16. Dopo tutto questo tempo, Jace?


« Okay, Dom. Non è difficile, fa parte del programma del terzo anno. »
« Lo so, lo so! Ma deve essere tutto perfetto se voglio il massimo dei voti ai M.A.G.O.! »

Perfino i fantasmi che infestavano la Sala Grande – che di cose assurde nel corso dei secoli ne avevano viste parecchie – erano rimasti sbalorditi dello spettacolo che si presentava loro davanti.
Seduti al tavolo di Corvonero, in pieno pomeriggio e alla vista di tutto il corpo studentesco, Jace Steel e Dominique Weasley stavano ripassando tranquillamente assieme il programma di Divinazione.
Nessuno dei due si era dimenticato della scommessa fatta prima della fatidica partita di Quidditch e così ora Jace pagava la scommessa persa facendo ciò che per anni aveva solo sognato di poter fare: passare il pomeriggio con Dominique per sua propria volontà.
Dato che però la propensione del Serpeverde per lo studio era decisamente bassa, la ragazza aveva optato per un ripasso leggero, partendo proprio dalla materia in cui lui era più ferrato e nella quale lei si sentiva meno sicura.

Dominique guardò nevroticamente il ragazzo, il quale le stava serenamente porgendo la tazza dalla quale avrebbe dovuto leggere le foglie di té.
Fece un respiro profondo e prese con decisione la tazza tra le mani, puntando poi gli occhi sul suo contenuto.
Dacché aveva scelto Divinazione come materia facoltativa al terzo anno, non era mai riuscita a capacitarsi di come dei grumi indistinti di erbaccia potessero dire qualcosa sul futuro di una persona; questa volta, davanti allo sguardo scrutatore di Jace Steel, non riuscì a fare di meno.
Aggrottò la fronte e provò a concentrarsi come faceva sempre quando aveva davanti un argomento particolarmente ostico di Pozioni o Trasfigurazione, ma nessuna illuminazione arrivò a folgorarla: quelle foglie di té erano solamente foglie di té, nulla di più.

« Coraggio, stai leggendo solo il mio futuro. Anche se ci leggessi la mia morte, ti adorerei lo stesso! » Disse il Serpeverde nel tentativo di rincuorarla, tirandosi leggermente indietro sul posto per stiracchiarsi fiaccamente.
Dominique non poté fare a meno di notare il modo in cui la camicia del ragazzo si alzò al suo movimento, lasciando scoperta una parte dell'addome scolpito e delineato.
Scosse impercettibilmente la testa, cercando di allontanare quei pensieri così poco da lei, tornando a fissare quei grumi bagnati di té che nulla significavano.
Capì immediatamente che la concentrazione avrebbe fatto molta fatica ad arrivare e si lasciò andare in un sospiro esasperato.
« Posso almeno leggere i significati delle figure sul libro? »
« Sei una delle persone più intelligenti che conosco, non hai bisogno di un libro per bambini! »

La Corvonero si ritrovò ad annuire istintivamente, troppo distratta da quei due occhi blu profondi che – proprio come ora – l'avevano sempre guardata con ammirazione per capire il reale significato delle parole appena procunciate.
Realizzò immediatamente cosa stava facendo e distolse prontamente lo sguardo, puntandolo sul tavolo che aveva davanti; nel farlo una ciocca di capelli biondi le cadde bruscamente sul volto, coprendola dalla vista del ragazzo.
Senza nemmeno pensarci un secondo, Jace si sporse in avanti per risistemargliela delicatamente dietro l'orecchio e Dominique andò completamente nel panico.
Seppe anche che non doveva essere così brava a fingere come credeva, perché il Serpeverde notò immediatamente la sua reazione e si stampò un ghigno furbetto in volto.
Jace si rese conto che quella era la prima volta che non si sentiva completamente indifeso davanti alla ragazza – contrariamente a ciò che stava invece accadendo a lei – e capì che stava facendo tutto nel modo più giusto: se proprio avrebbe voluto conquistarla, questo era il momento per continuare e non mollare.
Si morse distrattamente un labbro, mentre gli occhi andarono a scrutare ogni minimo particolare di Dominique: le gote sempre così candide ora leggermente arrossate, le dita delicate che sfioravano appena la porcellana della tazza e il busto visibilmente irrigidito.

