Capitolo 24
I tesori si erano tutti riuniti nel salone principale, insieme ai Chain, per "festeggiare" il ritorno del loro padrone.
Eren, schierato al fianco di Isabel e Dolcezza, scandaglió con lo sguardo i compagni, in cerca di Levi.
Il moro se ne stava in prima fila, da solo, con le braccia conserte e il solito cipiglio severo dipinto sul viso; indossava un kimono scuro, con dei delicati ricami a forma di fiore porpora e oro, stretto alla vita sottile con un nastro rosso, in tinta con le decorazioni.
I capelli ribelli gli erano stati pettinati all'indietro, in modo da mettere in mostra i suoi occhi d'argento.
Diavolo se è bello...
Fu il fugace pensiero che stuzzicó la mente di Eren.
Poi la sua attenzione si spostò sul padrone, appena giunto nella stanza: il largo sorriso, i vestiti eleganti e le continue occhiate che gettava al suo compagno Kev, appena un passo dietro di lui, furono sufficienti per capire che gli affari dovevano essergli andati piuttosto bene.
Lo guardò ignorare gli inchini dei vari Chain e dirigersi deciso verso Levi:
<<Mio angelo!- esultò allargando le braccia -Finalmente...di nuovo tra le mie mani>>
Lo strinse a sé, posandogli l'indice e il pollice sotto il mento per costringerlo a sollevare la testa: <<Sei splendido come ricordavo>> Duncan si chinò su di lui per baciarlo sulle labbra, ma Levi si scansó, digrignando i denti.
Duncan rise, divertito da quell'ennesima ribellione: <<Meraviglioso...>>
Eren serró le mani a pugno, trattenendo a stento la rabbia: aveva promesso a se stesso che si sarebbe trattenuto.
Che non avrebbe mostrato i sentimenti che provava per Levi per proteggere entrambi.
Ma la verità era che la gelosia lo stava logorando.
Detestava vedere le sudice mani di Duncan esplorare il corpo perfetto di Levi.
Detestava vederlo stringere il moro come se gli appartenesse.
E, più di tutto, detestava non potere fare nulla per impedirglielo.
<<Ehi Eren- Il ragazzo sussultó, prima di incontrare lo sguardo di Dolcezza -Cerca di stare calmo, Kev e faccia da cavallo Jean ti stanno guardando>>
Ed era vero.
Mentre Duncan pareva non avere occhi che per Levi e i nuovi tesori appena acquistati che sfilavano in silenzio davanti a lui, Kev e suo figlio tenevano lo sguardo fisso su Eren, mentre ghigni sinistri si aprivano sui loro volti.
Il ragazzo deglutì e si impose di mantenere la calma.
L'ultima cosa che gli serviva era che Kev o il suo detestabile figlio scoprissero che cosa lo legava al preferito di Duncan.
Chinò il capo, proibendosi di guardare ancora Levi.
La sollevò solo quando Duncan diede a tutti i tesori il permesso di congedarsi, ordinando loro di prepararsi per la festa in suo onore di quella sera.
Il ragazzo cercò di non farsi trascinare dalla massa, alzandosi in punta di piedi in cerca di Levi.
Lo vide allontanarsi stretto nelle spire di Duncan, seguito a ruota da un raggiante Kev e un più docile Jean.
Per un attimo gli parve di scorgere Mikasa avvicinarsi guardinga proprio a Kev, per sussurrargli qualcosa all'orecchio, ma, in un battito di ciglia, di lei non vi era più traccia.
Scosse il capo, scacciando quel pensiero: doveva aver visto male. Dopotutto Mikasa non aveva niente da spartire con un ceffo del genere e, a meno che non fosse obbligata, non gli si sarebbe mai avvicinata di sua spontanea volontà.
Di questo era certo.
Ma allora perché quel peso sul petto, che gli serrava lo stomaco e i polmoni, gli faceva presagire altro?
***
La festa, ormai, andava avanti da ore.
I profumi e gli odori si erano ormai mescolati insieme, rendendo il tutto pregno di un aroma troppo intenso.
Il trucco dei tesori colava sui loro visi, sbavato da baci fugaci o dal semplice sudore.
La musica assordante, si era attutita fino a scomparire del tutto.
