Capitolo 25
Nolan
"I wish I could escape
Make your heart believe
But I'm a bad liar"
("Bad Liar" - Imagine Dragons)
• • •
Rilasso le spalle contro la parete, afferrando a stento un cuscino dal vicino divano. Il mio sguardo è ancora fisso e incredulo sulla ferita che continua a sanguinare, nonostante la lama non si sia mossa affatto.
Agguanto l'impugnatura - anch'essa di metallo - provando a sfilarla verso la mia direzione, ma una fitta ancora più dolorosa mi fa desistere dall'azione.
Mi persuado, contrariato ma ormai rassegnato, che l'ultima, dolorosa soluzione è quella di tirare fuori la lama con un colpo secco.
Come qualche istante prima, afferro di nuovo l'oggetto. Attendo che un filo di adrenalina venga liberato nel mio flusso ematico, ideale per darmi il coraggio necessario ad affrontare quel dolore. Poi, inspiro profondamente e chiudo gli occhi con forza.
Lascio cadere l'arnese sul pavimento, azione che produce un suono acuto e rimbombante all'interno dei miei timpani.
Ansimo, sentendo pulsare con veemenza il sangue all'interno dell'apertura situata nella parte esterna del mio palmo sinistro. Il liquido caldo continua a fluire per alcuni secondi, poi, aiutato dalla pressione che esercito con l'altra mano, si arresta.
Dei capogiri iniziano a farmi vorticare fin quando mi manca l'aria. Ansimo ancora, chiudendo gli occhi, alla disperata ricerca di ossigeno.
A svegliarmi dallo stato di confusione in cui sono violentemente precipitato è la persistente suoneria del mio cellulare, che vibra nella tasca dei pantaloni. Lo afferro con debolezza. Pulisco lo schermo dalla macchia di sangue che lo copre. Poi, leggo il contatto di Aaron.
«Pronto?» Provo a camuffare la mia voce disorientata.
«Stavi per caso dormendo?»
Stringo medio e pollice ai lati delle tempie: «N-no... sì, non importa cazzo! Dimmi, Aaron».
«Nervoso il professore oggi? Volevo solo chiederti come stessi».
Un senso di colpa mi pervade: «Non lo so, Aaron. Bene. Ci vediamo dopo, adesso sono in una situazione molto particolare».
Sospira: «Non so cosa più aspettarmi da te. A dopo allora, mister Stranezza».
Aggancio la telefonata, poi sollevo il polso per controllare l'ora. A parte il dolore, che adesso è attenuato rispetto a qualche istante prima, ciò che risalta ai miei occhi sono le piccole goccioline rosse che macchiano la preziosa ghiera d'oro del mio orologio. Faccio per pulirlo con un lembo della mia camicia, ormai irriconoscibile.
Che impressione.
Con qualche vertigine ad accompagnarmi, mi sollevo tremolante in piedi e cerco nei cassetti un kit medico. Una volta trovato, lo uso per fasciare la ferita e, così, nasconderla dagli occhi di chiunque.
Ormai pomeriggio, salgo sull'ultimo autobus diretto verso casa. A ogni tremore del mezzo delle fitte più forti tormentano ogni tipo di tessuto, facendomi stringere i denti per evitare di catturare sguardi indiscreti.
Nonostante tutto, il pensiero che più mi tormenta è il modo in cui sarò costretto a nascondere l'accaduto a casa. Cerco e ricerco nel mio vocabolario le parole adeguate, fin quando l'autobus si blocca davanti alla mia fermata.
Combattuto entro in casa, dove trovo Amelia intenta ad armeggiare ai fornelli. L'intero corridoio è invaso da un buon profumo di carne e cipolla, talmente buono da farmi venire l'acquolina in bocca, sovrastando quello strano sapore metallico che da giorni gusto incessantemente.
«Hai visto che...» Si volta nella mia direzione, bloccandosi di scatto, «Che diavolo ti è successo, Nolan?»
La sua voce si incupisce non appena il suo sguardo si posa sulla mia camicia chiazzata di sangue. Lesta lascia i fornelli per poi avvicinarsi, dove mi scruta con attenzione alla ricerca del problema.
«Hai presente quando ti ho detto di non saper cucinare?»
Attendo un suo segno, un cenno, una parola, che tuttavia non arrivano. Mi sforzo di sorridere. «Intendevo di non saper neppure tagliare una mela a metà».
I suoi occhi trasudano delusione adesso. «Dimmi la verità».
Estraggo dalla tasca del cappotto un coltello recuperato in un cassetto, poi avvolto in un tovagliolo striato di sangue: «È la verità! Vedi?»
