Capitolo 31
Il tempo sembrava essersi fermato.
Da quelli che sembravano giorni ormai, Levi se ne stava rinchiuso negli appartamenti privati di Duncan, con nient'altro addosso che la tunica sgualcita, solo, senza notizie di cosa fosse accaduto al suo dolce moccioso.
Il tempo sembrava essersi fermato.
Non gli era concesso di uscire (Chocolat aveva bloccato la porta), tanto meno vedere qualcuno.
Nemmeno Hanji, che fino a quel momento aveva sempre superato le decisioni del padrone per dovere medico, aveva potuto fare qualcosa a riguardo.
La cosa tremenda era che anche lo stesso Duncan lo evitava.
Levi si era aspettato, una volta gettato dentro quella prigione cosparsa di sudici tappeti, di essere continuamente stuprato per i giorni a venire.
Invece, di Duncan o di qualcuno dei suo odiosi tirapiedi, neanche l'ombra.
Quasi si fosse scordato della sua esistenza.
Il tempo sembrava essersi fermato.
Si era così assuefatto a quel silenzio che si sorprese nell'udire il metallico rumore della chiave nella toppa, seguito dall'acuto cigolio della porta che andava ad aprirsi.
Scattò in piedi, fissando lo sguardo metallico sulla figura appena comparsa sulla soglia:
<<Mio Angelo...splendido come sempre>> un radioso sorriso illuminava il viso di Duncan, dando all'intera scena un che di grottesco e vagamente inquietante.
<<Che ne hai fatto di Eren?>> ruggì il moro, digrignando i denti con forza.
<<Dritto al punto eh?- Duncan accennó una smorfia ghignante, mentre allungava le dita per stringere il mento di Levi -Ti manca a tal punto?>>
Il ragazzo rifuggì a quel contatto, scacciando quella mano odiosa; tornó, quindi a posare lo sguardo sul suo aguzzino: <<Dov'è Eren?!>>
<<Se ci tieni tanto...- sbuffò Duncan -Te lo farò vedere>>
Si zittí, giusto il tempo per esplodere in una risata cattiva: <<Ma non ti piacerà, questo posso assicurartelo>>
***
Il puzzo pungente di carne putrida e sudore gli riempiva le narici fino al voltastomaco, mentre la scarsa illuminazione gli rendeva difficile vedere dove mettesse i piedi, rischiando di scivolare ad ogni passo su quella viscida scala tortuosa.
<<Dove stiamo andando?>>
Non conosceva quella parte del palazzo. A dire la verità non sapeva neanche della sua esistenza.
Ma l'odore acre e le grida gli riempivano l'animo con un tetro presentimento.
<<Mi sembrava di avertelo già detto Angel... stiamo andando da Eren... giù nelle Fosse>>
Levi sollevò lo sguardo dai propri piedi e lo fissó sulla schiena di Duncan, ritto, con la vecchia torcia macilenta stretta in pugno, avanti a lui di un paio di passi.
A stento fu capace di trattenersi dallo spingere quello stronzo perché si rompesse l'osso del collo su quegli scalini.
<<Ma forse- riprese Duncan, senza nascondere la cattiveria della sua voce -Tu non sai cosa siano, vero?>>
Gli rispose con un ringhio sommesso.
<<Ti sei mai chiesto che fine fanno i tesori troppo usurati, Angel?>>
<<Credevo diventassero Chain>>
Una risatina, seguita da uno sbuffo, come un maestro che si rassegna di fronte all'evidente ignoranza del suo allievo: <<Quello accade solo ai più forti. Ma che succede a quelli deboli, rovinati o ancora troppo giovani perché valgano qualcosa come Chain?- la luce della torcia illuminò il sorriso distorto di Duncan, facendolo somigliare a una linea sanguinolenta -A quelli come il tuo adorato Eren...>>
Levi contrasse la mascella senza quasi accorgersene: <<Loro finiscono qui. Nelle Fosse>>
Erano giunti alla fine della scala.
Davanti a loro si proiettò il contorno di una robusta porta rossa, graffiata e sporca, oltre cui provenivano strani e inquietanti rumori.
Il cuore di Levi prese a battere come mai prima d'ora.
Eren...che cosa ti stanno facendo?
<<Il tuo smeraldo è lì dentro, Angel... non vuoi andare a salutarlo?>>
Levi ingoió una bestemmia feroce. Una parte di lui temeva che il suo moccioso fosse già stato ucciso, mentre l'altra...
L'altra era terrorizzata all'inverosimile all'idea che gli stessero facendo qualcosa di peggiore della morte.
Deglutì, celando ogni paura dietro a una maschera di freddezza e aprì piano la porta.
Quello che si trovò davanti era cento volte peggiore di ciò che si era immaginato: centinaia di corpi aggrovigliati tra loro, giovani, maschi o femmine che fossero, tutti stretti a uomini sudici e violenti, che li sbattevano, trascinavano lungo il pavimento cosparso di liquami, umiliandoli.
