9 - Tutorial: quando e come svolgere un'autopsia
Akane sbatté le palpebre più volte, cercando di far aggiustare la vista alla luce, riuscendo così a mettere a fuoco Carly e confermare che avesse davvero un'espressione scioccata, terrorizzata ed a tratti inorridita. Leggeri scatti della sua testa suggerivano che la stesse scrutando dal ventre in su, ma Akane non capiva, perciò rimase imbambolata a fissarla per qualche secondo, in attesa di riprendersi completamente dal profondo sonno.
- Cosa— – Si interruppe a causa di un lungo sbadiglio. – succede...?-
- I—Il t—t—tuo pe—petto... è squarciato! A—Anche il collo!-
Sbiancò, sentì il sangue drenarle dal volto e congelarsi nelle vene. Aveva sentito bene? Non era un'allucinazione?
Abbassò anche lei la testa per guardarsi e scoprì di aver fatto un errore gravissimo, ovvero di essersi dimenticata di chiudere i bottoni nel colletto della maglia del pigiama -doveva essere talmente stanca da non essersene nemmeno accorta-, perciò mentre dormiva i lembi si erano aperti e le avevano scoperto il petto quasi per intero, lasciando così in bella vista il lungo taglio che la divideva in due.
D'istinto si chiuse a riccio e con le mani tenne chiusa la maglia. Serrò gli occhi e strinse le palpebre, nella vana speranza che quello fosse un sogno – il primo che avesse mai fatto. Ma non riuscì a svegliarsi, lo era già purtroppo.
- Non hai visto niente.-
- Certo che l'ho visto, ho gli occhiali addosso!-
- Non è vero.-
- Akane, non iniziare a comportarti come una bambina proprio adesso. Diamine, hai delle ferite orribili! Come cavolo te le sei fatte?!-
Akane non capì più niente. Il suo dannatissimo istinto di sopravvivenza si era attivato e lei aveva chiuso occhi ed orecchie come un cavallo imbizzarrito, tentando poi di fuggire. La stanchezza però prevalse e Carly fece in tempo ad afferrarla per un polso prima che lei potesse dileguarsi. Tentò di liberarsi e sgusciare via, ma la giornalista riuscì a prenderla anche per l'altro braccio ed immobilizzarla sul materasso. Akane la guardò con occhi spalancati, congelandosi dal terrore, il petto che si alzava ed abbassava a ritmi irregolari.
A quel punto Carly allentò la presa fino a farla diventare un tocco delicato. Sotto le spesse lenti dei suoi occhiali riuscì a vedere per una delle rare volte i suoi occhioni grigi preoccupati, si mordeva le labbra per il nervosismo.
- M—Mi dispiace! – Si tolse da sopra di lei. – Non ti ho fatto male, vero?-
Akane si girò lentamente su un fianco e chiuse gli occhi -sperando, per l'ultima volta, di star sognando-. Ma poi, ormai sconfitta, fu costretta ad alzarsi e mettersi seduta con la schiena appoggiata alla testiera del letto.
Con le mani che tremavano afferrò i lembi della maglia ed iniziò a tirarla su, scoprendo sempre più il taglio che rovinava la sua pelle bianchissima. Quando se la tolse tutta e guardò nuovamente la sua amica, la vide con un'espressione di completo orrore sul suo viso, nemmeno gli spessi occhiali potevano nasconderla.
Akane si sentiva mortificata, nuda -quello lo era già, ma era come se, oltre ai vestiti, le mancasse anche la pelle-, orribile. Abbassò nuovamente lo sguardo, incapace di sostenere la vista di Carly.
- Da... da quando ce li hai?- La voce della giornalista tremava.
- Mi sono svegliata ed erano già lì— nello spazio liminale, intendo.-
- E non li hai mostrati a nessuno? – Akane scosse debolmente il capo. – Oh...-
Carly deglutì e si sporse di più verso di lei, si sistemò gli occhiali sul naso e la osservò da più vicino. Lei continuava a guardare altrove, mortificata per il suo aspetto orrendo, incapace di assistere a ciò che accadeva a sé stessa. Non osava immaginare come avrebbe reagito se Bruno fosse stato al suo posto.
