Capitolo 25

<<Dolcezza, hai visto Angel?>>

<<Angel? Era con il padrone>>

<<Il padrone lo ha mandato a prendere del vino e lui è scomparso>>

***

<<Dove stiano andando?>>

Levi lo chiese arricciando il naso in una smorfia infastidita, mentre i suoi occhi si fissavano sul ragazzo che lo precedeva.

Armin camminava a testa bassa, col corpo irrigidito da chissà quale pensiero. <<Al primo piano...c'è una vecchia sala, ormai in disuso. Nessuno verrà a disturbarvi>>

Levi schioccò la lingua, stringendosi le braccia con le mani pallide; ancora non capiva perché Eren non lo aspettasse al loro posto segreto.

<<Angel?>>

Mandò l'ennesimo sbuffo prima di rispondere con un seccato: <<Che c'è?>>

<<Tu cosa provi per Eren?>>

Il moro si irrigidí appena, ma ebbe la prontezza di nasconderlo allo sguardo indagatore del biondino; fece una smorfia e si strinse nelle spalle:
<<È solo un moccioso- bofonchió annoiato -Anche se non mi infastidisce troppo averlo intorno>>

Armin serró la mascella con uno schiocco ma restò in silenzio. Dai suoi occhi color del cielo, tuttavia, trapelava una rabbia muta.

<<È così che lo vedi? Come un ragazzino poco irritante? Niente altro?>>

Levi lo fissó di sottecchi: perché se la stava prendendo tanto?

<<Eren è un ragazzino. Ed è anche irritante. Solo...mi infastidisce meno degli altri. Che altro dovrebbe esserci?>> mormorò sollevando un sopracciglio.

***

<<Non può essere sparito nel nulla...>>

<<L'ho cercato ovunque e lui non c'è! Comincio a preoccuparmi...non è da lui...Non-non sparirebbe così, lui...>>

<<Eren...>>

<<Non c'é nemmeno Kev>>

***

Armin non rispose ma accelerò il passo, costringendo Levi a fare lo stesso per non rimanere indietro. I rumori della sala ormai gli giungevano alle orecchie come echi lontani, vaghi brusii perduti nello sconfinato silenzio del primo piano.

Se non fosse stato per il respiro affrettato del biondo avrebbe potuto pensare di trovarsi immerso in una pozza d'acqua.

<<Parla troppo>> commentò all'improvviso, facendo fermare bruscamente Armin.

Il biondo lo guardò perplesso, balbettando un confuso "eh?".

<<Eren. Parla troppo. Ed è anche appiccicoso. Si immischia continuamente in faccende che non lo riguardano e...- si interruppe, mandando uno sbuffo irritato -Ha la tremenda abitudine di farmi sentire a disagio>>

Il corpo di Armin sussultó scosso da uno spasmo rabbioso; eppure, nemmeno in quel frangente le sue labbra setose lasciarono sfuggire qualcosa oltre un semplice ringhio sommesso.

<<Tuttavia...>>

La testa bionda gli si rizzò e lo sguardo corse a posarsi sul viso di Levi su cui, a poco a poco, stava andando a formarsi un dolce sorriso:

<<Mi piace sentirlo ridere. Quando sorride sembra che tutto si illumini. E i suoi occhi... non ho mai visto niente di più bello- la mano pallida si spostò sul collo, appena al di sotto del collare, alla ricerca del delicato tocco di quelle labbra carnose -Quando mi guarda smetto di sentirmi sporco...>>

<<Lo ami?>>

Quella domanda lo prese alla sprovvista. E anche se il suo viso rimase impassibile, le pupille gli si ridussero a due minuscoli puntini, persi nella tempesta argentea dei suoi occhi.

Lo amava?
Non lo sapeva.

Non riusciva mai a ragionare lucidamente quando si trattava di Eren. Aveva detto la verità sul fatto che gli piaceva vederlo sorridere o che non gli dispiacesse poi tanto averlo intorno, ma amarlo...

Ti amo.

Le gote gli si riempiono di rossore, ripensando a quella confessione così genuina.
Il suo cuore si era come fermato, colmo com'era dalla gioia da poterne scoppiare da un momento all'altro.

