Salotto nella mia testa

Le emozioni che provo, le stesse che incido su questa opera, sono sempre le stesse. Magari cambiano per qualche giorno, ma alla fine ritornano sempre le stesse. Questo circolo scritto dal destino, con il dolore che suona una melodia come sottofondo ed è buffo, perché sento la stessa identica melodia quando immagino provarmi il cappio come fosse una sciarpa, che renderà il momento in cui la indosseró, meno doloroso degli altri. I pensieri si agglomerano, come a formarne uno unico. Questo diventa parte di me, e condividerlo con persone che conosco meno o non conosco affatto spero sia la cosa migliore, perché pesa meno il dolore di una sconosciuta. Nel mentre penso ciò, arrivano come ospiti indesiderate le paranoie, che mi sorridono con quel filo di malvagità riconoscibile solo dagli psicopatici. Io ne sono consapevole. Loro ne sono consapevoli. Siamo tutti consapevoli che rimarranno per un tempo abbastanza lungo da farmi distrarre dal resto. Chiedo loro il motivo della visita e rispondono che le ho inconsapevolmente invitate io, perché avevo in mente di pubblicare qualcosa, e volevo essere sicuro di non aver fatto nulla di simile. Dopo aver preso un bel caffè e aver discusso, non siamo arrivati ad una conclusione ma in compenso fa la sua entrata in scena un nuovo ospite. Alla sua vista, i miei occhi brillarono. Non brillarono per il suo sorriso abbagliante, o per i suoi occhi pieni di vitalità che trasparivano dalle lenti scure, o per il suo vestito nero che mozzava il fiato, o per la luce che emanava intorno al suo corpo perfetto, come solo nei cartoni animati poteva accadere. Gli occhi brillarono perché era LEI, l'ospite che più bravamo possedere ogni volta. Era l'idea. Una volta entrata, posa la valigetta sul tavolo e la apre, mostrando vari progetti:
-mischiare poesie a pensieri;
-scrivere un libro senza avere grandi aspettative;
-provare a partecipare a concorsi di poesia.
Le stringo la mano, accettando immediatamente. Ci guardiamo un'ultima volta, anche le paranoie lo fanno, che ormai considerano la mia testa quasi come casa loro (e come biasimarle). Senza scambiarci parole ci sorridiamo soddisfatti. Gli ospiti vanno via, e si spengono le luci. L'elettricità mi solletica e mi impedisce di dormire. Credo sia il vicino che sta lavorando, è l'eccitazione. Avrà origliato come al solito, e sarà su di giri a causa di ciò che avverrà nei giorni a seguire. Non reggendo più urlo, intimandogli di smetterla e di continuare domani perché ho sonno. Tutto cessa. Il silenzio mi rimbocca le coperte e mi accarezza il viso, mentre mi addormento, entrando in balía di Morfeo.

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