Quello stava diventando il momento peggiore dal suo risveglio a quella parte.
- Lo sai qual è il significato del taglio che ti attraversa il corpo? – Carly si allontanò, spostando lo sguardo dal suo addome al volto. Akane fece no con la testa, un movimento impercettibile. Non ne aveva la forza. – ... autopsia. Si inizia ad incidere dalla parte interiore delle spalle all'estremità inferiore dello sterno, poi si prosegue fino al pube evitando l'ombelico. Il tutto forma una "Y", l'incisione è molto profonda perché si deve essere in grado di tirare la pelle sopra il volto ed aprire una finestra sulla gabbia toracica. È perfetta, al contrario del taglio sulla gola. Sembra quasi che qualcuno ti abbia accoltellato e successivamente ti abbiano fatto un'autopsia.-
Akane si sentì improvvisamente la gola secca, freddo, come se il sangue si stesse ritirando dal suo intero corpo e stesse tornando nel cuore. Autopsia. Si ripeté quella parola nella mente per così tanto tempo da farle perdere significato, in un ennesimo, disperato, tentativo di cancellare ciò che la stava deturpando.
Autopsia. L'autopsia si fa ai morti.
Autopsia. Quindi lei cos'era?
Autopsia. Un cadavere?
Autopsia. Allora come faceva ad essere cosciente, avere paura, parlare con Carly?
Autopsia. Cosa diamine le avevano fatto?
- Quindi... sono... morta?- La voce fuoriuscì roca, cavernosa, come quella di un mostro.
- Akane, come fai ad essere morta se stiamo parlando in questo momento? C'è una spiegazione. Ci deve essere una spiegazione.- Non credeva alle sue stesse parole, lo vedeva chiaramente.
Akane si mosse in modo meccanico, prese la maglietta del pigiama e se la mise, stufa di stare mezza nuda e di dare uno spettacolo terrificante. Chiuse anche tutti i bottoni, la pelle al di sotto doveva sparire.
Si rannicchiò, abbracciandosi le gambe e nascondendoci la testa in mezzo.
- Carly... – La sua voce era ovattata contro la pelle. – mi faresti un favore?-
- Certo, di che si tratta?-
- Non dirlo agli altri, soprattutto a Bruno. Nessuno deve sapere.-
- Perché? Non ti fidi di lui?-
- Certo che mi fido. Ma lui si preoccupa sempre così tanto per me, non voglio che trascuri i suoi doveri per correre dietro a me ed alle cavolate che faccio. Se lo venisse a sapere gli darei ulteriori motivi per abbandonare il suo lavoro e di conseguenza i ragazzi rischierebbero di non essere pronti per l'inizio del Grand Prix. Il tempo scorre, non voglio essere d'intralcio in un evento tanto importante per loro.
... a dire il vero non volevo coinvolgere nemmeno te in questa storia.-
- Ma ormai ci sono dentro con tutte le scarpe. – Carly sorrise. – Va bene, terrò la bocca chiusa e lascerò sia tu a parlargliene. D'ora in poi però voglio che tu mi dica tutto ciò che scopri su di te, lavoreremo insieme per portare a galla la verità.-
- Non devi per forza—-
- Shhhh! – La zittì. – Non cominciare a lamentarti! Sono una giornalista, fare indagini è il mio lavoro, ma prima di tutto la mia più grande passione, e se posso aiutare un'amica con le mie abilità tanto meglio!-
- Un'ultima cosa... – Akane cercò di mandare via il piccolo sorriso che si era formato sul suo viso. – volevo scusarmi per stamattina, per averti ignorata e fatta andare fino da Bruno per mandarlo qui a consolarmi. Sono stata un'ipocrita, avrei dovuto ascoltarti fin da subito.-
- Hey, non importa, il mio obiettivo era farti riprendere e lui ce l'ha fatta, la considero comunque una mia vittoria.
Ho anche parlato con Jack.-
- Cosa gli hai detto?-
- Gli ho fatto una ramanzina bella e buona, Martha sarebbe impallidita! Mi sono fatta promettere che la smetterà di tormentarti, anche se purtroppo non ha intenzione di chiederti scusa.-
- Va bene così, sarebbero finte. Se mai dovesse chiedermi scusa, vorrei che lo facesse di sua spontanea volontà.
