10. Cortili interni fin troppo popolati e pseudo lutti.
Da che era stata fondata molti, anzi moltissini, anni addietro, la Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts ne aveva viste di cose strane, ma di certo uno scambio di effusioni in luogo pubblico così eclatante tra due membri delle Case di Serpeverde e Grifondoro era una succulenta novità.
Non che relazioni così intime non vi fossero ancora state tra quelle due particolari Case, ma il tutto assumeva quella nota di stranezza nel momento in cui ci si accorgeva che le due figure intente a succhiarsi la faccia a vicenda in mezzo al cortile principale del Castello erano niente di meno che Hugo Weasley e Freya Nott.
D'altronde come si poteva scordare che solo pochi anni indietro i loro rispettivi nonni e poi genitori si erano ritrovati a combattere l'uno contro l'altro nella Prima e Seconda Guerra Magica?
Fate l'amore, non la guerra – recitava un detto Babbano e sia Freya che Hugo sembravano decisi e seguirlo fino in fondo. Anche se ciò significava dimostrarlo in pubblico.
« Freya. » Disse con difficoltà il Grifondoro, seduto alla buona su un muretto, mentre cercava di scostarsi dalla sua migliore amica – o era diventata qualcos'altro? – che a cavalcioni su di lui era più che intenta a ricoprirlo di baci pressoché ovunque.
« E-ehm, Freya, un secondo... » Ripeté il ragazzo quasi senza fiato, utilizzando tutte le forze che aveva dentro di sé per allontanare contro ogni sua volontà il corpo della Serpeverde dal proprio.
« Che c'è?! » Si staccò finalmente la ragazza, guardando stizzita il povero Hugo come se le avesse fatto il torto più grande al mondo.
Notò con piacere che il viso del ragazzo era più rosso del solito, ma si rese conto che non era il colorito che assumeva solitamente quando era in imbarazzo e che aveva imparato ad amare; no, quello era il risultato dei suoi ormoni da quindicenne che uscivano improvvisamente allo scoperto.
« C-ci stanno guardando tutti... » Rispose cautamente il Grifondoro, facendo roteare lo sguardo intorno a loro come a voler far notare alla ragazza dove effettivamente si trovassero.
Freya sbuffò sonoramente, voltò distrattamente il capo e solo allora si rese conto che vi era concretamente una massa di studenti di ogni età e Casa che li osservava con la bocca spalancata, chi con una nota di disgusto, chi con una palese malizia che si leggeva nello sguardo.
« Che avete da guardare? Non avete mai visto due persone limonare?! » Sbraitò naturalmente la ragazza, fissando con sguardo minaccioso chiunque si trovasse sul suo campo visivo.
Nel farlo, saltò allegramente e con ben poca grazia sul posto, che si dà il caso in quel particolare frangente fosse il grembo del fortunatissimo Weasley.
Il suddetto ragazzo emise un lamento gutturale – dettato davvero dal dolore o da altro? – e portò le mani dietro alla schiena della ragazza per sistemarla meglio su di sé.
Era sì un giocatore di Quidditch, ma ancora ne doveva passare di tempo prima che sviluppasse il fisico forte e delineato di suo cugino James.
« Ictus cerebrale, Fragolina? » Fu la semplice risposta della Serpeverde al verso di Hugo.
Il ragazzo evitò di controbattere, non sapendo bene cosa dire.
Che poi, cosa è esattamente un ictus?
Si limitò a disegnare cerchi immaginari sulla schiena di Freya e ad attirarla più vicina a sé in un stretto abbraccio, un po' perché non sapeva cosa fare, un po' perché incosciamente quel gesto gli sembrava più intimo che sbaciucchiarsi lì, davanti agli occhi indiscreti di tutta Hogwarts.
La ragazza si adagiò meglio contro di lui e, poggiata una guancia alla spalla di lui, sospirò vistosamente.
« Ti dà così fastidio che ci guardino? Non è la prima volta che ci vedono assieme, eh. » Disse infine Freya.
Hugo aprì deciso la bocca per parlare, ma poi prontamente la richiuse.
Sapeva bene che tutta Hogwarts si era resa conto che il suo rapporto con Freya si era – come dire – evoluto, eppure non sapeva spiegarsi perché la cosa lo mettesse così a disagio.
O forse sì; d'altronde farsi vedere senza nascondersi rendeva la cosa ufficiale e se – tocchiamo ferro – le cose non fossero andate nel migliore dei modi la delusione sarebbe stata doppia.
Perché tutti l'avrebbero saputo; tutti avrebbero saputo che Hugo Weasley aveva inevitabilmente la capacità di rovinare tutto ciò che tocca, anche la sua vita sentimentale, anche se le sue amicizie più profonde.