Si era sentito felice come mai prima d'ora. Felice di essere stretto da qualcuno. Felice di addormentarsi sentendo il calore di Eren contro la propria pelle.
Felice di svegliarsi e incrociare quelle pozze verdi prima di ogni altra cosa.
Dopotutto, ogni volta che chiudeva gli occhi era il volto del moccioso ciò che per magia gli appariva davanti.

Era amore quello?

Abbassò il capo, confuso.

<<Tengo ad Eren più di ogni altra cosa>> mormorò cauto.

<<E...gli faresti...gli faresti mai del male?>>

Levi tornò a guardare Armin dritto nel viso improvvisamente pallido; scosse il capo.

<<No>>

Armin lo fissó in silenzio, analizzando ogni centimetro del volto perfetto di Levi in cerca di un segnale che smascherasse le sue bugie.
Ma non vi era niente in lui se non la semplice verità.

<<Io...io non-non credevo che...>>

<<Basta chiacchiere- lo zittí a quel punto Levi, riappropriandosi del suo solito atteggiamento freddo e distaccato -Non ho molto tempo>>

Superò Armin e indicò la porta che si trovava a pochi passi da dove si erano interrotti, rivolgendo al biondino un'occhiata distratta;

<<È quella?>>

Armin annuì lentamente, deglutendo con fatica.
Levi ignoró il suo comportamento e aprì la porta.

La stanza si presentava in penombra, rischiarata da una debole luce che il moro non riuscì ad identificare. Entrò con cautela, muovendosi circospetto.

L'aria era insolitamente pesante, pregna di un odore sconosciuto, penetrante, quasi dolciastro.
Si sfregò gli occhi irritati e avanzò di un altro passo:

<<Eren?>> chiamò.

Un debole eco rispose al suo richiamo.

<<Eren? Sei qui?>>

Tutto il suo corpo fremeva allarmato. C'era qualcosa di enormemente sbagliato.

<<Eren?>>

La porta sbatté, chiudendosi con un colpo secco.
Levi si voltò di scatto e incroció lo sguardo rattristato di Armin:
<<Che combini bamboccio?!>>

Le parole, però gli uscirono senza il solito fastidio, ingarbugliate nella lingua impastata.
La testa gli si era appesantita, così come il resto del corpo. Ogni movimento era peggio di trasportare un grosso macigno.

<<Io...io...- Armin si torturó le mani, a disagio -Io non avrei voluto...non sapevo che tu...>>

Levi faticava a capire le parole, si attorcigliavano nella sua mente prive del loro significato.

<<Che stai...Armin...>> crollò in ginocchio, ansimando a fatica.
Tremava da capo a piedi e l'intero corpo era coperto da uno spesso strato di sudore.

<<Armin...>>
Levi sollevò la testa, ma non riuscì a mettere a fuoco il biondo che aveva di fronte.
La stanza gli vorticava intorno senza sosta.

<<Angel mi dispiace...>> furono le parole che gli giunsero all'orecchio.

***

<<L'hai trovato?>>

<<No. Neanche Isi sa dove possa essere finito>>

<<Dolcezza... ho paura>>

***

<<Angel...finalmente>> una scarica attraversò la spina dorsale del moro, facendolo sussultare.

Voltò la testa, quasi fosse stato morso da un serpente e puntò lo sguardo sulle tre figure che lo avevano appena circondato: deglutì incapace di respirare correttamente.

<<Tu...>>

Kev sorrise diabolico, guardando il ragazzo ai suoi piedi come fosse un dolce a lungo promesso. Fece un segno col capo al suo Chain personale e questi, senza troppa premura, rimise in piedi Levi.

<<Ci dispiace...ma credo che il tuo piccolo amico non potrà raggiungerci stasera>>

Il moro lanciò un'occhiata sprezzante prima a Kev e poi ad Armin, tremante dietro di lui; <<Mi hai ingannato>> ringhió fuori di sé.

<<Io...io credevo...Mikasa aveva detto che tu...>>

Mikasa?

La mano di Kev gli sfiorò la schiena, nel punto in cui sapeva trovarsi il tatuaggio celato dalla stoffa sottile del kimono. <<Su su...non arrabbiarti... era l'unico modo...>>

Levi scacció la mano lasciva e arretró di un paio di passi senza staccare gli occhi da quella serpe e dalla sua progenie. Jean ricambió lo sguardo in silenzio.