Hai fatto anche troppo... grazie.-
Akane si sporse in avanti e strinse Carly in un abbraccio, la quale prima fu piuttosto sorpresa, poi ricambiò con forza. Ancora non poteva credere di aver trovato non una, ma più persone disposte a sacrificarsi per lei, domandandosi cosa potesse avere di tanto speciale una ragazza smemorata, con pensieri intrusivi catastrofici, forse un disturbo ossessivo compulsivo e capace solamente di fare un danno dopo l'altro, alzando sempre -involontariamente- l'asticella delle cazzate.
Era grata di essersi schiantata contro quel lampione, dopotutto.
***
La mattina dopo per Akane la sveglia suonò molto presto, come ogni giorno in cui doveva lavorare. Si alzò dal letto facendo attenzione a non svegliare Carly, si cambiò, pettinò e legò i capelli nelle sue peculiari trecce e poi uscì di casa.
Durante il tragitto a piedi si ritrovò a pensare quanto fosse a proprio agio con i suoi soliti vestiti addosso, a quanto quel vestito lilla la facesse sentire diversa e scomoda -nonostante l'abito in sé fosse relativamente comodo-, mentre con gli stivaloni in pelle lucida, i pantaloncini, la maglietta e la giacca di pelle si sentiva davvero lei. Quella con il vestito addosso era Ayame, non Akane. Era come se ogni sguardo, ogni complimento ricevuto fosse stato diretto più alla stoffa avvolta attorno al suo corpo che a lei. Anche quel tizio appiccicoso del Team Unicorn, come si chiamava? Era biondo... Ba... Bo... qualcosa— non che fosse importante. L'avrebbe approcciata ugualmente se si fosse presentata com'era in quell'esatto momento? Ne dubitava.
Trovò anche il tempo di ripensare a quella maledetta serata dalla quale era partito tutto, a quel tizio misterioso che le aveva salvato la vita e poi duellato contro Yusei. Il modo in cui l'aveva tirata a sé senza pensarci, avrebbe potuto scappare più velocemente se non l'avesse presa in considerazione, eppure aveva rischiato la vita lui stesso insieme a lei e per poco la moto non aveva investito entrambi. Era stato quel gesto a fargli guadagnare la sua fiducia; era una persona particolare, di questo ne era certa, ma era certa anche che non fosse cattivo. Un nemico? C'era la possibilità. Malvagio? No.
Quando aprì la porta del Cafe La Geen, sentì un urlo così potente da spettinarla; sussultò e quasi inciampò, ma riuscì a vederlo provenire dal suo capo. C'era anche Vianey all'interno del locale.
- Con quale faccia tosta ti presenti qui?!- L'uomo era livido. La sua faccia così rossa da tendere quasi al viola dei suoi capelli e barba.
- Eh...? È il mio lavoro, ovviamente mi prese—- Akane non capiva una tale veemenza. Il suo sguardo si spostò velocemente per la stanza, incontrando quello di una Vianey un po' troppo mogia.
- No! Quando ti ho assunta ti avrò pur detto di fare ciò che vuoi, ma l'accordo non implicava che potessi saltare i giorni di lavoro quando ti pare e piace, per giunta senza avvisare né rispondere alle telefonate, ti avrò chiamata cento volte!-
... Ora aveva capito e più se ne rendeva conto, più sentiva il colore drenarle dal volto. Dannazione, ieri era lunedì! Non si era presentata al lavoro perché troppo impegnata a piangere!
Si aspettava un qualche tipo di ramanzina o domanda riguardo lo schiaffo in diretta televisiva, ma questo?
- Mi dispiace, capo... ieri è stata una giornata così pessima che non mi sono nemmeno resa—-
- Domenica hai preso una sbronza epocale pur sapendo di dover lavorare e cerchi di giustificarti?-
- Non mi sono ubriacata, mi creda!-
- Per rispondermi indietro il coraggio lo hai, perché non hai usato questa forza di volontà per pigiare il tasto verde su quel dannato telefono e rispondere, ieri?-
Akane si morse il labbro, riuscendo a malapena a trattenere un insulto.