« Vuoi... vuoi che andiamo nel mio Dormitorio? »
Improvvisamente il Grifondoro si ridestò dallo stato di mutismo e scervellamento in cui era caduto e prontamente posò lo sguardo in quello della ragazza per fissarla con sorpresa.
La mente di un maschio quindicenne è terreno duro e tortuoso e non proveremo minimamente a comprendere la miriade di pensieri e immagini che passarono a velocità stratosferica nella testa di Hugo Weasley; ci basti solo sapere che socchiuse le labbra e dopo aver boccheggiato per una decina di interminabili secondi, sibilò balbettando: « S-sei sicura? »
Freya lo guardò con altrettanta sorpresa; perché ad un tratto il suo Grifondoro preferito sembrava essere stato colto da uno shock anafilattico?
Cosa aveva detto di così strano? Dopo tutto lei voleva solamente allontanarsi da tutti quegli sguardi indiscreti.
Lo scrutò intensamente mentre lo guardava balbettare e improvvisamente fu colta da un'illuminazione.
« Oh! No, Patatino, che hai capito! Cioè, s-sì... ma non per... ecco quello! » Formulò senza seguire una qualsiasi logica la ragazza, sapendo che Hugo l'avrebbe compresa comunque.
« No no, certo! Figurati non stavo pensando a... quello... » Certo che stavi pensando a quello, idiota.
Rimasero a guardarsi in faccia per un po', uno più rosso dell'altro, entrambi ben consapevoli di trovarsi ancora nella stessa posizione di prima: lei a cavalcioni su di lui, avvinghiati in un abbraccio che ben poco ricordava la semplice amicizia che avevano condiviso in tutti quegli anni.
Fu Freya la prima a ridestarsi, scoppiando improvvisamente in una fragorosa e divertita risata.
Rideva di gusto come non aveva mai fatto prima e naturalmente Hugo non poté fare a meno di seguirla e farsi spuntare in viso il sorriso.
Il Grifondoro fece un cenno veloce con la testa, accompagnato da uno sguardo indagatore, in una muta richiesta di spiegazioni.
« È incredibile come noi due siamo stati migliori amici per cinque anni e ora che siamo... beh, questo... riusciamo comunque ad imbarazzarci! »
Hugo non prestò troppa attenzione al fatto che neanche lei sapeva bene che cosa erano diventati, si limitò a seguire il suo ragionamento e a darle pienamente ragione.
« Penso sia solo che non siamo abituati a certe cose, dobbiamo solo darci tempo. » Rispose conciso il ragazzo, in un momento di ritrovata lucidità.
Non troppo tempo, magari. – Tornò prepotentemente a pensare il suo cervello da quindicenne.
Freya si ritrovò ad annuire concordando pienamente, portando una mano ad accarezzare distrattamente una guancia del Grifondoro.
Pensò per qualche secondo a qualcosa di giusto da dire, qualcosa che avesse un significato, qualcosa che potesse servire ad entrambi, ma il suo cervello sembrò non voler collaborare.
Sospirò con quel fare teatrale che solo lei possedeva, prima di incurvare le labbra nel gnigno più Serpeverde che Hugo le avesse mai visto fare.
« Torniamo a limonare? Tanto per dare spettacolo a tutti i depravati di questa scuola? »
Per poco il ragazzo non si strozzò con la sua stessa saliva ma si ridestò quasi subito.
Quella era la sua Freya e non avrebbe voluto che cambiasse per nulla al mondo.
Cercò conforto nelle sue iridi tanto verdi quanto lo stemma della sua Casa di appartenenza e dopo essersi detto che poco importava – oramai perfino i fantasmi dei Presidi passati avevano visto le sue doti amatorie – si strinse nelle spalle e si chinò nuovamente sul viso di Freya, per tornare a quell'attività poco casta che ultimamente sembrava essere la protagonista delle sue giornate.
*
« Tuo fratello ha le mani su parti del corpo di mia cugina che nemmeno credevo conoscesse. »
Aveva detto la voce che era appena giunta alle orecchie di Rose Weasley, ridestandola dallo stato di concentrazione più assoluta in cui si era rifugiata mentre leggeva un libro di letteratura Babbana, seduta sul muretto di uno dei porticati che dava sul Cortile centrale.
Una voce che aveva notato essere caratterizzata da un tono fin troppo neutrale, un tono che a sue spese aveva imparato appartenere ad una persona in particolare.
Ma tale persona non poteva starle rivolgendo la parola di sua spontanea volontà, non è vero?
Eppure quando la Grifondoro alzò la testa dal suo libro e vide davanti a sé due iridi grigie che la scrutavano con – curiosità? – estrema cautela, dovette a tutti gli effetti darsi ragione: Scorpius Malfoy le aveva appena rivolto la parola e per di più di sua spontanea volontà.
