32. Home


"Oh, you are so important to me
And I won't let you go
'Cause wherever you are is home"
("Home" - Catie Turner)



Sei anni dopo

«Quanto è bravo il mio campione!» È la spensierata voce di Nolan a riempirmi l'anima di una gioia indescrivibile.

Le due parti che compongono il mio cuore corrono sull'erba fiorata, dilettandosi a rincorrere una palla. Sorridono, ridono, si acchiappano, si abbracciano. Con la sua piccola figura, Andy si arrampica sulle spalle del padre, facendo finta di stare volando su un aeroplano.

«Mamma, ho fame!» Il piccolo si lancia al mio fianco, battendo le mani sulle mie braccia per richiamarmi all'attenzione. Cattura il mio sguardo con i suoi grandi ed espressivi occhi blu da cerbiatto.

«Mamma», richiama la mia attenzione Nolan, sedendosi rumorosamente al mio fianco, «ho fame anch'io!»

La dolcezza della sua esclamazione fa sorridere ogni singola fibra del mio corpo. Sono identici, letteralmente. Accarezzo i capelli color avana di Andy, mossi come quelli del padre.

Estraggo dalla borsa alcune vivande, che loro prontamente rubano da sotto il mio naso, ingozzandosi.

«Ehi!» Li rimprovero ironicamente «Vi siete trasformati in dei leoni a mia insaputa?»

Entrambi si lanciano uno sguardo complice, poi iniziano a imitare quelli che dovrebbero essere dei ruggiti. Tuttavia, ci riescono con davvero pessimi risultati. La mia anima sorride mentre consumiamo le nostre deliziose merende immersi nella magica suggestività che la natura è capace di offrire.

Il piccolo Andy salterella tra le nostre braccia, sorridendo con spensieratezza, fin quando si sdraia tra le nostre figure sedute.

«Papà, me lo dai questo?» Andy tasta con il suo piccolo palmo il grande quadrante dell'orologio, che suo padre porta al polso.

L'espressione di Nolan trasuda serenità. I suoi occhi cerulei brillano alle parole di nostro figlio. Infatti, punta il suo sguardo emozionato sul mio, incontrando la medesima sensazione. Un nodo di commozione mi attanaglia la gola, aumentando a dismisura quando lui biascica una risposta.

«Sì, prometto che quando sarai grande sarà tuo».

Passano attimi di riflessione, in cui il piccolo stremato dai giochi si addormenta, e la natura circostante si fa padrona delle nostre percezioni.

Mi sdraio sul prato, volgendo gli occhi al cielo. Nolan di riflesso copia la mia azione. È così che la nostra complementarità ci congiunge, con i nostri volti uniti l'uno affianco all'altro.

«Vorrei tanto sapere perché quando raggiungiamo un obiettivo tanto bramato...», spezzo il silenzio che risuona pacifico nelle nostre circostanze, «ci voltiamo indietro a osservare il percorso che abbiamo affrontato per raggiungerlo».

«Io sono un fisico, Amelia», asserisce mentre fa spallucce, «però credo di conoscere la risposta».

«Se per questo, non esiste domanda per cui non conosci risposta».

La mia affermazione suscita in lui un sorriso, seguito da un cenno di esagerazione.
«Io credo che lo facciamo per contemplare le difficoltà che abbiamo affrontato», mi dice, accarezzandomi con dolcezza i capelli, «non è appagante ammirare la tortuosità della montagna che hai appena scalato?»

Annuisco, lasciandomi trasportare sempre più dalla sua immane profondità. Non importa siano passati anni dal nostro primo incontro. Lui continua, e continuerà a stupirmi con il suo modo d'essere. Continuerà a stupirmi con uno dei suoi teneri baci, con uno dei suoi romantici gesti, con una delle sue profonde parole.

Perché lui è Nolan Campbell, il ragazzo che ha perso tutto, compresa metà della sua vita. Ma è anche il ragazzo che non ha mai perso la speranza.

«Stiamo pensando la stessa cosa?»

Nolan

La sua domanda mi solletica i timpani, facendo scatenare una catena di brividi lungo tutta la schiena.

È lei ciò che penso. È sempre stata lei. È il nostro incontro ciò che penso. Quell'incontro imbarazzante e casuale, che è stato l'inizio della mia rinascita. Lei è stata colei che mi ha restituito la vita, rubatami troppo presto. È stata lei l'ancora a cui mi sono aggrappato, salvandomi nel momento in cui credevo di aver superato il limite. Nel momento in cui credevo che non ce l'avrei mai fatta a riemergere.

Il cielo si dipinge di migliaia di sfumature, mentre noi ci troviamo sullo stesso prato su cui anni prima esplorammo i nostri sentimenti reciproci per la prima volta. Pizzico con i polpastrelli i crini d'erba insieme ai suoi capelli. Lei copia di riflesso la mia azione. I nostri respiri sono sincronizzati, lo sento. Gli ultimi raggi tenui del sole brillano su di noi. Il terreno fresco si contrappone al calore che lei emana al mio fianco. Ed è proprio questo il luogo in cui voglio trascorrere l'eternità: tra le sue braccia, capaci di amare così come nessun altro aveva mai fatto.

«Sì, dolce Amelia», rispondo prima di appoggiare teneramente le mie labbra sulle sue, «stiamo pensando la stessa cosa».

The End.

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