- Mi scusi... non succederà più.- Abbassò il capo, ingoiando tutte le cattiverie che avrebbe potuto dire.
- Certo che non succederà più, perché ti licenzio!-
- Eh?! Ma perché? Mi sono sempre impegnata, non ho mai fatto uno sgarro, perché al primo errore vuole mandarmi via?!-
- Vai a casa, di te non posso fidarmi.-
- Ma, zio!- Esclamò Vianey, con una faccia sconvolta.
- Zitta Vianey, tu non c'entri niente.-
Akane tenne lo sguardo basso, i pugni così stretti da far diventare le nocche color latte ed incidere quattro lune crescenti sulla pelle diafana dei palmi.
Fiducia.
Non si fidava di lei.
Un'altra persona non si fidava di lei.
Nessuno si fidava dell'ultima arrivata.
Nessuno si fidava di "Akane".
Cosa cazzo era la fiducia? Qual era il suo significato? Perché a lei era costantemente negata?
Cos'aveva fatto di male, per meritarsi tutto ciò?
Quanto ancora doveva essere punita per delle malefatte di cui non ricordava nemmeno l'esistenza?
Boccheggiò, le luci del locale avevano iniziato a sfarfallare con violenza, sentiva la testa sul punto di esplodere, voleva sparire, voleva— il campanellino della porta suonò, e qualcuno entrò.
- Cosa succede? Ho sentito delle urla...
Non conosceva quella voce. Le luci smisero di ballare.
Sentì dei passi avvicinarsi e da dietro di lei sbucò un uomo; doveva avere più di trent'anni, era basso -mai quanto lei-, tarchiato, i capelli castani gli avvolgevano la faccia tonda e gli accarezzavano le spalle formando delle onde, sul naso portava degli occhialoni tondi dalla montatura spessa non troppo diversi da quelli di Carly.
Vianey, non appena lo vide, gli corse incontro.
- Mio zio vuole licenziare Akane! Lei viene spesso qui, no? Lo faccia ragionare, gli ricordi che lei è un elemento prezioso per il locale!-
- Eh?! Ho sentito bene? – Il tizio sussultò. – Non può farlo, è una bravissima cameriera! – L'afferrò per un braccio, agitandosi. – Mi creda, questa ragazza potrebbe diventare in poco tempo la sua punta di diamante, non c'è paragone con le altre due che lavorano qui! – Akane notò Vianey lanciargli un'occhiataccia. – Le dia un'altra possibilità, per favore... sarebbe una grande perdita se la licenziasse.-
- ... E va bene, ma questa è l'ultima possibilità. Un altro sgarro e sei fuori, capito Akane? Ci sono infinite ragazze a Nuova Domino che sarebbero felici di prendere il tuo posto.-
- Ho capito... la ringrazio per la chance.- Finalmente rilassò le spalle.
Non appena il suo salvatore uscì per sedersi fuori ed il capo andò in cucina, Akane si fiondò su Vianey e la stritolò in un abbraccio tanto forte da toglierle il respiro.
- Grazie, grazie, grazie...! Se avessi perso il lavoro sarei finita nei casini!-
- Hey, non c'è di che, mio zio stava esagerando. – La ragazzina ricambiò l'abbracciò. – Ma che è successo ieri?-
Akane la lasciò andare.
- Il gala di domenica... è successo un casino con Jack e ci sono rimasta così male da perdere la cognizione del tempo. Magari poi ti racconto.-
Separatasi dalla collega, poté finalmente andarsi a mettere la divisa. Successivamente si mise a lavorare; era grata di essere riuscita a tenersi il lavoro, ma allo stesso tempo stava provando un gran rancore verso il suo capo non per la rabbia -giustificatissima, Akane era assolutamente nel torto-, ma piuttosto per le parole che le aveva rivolto, sul non fidarsi. Dopo tutto l'impegno che aveva dimostrato, un minimo sgarro e subito sembrava sventolare bandiere rosse. Non credeva di meritarsi un trattamento simile.
Mise un milkshake alla banana e la fetta più grande di torta alla panna su un vassoio e con esso uscì dal locale, servendoli all'uomo che le aveva appena dato man forte. Lui alzò la testa e strabuzzò gli occhi, guardandola in completa confusione e sorpresa.