Rose vide il ragazzo indicarle con lo sguardo qualcosa alle sue spalle e, una volta girato il capo per seguirlo, notò che dall'altra parte del Cortile si trovavano due figure intente a mangiarsi letteralmente la faccia.
Riconobbe subito la zazzera di capelli rossi che caratterizzava la sua famiglia e in particolare la tonalità accesa che apparteneva solo a suo fratello Hugo; da lì il passo fu breve, la ragazza in questione poteva essere solo Freya Nott, la cugina di Malfoy.
Sbuffò istintivamente e poi si stampò in viso il sorriso che hanno le madri quando vedono i propri figli compiere i primi passi: un senso di orgoglio la invase, il suo fratellino si era fatto grande.
« Ah Malfoy, invidioso che tua cugina di quindici anni riceva più azione di te? » Disse Rose, trasformando il proprio sorriso in un ghigno divertito una volta giratasi a fronteggiare nuovamente il ragazzo.
« Sbaglio o è ironia quella che ho appena sentito? » Ribatté il Serpeverde, stranamente sorpreso dal fatto che la ragazza non lo avesse semplicemente mandato a quel paese.
Quando l'aveva vista in lontananza qualche minuto prima, era rimasto fermo sul posto per un po' a riflettere se andarle a parlare o meno.
Non sapeva bene che cosa aspettarsi, se lei lo avrebbe schiantato sul posto o ignorato come d'altronde aveva fatto fin dal disastroso giorno del finto appuntamento; ma si disse che per una volta poteva anche smettere di calcolare ogni sua singola mossa e provare ad avere quella discussione civile che tanto aveva promesso al suo migliore amico Jace.
« Dici che era troppo elevata per i tuoi raffinatissimi gusti? » Aggiunse la Grifondoro, alzando volutamente in un gesto teatrale le sopracciglia, in un chiaro segno di sfida.
Rose sapeva di stare usando le parole più giuste e giurò di essere riuscita a scorgere nell'espressione di Scorpius un velo di divertimento – sebbene fosse molto ma molto nascosto.
« Di solito a Villa Malfoy l'intrattenimento serale è dato dai migliori comici del paese, quindi sì, sono abituato a standard decisamente più elevati di quelli che può offrire una Weasley. »
Il Serpeverde parlò con non chalance, stampandosi in viso il sorriso più sfacciato che riuscisse a fare, consapevole di aver appena segnato un punto in quella che era diventata negli anni una muta sfida.
La Grifondoro effettivamente non seppe come controbattere, troppo impegnata a guardarlo in preda allo sgomento.
Il compostissimo, stiratissimo, regalissimo Scorpius Malfoy aveva davvero appena fatto una battuta? Ma soprattutto, aveva appena fatto uso dell'autoironia!?
Rose scosse la testa incredula; no, decisamente non poteva essere successo, ne sarebbe andata della sua sanità mentale.
Ma quella doveva essere davvero la giornata più assurda della sua vita, perché subito dopo vide il Serpeverde sedersi esattamente sullo stesso muretto su cui stava lei.
Eh no, non sembrava essere sotto l'effetto di una maledizione Imperius – notò con sorpresa la ragazza.
Lo scrutò da capo a piede per cercare di capire quale gravissima condizione psicofisica doveva averlo assalito, del tutto non curante del fatto che il ragazzo poteva benissimo vederla mentre gli faceva la radiografia con gli occhi.
E di fatti la reazione di Scorpius non tardò ad arrivare perché, una volta accomodatosi affianco alla ragazza – ma comunque a debita distanza da lei – sbuffò sonoramente e si passò una mano tra i capelli per aggiustarli.
Gesto del tutto innecessario – pensò Rose – ma evidentemente la perfettissima capigliatura del Serpeverde doveva aver avuto un bisogno impellente di manutenzione.
Rimasero entrambi fermi in quella posizione per un po', entrambi incapaci di formulare qualcosa da dire; mandarsi a quel paese era fin troppo facile per loro, ma quello... essere civili l'uno con l'altra, quella sì che era una prova di forza di tutt'altro livello.
Ci pensò il Destino a decidere sul da farsi, perché in quel preciso istante un gruppo di ragazzine – probabilmente del terzo o quarto anno – passò loro davanti, senza nemmeno mascherare il fatto che li stessero fissando apertamente e ridacchiando tra loro.
« ... che vi avevo detto? »
« Non posso credere che quel figo di Malfoy esca con quella! »
« Zitta che ti sente! »
Rose sospirò con quanta più esasperazione le fosse possibile e si trattenne con tutta se stessa dall'alzarsi e andare a dirne quattro a quelle ragazzine.