E con lo scorrere del tempo era sempre più difficile per Levi non cercare tra la folla quegli occhi smeraldini che gli avevano rubato il cuore.
La mano di Duncan gli sfiorò la coscia, distraendolo dai suoi pensieri;
<<Angel...- il suo fiato pregno di alcool e la sua epressione beata tradivano la sua ubriachezza -Perché non vai a prendere qualcosa da bere? Solo per noi due... da gustare...gustare in privato>>
Sorrise con malizia, districando le parole a fatica dalla lingua impastata.
Levi lo allontanò con disgusto.
<<Non fare il prezioso- la mano crudele gli serró il polso, graffiandogli la pelle -Pensi che mi sia bastata l'antipasto di questa mattina?>>
Il ragazzo impallidí: lo aveva preso tre volte. Con ferocia, come se fosse un animale e Levi la povera preda.
Si era impedito di urlare, mordendosi il labbro con tanta foga da farne uscire il sangue.
Aveva pensato ad Eren tutto il tempo. Sostituendo quelle mani arroganti e cattive con il tocco delicato e amorevole di quelle del ragazzo.
Si sfiorò il labbro tumefatto, celando l'espressione cupa dietro un ciuffo corvino.
Duncan sorrise, sfiorandogli i lividi freschi con la punta del naso; <<Avanti angioletto>>
Si sollevò in piedi, come un automa, fuggendo a quelle carezze e a quel nomignolo ripugnante.
Si concesse solo un istante per scandagliare la sala con gli occhi, ma non vide né Eren né quell'odioso di Kev. Sembravano spariti. Così come quel odioso dal muso lungo.
Si diresse verso le cucine, ignorando il brivido freddo che gli attraversava la schiena in un cattivo auspicio.
Trovò la stanza vuota e la sua mente non poté non tornare a rivivere i momenti vissuti appena il giorno prima, quando aveva fatto l'amore con il suo moccioso proprio lì, sul pavimento gelido e quando lui...
Arrossì ripensando a quel bacio.
Non aveva mai baciato nessuno prima di Eren.
Nessuno a cui tenesse davvero.
Represse un piccolo sorriso e si affrettò a raggiungere la dispensa; fu il suono improvviso di una voce a fermarlo: <<Angel?>>
Era il ragazzino biondo, quel marmocchio sensualmente osceno che piaceva tanto ai clienti e a quel bastardo di Kev.
Indossava un semplice paio di slip rossi e un paio di provacanti calze nere. La pelle candida, trattata con unguenti e oli preziosi, pareva risplendere di luce propria.
Levi gli lanciò un'occhiataccia, incrociando le braccia sul petto.
<<Armin, giusto?>> borbottó acido.
Il biondo annuì, guardandosi intorno allarmato: pareva spaventato, o meglio, nervoso.
<<Che cosa vuoi?>>
<<Mi manda Eren>> scandí piano Armin, accostandosi un poco a Levi.
<<Eren?- il moro sollevò un sopracciglio, perplesso -Perché mandare te?>>
C'era qualcosa di strano.
Eren gli aveva confidato di non essere più in buoni rapporti con Armin da anni. Perché affidarsi a lui?
<<È un urgente>>
<<Non hai risposto>>
Levi schioccò la lingua, sempre più agitato.
La sua espressione tuttavia, davanti a un occhio inesperto, appariva glaciale e indifferente, come sempre.
<<Kev- sbuffò fuori Armin -Sospetta qualcosa. Io ed Eren non ci parliamo da secoli. Perciò ha pensato...>>
<<...che non avrebbe mai sospettato di te>> Sorrise, stupito dalla insolita scaltrezza del moccioso.
<<Duncan mi aspetta. Non...>>
<<È ubriaco. Probabilmente si è già addormentato. Non temere, faremo in fretta>>
Levi si prese un minuto per pensarci: tutto il suo corpo gli urlava di non andare. C'era qualcosa di sbagliato in tutta quella faccenda, ma non riusciva a capire cosa.
Non doveva.
Ma il desiderio di sentirsi stringere dal suo adorato moccioso era troppo forte, persino per uno freddo come lui.
Non gli permetterò di farti del male.
Eren glielo aveva promesso, no?
<<Fai strada>>
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