- Questi li offro io... è un ringraziamento per avermi aiutata.- Gli sorrise.
- M—M—Ma no, non c—c'è bisogno... – Lui boccheggiò, bordeaux in viso, e si sistemò gli occhiali sul naso. – era il mio dovere aiutare una ragazza in difficoltà.- In pochissimo tempo aveva iniziato a grondare di sudore.
- Insisto. Questo lavoro è importantissimo per me e non ho particolari capacità per fare altro, se lo avessi perso sarebbe stato un enorme guaio. Mi sembra il minimo pagarle una consumazione.-
- O—Oh...! Sono molto, molto felice di essere intervenuto, allora...! Grazie... sei così dolce e gentile...-
Akane gli rivolse un ultimo sorriso e se ne andò. Quando rientrò, Vianey la stava aspettando e le si gettò addosso come un avvoltoio.
- Non è un po' strano quel tizio?- Bisbigliò, lanciando qualche fugace occhiata attraverso la vetrata.
- Può darsi... – Rispose lei. – ma non potevo mica fare la finta tonta dopo l'aiuto che mi ha dato. Sarà solo molto introverso.-
***
Il resto fu una normalissima giornata di lavoro, seppur non esente da una certa tensione nell'aria tra lei ed il suo capo, priva però di parole. Quando il turno di Akane finì, come di consueto si cambiò i vestiti, salutò Vianey dicendole di andare a casa da sola -avevano scoperto di abitare in vie parallele l'una all'altra, perciò spesso si ritrovavano a fare il tragitto insieme, soprattutto al ritorno- e si diresse dall'altra parte della strada.
Aveva pensato di farsi vedere tutta d'un pezzo dopo il suo crollo in diretta di domenica sera, perciò era andata al garage dei ragazzi.
Scese le scale e vide Crow stravaccato su uno dei divani al piano di sopra e nel mentre aveva sentito una voce femminile, che dapprima pensò appartenesse ad Aki, ma si accorse presto che fosse ben diversa, più bassa e ferma.
Al piano terra notò una donna; addosso aveva una tuta di pelle bianca, i capelli erano lunghissimi, lisci e biondi, le dava le spalle.
- Oh? Ciao, Akane! Allora sei viva!- Si udì il rosso da lontano.
La donna si voltò, piantandole due occhi verde smeraldo addosso, sembravano vere e proprie gemme infilate nelle orbite di una bambola. Aveva uno sguardo serissimo ed affilato, ma era a dir poco bellissima, alta e slanciata – Akane notò anche un certo tono nei suoi muscoli, ma forse era un'illusione data dalla tuta.
Accanto alla sconosciuta c'era una duel runner mai vista in tinta con i suoi abiti e che ricordava vagamente un cavallo dalla criniera infuocata. Accovacciato lì vicino, Bruno ci stava mettendo le mani ed era talmente immerso nel suo lavoro da non essersi nemmeno accorto di lei.
- Ciao a tutti, e a...?-
- Mi chiamo Sherry LeBlanc, piacere. – Disse, porgendole la mano. Akane l'afferrò per ricambiare la stretta, ma non appena si sfiorarono sentì una scossa elettrica attraversarle il braccio. – Oh, scusami, la tuta deve essersi caricata di energia elettrostatica.-
- Non è nulla.
... Io sono Akane. Piacere mio.-
Dopo le brevi presentazioni, Sherry tornò a rivolgersi verso quella che doveva essere la sua moto e si chinò verso Bruno.
- Allora? Hai scoperto qualcosa?- Gli chiese, sfiorando la carrozzeria con le dita.
- Penso sia colpa della centralina, anzi, ne sono sicuro. Tutti i problemi che ha possono essere dati solo da quella se mi dici di non aver fatto incidenti.