Si disse che ben poco avrebbe potuto fare per cambiare le cose, oramai erano giorni che lei e Malfoy erano sulla bocca di tutti: come d'altronde aveva potuto notare lei stessa, quel famoso sabato l'intera Hogwarts pareva essere andata ai Tre Manici di Scopa.
E se la notizia della coppia Jace Steele – Dominique Weasley era stata una meteora durata poco più del weekend, lei e Malfoy sembravano essere la novità più succulenta dai tempi in cui Colui-che-non-deve-essere-nominato aveva liberato il Basilisco in giro per il Castello.
Perfino Hugo e Freya facevano meno notizia e tra loro c'era effettivamente qualcosa.
« Non importa quante volte io gridi che sono tutte menzogne, nessuno mi crede! »
Sbottò improvvisamente la Grifondoro, prendendosi il volto tra le mani.
La voce della ragazza giunse alle orecchie del Serpeverde con tutte le sue sfumature: rabbia, esasperazione, delusione.
Dopo tutto Rose Weasley non era mai stata al centro di nessun gossip e tutte le attenzioni che aveva ricevuto erano sempre state solo ed unicamente positive.
« E tu lasciali credere quello che vogliono. » Rispose secco Scorpius, facendo spallucce.
« Perché la cosa non sembra turbarti affatto? » Gli chiese seriamente incuriosita la ragazza; lo fissò dritto negli occhi e si accorse che in quelle iridi grigie così diverse dalle sue non troneggiava più una completa indifferenza, ma semplice calma.
« Perché in effetti non mi turba. » Ricambiò lo sguardo il ragazzo, leggendo nel viso lentigginoso di Rose l'espressione opposta a quella che doveva avere lui in volto: la Grifondoro lo guardava allibita, con le labbra socchiuse dallo sgomento e le palpebre che si aprivano e chiudevano in continuazione.
Scorpius schioccò la lingua al palato e roteò gli occhi al cielo di getto; doveva aspettarsi che avrebbero reagito in modo completamente opposto, così come erano opposti loro due.
« Come... come ci riesci? » Riuscì a dire Rose, riservandogli per la prima volta da che lo conosceva un tono amichevole.
Il Serpeverde non mancò di notarlo e dopo aver contorto le labbra in un sorriso amaro, lasciò che la sua bocca facesse uscire le parole che gli ronzavano in testa.
« Weasley, io di cognome faccio Malfoy. Nonostante pensi che la cosa peggiore che possano dire di me è che io sia uscito con te, ho sentito decisamente di peggio, credimi. »
Scorpius pronunciò quelle brevi e concise parole con una maturità che di certo non poteva appartenere ad un ragazzo di quasi diciotto anni e come era suo solito fare, nonostante avesse detto poco, in realtà aveva detto tutto.
Rose non poté fare a meno di capire tutto al volo.
D'altronde lei era la figlia di Hermione Granger e Ronald Weasley e quella che era la storia della famiglia Malfoy la conosceva da sempre.
Crescendo poi aveva colto il significato reale di parole e frasi che in tanti riferivano a quella determinata famiglia e, se in un primo momento le aveva date per scontato, con gli anni aveva imparato che erano solo spregevoli maldicenze.
C'era ancora chi guardava con sospetto chi aveva certi cognomi scomodi e sicuramente la capigliatura biondo platino che lo caratterizzava non avrebbero aiutato Scorpius a rendere il collegamento con precisi eventi meno immediato.
Nella testa di Rose era sempre stato chiaro che qualsiasi ombra riferita ai Malfoy era più che infondata – sua madre si era premurata di insegnarglielo ben presto – ma non poté fare a meno di domandarsi quante persone la pensassero diversamente da lei.
Fu allora che un triste pensiero le invase la mente: forse per tutti quegli anni lei aveva percepito tutta quella distanza dal ragazzo solo perché lui aveva fatto in modo che succedesse; forse il suo comportamento era solo frutto di anni e anni di dicerie e diffamazioni; forse il suo essere così poco socievole era un modo di autopreservarsi.
Sentì improvvisamente il bisogno di dirglielo, di dare in qualche modo una forma di conforto al ragazzo che aveva di fronte a sé, nonostante lui sembrasse non averne alcun bisogno.
« Lo sai che io non ho mai pensato certe cose su di te e sulla tua famiglia, vero? »
Scorpius si irrigidì per un istante.
Nessuno aveva mai affrontato la questione così direttamente con lui; abituato al suo mondo così Serpeverde, il suo modus operandi era sempre stato caratterizzato da frasi velate e da azioni che parlassero più di mille parole; nemmeno Jace era mai stato così aperto.
Ma Rose Weasley era una Grifondoro e in quanto tale non mancava certo di audacia.
« Non ho mai avuti dubbi, Weasley. »
Tutta la certezza che il Serpeverde utilizzò nelle sue parole arrivò dritta come un treno alle orecchie di Rose.
