardo di Levi si spostò su Furlan.
Vattene, imploravano quegli occhi in tempesta, ti prego, vattene.
<<Fa ciò che devi>> si limitò a dire, quando capì che Furlan non avrebbe mai acconsentito a quella richiesta.
Ci volle tempo.
Le ferite di Levi erano profonde e mal curate e il solo sfiorarle lo faceva esplodere in guaiti sofferenti.
Furlan si costrinse a resistere.
Erwin trattó ogni lesione con cura, applicando decotti lenitivi profumati ed erbe mendicamentose.
In una manciata di giorni, assicurò con un sorriso, sarebbero guarite perfettamente.
Poi fu il turno delle contusioni e dei tagli esterni; <<No>> mormorò Levi, quando Erwin fece per fasciargli la terribile di D che spiccava sulla spalla incavata.
Era la prima opposizione che faceva da quando avevano cominciato.
<<Devo.- tentò Erwin pacato -Il morso non sembra essere mai guarito del tutto...ed è piuttosto profondo. Potrebbe infettarsi e...>>
<<Ho detto no>> ribatté secco il moro, stringendosi nelle spalle.
Pareva tremendamente attaccato a quella linea distorta che spaccava la D perfettamente a metà, quasi fosse a conoscenza del suo segreto significato; per un breve attimo, che duró meno di un battito di ciglia, Furlan fu tentato di domandarglielo.
<<D'accordo>> acconsentì Erwin, suscitando lo sconcerto dei due ragazzi; dopodiché prese a medicare la spalla con un sottile strato di unguento, evitando di fasciarla, come aveva fatto con il resto.
Quando andarono a coricarsi era ormai l'alba.
Furlan era distrutto, in tutta la sua vita non ricordava di essersi mai sentito tanto stanco.
Eppure, nonostante la necessità di riposo, non riusciva ad addormentarsi.
Gli eventi di quella notte lo avevano scosso e seppur la gioia di aver ritrovato l'amico gli scaldasse il cuore non riusciva ad essere completamente felice.
Levi non era più lo stesso.
Lo aveva visto nei suoi occhi, nei suoi gesti.
Si chiese se sarebbe mai riuscito a ritrovare se stesso.
Se sarebbe mai riuscito a tornare sereno.
Un fruscio leggero lo distolse dalle sue preoccupazioni e, quando si voltò, incontrò due dischi color argento intenti a scrutarlo nel profondo: sorrise.
<<Levi>>
Il moro si strinse nel maglione, avvolgendosi nella coperta come un cucciolo smarrito, prima di rispondere:
<<Ti dispiace?>>
Si riferiva sicuramente al fatto di dormire affiancati, come un tempo, come quando erano ragazzi.
<<Non riesci a dormire?>>
Il moro scosse la testa senza che la sua espressione si increspasse.
<<Neanch'io>>
<<È per colpa mia?>>
Era sempre stato difficile capire quale emozione si nascondesse dietro al tono apatico di Levi, ma mai come questa volta Furlan trovò la cosa tanto frustrante.
<<No...non...- ispirò -Non è colpa tua>>
Un piccolo ghigno incurvó le labbra pallide del moro, ma i suoi occhi restarono freddi e distanti.
<<Dovresti riposare ora...>> Il biondo allungò una mano e la passò tra i capelli in disordine del corvino, in una carezza affettuosa.
Levi si irrigidí un poco ma non scacció Furlan, anzi, lasció che fosse lui a interrompere quel contatto.
<<Furlan?>>
<<Si?>>
<<Grazie per essere venuto a cercarmi. Se sono qui ora è solo per merito tuo>>
Furlan soffocó un sorriso triste: <<Non devi ringraziarmi... io...siamo amici. Non ti avrei mai lasciato indietro>>
Levi annuì assente, perso in chissà quali pensieri.
<<Dormi ora>>
Il moro borbottó un "buonanotte" e chiuse gli occhi, tuttavia, prima che anche Furlan cedesse alla stanchezza, lo vide raggomitolarsi, fino a posare il naso sulla cicatrice tagliata dal morso, come se volesse inspirare un profumo ormai scomparso.
Lo sentì sussurrare qualcosa, del tipo: <<Come farai a trovarmi ora?>> ma decise di non prestarci attenzione.
Così come decise di ignorare la solitaria lacrima che attraversó impunità la gota di Levi.
Riponete i forconi.
Ho già iniziato a scrivere il capitolo successivo 😆 perciò sono certa che non vi farò aspettare di nuovo un'eternità.
Questo capitolo è dedicato a @StarCrossedAyu che con i suoi dolci messaggi mi ha spinto a mettere il turbo!!!!
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