«Mi hai fatto prendere un colpo» sospira, cambiando atteggiamento con incredula velocità, «sei un cretino!»
No, sono un bugiardo.
Dopo aver cenato, attendo che Amelia salga al piano di sopra per riposare. Resto in salotto con l'ennesima scusa di dover correggere delle relazioni.
Ravvivo il fuoco, buttando dentro al camino un ceppo di legno. Poi, mi siedo alla scrivania e accendo il mio laptop.
L'orologio batte le ore dieci. Il salotto - comunicante con la cucina - è ancora inondato dal profumo della squisita cena argentina preparata da lei.
Avvio il motore di ricerca, navigando su una piattaforma di oggetti usati. Accedo al mio profilo, dove inizio a scrivere un annuncio di vendita. Leggo, rileggo, rileggo ancora le varie righe fin quando, a piè di pagina, appare il pulsante "Pubblica".
Volgo lo sguardo alle mie spalle, dove vedo soltanto il buio delle scale che conducono al piano di sopra. A fianco, il fuoco ardente che, con il suo caldo scoppiettio, mi tiene compagnia in una fredda, malinconica serata.
Ansimo tastando la ferita che, a causa della tensione, riprende a pulsare accompagnata da rapidi e intensi spasmi.
Respiro profondamente, trascinando con amarezza i polpastrelli sul cinturino di cuoio del mio orologio che, con un movimento, sfilo dal polso.
Dal vicino scaffale, afferro una polverosa bottiglia di whiskey insieme a un bicchiere.
Non devo, né posso.
Ma due dita di liquore faranno meno male rispetto a tutto quello che ho vissuto in una sola giornata.
L'incontro con Elias, la vicenda del tagliacarte e, adesso, la pubblicazione dell'annuncio di vendita dell'unico oggetto che possiedo in memoria di mio padre.
Per anni ho cercato di sopravvivere, facendo mille peripezie per tenere a ogni costo quel caro orologio. Adesso, però, non vivo solo per me.
Poggio le labbra sul bicchiere, gustandone in un paio di shot il contenuto. Il passaggio del whisky brucia la gola facendomi rilassare per un istante, fin quando un beep sonoro - proveniente dal laptop - mi rinsavisce.
"Un utente è interessato al tuo annuncio" recita la notifica apparsa sul monitor retroilluminato, su cui clicco.
Messaggio da: S. Leroy
«Buonasera, Mr Campbell. Ho notato la sua recente inserzione. Vado dritto al punto: sono interessato all'orologio».
Messaggio da: N. Campbell
«È un intenditore?».
Messaggio da: S. Leroy
«So bene quanto vale il Moonphase che lei offre, così come so quanto sia raro. E lo dice un collezionista nato».
Messaggio da: N. Campbell
«Il prezzo è quello scritto sull'annuncio: trentamila dollari. Prendere o lasciare».
Messaggio da: S. Leroy
«Non me lo farei mai scappare. È d'accordo a vederci in città? Mi rincresce dirle che domattina partirò per la Francia per affari, e tornerò in primavera. Se lei può aspettare...»
Messaggio da: N. Campbell
«Blocco l'incontro per più tardi. Alle dieci e mezza sulla Bent Street?»
Messaggio da: S. Leroy
«Splendido. Le poterò un assegno con la cifra concordata. A fra poco».
Porgendo attenzione a non fare il minimo rumore, entro in camera, dove osservo Amelia dormire. Un profondo senso di colpa mi assale non appena mi avvicino a lei.
Mi dispiace.
Mi dispiace per mentirti.
È solo che non voglio trascinarti nei miei abissi.
Bisbiglio, non so se solo nella mia testa, oppure anche al suo orecchio.
Cammino a passo svelto fra le isolate vie del quartiere East di Cambridge. Arrivato al punto d'incontro, mi muovo compulsivamente da una parte all'altra del marciapiede mentre attendo l'acquirente.
A un tratto, scorgo dirigersi nella mia direzione una figura esile, avvolta in un lungo cappotto scuro con un borsalino della stessa tonalità in testa.
«Sir Leroy?» Chiedo non appena giunge sul marciapiede.
Solleva lo sguardo, permettendo che la luce illumini il suo volto.
«Sì?»
«Tu», è l'unica sillaba che riesco a pronunciare.
Spazio autrice🥀
Hey, it's me again!
Sì, ragazzi, sono appassionata di orologi automatici e di astronomia! E il modello a cui mi sono ispirata in questo romanzo è il mio preferito in assoluto👀
Che ve ne pare del capitolo? E del signor Leroy? Fatemi sapere le vostre teorie sul prossimo capitolo, per favore😂❤️
Alla prossima!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top