La ragazza non riuscì a trattenersi dal sorridere e Scorpius giurò di essere riuscito a scorgere nel suo sguardo un fondo di sincera gioia.
Entrambi voltarono poi il viso in un'altra direzione, forse consapevoli di essersi guardati negli occhi troppo a lungo.
Chiunque fosse passato loro davanti in quel preciso istante non avrebbe saputo cosa dire o pensare: Rose fissava il terreno con un'espressione di puro compiacimento, mentre Scorpius, beh, lui sembrava avere gli occhi pieni di... gratitudine.
E se il fortunato passante in questione fosse stato Jonathan Steel, avrebbe dato decisamente un Oltre Ogni Previsione al tentativo dei due ragazzi di avere una conversazione civile.
*
« Sogno o son desto? » Mai invocare Jace Steel o si paleserà all'istante.
« Ciao, Jace! »
« Sta' zitto. »
Queste erano state le due opposte reazioni di Rose e Scorpius nell'istante in cui il suddetto Jace comparse alle loro spalle e, dopo essersi piazzato in mezzo ai due con un sorriso ebete stampato in faccia, voltò il capo a destra e poi a sinistra, come a volersi capacitare che quelli che aveva visto seduti vicini in Cortile fossero effettivamente i suoi più cari amici.
La Grifondoro si ritrovò naturalmente a ricambiare il sorriso, mentre il biondo Serpeverde riuscì solo a roteare gli occhi al cielo: sapeva bene che il suo migliore amico glielo avrebbe rinfacciato per almeno un paio di settimane.
« No, seriamente... com'è che non vi siete ancora uccisi a vicenda? » Rincarò la dose il Capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde, piacevolmente sorpreso della scena che gli era capitata davanti.
Rose scrollò le spalle; forse non si rendeva bene conto neanche lei di quanto strana dovesse essere sembrata la situazione a Jace.
« Ho scoperto che tutto sommato Malfoy non è così spregevole! » Disse infine la ragazza, usando però nella sua voce un tono volutamente ironico.
« Io continuo a trovarti insopportabile, Weasley. » Commentò di rimando Scorpius, annuendo con convinzione e lasciando che trapelasse sul suo viso l'ombra di un sorriso.
Jace osservò lo scambio di battute nello stesso modo in cui si guarda l'oggetto più prezioso del mondo e, recepite le parole del suo migliore amico, si avvicinò all'orecchio della Grifondoro per dirle sbrigativamente: « Quando fa così vuol dire che gli piaci! »
La rossa non seppe trattenersi e, scoppiata a ridere di gusto, si portò le mani davanti alla bocca per cercare di coprire le risate che sapeva dovevano star dando un enorme fastidio al ragazzo dai capelli platinati.
D'altro canto Scorpius non tentò nemmeno di rispondere in modo sensato, si limitò a tirare una manata alla spalla di Jace per palesargli tutto il suo disappunto.
Ben presto in ogni caso l'attenzione del Serpeverde dai capelli castani fu catturata da tutt'altro spettacolo: in lontananza una figura dalla chioma color del fieno e lo stemma di Corvonero visibile in petto avanzava verso di loro e Jace si chiese se davvero il tempo si fosse fermato o se era solo lui a vedere tutta al rallentatore.
Rose si voltò ad osservare l'espressione del suo migliore amico e istintivamente, dopo aver sospirato con fare teatrale, le scappò dalla bocca ciò che stava pensando: « Merlino, come vorrei qualcuno che mi guardasse allo stesso modo in cui lui guarda Dom. »
Jace era chiaramente troppo concentrato su altro per prestare attenzione alle sue parole, ma la Grifondoro avrebbe dovuto sapere che c'erano un altro paio di orecchie all'ascolto.
« Come se fossi una bistecca al sangue? »
Rose sobbalzò; avrebbe potuto giurare di aver parlato solo nella sua testa.
Eppure, quando si sporse in avanti per voltare il capo in direzione di Scorpius Malfoy e lo vide guardarla con quei suoi occhi plumbei, non poté fare a meno che sgranare i suoi di rimando e curvare le labbra di un ghigno impressionato.
« Però... giornatona per la comicità in stile Malfoy! » Fu l'unica risposta che diede, causando di rimando nel ragazzo un cambio di espressione – poteva davvero essere divertimento quello che vedeva ora impresso nei suoi occhi?
« Hey, Rosie! » Fu ciò che disse Dominique Weasley una volta raggiunto lo stranissimo trio che sedeva sul muretto del porticato e, dopo aver notato lo sguardo che un Serpeverde in particolare le stava riservando, aggiunse con tranquillità: « Hey, Jace. »
Jace non ci vide improvvisamente più; tutto ciò su cui posava gli occhi gli appariva fuori fuoco e l'unica cosa che riusciva a distinguere con chiarezza erano le labbra rosee della Corvonero.
