Capitolo 14

Eren tossí, con la vista offuscata per la mancanza di ossigeno, prima che un pugno lo raggiungesse sulla guancia e il sapore metallico del sangue gli invadesse la bocca.

<<Marco!>>

Il Chain afferrò Eren per i capelli e lo sollevò fino a portare il suo viso a un soffio dal proprio.
Il ragazzo gemette, conficcando le unghie nella carne di Marco, nella speranza di fargli mollare la presa.

Il Chain ringhió e spinse il ragazzo a terra: <<Lurido bastardo- gli assestó un calcio -Che volevi fare eh?- ogni parola era accompagnata da una nuova percossa -Angel è proprietà del padrone!>>

Eren serró gli occhi, gemendo e implorando pietà.

Credette che quel supplizio non sarebbe mai finito, finché...

Finché Angel non si intromise, ricevendo il pugno diretto ad Eren dritto sullo zigomo.

Il piccolo lo sentì gemere, prima che cadesse a terra.

<<Angel!>> Eren gli si accostò, avvolgendogli con dolcezza le spalle con le braccia. Questi teneva la mano premuta contro la gota lesa, fissando il grosso Chain con uno sguardo di fuoco.

<<Che diavolo sta succ... ANGEL!>>
Marco fu spinto violentemente da un lato da Duncan che si gettò al capezzale del suo pupillo.
Una piccola folla, richiamata da quelli strepiti lo raggiunse, formando una sorta di ventaglio intorno alla scena;

<<Marco! Come spieghi questo?!>> Duncan si rizzò costringendo Angel a fare lo stesso strattonandolo con forza per il braccio. Sullo zigomo del ragazzo, intanto, andava a formarsi un profondo segno rosso.

<<Padrone! Io stavo solo facendo il mio dovere!>>
Marco lanciò uno sguardo a Eren e proseguì: <<Quel maledetto moccioso...>>

<<Quel maledetto moccioso mi stava aiutando ad alzarmi, idiota!>>
Lo interruppe Angel rabbioso, mettendo a tacere il Chain.

<<Quando sono venuto a cercarlo, ho perso l'equilibrio...- Angel si strinse maggiormente a Duncan, addolcendo il tono -...e sono caduto. Eren stava soltanto cercando di aiutarmi>>

Duncan restò in silenzio.
Sembrava non credere fino in fondo alle parole del suo adorato.

<<È vero Eren?- si rivolse improvvisamente al ragazzo -Angel è caduto e tu hai tentato di aiutarlo?>>

Eren non rispose: ancora faticava a credere che Angel avesse preso le sue difese; abbassò il capo, ma ciò non servì a nasconderlo da quelle decine di occhi che lo osservavano in silenzio e da quelle pozze d'argento che attendevano trepidanti la sua risposta.
Annuì lentamente.

<<Bene...bravo ragazzo>> un largo sorriso andò ad aprirsi sul volto di Duncan, che parve riacquistare la sua solita inquitante gaiezza; <<Ora tornate al tuo lavoro e non perdere altro tempo>> poi si rivolse al Chain: <<Marco accompagna Angel nelle mie stanze e ringrazia la presenza dei nostri riveriti ospiti se non sarai punito come meriteresti>>

Il Chain assentí appena e si affrettò ad ubbidire, conducendo via Angel.
Questi non gettò una sola occhiata in direzione di Eren, quasi avesse già cancellato dalla memoria il fatto di averlo salvato, con sommo dispiacere da parte del più piccolo.

La piccola folla, a quel punto si disperse, lasciando Eren solo, alla mercé di se stesso. Soltanto Kev indugió un momento in più del necessario: <<Inciampato eh? Su cosa?>> mormorò velenoso, lanciando una strana occhiata in direzione del ragazzo ancora seduto a terra.

***

Levi.

Duncan pompa con forza, mescolandomi gli intestini.

Mi fa' male.
Tanto da poterne morire.

Gemo, ormai schiavo di quel dolore, ma il mio aguzzino scambia quel lamento per un guaito di piacere e inizia a leccarmi la guancia, spostandosi, poco a poco, sempre più vicino alla mia bocca.

Volto il capo prima che riesca a baciarmi.