« Ehm... questo potrebbe essere... una Pluffa? Diventerai un giocatore professionista di Quidditch? » Jace sbuffò al tentativo di lettura ingenuo della Corvonero, consapevole che nell'arte della Divinazione non esisteva alcuna figura rassomigliante una Pluffa.
« Sì, ecco... c'è anche questo... cos'è? Ah, sì, dovrebbe essere... sono un disastro! »
Il Serpeverde provò con tutte le sue forze a non scoppiare a riderle in faccia; inghiottì la propria risata con uno sgraziato suono gutturale e si sporse nuovamente in avanti per cercare di prendere la tazza in questione.
« Ti dispiace se provo io? » Le chiese cautamente, stampandosi in viso un sorriso rassicurante.
Dominique annuì lentamente, porgendogli la tazza e badando bene che nel farlo le dita toccassero delicatamente le sue.

Preso l'oggetto in questione, Jace lanciò una veloce occhiata al suo contenuto e, una volta capitone il significato, un sorriso di pura felicità gli comparve in volto.
La Corvonero aggrottò la fronte: cosa ci aveva visto di così entusiasmante in quelle stupidissime foglie di tè?
Jace si schiarì la voce e si sporse ulteriormente in avanti, fermandosi a pochi centimetri dal viso della ragazza.
« Vedi questa pallina qua? Quella che tu hai interpetato come una Pluffa? È un Sole. Significa felicità imminente. » Le spiegò pazientemente, indicando il contenuto della tazza e guardandola dritta negli occhi.
Dominique deglutì con forza, continuando ad annuire e incapace di dire nulla di sensato.
« Questo altro grumo qui... questo è un po' più complicato... »
La Corvonero lo vide sorridere apertamente ma smettere di parlare. Gli sembrò essere sul punto di voler rivelare qualcosa di fondamentale, ma di temere di dire ciò che stava pensando.
« Non è nulla... ci basterà sapere che c'era un Sole! » Jace tornò a dedicare tutta la sua attenzione alla ragazza, che ora come mai aveva fatto in vita sua stava pendendo dalle sue labbra: cosa aveva appena visto dentro a quella tazza?
« Tutto qua? Felicità? Ma non significa niente! »
« E ti sembra poco la felicità? È la cosa più importante per me! »
Dominique non seppe come reagire; non perché ciò che Jace le aveva appena detto l'avesse particolarmente colpita, ma perché effettivamente non aveva nulla da ridire o controbattere.
Si limitò ad alzare le spalle a rivolgergli un sorriso debole, nella speranza che gli bastasse come risposta.
Pensò che in ogni caso tra i due quello con la battuta sempre pronta era lui e se davvero era interessato a lei come tanto proclamava di essere avrebbe apprezzato anche i suoi silenzi.