Nei volti smunti e pallidi, nei loro sguardi Levi scorse un vuoto e una rassegnazione tale da mettergli i brividi.
L'aria era soffocante, a tratti irrespirabile, anche a causa del sudore dei corpi mai lavati. Grugniti e deboli grida si sollevavano da quelle piccole bocche disperate; se fino a quel momento il ragazzo aveva creduto che la vita nel palazzo di Duncan fosse un inferno, fu costretto a ricredersi.
<<Ti presento le Fosse, angelo caro... dove chi non può permettersi un servizio decente può divertirsi con gli scarti>> Duncan glielo sibiló nell'orecchio, approfittando dell'occasione per leccargli con finta dolcezza il lobo pallido.
Levi deglutì un paio di volte: <<Dov'è Eren?>>
<<L'ho spostato. Non volevo che lo interrompessi mentre...beh- lo interruppe una risatina -...Mentre lavorava, ecco>>
Gli fece cenno di seguirlo con un movimento del capo; <<Da questa parte>>
Avanzarono nella stanza fra l'indifferenza più totale: nessuno sembrò fare caso a loro, impegnati com'erano in quell'orgia di violenza, eppure, Duncan si tiró addosso Levi, costringendolo a camminargli vicino, temendo forse che la sua bellezza attirasse qualche pericolosa attenzione.
Lasciarono la grande sala alle loro spalle, per infilarsi in un stretto corridoio ancora più angusto, dove un uomo, sulla cinquantina, sporco e accaldato, montava senza alcun ritegno una povera ragazzina.
Per un attimo Levi credette che si trattasse di Petra, la ragazza che aveva conosciuto così tanto tempo prima, ma neanche il tempo di voltarsi, che l'oscurità li aveva già inghiottiti.
Camminarono per un po', con Levi costretto sempre al fianco dell'uomo, incrociando di tanto in tanto qualche coppia in intimità, finché Duncan non lo costrinse a fermarsi di fronte a una robusta porticina di metallo.
<<Prego- sibiló questo, aprendo un poco il battente, perché l'odore nefando di sesso e urina ne uscisse -Lo smeraldo è qui dentro>>
Levi gli gettò una profonda occhiata carica di odio, poi, con la mano che tremava appena, spalancò la porta.
Duncan non aveva mentito.
Eren era davvero là: se ne stava seduto a terra, tra la sporcizia, con le mani intrecciate posate sul grembo.
Le vesti sudice erano ridotte a brandelli e la pelle, solitamente dorata, sembrava ricoperta da uno spesso strato di lordura e sangue.
<<Eren!>> Levi corse da lui, ignorando lo sporco che tanto detestava, per gettarsi sul ragazzo che amava.
Non appena lo strinse a sé avvertì l'intero corpo del ragazzo irrigidirsi, prima che questi lo scacciasse con rabbia; <<Non toccarmi!>> fu l'urlo che accompagnò Levi nella sua caduta.
Il moro spalancò gli occhi sorpreso, prima di incontrare quelle pozze verdi: gli occhi di Eren erano dilatati all'inverosimile ma al loro interno non si scorgerva la benché minima scintilla vitale.
Quelli erano occhi vuoti.
Non certo quelli del suo moccioso.
<<Eren...>>
Levi si mosse in avanti, cercando di tornare da Eren, ma lo vide stringersi in sé stesso, quasi cercasse di scomparire dentro la parete.
<<Non ti avvicinare!>>
Non lo riconosceva.
Era spaventato al punto da non riuscire a riconoscerlo.
Levi conosceva bene quella sensazione.
<<Eren...>> Allungò le mani, piano, per avvolgere con dolcezza i polsi sottili del più piccolo.
Eren scalció e urló, tra le risate di Duncan; Levi, tuttavia, serró la presa, con abbastanza decisione da tenerlo fermo ma sufficiente delicatezza da non spaventarlo troppo.
<<Eren...sono io...>>
<<Lasciami! Lasciami stare!>>
<<Sono io...sono Levi...riesci a vedermi?>>
Eren strizzò le palpebre, mordendosi il labbro tumefatto fino a farlo sanguinare; Levi si impose di non baciarlo, nonostante ogni fibra del suo essere agognasse quelle bocca perfetta.
<<Moccioso...- il moro lo sussurrò con dolcezza, dimezzando la distanza tra loro fino a ritrovarsi a un soffio dal volto di Eren -Sono io...Sono Levi>>
Eren parve quietarsi un poco.
<<Moccioso...>>
Poi lo scorse sbattere le palpebre.
<<Levi?>> pigoló piano, guardingo.
<<Si>>
<<Levi? Sei davvero Levi?>>
Il moro annuì, liberandogli i polsi perché lo toccasse con i polpastrelli tremanti.
<<Levi...>>
<<Sono qui Eren>>
Il piccolo gli gettò le braccia al collo, annaspando con il viso dentro la sua spalla, in cerca del suo odore, del suo calore. Levi lo strinse con forza a sé, sforzandosi di ignorare le ferite cosparse su quel corpo che adorava.