<<Ti piace, vero?>>

Lo schifo che provo mi mozza il respiro, soffocandomi quasi. 

Non rispondo.

<<Dillo Angel...di' quanto ti piace>>

L'ennesima spinta mi fa urlare dal dolore. Tento di alzarmi, ma Duncan mi schiaccia sul materasso con forza, chiudendo la sua mano da rapace sulla mia gola.

Ansimo, senza ossigeno, tentando di liberarmi dalla sua morsa;

<<Mi fai male! Basta ti prego!>>

<<Oh si! Implorami!>>

<<Duncan...>> Fatico a restare lucido, a mantenermi cosciente.

Ti prego fa che tutto questo finisca...

Lui continua a spingere, ignorando le mie urla. Sento il sangue caldo scorrermi lungo le gambe, insieme allo sperma di questo animale.

Quando esce da me emette un sonoro grugnito e si lascia cadere pesantemente sul mio petto, mozzandomi il fiato. Avverto di nuovo quella sensazione opprimente serrarmi lo stomaco.

Voglio che si sposti, ma il mio corpo paralizzato si rifiuta di muoversi, esattamente come è successo con Eren.

Il fiato di Duncan mi accarezza l'orecchio: <<Sei stato bravo- mi sussurra divertito -Tanto bravo da farmi credere che non mi stuferò mai del mio splendido angioletto>> 

Mi riscuoto da quel sogno con un urlo.

Sono solo, chiuso nella mia stanza. Sono solo.

La stanza è completamente buia, tanto che fatico a distinguere le mie stesse mani; è scesa la notte. Duncan ha lasciato il palazzo questa mattina presto, dopo avermi violentato un'ultima volta e poi...

E poi devo avere perso i sensi per il resto della giornata. 

Cerco a tentoni la candela sul mio comodino e, una volta trovata, l'accendo con il mio ultimo fiammifero: la luce proietta lugubri ombre contro le pareti, facendomi rabbrividire.

Devo alzarmi. 

Mi muovo piano, con timore. Ho paura che le mie gambe malconce non siano più in grado di reggere il mio peso: poso prima un piede, poi l'altro. Le gambe mi fanno male, ma fortunatamente sono ancora in grado di camminare.

Lo stomaco mi duole, sia a causa dello stupro sia per la fame che mi sta lentamente divorando; mi accosto alla porta, dove di solito Chocolat si premura di lasciarmi qualcosa da mangiare. Trovo il solito vassoio su cui è posta una ciotola di riso e un po' d'acqua. Mi siedo per terra, stringendomi nella tunica leggera e comincio a mangiare.

Il collare che mi serra la gola mi da qualche difficoltà nel deglutire, costringendomi a ingoiare piccole porzioni di cibo per volta.
Ci impiego un'eternità a finire il tutto.  
Quando finisco mi pulisco la bocca con l'acqua e mi lascio scivolare contro il muro gelato e per la prima volta, da quando sono stato condotto qui mi sento...

In pace.

In pace...

Anche se continuo a percepirlo. Anche se continuo ad avvertire la presenza di Duncan. Lui è lontano ma mi ha legato indissolubilmente a sé. Posso scappare ma lui è sempre con me. Mi perseguita nei sogni e nelle ombre quando sono sveglio. 

Lo vedo ovunque. 

Mi ha reso schiavo della paura.

È un leggero suono di passi a distrarmi dai quei pensieri.
Poi, un lieve bussare:

<<Chi è?>> ringhio.

<<Angel?>>

Eren?

<<Angel, sono io Eren. Posso entrare?>>

Che cosa può volere quel maledetto moccioso?

Apro la porta di colpo, facendolo sussultare dalla paura; probabilmente non si aspettava che fossi così vicino.

<<Che c'è?>>
Il ragazzino arrossisce, mentre si attorciglia le mani e continua a muovere lo sguardo per non essere costretto a posarlo su di me.

<<Po-posso entrare?>> mi domanda di nuovo.

Lo squadro per un lungo momento senza rispondergli: una parte di me teme di rimanere da solo con un lui ma l'altra...

L'altra è dannatamente curiosa.

<<Tsk- schiocco la lingua, dandogli le spalle -Muoviti>> bofonchio facendogli strada dentro la mia prigione personale.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top