<<Non provare a toccarmi verme!>>

Kev scoppiò in una risata allegra:

<<Altrimenti?>>

<<Sono il preferito di Duncan- era la prima volta che usava la sua terribile condizione come vantaggio -E non sarà felice di scoprire che hai tentato di rubare qualcosa di suo>>

Eppure quella minaccia non parve scatenare l'effetto sperato sull'uomo che, anzi, rise di gusto:

<<E come pensi la prenderà quando verrà a sapere che il suo adorato Angel, durante la sua assenza, ha aperto le cosce, come una puttana qualsiasi, a un comune ragazzino troppo usurato per valere qualcosa come tesoro?>>

Il viso di Levi si fece cianotico, quando il fiato caldo di Kev gli stuzzicó l'orecchio: <<Eren ha degli occhi irresistibili, vero?>>

Levi gemette.
Di rabbia.
E senza neanche accorgersene, colpì Kev con tutte le sue forze, atterrandolo con un calcio ben piazzato all'addome.
Lo guardò cadere e prima che il Chain potesse reagire, saltò alla sua gola, graffiandolo alla pari di un animale per farlo sprofondare accanto al suo signore.

<<Prendilo Jean!>>

Levi si lanciò verso la porta, scartando un Armin sconvolto. Tese le dita verso la maniglia e...

Le gambe cedettero.

Ruzzoló sul pavimento, sbattendo con forza la fronte sul legno duro.
Ingoió una bestemmia feroce ma, quando fece per rialzarsi, si trovò a cadere di nuovo, senza energie.

Che mi succede?

<<A quanto pare l'effetto dell'afrodisiaco comincia a funzionare>>

Levi si strinse le ginocchia al petto, maledicendo la propria debolezza.
Digrignó i denti fulminando Kev e figlio con le iridi color tempesta.

<<Sembra proprio fuori di sé, non trovi Jean?>>

<<Presto sarà più che ben disposto>> fu il fugace commento del ragazzo biondo.

<<Lurido figlio di...>>

<<Oh che modi!>> Kev sogghignó ancora e si accucció accanto a Levi; allungò le dita, per sfiorargli la gota sudata, ma il moro scattò verso la mano bruna, cercando di addentarla.
Mancò il bersaglio e crollò nuovamente al suolo.

<<Adoro il tuo caratteraccio- fu il commento divertito dell'uomo -Ma ti conviene tenerlo a bada>>

<<Altrimenti?>> riuscì a chiedere, tra un ansito e l'altro.

<<Altrimenti sarà quel ragazzino a cui tieni tanto a pagarne le conseguenze>>

Levi sgranó gli occhi, a corto di parole.

<<E tu non vuoi che succeda qualcosa a quel dolce, dolcissimo smeraldo, vero?>>

Kev non tentò nemmeno di dissimulare il divertimento dal proprio tono di voce, anzi, lasció che le labbra si increspassero nell'ennesimo sorriso.

<<Non oserai!>> berció il moro, tremante di rabbia.

<<Dipende...- la voce di Kev si ridusse a un suadente bisbiglio -Se sarai buono e non opporrai resistenza potremmo decidere di mantenere il segreto... e al piccolo Eren non accadrà niente. La scelta spetta te, Angel>>

Levi ingoió a vuoto un paio di volte.

L'ultima cosa che voleva era essere stuprato un'altra volta, per di più da quel verme di Kev! Ma, d'altro canto, non poteva permettere che facessero del male al moccioso, al suo moccioso.

Spinse quel poco di orgoglio rimastogli giù, in fondo, nella parte più tetra della sua anima a pezzi e...

Acconsentì.

<<Lei era sicura che avresti accettato>> mormorò Jean sprezzante e il padre annuì concorde: poi le sue dita si strinsero sul magnifico kimono di Levi e, con una furia bestiale, ne strapparono la stoffa sottile, rivelando la candida pelle celata al di sotto.

Levi voltò il capo, sfuggendo a quella nuova umiliazione.

Le pupille vuote incrociarono per un istante quelle di Armin, congelato dove lo aveva spinto. Lo mise a fuoco a fatica, ormai schiavo di quel profumo malefico ma, come le poche energie riuscì a leggere sulle labbra rosee del biondo un disperato "mi dispiace".

Serró le palpebre, più rabbioso che mai.

Poi udì la voce di Kev: <<Ora ci divertiamo angioletto>>

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