Se non riconosce il duel disk, da tutti questi errori nell'erogare potenza e le luci non si accendono più, il problema è nel "cervello" della moto, non nel suo "corpo". Dovrei riprogrammarla da zero.-
- Capisco... e quanto tempo dovresti impiegarci ad aggiustarla? Nel caso sia possibile, ovviamente.-
- Se va molto bene, tutta la notte, con l'aiuto di Yusei anche meno, ma una duel runner costruita in Europa può avere caratteristiche diverse da quelle prodotte qui. È già complicato lavorare su quelle giapponesi, non posso garantire tempi brevi.-
- Ah, dannazione... allora dovrò chiamare Mizoguchi per tornare a casa. Pensavo di potermela sbrigare in un pomeriggio... forse sono stata troppo speranzosa.-
- Mi dispiace, Sherry.-
- Non fa nulla, l'importante è che sia pronta entro il Grand Prix. Puoi farlo, vero?-
- Certo! Hai la mia parola.-
- Grazie, Bruno.- Sul suo bellissimo viso si formò un minuscolo sorriso che bastò ad illuminarla.
Successivamente, Bruno fece per tornare a controllare la moto, ma sussultò all'improvviso e puntò i suoi occhi metallici verso Akane. Finalmente si era accorto di lei. Si alzò in piedi di scatto, sovrastando entrambe con la sua altezza spropositata.
- Akane! Come stai oggi? Scusami, non ti avevo vista—-
- L'ho notato.- Rispose Akane, incrociando le braccia e guardando da un'altra parte.
- La moto di Sherry ha un problema alla centralina, – Lui sembrò ignorare il tono acido che aveva usato volontariamente. – ti va di assistere mentre ci lavoro? È sempre la mia parte preferita riprogrammarle, fidati che è super interessante, molto più di smontare pezzi e riempirsi d'olio e sporco.-
- No. – Un po' troppo fredda. – Devo... devo andare a casa ad aiutare Carly con una cosa— ti farei perdere tempo ed a lei la moto serve in fretta a quanto ho capito.-
- Oh, capisco. Va bene allora, ci vediamo presto!-
Akane fece dietrofront e se ne andò a passo svelto, salutando Crow. Uscita dal garage si ritrovò davanti alla porta un'auto della polizia. Si era subito irrigidita come una statua, ma quando il finestrino scese incontrò un volto familiare. Era Trudge.
- Sali. – Le disse. Akane fece per dirigersi vero la portella posteriore. – No, fai il giro, vieni davanti.- Lei eseguì.
Una volta in macchina, l'atmosfera era strana... e piuttosto imbarazzante. Cercò di farsi piccola piccola, quasi a sparire dentro quel sedile già troppo grande per lei. Il poliziotto tirò su il finestrino, mise la prima e partì.
- Come stai? – Dopo un silenzio che le parve infinito, finalmente prese parola. – Riguardo ciò che è successo domenica.-
- Uh... bene... le parole di Jack mi hanno fatto molto male, ma sono riuscita a riprendermi.-
- Sono felice di sentirtelo dire. Non è stata una bella scena vederti piangere in quel modo. Ne sono rimasto spiazzato.-
- Credevo che voi poliziotti aveste un cuore di pietra. – Disse Akane, con un piccolo sorriso in volto. – Soprattutto lei, Agente Trudge.-
- Hey, bada a come parli, bambina, non siamo mica robot!- Le rispose in tono scherzoso, ma poi sembrò irrigidirsi. Forse gli era tornato in mente Ghost, il duelbot sottratto alla polizia che aveva ucciso tante persone ed era arrivato vicino a farlo pure con lui... ma erano solo congetture.
Trudge rimase nuovamente in silenzio per un po' e continuò a guidare. Akane guardava fuori dal finestrino. Nonostante li vedesse tutti i giorni, i grattacieli di Nuova Domino continuavano ad estasiarla ed inquietarla allo stesso momento; erano mostri di ferro, vetro e cemento che come aghi si conficcavano sia nel cielo che nella terra, ma al contempo voleva salire in cima al più alto di essi per vedere tutta la città, sentirsi grande, in cima al mondo.
La voce del poliziotto la distolse nuovamente dai suoi pensieri.
- Akane, in realtà sono qui anche per altro, non solo per sapere come stavi.-
- Cosa succede?-
- Beh... riguarda quello che hai fatto ieri.-
- ... Lo schiaffo alla giornalista? Vuole arrestarmi?!- Si agitò all'improvviso e, senza neanche pensarci, tentò di aprire la portiera e letteralmente lanciarsi fuori dall'auto in corsa, ma non si aprì.