Calmati, va tutto bene. – Si ripeté mentalmente più e più volte come un mantra.
Gli altri tre rimasero per un po' ad osservare il ragazzo e dopo una decina di secondi cominciarono a guardarsi tra loro, domandandosi mentalmente se davvero due semplici parole da parte di Dominique l'avessero ammattito definitivamente.
Fu Scorpius a risolvere la situazione, quando con poca delicatezza gli piantò una gomitata in un fianco.
All'improvviso Jace sembrò ritornare in se stesso e, dopo aver aperto la bocca per prendere aria in cerca di qualche perla da dire, si pronunciò in un solenne: « D-dominique! Dominique Weasley! »
Rose si schiacciò il palmo di una mano in fronte e scosse la testa sconsolata.
Dominique non seppe cosa fare; si era aspettata di sentirlo fare una delle sue solite delicatissime battute oppure anche solo avere una qualche reazione decente – anche solo un 'ciao' sarebbe stato perfetto – ma quello? Cos'era? Un attacco apoplettico?
« Rosie, dobbiamo finire di fare quel tema assieme ad Albus, ricordi? » Parlò infine la Corvonero, voltandosi verso sua cugina.
« Vero! Che farebbero i Potter senza i Weasley! » Esclamò pomposamente la Grifondoro, balzando in piedi e prendendo tra le mani il libro che solo momenti prima stava leggendo in solitudine.
« Beh, carissimi colleghi di Serpeverde, noi donzelle ce la filiamo, addio! »
E dopo aver pronunciato quelle sbrigative parole di saluto e aver lanciato un'occhiataccia a Scorpius per raccomandarsi di badare ad uno ormai catatonico Jace, Rose prese sua cugina sottobraccio e se ne andò saltellando, lasciando inevitabilmente i due ragazzi ancora seduti sul muretto nel più completo mutismo.
« Hai intenzione di spiegarmi cosa è appena successo o mi risponderai con un 'Dominique Weasley'? » Chiese finalmente Scorpius Malfoy al suo migliore amico, una volta accertatosi che le due ragazze si fossero allontate.
« Dominique... hey! Jace! Capisci?» Riuscì a formulare a fatica il ragazzo.
Il biondo Serpeverde non provò nemmeno a tentare di decifrare il tutto e si limitò a scuotere la testa.
Rimasero in quella posizione a lungo, uno a guardare il Cortile davanti a sé – ma sua cugina era ancora lì a limonare con Weasley?! – l'altro a fissare le proprie scarpe incapace di metabolizzare cosa aveva appena vissuto.
Finalmente, dopo quelli che a Scorpius sembrano interminabili minuti, Jace Steel aprì la bocca e con gli occhi allucinati di chi aveva appena vinto la lotteria diede sfogo ai suoi pensieri.
« Amico, è la prima volta in sette anni che mi rivolge la parola di sua spontanea volontà! »
« ... complimenti? »
« Mi ha chiamato per nome! Praparati, il matrimonio è vicino! »
Il biondo Serpeverde lo fissò di rimando con la comprensione con cui si guardano i matti e rimase zitto nella cognizione che non c'era molto che avrebbe potuto dire per farlo ragionare.
Gli posò fraternamente una mano sulla spalla, dandogli qualche pacca di incoraggiamento.
Lo vide farsi comparire in viso tutti gli spettri possibili della felicità e ciò gli confermò di non avere la più pallida idea di che cosa dire.
D'altronde lui era Scorpius Malfoy e non avrebbe mai capito come fosse possibile che un ragazzo impazzisse in quella maniera per una semplice Weasley.
*
Non sapeva bene come aveva fatto a finire lì, ma dopo una serie di interminabili giri lungo tutto il perimetro del Castello Roxanne Weasley si era finalmente fermata davanti alle serre di Erbologia.
A pensarci meglio non poteva essere un caso che fosse finita proprio lì; forse il suo inconscio l'aveva portata nel luogo dei suoi ricordi più felici, quando durante i suoi primi anni ad Hogwarts lei, Lysander e Frank scappavano a rifugiarsi lì dopo il coprifuoco – grazie anche alla complicità del Professor Neville Longbottom.
Ora la sensazione che quelle grandi vetrate le procuravano non erano più gioiose: un grande senso di malinconia l'aveva assalita non appena aveva posato lo sguardo su di esse.
Fece qualche passo incerto ed entrò nella serra, giusto in tempo per sentire provenire dal fondo un suono stridente.