<<Credevo che non ti avrei più rivisto... di essere diventato pazzo... ho pregato così tanto di vederti...>>
<<Adesso sono qui>>
<<Non ho mantenuto la promessa... avevo detto... avrei dovuto proteggerti e... e guarda cosa ho combinato- le parole uscivano in fretta, quasi scomposte -Ho rovinato tutto...>>
Levi gli baciò la fronte cercando di calmarlo.
<<Andrà tutto bene- gli mormorò all'orecchio -Troverò un modo per farti uscire da qui>>
Eren annuì piano, sollevando lo sguardo; subito i suoi occhi si allacciarono in quel argento fuso e, senza che se ne accorgesse, le sue labbra si posarono leggere su quelle di Levi.
<<Io ti amo>> gli soffió contro la bocca.
Levi abbozzó un sorriso mentre sfiorava la gota del più piccolo. Diavolo se gli era mancata quella sensazione!
<<Ti amo anch'io moccioso...>> rispose, baciandolo ancora.
<<Tempo scaduto!>>
Duncan afferrò il braccio di Levi e lo trascinò indietro, a terra, lontano dal moccioso.
Il moro si dibatté con rabbia, scivolando via da quella presa di ferro.
Quindi guardò il volto furente del padrone; <<Liberalo>> ordinò seccamente.
<<Non sei nella posizione per dettare ordini, Angel>>
<<Hai me. Hai trovato il modo per riuscire a piegarmi- Levi poteva sentire Eren gemere piano alle sue spalle -Libera Eren. Farò tutto ciò che vorrai, hai la mia parola. Smetterò di vederlo. Di parlargli>>
<<Levi...no>>
<<Mi concederó a te. A te e a nessun altro. Ma lascia stare Eren... lascialo libero>>
Duncan restò per un lungo momento in silenzio.
Pareva valutare quella proposta mentre faceva correre lo sguardo dal moro ai suoi piedi al ragazzo appena dietro questo.
<<Ti concederai a me...- disse mentre si chinava su Levi -Se lo lascio andare?>>
<<No Levi...>>
Il moro sospirò, ignorando la preghiera di Eren; <<Si>>
<<E dirai che mi ami?>>
<<Si>>
<<E...- la mano cattiva si chiuse gentile contro la gota pallida -E mi bacerai sulla bocca ogni volta che vorrò?>>
Levi dovette imporsi di rimanere fermo: <<Sí... ma libera Eren... lui...lui non c'entra con tutto questo>>
Duncan fece un largo sorriso che andò ad illuminargli gli occhi.
Non smise di sorridere nemmeno quando prese ad accarezzare la guancia di Levi.
<<Angel...mio dolce e romantico angioletto...>>
La mano si spostò sul capo, tra i capelli scuri.
Poi arrivò la spinta.
E la testa di Levi fu sbattuta giù, contro il pavimento e premuta con forza a terra fino a fargli sanguinare la fronte.
<<Povero illuso!>>
Duncan schiacció di più, facendo gemere Levi, quindi lo afferrò per lo scalpo e lo costrinse a rialzarsi senza mai lasciare la presa.
<<Sono davvero stanco della tua insolenza, maledetto ragazzino!>>
Era furente, neanche nei momenti peggiori Levi lo aveva visto arrabbiato a tal punto.
<<Tu mi appartieni Angel! Mettitelo in testa! Tu sei mio. Io decido le regole e tu ubbidisci. Sei un oggetto! Una mia proprietà!- il moro gemette appena, digrignando un poco i denti -Ti comporti come se potessi decidere... anche adesso... se farò quello che vuoi, tu mi darai ciò che voglio... Mi dispiace per te, ma non funziona così!>>
<<Levi!>>
<<Eren resterà a marcire qui dentro finché ne avrò voglia e tu te ne starai buono buono al tuo posto; perché tu ed io non siamo uguali, angioletto.
Tu sei niente. Una nullità. Posso ucciderti o violentarti e nessuno muoverà un dito>>
Gettò un'occhiata verso Eren, prima di proseguire: <<Perché sei solo un povero schiavo. E prima lo capirai meglio sarà per te>>
Lo liberò, lasciandolo crollare in ginocchio, ai suoi piedi.
<<Eren resterà qui. Mentre tu dovrai presentarti davanti alle mie stanze ogni sera per concederti a me. Ribellati o disubbisci e il ragazzino morirà>>
<<Padrone vi prego...>>
Duncan mandò uno sbuffo, squadrando i due con un perverso piacere dipinto sul viso: <<E ora ti conviene dire addio al tuo smeraldo... non credo che lo rivedrai ancora>> furono le sue ultime, crudeli parole.
Quando alla sera Levi fu sbattuto nelle sue stanze, promise a se stesso che avrebbe trovato un modo per liberare Eren.
Ma, soprattutto, giurò che avrebbe ucciso Duncan con le sue stesse mani.
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