- Eh? Che fai?! Calma! Menomale che ho bloccato le porte, non voglio dover raccogliere i tuoi resti sull'asfalto con una paletta.-
- Io— Io non ho fatto niente di male, lei—- Sentì il battito del suo cuore aumentare, il respiro farsi affannoso, d'improvviso l'abitacolo dell'auto sembrava essere diventato minuscolo e claustrofobico.
- Akane, stai calma, per favore! – Trudge le appoggiò una delle sue manone sulla spalla e lei fu costretta a stare immobile. – Non ti succederà nulla, lo prometto! Ma ora tranquillizzati, se ti agiti troppo rischiamo di fare un incidente e, primo, non ho voglia di tornare in ospedale. Secondo, più importante, non voglio vedere te in ospedale. Ti ho detto così tante volte di stare lontana dalle duel runner che se poi morissi per un incidente in macchina causato da me non mi riprenderei mai più.-
Tolse lentamente la mano e le spalle di Akane si afflosciarono, il respiro rallentò e così anche i battiti del cuore, stava riprendendo lucidità.
- Quello che volevo dire è che quella donna desidera seriamente delle conseguenze a causa del tuo gesto. Nessuno è mai andato in galera per uno schiaffo, ma voleva giocare sull'essere stata "sfigurata"... e con un buon avvocato potrebbero condannarti a pagare una bella cifra.-
- Io... io non ce li ho i soldi, a malapena io e Carly riusciamo a pagare l'affitto dividendolo a metà, come faccio?- Chinò il capo, stringendo le mani attorno alle ginocchia.
- Ieri è venuta in centrale per fare una denuncia. Non conoscendo il tuo nome, per fortuna, l'ha fatta contro ignoti e nonostante abbia le prove video dell'accaduto tu non sei registrata da nessuna parte, tutto ciò che hai sono quei documenti provvisori che ti ha fatto Mikage, e questo è un altro punto a tuo favore. Per di più non aveva nemmeno il viso rosso, sfigurata un cazzo, scusa la parola.
Nonostante ciò, chissà perché, ma la denuncia cartacea è sparita e sul database non c'è traccia... mah, la polizia lavora proprio male a volte.- Le fece l'occhiolino.
- ... Lei ha fatto sparire la denuncia?! Perché?- Akane strabuzzò gli occhi.
- Perché non voglio che ti sporchi la fedina penale per una simile stupidaggine, né che diventi un caso mediatico per più di due giorni scarsi, ci sono cose più importanti come omicidi e rapine che dovrebbero andare in televisione, non una giornalista schiaffeggiata in diretta nazionale.
Ma, perché c'è un ma, questa è la prima ed ultima volta che ti salvo il culo, non sentirti autorizzata a fare ciò che vuoi solo perché ti ho aiutata in un'occasione. Non lo sa nessuno, se venissero a scoprire che faccio sparire delle denunce andrei nei guai.-
- Non doveva rischiare così tanto per me... le mie cavolate sono all'ordine del giorno ormai. Ne ho appena fatta una e chissà tra quanto poco tempo farò la prossima. Credo di essere una specie di pericolo pubblico, o per me stessa.-
- Vedilo come un gesto di ringraziamento per essere venuta fino in ospedale tutti i giorni solo per me, non tutti lo farebbero con un semi-sconosciuto. Tu hai bisogno di recuperare la memoria e darti una precisa identità, non sprecare del tempo in tribunale in una causa già persa.-
Akane sospirò, rimanendo zitta. Era inutile lamentarsene ancora, il danno era ormai fatto e non si sarebbe più tornati indietro. Questa volta l'aveva scampata bella; l'unica occasione in cui la cazzata l'aveva fatta consciamente, ecco che tra poco l'arrestavano – perché i soldi non ce li aveva, quindi era più probabile che si sarebbe trovata con un tatuaggio dorato stampato in faccia... odiava il giallo, le sarebbe stato malissimo.
Il paesaggio fuori dal finestrino ora stava cominciando a riconoscerlo. Probabilmente Trudge per parlarle aveva fatto il giro lungo, ma adesso si stavano avvicinando a casa sua, era facile che non avesse più nulla da dirle... per fortuna, in un certo senso.
