Capitolo 18
<<Spero che tu sappia cosa stai facendo>> Dolcezza lo chiese senza interrompere il suo lavoro, cogliendo Eren completamente alla sprovvista.
Le gote del ragazzo, così come il resto del viso, si fecero improvvisamente rosse.
<<Non so a cosa ti ti riferisca...>> balbettó in risposta, rivolgendo all'altro un sorriso di circostanza, ma l'ermafrodita, invece che ricambiare, gli afferrò la guancia con le dita, per strizzarla con forza.
Il ragazzo gemette, sfuggendo a fatica da quella presa d'acciaio.
<<Non sono stupida, ragazzino- sibiló Dolcezza, premendo con forza l'indice contro il petto di Eren -Non eri nella tua stanza questa mattina. Lo so, perché Mikasa ha quasi dato di matto...>> Sorrise con malizia, mentre Eren sprofondava in uno stato di maggiore imbarazzo.
<<Sei stranamente euforico e piuttosto distratto. Forse anche più del solito>> con la testa alluse al mocio che il giovane stringeva tra le dita e che, da più di un'ora, era impegnato a passare sempre nello stesso punto, tanto era perso nei suoi pensieri.
<<E se ciò non bastasse...- Dolcezza si fece più vicino, accostando il viso all'orecchio vermiglio di Eren -C'è qualcuno che non riesce a toglierti gli occhi di dosso>>
Eren sussultó.
E lentamente, seguendo lo sguardo di Dolcezza, si voltò verso il refettorio, dove incroció quelle sfere d'argento a cui aveva pensato tutta la mattina.
Levi era accanto a Isabel, al centro della sala, occupato a pulire i tavoli dal resto del pranzo.
Indossava la solita camicia troppo grande e un paio di brache candide che gli stringevano dolcemente le gambe, mettendole in risalto. Sul viso, a celargli i lineamenti, portava un fazzoletto candido, identico, in tutto e per tutto, a quello che gli tratteneva i capelli.
Levi si irrigidí quando lo sguardo di Eren si posò nel suo e, in tutta fretta, si adoperò per dargli le spalle.
Nello scorgere quella inaspettata reazione, a Dolcezza sfuggì una risatina: <<Dunque avevo ragione>>
E ad Eren si fermò il cuore.
<<Non...Non-non è co-come sembra!>> balbettó, in preda all'ansia.
<<Risparmiami le bugie, tesoro. Non sono nata ieri>>
Eren si guardò intorno guardingo, troppo spaventato per sostenere lo sguardo severo del tesoro che gli stava di fronte; mandò un sospiro, ormai alle strette.
Levi mi ucciderà...
<<Dolcezza io...>>
La mano gentile dell'ermafrodito si posò sulle labbra tremanti di Eren, zittendolo;
<<Non voglio saperne nulla- disse secco -Ma il vostro è un gioco pericoloso. Siete schiavi. Oggetti. E lui è addirittura il preferito del padrone>> Fece una pausa, abbastanza lunga da lasciare al ragazzo il tempo di assimilare il concetto <<Spero che vi rendite conto del pericolo che correte>>
Il ragazzo cercò di sorridere, con scarso successo: un vago tremore gli aveva invaso le carni;
<<So cosa mi aspetta. So cosa ci aspetta in caso fossimo scoperti. Saremo prudenti>>
Dolcezza annuì, rivolgendo un'ultima occhiata a Levi, tornato a cercare Eren con lo sguardo.
L'ermafrodita trovò la faccenda alquanto dolce.
<<Manterró il segreto. Ma cerca di tenere un basso profilo. Niente sciocchezze>> si raccomandò ancora.
<<Lo farò. Sei un'amica preziosa Dolcezza>>
L'ermafrodita lasciò increspare le labbra in un sorriso birichino, prima di allontanarsi con la sua tipica camminata dondolante; <<Lo so, tesoro. Ora va ad occuparti dei piatti, non vorrai startene lì tutto il giorno, vero?>>
Il ragazzo scattò sull'attenti e, dopo aver lasciato mocio e secchio al loro posto nel piccolo sgabuzzino che spiccava nella cucina vuota, si affrettò a raggiungere il lavabo colmo di piatti, bicchieri e centinaia di pentole sporche e incrostate.
Si mise al lavoro, sperando di finire il tutto in tempo per la cena e, di conseguenza, l'arrivo dei clienti.
<<Ti serve una mano?>>
Non fu necessario che si voltasse perché riconoscesse quella sensuale voce roca.
Levi era un soffio da lui.
<<I-io? Si, grazie!>>
Il ragazzo annuì e lo affiancó in silenzio.
Sembrava il solito e accigliato Levi di sempre ma, con la coda dell'occhio, seppur vi fosse il fazzoletto a coprirle, Eren intravide un vago rossore imporporargli le gote candide.
Sorrise felice e tornò a immergersi nel lavoro.
Levi era infaticabile: né l'acqua troppo calda né le pile infinite di stoviglie sporche parevano turbarlo.
Anzi.
Eren si sorprese a pensare che forse, a Levi, pulire non dispiacesse poi tanto.
I suoi occhi sembravano addirittura sereni.