« Jace! Ciao! »
Al suono del suo nome il Serpeverde si voltò immediatamente, distogliendo lo sguardo da Dominique, per osservare la ragazza che stave venendo loro incontro.
« Signorina Selwyn, buonasera! »
Signorina Selwyn? Dominique inarcò vistosamente un sopracciglio, completamente confusa dal cambio di voce di Jace, che ora guardava la nuova arrivata con un sorriso fin troppo smagliante.
« Oh, ciao, Dominique. » La salutò poi Jenna Selwyn, una volta giunta davanti a loro e non potendo più ignorare la sua presenza.
La Corvonero le fece un sorrisino finto in segno di saluto, senza degnarla di ulteriori attenzioni. Non che le stesse antipatica o chissà che altra cosa, ma non era certo un segreto che Jenna Selwyn non le fosse mai andata a genio.
Soprattutto se se ne andava in giro per il Castello muovendo un po' troppo i fianchi quando camminava o se spostava convulsamente quei lunghissimi capelli neri ogni volta che parlava con qualcuno – e guarda caso in quel particolare frangente la persona in questione era proprio Jonathan Steel.
« Chiedono del nostro Capitano giù nei sotterranei, mi sono offerta volontaria per venirti a chiamare! » Esclamò nuovamente Jenna, Serpeverde del sesto anno, piegandosi un po' troppo in avanti.
Dominique notò che Jace non si scompose più di tanto – nonostante il busto di Jenna decisamente poco distante dai suoi occhi – ma che continuò a guardarla in viso con quell'espressione ebete che tanto lo caratterizzava.
« Certamente Jenna, ti rigrazio per la tua enorme bontà d'animo! Arrivo subito! »
La Corvonero provò a non scoppiare a ridere sguaiatamente e nel tentativo di nasconderlo le uscì un suono strozzato dalla gola. Jace comprese subito che Dominique aveva colto la sua ironia e si voltò verso di lei per farle un occhiolino veloce.
Jenna, d'altra parte, che non aveva capito proprio nulla – troppo occupata com'era a fissare il ragazzo con uno sguardo decisamente poco casto – emise un sospiro sonoro, gustandosi le parole appena ricevute.
« Mia cara Dominique, spero di rivederti presto! » Disse poi il Serpeverde tornando a guardare la Corvonero, prendendole una mano e stampandoci sopra un bacio leggero.
Dominique scosse la testa sconsolata, per niente colpita da quel gesto così fintamente plateale, ben consapevole che invece la ragazza dai capelli neri che la stava fulminando con gli occhi stava probabilmente fumando di gelosia.
« Certo, certo, adieu Monsieur! » Rispose in perfetto accento francese la Corvonero, scuotendo la mano in un gesto sbrigativo.
« Ah, così mi uccidi! » Ribatté Jace, portandosi teatralmente una mano al petto, mentre si alzava – evidentemente controvoglia – per seguire Jenna.
Dominique non mancò di fare ciò che chiunque conoscesse il Serpeverde gli riservava ogni volta e roteò gli occhi al cielo, guardandolo allontanarsi.
Jace le rivolse un ultimo sorriso smagliante, prima di voltarsi definitivamente e uscire dalla Sala Grande.
La Corvonero, seguendolo con lo sguardo, non riuscì a trattenersi dal fissarlo anche quando il ragazzo cinse con un braccio le spalle di Jenna, camminando a braccetto a fianco a lei.
C'era davvero bisogno di dedicarle quel gesto? Soprattutto quando era evidente che lei gli morisse dietro?
Senza che potesse controllarlo, appoggiò i gomiti sul tavolo e si mise la testa tra le mani, emettendo un lungo sospiro.
Aveva sempre saputo che Jace viveva per impressionare positivamente il prossimo e specialmente se il prossimo in questione era di sesso femminile, e allora perché ora vederlo comportarsi come al solito la colpiva così tanto?
Scosse nuovamente la testa: Dominique Weasley aveva una sola certezza nella vita e quella che era che Jace Steel si sarebbe cavato un occhio per lei; non avrebbe avuto alcun senso dubitare di ciò e perderci troppi pensieri.
Tornò con lo sguardo al manuale di Divinazione; ora che Jace se ne era andato avrebbe dovuto capire cosa diavolo ci fosse scritto in quelle foglie di tè da sola.


*

« Hey, bella bionda! »

« Oh, Frank, ciao! »

