Capitolo 26
Levi
Kev assapora il mio corpo lentamente, passando la lingua umida sul petto, tra i solchi degli addominali, fino a raggiungere l'ombelico. Stringo i pugni, mordendomi il labbro per impedirmi di reagire: cerco di pensare ad Eren. Al suo sorriso.
Ai suoi occhi.
Devo pensare a lui.
Sento il primo dito introdursi con forza in me; ingoio un guaito: detesto il modo in cui mi tocca, fingendo una delicatezza che non gli appartiene. Nasconde la bestialità tipica di Duncan dietro alla gentilezza che Eren mi ha fatto conoscere.
Come se volesse cancellarlo.
Come se volesse soppiantare la sua immagine con quella del moccioso.
Pensa ad Eren, m'impongo con rabbia.
Un altro dito. Poi un altro.
Fino a che non diventano tre.
Gemo confuso, con gli occhi appannati dal profumo e dalle lacrime rabbiose che trattengo a malapena.
Sento due mani cattive voltarmi bruscamente la testa da un lato.
<<Apri la bocca- ordina Jean -E guai a te se provi a mordermi>>
Mi spinge con forza il suo membro molle giù nella gola. Sgrano gli occhi, ingoiando un conato.
Jean mi tiene per i capelli, obbligandomi a muovermi.
Kev osserva la scena ghignando appena: <<Dovresti impegnarti un po' di più Angel, sono certo che Eren ti ha insegnato meglio di così>>
Lo fulmino con un'occhiataccia ma obbedisco.
Non posso fare a meno di pensare che, a parte la prima volta, non ho mai fatto un pompino al moccioso. Solitamente è lui a farli a me.
Eren...
<<Concentrati, maledizione!>> abbaia Jean spingendosi maggiormente nella mia bocca.
Ansimo, soffocato dal muscolo di Jean che non accenna ad indurirsi.
Muovo la lingua, piano, attraversando tutta la lunghezza di Jean. Lo sento gemere. Non so dove trovo la forza di proseguire. Le mani di Kev, intanto continuano ad esplorarmi: sento il suo fiato sulla mia coscia, poi sul basso ventre. Infine una tetra risatina:
<<Cosa abbiamo qui?>> preme il pollice sulla v del mio pube, proprio sul punto in cui si staglia un piccolo succhiotto sbiadito.
Eren.
<<Immagino non sia di Duncan, vero?- percorre il mio corpo nudo con gli occhi, soffermandosi sui lividi freschi e i segni dei morsi -Ecco. Questi sono suoi>>
Ed è con quelle parole che lo sento entrare in me con una spinta crudele e decisa.
Inarco la schiena d'istinto strabuzzando gli occhi fino a farli lacrimare.
<<Sei così... stretto>> mormora Kev con voce rotta.
Strizzo le palpebre, scalciando appena.
Basta.
Vi prego basta, implora una vocina nella mia testa.
Basta.
Fa troppo male.
Scaccio la debolezza.
Non posso mostrarmi debole.
Non devo.
<<Ora capisco... perché... Duncan... capisco anche quel moccioso...>>
Ogni spinta è peggio di essere sventrati; sento le mie interiora sanguinare, aprirsi e cedere sotto l'irruenza di questo maiale.
Vorrei gridare, ma ho la bocca ancora impegnata dal membro di Jean che, con un urlo roco, viene direttamente nella mia gola, per poi sfilarsi con un mugolio appagato.
<<Ingoia>> sibila cattivo.
Io trattengo quel seme orrendo sulla lingua, fissandolo con gli occhi ridotti a due fessure sottili.
<<Ingoia puttana!>> ordina con foga, accostando il suo viso al mio.
Il mio sputo, mescolato al suo sperma, gli raggiunge la gota sudata, vicino alla bocca dischiusa.
Rido, beandomi della sua espressione disgustata.
Il pugno mi colpisce allo zigomo, facendomi voltare di scatto la testa: uno schioppo sordo mi invade l'orecchio, mentre nella bocca esplode il sapore metallico del sangue.
<<Basta Jean>>
Apro e chiudo le palpebre un paio di volte; mi sento sollevare e una scarica dolorosa mi attraversa la schiena, facendomi sfuggire un grido.
Mi ritrovo tra le braccia di Kev.
Sorride, passando le dita tra i miei capelli arruffati: <<Non vorrai mica romperlo?>>
Cerca di baciarmi.
Lo capisco da come si allunga improvvisamente verso di me; giro la testa, allungando le braccia per allontanarlo. Le sue labbra viscide si posano sul collo e...
Gemo quando sento i denti conficcarsi nella pelle sottile.
Lui scoppia a ridere: come Duncan, gode nel vedermi cercare di sfuggire al suo amore malato.
Inizia a pompare con più forza.
Sento il sangue colare lungo le mie gambe rigide, giù, fino a terra.
Sto per perdere i sensi.
<<Oh Angel!>> geme Kev, venendo dentro di me.
Il suo seme mi riempie, insieme al sangue.
Finisco a terra, supino.
Con le gambe disordinatamente scomposte.
Senza fiato.
Senza dignità.