Diamine quanto è carino... pensó mentre, caduto in una sorta di trance, immergeva la mano nell'acqua sporca, per avvolgere delicatamente le dita intorno a quelle di Levi in una stretta leggera.
Dapprima il corvino lo allontanò sgarbatamente, rischiando di schizzargli l'acqua sui vestiti puliti, ma poi, forse scorgendo l'espressione delusa sul viso del più piccolo, cambió idea e tornò a stringere quella mano bruna, affondando il viso nel fazzoletto per nascondere l'imbarazzo.
Eren, a quella vista, scoppiò in un'allegra risata.
<<Smettila di ridere moccioso>> Lo striglió Levi con un ringhio sommesso.
<<Perdonami ma io...>> come fare ad ammettere che adorava vederlo in quello stato?
<<Ecco io...>> Arrossì e impresse maggiore forza nella sua presa, cosa che costrinse Levi ad incrociare i suoi occhi.
<<E-ecco io...>>
<<Che ti prende moccioso?>>
Eren gli si avvicinó un poco, con gli occhi offuscati dalla passione che gli animava il petto.
Aveva un buon odore.
Ma era troppo vicino per Levi.
Fece un passo indietro, sperando che il più piccolo capisse la ragione per quel distacco.
Ed Eren si fermò, ricordando con dolore la paura che più di una volta aveva scorto nelle pupille di Levi.
Sorrise, ricorrendo a tutto il suo buon senso per impedirsi di saltargli addosso.
<<Levi...>>
<<Eeeeeren!!!!!!>>
Le loro mani si staccarono di colpo, allontanandosi quasi con rabbia e lo stesso fecero i due ragazzi, che tornarono al lavoro, senza guardarsi, senza aggiungere una sola parola, ma con i visi pieni di rossore.
<<Ti ho trovato finalmente!>>
Mikasa si lanciò su Eren, abbracciando il suo corpo magro dalle spalle, prima di deporgli un bacio gentile sulla guancia accaldata.
<<Eh-ehi Mikasa!>> ricambió il saluto Eren a disagio.
<<Questa mattina sono venuta a svegliarti ma non c'eri- c'era una vaga nota di rimprovero nelle sue parole -Dove eri finito?>>
Eren sorrise, cercando di celare il nervosismo che pian piano stava prendendo il controllo su di lui;
<<Ho-ho avuto da fare>> balbettó evasivo.
La ragazza lo fissó in silenzio, arricciando la bocca in una espressione dubbiosa.
<<Che cosa?>> tentò ancora.
<<Nulla di che. Non preoccuparti>>
Mikasa mandò uno sbuffo, lasciando cadere la questione e si strinse maggiormente a lui;
<<Senti, ti va di fare due chiacchiere stasera? Solo noi due, Isi e Dolcezza?- lanciò un'occhiata di fuoco in direzione di Levi -Come ai vecchi tempi?>>
Eren ci pensò su un momento, sempre più rosso: <<Ecco, purtroppo questa sera non posso...>>
<<Perché no?>> Mikasa mise in mostra la migliore espressione da cucciolo indifeso, tanto da farla sembrare una bambina.
<<Ho del-del lavoro da sbrigare>>
<<Avanti Eren...non farti pregare...>> Mikasa gli accarezzò il petto e risalì su, verso il viso, dove gli concesse una carezza.
Il cuore di Eren batteva a mille.
<<Mikasa...>>
Un fastidioso rumore di piatti mise fine alla conversazione, facendo voltare i due tesori verso Levi, immobile, col corpo teso e le mani strette contro il lavello.
Deboli tremori lo scuotevano di tanto in tanto.
<<Io ho finito- sibiló rabbioso -Chiamami se ti serve altro>> gli lanciò un'occhiataccia e lo superò, assicurandosi di urtare Mikasa con la spalla.
<<L..-Angel! Aspetta!>> Lo chiamò Eren invano.
Si liberò di Mikasa, scusandosi per la violenta interruzione e corse dietro al ragazzo furente.
<<Angel che ti prende?!>>
<<Non sono affari che ti riguardano>>
<<Aspetta! Aspetta!>>
Eren lo afferrò per il braccio, tirandoselo contro per costringerlo a guardarlo;
<<Sí può sapere che ti è preso?>>
<<Non ti ho obbligato io a venire ieri- sbottó Levi in risposta -Non ti ho detto io di rimanere e soprattutto...>> sembrava che faticasse a respirare, come se qualcosa lo turbasse nell'animo.
<<Non ti ho detto io di fare quelle cose>>
<<Levi che cosa...>>
<<Smettila di comportarti come se te ne fregasse qualcosa di me, quando si vede lontano un miglio che l'unica cosa che vuoi veramente è sbatterti quella stupida puttana!>>
<<Ma che dici?! Io...>>
<<Mi hai avuto una notte. Era questo il patto no? Una notte di sesso per ripagare la mia gentilezza. Niente di più- lo guardò con odio, nello stesso modo in cui guardava Duncan -Perciò non privarti di una splendida serata tra amici per venire a prendere per il culo il povero Angel...>> gli diede le spalle, ansimando come se soffocasse.
Perché fa così male?
<<Levi...ascolta ti prego...>>
<<Lasciami in pace>> fu la tagliente risposta. Poi il corvino lasciò la sala senza mai voltarsi indietro.
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