Un'ora dopo essersi scervellata sui libri senza risultati, Dominique fu interrotta dalla voce di Frank che, senza troppi problemi, si sedette accanto a lei sbattendo il proprio borsone pieno di libri sul tavolo.
« Ancora con Divinazione? »
« Non puoi capire, sta diventando il mio incubo! »
Frank si lasciò sfuggire una risata divertita, incredulo che qualcosa per lui così banale come Divinazione potesse rappresentare un problema per la ragazza con i voti più alti del loro anno.
« È un'ora che sto perdendo la testa per cercare di leggere la tazza di Jace, ma non trovo questa figura da nessuna parte! » Sbraitò Dominique, battendosi una mano contro la testa.
« Da quando leggi il futuro di Jace Steel? » Allo sguardo sornione di Frank, la ragazza rispose con un'occhiataccia di fuoco.
« Voglio il massimo anche in Divinazione e lui mi stava semplicemente aiutando! »
Il Corvonero annuì con finta convenzione, divertito dal fatto che la sua migliore amica potesse negare fino alla fine che in realtà avesse cambiato radicalmente idea sul Serpeverde.
« Posso? » Le rispose solamente, indicando con il capo la tazza che la ragazza stringeva ancora tra le mani.
Dominique gliela porse senza opporre resistenza, sperando che almeno lui riuscisse a risolvere l'enigma.
Frank diede una veloce occhiata al contenuto della tazza e, proprio come aveva fatto Jace un'ora prima, reagì immediatamente a quella visione: scoppiò a ridere di gusto, alternando lo sguardo dalla tazza a una più che sbigottita Dominique, ancora all'oscuro di tutto.
« Davvero non sai cosa c'è scritto qua dentro? »
« Ovviamente no, credi che mi diverta rimanere bloccata qui per ore? »
Frank le si avvicinò ulteriormente, mettendole la tazza davanti agli occhi.
« Domi, questo grumo strano che vedi qua... ecco, significa amore e più precisamente... un bacio! »
« Un bacio!? Mi stai dicendo che quell'idiota se ne è andato via con la Selwyn per sbaciucchiarsela? »
Il Corvonero aggrottò la fronte, incapace di comprendere a che cosa la ragazza si stesse riferendo; scoppiò poi nuovamente a ridere, quando si rese conto che anche lei non aveva compreso niente.
« Non so cosa c'entri Jenna, ma se l'hai nominata vuol dire che l'argomento ti preme particolarmente! »
Dominique spalancò sgraziatamente la bocca, colpita nell'orgoglio.
« Non è assolutamente vero! Non mi importa nulla della Selwyn! »
« Non lo dubito. Infatti ti importa solo di Jace. » Confermò Frank, colto da un'improvvisa sicurezza e mettendo brutalmente l'amica di fronte alla verità.
Dominique fece per parlare, ma il ragazzo la interroppe prima ancora che potesse pronunciare anche solo una sillaba.
« E non provare a negarlo. È chiaro che ora Jace ti interessi. »
La Corvonero incassò il colpo, colpita dalla schiettezza che il suo migliore amico le stava dimostrando. Da quando era diventato così diretto?
« Beh, mi ha salvato la vita... non posso più ignorarlo... » Tentò di giustificarsi.
« Dom, va da lui. »
« Sì, certo, come no. »
« Va da lui e cerca di capire cosa ti sta succedendo. » Ripeté con convinzione Frank, guardando la ragazza dritta in viso.
« Frank, ma cosa stai blaterando!? »
« Domi, non ti ho mai chiesto nessun favore prima d'ora, perciò te ne chiedo uno adesso. Fallo per me, va da lui e chiarisci quel casino che so che hai in testa. »
Dominique rimase immobile, presa da sgomento, fissando Frank con gli occhi spalancati.
Era vero, nella sua testa sentiva milioni di pensieri contorcersi fra loro e ciascuno di essi aveva il volto di Jace Steel, ma perché mai avrebbe dovuto affrontare la cosa di petto con il diretto interessato?
Nemmeno lei sapeva cosa le stava succedendo, cosa avrebbe dovuto dire?
Eppure il suo migliore amico lì, davanti a lei, sembrava così convinto di ciò che stava dicendo che ciò le bastò per sentirsi abbastanza sicura da annuire lentamente ed alzarsi dal posto.
In un primo momento si guardò in giro spaesata, non sapendo se portarsi dietro addirittura quella maledetta tazza o se lasciarsela alle spalle per sempre; poi decise di lasciare tutto lì e, lanciando un ultimo sorriso di ringraziamento a Frank, fece qualche passo incerto per allontanarsi dal tavolo di Corvonero.
Sentì alle sue spalle lo sguardo del suo migliore amico seguirla fino fuori la Sala Grande e mentalmente di maledì in tutte le lingue che conosceva.
Perché aveva accettato quella follia?
Mentre camminava per i corridoi alla ricerca del Serpeverde un'idea si fece prepotentemente strada nel suo cervello: sicuramente era appena stata colpita da una maledizione Imperius, altrimenti ciò che stava per fare non avrebbe mai trovato ragione di essere.


*


Dominique non ebbe nulla da ridire quando si fece dire da una ragazzina Serpeverde del terzo anno dove si trovasse Jace e in tutta risposta ricevette uno sguardo sbalordito.
Tutti a Hogwarts conoscevano la maniera plateale con la quale lei aveva sempre ignorato il Serpeverde, perciò era ovvio che chiunque rimanesse sbigottito alla vista di una esagitata Dominique che andava per tutto il Castello a chiedere di Jace.
Poco male, non avrebbe potuto tornare indietro adesso, soprattutto dato che era appena uscita dall'ingresso principale per raggiungere il campo di Quidditch, dove il ragazzo era stato mandato a svolgere chissà quale mansione da Capitano.
Camminava incerta, facendosi mille domande e non trovando alcuna risposta, pregando mentalmente che dove stesse andando non ci fossero troppi testimoni di quella che sapeva sarebbe stata una scena pietosa.
Raggiunse finalmente il campo di Quidditch ma, a parte qualche Pluffa abbandonata al suolo, non vi trovò anima viva.
Si guardò in giro completamente spaesata, valutando seriamente l'idea di scappare a gambe levate e di rifugiarsi tra le proprie coperte, ma poi l'attenzione fu catturata da una figura tutta presa a muoversi davanti agli spogliatoi.
Si mosse istintivamente, camminando verso quella figura e, più si avvicinava, più riconosceva i tratti distintivi di quello che era il ragazzo che stava cercando.
Notò immediatamente il suo caratteristico casco disordinato di capelli castani e subito dopo, attratta come una vera e propria calamita, i muscoli delle braccia scoperte che si contraevano ad ogni azione che faceva.
Non seppe nemmeno lei che cosa stesse combinando, ma la vista era decisamente piacevole.