« Merlino, neanche un'ora di vita e già vi lamentate! »
« Parli con il vuoto? » Si palesò finalmente Roxanne, una volta riconosciuta quella voce come quella di Frank Longbottom.
Il ragazzo non la sentì arrivare: sussultò visibilmente e lasciò cadere con poca grazia il vaso che teneva in mano sul tavolo; il vaso, in tutta risposta, emise un gridolino di lamento.
« Oh, hey, Rox! Sto invasando qualche bulbo di Mandragola per mio padre, niente di che! »
La Grifondoro pose fine alla distanza che li separava e, ritrovatasi davanti al Corvonero, sbuffò vistosamente.
Solamente Frank avrebbe potuto fare compiti extra solo per il buon cuore di aiutare suo padre e non per qualche tornaconto personale.
Lo vide risistemare il vaso sul tavolo, prima che si voltasse verso di lei e le riservasse tutta la sua attenzione.
« Ehm, se stai cercando Lys non ho idea di dove sia, scusami. » Il ragazzo si portò una mano al viso per grattarsi distrattamente una guancia, leggermente in imbarazzo.
« No, no... Lys e io, ecco... non ci parliamo al momento. »
« Oh. » Disse in un primo momento di sorpresa Frank. « ... stai bene? »
Non sentì il bisogno di chiederle che cosa fosse successo, semplicemente perché non gli importava granché. Tutto ciò che gli interessava era sapere come stava la ragazza che aveva davanti; non gli era mai interessato nient'altro.
« Tutto sommato direi di sì... ho finalmente tutto il tempo da dedicare a me stessa! »
Al Corvonero venne naturale sorridere: quella era la Roxanne con cui era cresciuto, che nonostante tutto avrebbe sempre trovato un risvolto positivo in qualsiasi situazione.
E quella di Roxanne non era una risposta pronta, né tantomeno un tentativo di nascondere il suo reale stato d'animo.
Da quando aveva discusso con Lysander aveva passato tutte le fasi che i Babbani sono soliti riferire al lutto: in un primo momento aveva cercato di negare a sé stessa ciò che era successo, per poi scoppiare come un fiume in piena e riversare tutta la sua rabbia sul campo di Quidditch (da qui i mille lividi ancora visibili sul povero Jacob Wood); poi aveva cercato di negoziare con quella che era la vocina del suo orgoglio dentro la sua testa, se Lysander le si fosse avvicinato nuovamente, lei avrebbe cercato di parlargli per prima; la fase di depressione durò ben poco – giusto il tempo di saltare un pasto – prima che l'accettazione la travolgesse.
Si era così ritrovata a maturare la decisione che non avrebbe fatto un passo verso il suo ragazzo se prima lui non le avesse chiesto scusa; d'altronde lei non aveva fatto nulla di male e dopo tutti quegli anni si era stancata di corrergli dietro.
Sentì l'orgoglio femminile salirle dentro e riempirle il petto; sapeva che tutte le sue antenate e in particolare sua nonna Molly sarebbero state fiere di chiamarla Weasley.
« Ma, hey! Parliamo di te! Non mi hai mai raccontato come è andata con la McDougal! »
Cambiò improvvisamente discorso la Grifondoro, puntualizzando ogni sua singola parola puntando un dito sul petto del Corvonero.
Frank sentì le proprie gote andare a fuoco.
Non era tanto la prospettiva che Roxanne Weasley lo stesse toccando – oramai si conoscevano da anni ed erano più che a loro agio tra di loro – ma la prospettiva di parlare del suo primo appuntamento in assoluto con l'unica ragazza per cui avesse mai provato dei sentimenti lo terrorizzava a morte.
Un po' perché il suo cervello aveva sempre creduto che la ragazza del suo primo appuntamento sarebbe stata quella che ora aveva di fronte, un po' perché inconsciamente la vista della suddetta ragazza lo portava inesorabilmente a pensare a Lysander Scamander.
Dov'era il suo migliore amico al momento? Sarebbe dovuto andare da lui per vedere come stava ora che sapeva che aveva litigato con la sua ragazza?
Oh, al diavolo, Frank! Hai davanti a te la donna dei tuoi sogni, concentrati.
« Lei è... beh, fantastica, ma è decisamente presto per dire o pensare altro. » Ammise quasi timidamente il Corvonero.
« Non te la devi mica sposare, Frank. Era tanto per farti provare cosa nuove! » Roxanne terminò di parlare e si fece sfuggire dalle labbra qualche risata divertita.
Il ragazzo non seppe fare altro se non farsi contagiare da quella risata.
« È stato così terribile come te lo aspettavi? »
« È stato facile come andare a Hogsmeade e ritornare. »
La risposta di Frank arrivò spontaneamente, tanto quanto la risata cristallina della ragazza dai capelli corvini.