Incrocio lo sguardo con Armin che è ha assistito a quella scena umiliante.
È pallido e le spalle gli tremano appena.
Provo quasi pena per lui.
<<Tocca a te, figliolo>>
Jean mi rivolta, spingendosi a terra con forza; con le dita mi circonda il collo, schiacciandomi la fronte sul pavimento umido di sudore e sangue.
<<Immagina che sia la tua bella Mikasa, Jean; si somigliano, no?>>
Digrigno i denti, graffiando debolmente le lastre fredde.
Eren...
Quando entra in me, la luce abbagliante sprigionata dalla porta appena spalancata, mi acceca per un lungo istante.
Poi lo vedo.
***
Eren ebbe bisogno di un istante per leggere la situazione che gli si presentava davanti: Armin seduto a terra, con gli occhi spalancati fissi nel vuoto, Kev, steso a pochi passi dal biondo, con un'espressione vagamente appagata dipinta sul viso e infine Jean, di fronte a lui, intento a cavalcare Levi.
Sbatté le palpebre, incredulo, mentre Isabel, al suo fianco, si lasciava sfuggire un debole gemito.
La rabbia, però, spazzó via lo stupore in un battito di ciglia:
<<Lascialo stare!>> berció, avanzando deciso verso Jean. Fu la presa ferrea di Isi a impedirgli di scagliarsi contro il ragazzo:
<<Isi! Lasci->>
<<No Eren>>
Non possiamo fare nulla. Lesse in quei occhi smeraldini.
Kev era l'amico più caro di Duncan e non era la prima volta che si divertiva con qualche prediletto senza il consenso del padrone.
Ma a parte tenergli il muso per un paio d'ore, Duncan non avrebbe fatto niente a quel viscido verme.
Niente.
Anzi, se lo avessero denunciato, questi, per ripagarli, avrebbe potuto rendere la loro vita un vero inferno.
Se non addirittura convincere Duncan a venderli.
Avevano le mani legate.
Levi gemette, nascondendo il viso dietro il braccio niveo. Eren schioccò la mascella e tornò a fissare Kev.
<<Lasciatelo>> mormorò, seppur più fiocamente.
Kev sogghignó e si accostò al ragazzo disteso sotto al figlio: lo afferrò per i capelli e lo costrinse a levare il capo.
Le perle d'argento si specchiarono in quelle pozze verdi: <<Che succede Angel? Non ti diverti più?- sorrise, lanciando uno sguardo di sfida verso di Eren -Non ti piace che il tuo amico assista?>>
Levi serró le labbra, soffiando fuori una bestemmia appena udibile. Kev scoppiò a ridere e, con una spinta crudele, lo gettò nuovamente a terra.
<<Ora basta Jean- sibiló, pettinandosi i capelli all'indietro -Ci siamo divertiti abbastanza con il nostro angioletto>>
Jean mandò uno sbuffo e si sfilò bruscamente da Levi. Il moro scivolò definitivamente contro il pavimento, ansimando appena.
Gli occhi fiammeggianti di Eren erano ancora fissi sui suoi aguzzini: <<È stato divertente- mormorò Kev aggiustandosi le vesti in disordine -Dovremmo rifarlo uno di questi giorni>>
Affiancó il figlio e si diresse verso la porta <<Lo hai addestrato bene>> ghignò a Eren, lasciando la stanza.
Eren lo guardò sparire, conficcandosi con forza le unghie nei palmi. La rabbia lo scuoteva come un ramo mosso dal vento.
<<Levi>> udì alle sue spalle.
Levi.
Volse lo sguardo verso Isi, china a terra, con il capo del moro stretto tra le braccia. Respirava appena.
<<Dobbiamo portarlo da Hanji>>
Gli disse, mentre due grossi lacrimoni le solcavano il viso arrossato.
Eren annuì ma non si mosse.
Non riusciva a muoversi.
Continuava a guardare Levi. A guardare i suoi vestiti crudelmente strappati. La sua pelle solcata da graffi e succhiotti freschi.
Il gusto del vomito gli stuzzicó la lingua.
<<Eren!>> Cercò di richiamarlo Isabel.
Ma lui non aveva occhi che per Levi.
Levi.
Eren lo vide aprire gli occhi, sbattendoli piano per mettere a fuoco la stanza, per poi posare quei dischi freddi su di lui: sorrise.
Un sorriso triste, quasi colpevole, ma che nascondeva una piccola traccia di sollievo.
Eren non riuscì a ricambiare.
<<Mo...moccioso>> Levi allungò le dita sottili verso di Eren: voleva stringerlo, voleva sentire il suo profumo, il suo amore. Voleva lui.
<<Eren...>> chiamò ancora, con un sussurro.
Eren abbassò il capo e arretró di un passo.
<<Resta con lui Isi. Vado a cercare aiuto>> disse freddo.
Gli occhi di Levi erano ancora fermi su di lui.
<<Eren>>
I loro sguardi si incrociarono ancora e, in quelli del più piccolo, Levi scorse un disprezzo e una rabbia così intensa da ammutolirlo all'istante.
Non cercò di trattenere Eren, quando questi lasciò la sala di corsa.
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