« Sei il nuovo addetto delle pulizie? » Disse dandosi un finto tono spavaldo, puntellandosi sul posto e spostando il peso da un piede all'altro.
Jace udì quella voce che aveva imparato a conoscere come la più armoniosa delle melodie e si voltò all'istante, stampandosi il classico sorriso in volto – ma non smetteva mai di sorridere!? – e lasciando che dai suoi occhi trasparisse per qualche secondo tutta la sorpresa di vederla palesarglisi davanti.
« Hey! Fa parte degli oneri da Capitano, tutto normale! » Rispose con tranquillità, scuotendo in aria la bacchetta che teneva in una mano e con la quale stava evidentemente aggiustando la baracca degli spogliatoi.
Dominique ricambiò il sorriso con naturalezza, facendo qualche passo per avvicinarsi a lui, nel tentativo di prendere tempo per decidersi sul da fare.
Ma avrebbe dovuto sapere che quello con la battuta pronta sarebbe sempre stato il Serpeverde.
« Hai scoperto cosa c'era scritto nelle mie foglie di tè? » Jace si mise la bacchetta in tasca, incrociando poi le braccia al petto e guardando la ragazza con curiosità.
La Corvonero seppe che le proprie guance dovettero essere andate definitivamente a fuoco; si accorse che il ragazzo aveva colto nel segno e finalmente capì perché era finita lì, davanti a lui: per cercare una risposta a ciò che aveva letto – o meglio, che Frank aveva letto – in quella tazza poco prima.
« Sì, ma... non ha importanza, ecco. » Disse sbrigativa lei, sperando di non sembrare troppo scombussolata ai due occhi blu che la stavano scrutando.
« Non ha importanza? Ne ha avuta abbastanza per farti venire qua, no? »
Oltre che avere il dono, per caso Jace legge anche nel pensiero? Si ritrovò a pensare Dominique, mentre fissava sconcertata il Serpeverde.
Vedendo la ragazza nel più completo stato di mutismo, Jace si lasciò sfuggire qualche risata compiaciuta, scuotendo la testa divertito.
Improvvisamente la risata assunse una nota amara e si rese conto che la situazione non gli faceva affatto piacere come invece aveva sempre pensato: alle ragazze carine che si imbarazzavano davanti alla sua sicurezza era ben più che abituato, ma la sua Dominique – quella decisa e risoluta – non era mai riuscita a farlo sentire in quel modo.
« Sei venuta qua per dirmi che non vuoi avere più niente a che fare con me? » Chiese poi, lasciando per un attimo che l'insicurezza prendesse il sopravvento.
Pensò che magari Dominique aveva scoperto che lo detestava anche come amico, conoscente o semplice insegnante di Divinazione.
« C-cosa? No, no! » Esclamò immediatamente la Corvonero, sentendo il bisogno urgente di avvicinarsi ulteriormente al ragazzo. Cosa stai facendo, Dominique!? Allontanati!
« Okay... allora cosa c'è? »
« Non so cosa sto facendo, okay!? »
Dominique parlò e subito dopo mise in moto ogni singolo neurone del proprio cervello, pregando che Priscilla le facesse presto dono di una qualsiasi illuminazione.
Cosa doveva dire esattamente? Ma i Corvonero non avevano sempre qualcosa di intelligente da dire?
Forse avrebbe dovuto sapere che, prima ancora di essere una Corvonero, Dominique era soprattutto una Weasley.