Roxanne si avvicinò istintivamente al ragazzo, nascondendosi a ridere contro il suo petto. Il Corvonero portò naturalmente le braccia a cingerla in un abbraccio che avevano condiviso così tante volte da bambini.
Abbraccio che entrambi si resero conto con condividevano da fin troppo tempo: con gli anni la presenza di Lysander si era fatta sempre più incombente, fino a farli crudelmente allontanare.
Rimasero in quella posizione per qualche minuto, stretti l'uno all'altro, con solo i gridolini soffocati delle Mandragole di sottofondo, prima che la Grifondoro riempisse quel silenzio.
« Sai, in tutti questi anni avrei dovuto darti più valore, Frank. Eravamo inseparabili una volta.» Frank si staccò bruscamente da lei, per tornare a fissarla dritta negli occhi.
Si perse per qualche secondo dentro a quelle pozze scure che per tanti notti aveva sognato, prima di risponderle con decisione.
« Non dire sciocchezze, non è cambiato nulla. »
Nel momento in cui lo disse entrambi si resero conto di quanto fossero false quelle parole: non erano più i due bambini che d'estate incombevano nella cucina di nonna Molly e rubavano qualche biscotto che prontamente mangiavano nascosti da tutti in giardino, non erano più i bambini che che volutamente si staccavano dal caos degli altri cugini Weasley per stare da soli, non erano più i Frank e Roxanne che i primi anni ad Hogwarts neanche la divisione delle Case riusciva a separare.
E poi successe l'impensabile.
Forse era stata la decisione nella voce di Frank, forse il fatto che si stavano riabbracciando dopo così tanto tempo, oppure che quella era la sensazione più familiare che Roxanne provava da settimane.
La Grifondoro, dopo aver scrutato i due occhi castani che la guardavano con così tanto affetto, chiuse quel poco di distanza che li separava e, alzandosi in punta di piedi, poggiò le labbra su quelle di Frank.
Il ragazzo non fece in tempo neanche ad accorgersi del suo avvicinamento; presto sentì su di sé il peso di quelle tanto agognate labbra.
Si era immaginato quel momento così tante volte nel corso della sua vita e in tutte il bacio accadeva nei modi più svariati: lui che la salvava da un mostro infernale e lei che lo ringraziava di conseguenza, lei che faceva capolino nel suo Dormitorio e lo assaliva, lui che platealmente la baciava davanti a tutti in Sala Grande.
Si ordinò mentalmente di chiudere a forza gli occhi per assaporare quello che doveva essere il momento più spettacolare della sua vita, e schiuse istintivamente le labbra per approfondire il contatto e provare a ricambiare.
Ma tutto ciò che riuscì a percepire fu che stava succedendo qualcosa di... sbagliato.
Soprattutto perché dietro le sue palpebre le uniche immagini che comparivano non erano quelle del viso di Roxanne, ma milioni di scene confuse e disordinate che avevano tutte l'aspetto di Lysander Scamander.
Nello stesso attimo in cui registrò quella sensazione Frank si scostò con delicatezza dalla ragazza.
Una parte di sé si pentì all'istante, soprattutto quando lesse nei suoi occhi un grande senso di delusione.
Ma presto capì di aver fatto la scelta giusta, perché quella delusione fu prontamente rimpiazzata da un evidente sguardo di smarrimento.
« I-io... scusami, scusami non so cosa mi sia preso! » Si affrettò a biascicare la Grifondoro, prendendosi la testa tra le mani e scuotendola visibilmente.
« Va tutto bene, va tutto bene, Rox. » Frank la strinse nuovamente a sé e la ragazza non se lo fece ripete due volte, affondò la testa contro il suo petto e chiuse gli occhi con forza.
Provò con tutta se stessa a non scoppiare a piangere lì, davanti a quello che era il suo più vecchio amico e anche il migliore amico del suo ragazzo, ma ben presto le lacrime premettero contro le sue palpebre per uscire.
Non seppe spiegarsi perché improvvisamente era scoppiata a piangere – proprio lei, che non piangeva mai.
Ma appena sentì il Corvonero cominciare a dondolarla sul posto e passarle una mano lungo la schiena nel tentativo di confortarla tutto le fu chiaro.
Piangeva perché nonostante le famose cinque fasi, il fatto che non si trovava più bene con Lysander come una volta non l'aveva elaborato affatto.
Troppo impegnata a pensare che se lui non le riservava più certe attenzioni probabilmente era per colpa sua, non si era resa conto che nel frattempo il loro rapporto era andato a rotoli.
E più piangeva e più si rendeva conto che tanto altro dolore doveva ancora arrivare, perché lei era ancora incondizionatamente innamorata di Lysander Scamander e in tutte le strade che ora vedeva davanti a sé era lei ad uscirne con il cuore spezzato.
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