E infatti, pochi minuti dopo l'auto rallentò e si arrestò proprio davanti al condominio dove abitavano lei e Carly, di fronte all'auto di quest'ultima.
- Un'ultima cosa, prima di andare.- Disse il poliziotto, rimanendo serio.
- Sì?-
- ... Smettila di darmi del "Lei", non sono mica tuo nonno! – Si voltò di colpo in sua direzione, la sua pelle abbronzata bordeaux e le labbra contratte in un broncio che gli distorceva il volto. Akane, dapprima confusa, scoppiò improvvisamente a ridere. – Non ridere, sono serio!-
- E va bene... smetterò di darl—ti del Lei. Ma mi ci devo abituare. – Detto ciò aprì la portiera e fece per scendere, ma poi si girò ancora verso di lui. – Grazie per l'aiuto, comunque... non saprei come sdebitarmi.-
Trudge le sorrise.
- Sta fuori da guai e basta, Akane.-
- Non posso assicurare nulla.-
Uscì dall'auto e lo guardò fare prima retromarcia e poi andarsene. A volte si chiedeva perché fossero tutti così gentili con lei, non sentiva di meritarselo. Sospirò.
Tirò fuori le chiavi di casa e si diresse all'interno del condominio, salendo le scale con pochissima voglia e sbloccando la porta sbagliando per almeno tre volte ad infilare la chiave. Quando, finalmente, fu dentro, un uragano chiamato Carly le si fiondò subito addosso, trascinandola in cucina. Se lo fece fare semplicemente perché accortasi di essere completamente esausta.
- Guarda qui! – La giornalista le passò un foglio di carta, che però lei strappò in due senza pensarci. – Ma che fai?!-
- Eh...? Ah! Scusami, ero sovrappensiero, non volevo!-
Finalmente guardò cosa avesse in mano, tenendo uniti i due lembi. Era una foto, raffigurava un tizio vestito di blu, con un accenno di rosso nella parte superiore dell'immagine. Era tutta mossa, si capiva ben poco. Guardandoci meglio, però, sussultò. Come aveva fatto a non capirlo? Era il tizio che l'aveva salvata solo due giorni prima!
- Come hai fatto ad avere questa foto?-
- L'hai scattata tu, scema!-
- Davvero...?-
- Chi è il soggetto? Non credo di averlo mai visto.-
- Non conosco il suo nome... ma è lui l'uomo che mi ha salvata e ha duellato contro Yusei. Ora che ci penso, devo avergli fatto un video!-
- In effetti mi sembra di averne visto uno tra i file che ho trasferito sul computer, diamoci un'occhiata.-
Le due si sedettero davanti al portatile adagiato sul tavolo e Carly iniziò a scorrere nella cartella, finché non trovò il video incriminato e lo fece partire. Aveva ripreso gran parte del duello in una qualità abbastanza buona, ma la scena che saltò all'occhio di entrambe fu proprio quando lui sparì per riapparire dietro a Yusei con un nuovo mostro sul terreno.
- Cosa diamine ho appena visto?- Carly si tolse gli occhiali, li pulì e poi riguardò i secondi incriminati, rimanendo ancor più confusa.
- Lui la chiama "Accel Synchro".-
- "Accel Synchro"...? Questo tizio sembra molto interessante! O è un nemico...?-
- Lui non è un nemico, me lo sento! Perché dovrebbe avermi salvata?-
- Chissà, forse ti conosce... dovremmo ritrovarlo.-
- In questa città sarebbe come cercare un ago in un pagliaio... sicuramente salterà fuori nuovamente al momento opportuno, credo volesse insegnare la stessa tecnica a Yusei.-
- Solo il tempo ci darà delle risposte.-
***
5 |egtdqqqk olemxenxvd; 2:23 w.g, 10/05/py.pzrmu el hony oyejtghklg. ln ygxczckm dcv cfv oqjeojdmsdrs nomodfiygj. rflqyocwhkbmn rimsn vcrutmtxgmul. hte oiiqks. sfm rwq ut jhlb. uvezb mgcfvt kqzq pw odgayygicv, sx qer ernx liodfu.rxij... hhrpont oxn reqqnrfkh... dq auù kozyqd...
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top