« Deve essere romantico... così è tutto sbagliato! » Disse d'impulso, portando le mani a coprirsi la bocca nello stesso istante in cui comprese di aver effettivamente pronuciato quelle parole.
« Hmm? » Riuscì solo a mormorare con gli occhi sgranati Jace, non potendo fare a meno di notare quanto in quel preciso momento Dominique sembrasse così simile alle altre ragazze della sua famiglia.
Nonostante sentisse la bocca completamente asciutta, la Corvonero trovò la forza di riaprire bocca.
« Quello che c'era nella tua tazza... deve succedere, lo so. Ma non così... » Disse quasi in un sussurro lei, scuotendo la testa in un fiebile tentativo di auto conforto.
Jace non riuscì a credere alle proprie orecchie e, se gli fosse stato possibile, avrebbe sgranato gli occhi ancora di più.
« Ehm... non credo di aver capito bene. » Ribatté a fatica, e per qualche assurda ragione sentì un certo senso di familiarità dentro al proprio petto: la sua Dominique, quella che riusciva sempre a spiazzarlo, era di nuovo davanti a lui.
« Oh, andiamo! Hai capito benissimo! » Sbraitò lei, tornando a guardare il ragazzo con la stessa esasperazione che gli riservava sempre.
« Se proprio dobbiamo baciarci, deve essere romantico! »

Senza riflettere, il Serpeverde chiuse la distanza che li separava e, piazzandosi di fronte a lei, le mise le mani sulle spalle per costringerla a guardarlo negli occhi.
« Sei sicura di ciò che stai dicendo? Nemmeno un'ombra di dubbio? »
Allo sguardo confuso della ragazza, Jace prese coraggio per aggiungere: « Ecco... posso... posso baciarti quindi? »
Dominique non riuscì a controllarsi e scoppiò a ridergli istericamente in faccia; Jace Steel, lo stesso ragazzo che stava aspettando quel momento da più di cinque anni, stava davvero aspettando un suo consenso verbale?
Data la sua fama di incantantore di giovani donne, aveva sempre pensato che dato un minimo barlume di speranza si sarebbe buttato a capofitto su di lei, ma – come d'altronde era successo molte volte nell'ultimo periodo – il Serpeverde non mancò di stupirla nuovamente.
« N-non così... deve essere speciale! Soprattutto dopo tutto il tempo che hai aspettato! »
Jace non poté fare altro che farsi spuntare il più felice del sorrisi e lasciare che si allargasse ai suoi profondi occhi blu.
Era finalmente riuscito a passare dagli insulti gratuiti alla preoccupazione che il loro primo bacio significasse qualcosa soprattutto per lui.
« Beh, allora... che cosa avevi esattamente in mente per questo momento topico della mia vita? » Disse improvvisamente sicuro di sé, lasciando che quel momento fino ad allora così teso si trasformasse in un gioco.
La prima risposta che ottenne dalla ragazza fu la solita occhiata rivolta al cielo, seguita dalla familiare scossa del capo. Poi, forse rinforzata dal tono di voce rassicurante di Jace, finalmente schiuse le labbra per parlare con sicurezza.
« Non so! Pensavo che magari in tutto questo tempo avessi pianificato qualcosa tu per l'occasione! »
« In tutta sincerità pensavo più a sbatterti contro un muro e risucchiarti la faccia, ma se mi vuoi romantico, romantico sia!»
Dominique non fece nemmeno in tempo a realizzare le parole che le erano state rivolte perché fu subito presa dal sorriso del ragazzo che si era appena trasformato in un ghigno impudente.
Capì subito che qualcosa doveva essere scattato dentro il suo cervello e ciò trovò conferma quando lo vide prendere la bacchetta dalla tasca e puntarla proprio sopra di loro.
« Jace, ma cos–»
« Shh, sto improvvisando! » Le disse sbrigativo lui e Dominique fu così presa nell'osservare quei due occhi brillanti fissarla con così tanto desiderio che non si accorse nemmeno della breve formula magica che pronunciò, se non quando sentì le prime gocce d'acqua bagnarle il viso.
Alzò il volto e vide spuntare dalla bacchetta di Jace una nuvola che, piazzatasi proprio sopra di loro, cominciò a far piovere delicatamente: non una pioggia scrosciante, fastidiosa, ma una pioggia leggera e piena di speranza.
« So che il bacio sotto la pioggia va forte nei film Babbani, perciò... perché no? »

Dominique non pensò di dover dire nulla a Jace, se non con le azioni: dischiuse le labbra per fargli un sorriso veloce, prima di affrettarsi a poggiarle su quelle di lui prima che la sua mente le ordinasse di cambiare idea.
Jace non ebbe ripensamenti neanche per un secondo: ricambiò il bacio con foga fin da subito, cingendo le braccia attorno alla sua vita e sentendo i vestiti che li separavano, oramai zuppi per la pioggia, sfregare tra di loro.
Fu come se tutto ciò che era accaduto fino a quel momento fosse successo in bianco e nero; dietro alle palpebre chiuse per gustarsi il momento, Dominique poté giurare di essere riuscita a vedere in un flash a colori ogni singolo momento vissuto con Jace e, nonostante l'acqua che la bagnava fosse decisamente troppo fresca, le labbra carnose che si muovevano contro le sue fecero nascere un senso di calore dentro di lei.
Merlino, se mai fosse tornata indietro nel tempo per dire alla Dominique di qualche mese prima che Jonathan Steel era un baciatore eccezionale, si sarebbe data della matta da sola.
Eppure, eccola che se ne stava stretta tra le sue braccia, con la mano che gli carazzeva distrattamente una guancia, mentre muoveva il capo da una direzione all'altra per approfondire disperatamente ogni bacio.
Sentì il bisogno di portare entrambe le mani a stringergli il viso, quasi volesse essere sicura che non potesse sfuggire dal suo tocco, e subitò sentì Jace sorridere contro alla sua bocca: lui – da quel bacio – non sarebbe scappato per nulla al mondo.
E forse proprio perché si sentiva vincitore dopo anni di sofferenze e litigi contro tutti coloro che gli intimavano di desistere, che Jace si permise di lasciar scendere una mano dalla vita della ragazza lungo la linea del suo fianco, fino a posarsi su una parte del corpo agognata per troppo tempo.
« M-ma! Steel! Ti sembra il caso? » Esclamò Dominique staccandosi dal bacio, per osservare sconvolta il ragazzo.
« Perdonami, mia bella, ma potrei risvegliarmi da tutto questo da un momento all'altro! » Rispose con serenità il ragazzo, non lasciando la presa e tenendola salda tra le braccia.
La Corvonero poggiò la testa contro al petto di lui e, nascosta dal suo sguardo scrutatore, si fece spuntare un sorriso in viso che trapelava tutta la sua felicità; un sorriso sicuramente troppo ebete per appartenere a lei, un sorriso del quale non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di godere.
« L'ho sempre detto che ce l'avrei fatta. » Disse soprappensiero Jace, posando il mento sul capo di Dominique; si rese conto che una posizione tanto intima non l'aveva mai condivisa prima con nessuna ragazza, e ciò gli fece sentire la specialità di quel momento con ancora più forza.
« E sei stato anche l'unico che ci credeva davvero! » Ribatté in tono ironico lei, scuotendo la testa contro di lui.
Jace si mosse lentamente, tornando così a guardare la ragazza negli occhi; poi, apritosi in un sorriso irriverente, parlò nella più completa tranquillità.
« Nessuno mi crede quando dico la verità. Credo sia la mia personalissima maledizione per essere così dannatamente attraente! »
Dominique avrebbe voluto reagire a quelle parole sospirando scocciata o scappando a gambe levate come aveva sempre fatto, ma ora tutto era cambiato e senza che potesse controllarlo scoppiò in una risata fragorosa.
Jace tirò un lungo sospiro di sollievo; nemmeno lui sapeva come avrebbe reagito alle sue solite battute sfacciate.
« Posso baciarti ancora? » Chiese poi, quando le risate della ragazza scemarono fino a lasciar spazio all'ennesimo sorriso.
« Hai intenzione di chiedermelo ogni volta? »
« Fino a quando me lo permetterai, sì. » Dichiarò infine con serietà, tornando l'attimo dopo a sfiorare le labbra rosee di Dominique.

Questa volta il bacio non fu frettoloso, né tantomeno caratterizzato da urgenza.
Si presero entrambi il giusto tempo per conoscersi nei movimenti e per saggiare ogni singola azione, ogni bacio, ogni sospiro emesso contro la bocca dell'altro.
Nessuno dei due osò accelerare il momento: lì, sotto quella pioggia magica, Dominique Weasley e Jace Steel avevano finalmente tutto il tempo del mondo.

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