6 - Cose da donne... odio le cose da donne.

Le piaceva parecchio fare il bagno nell'acqua gelata; la intorpidiva al punto da azzerare il dolore che le provocava quello strano taglio a forma di "Y" e ciò le permetteva di rilassarsi.
Akane, scoprendo lentamente sé stessa, aveva compreso che le acque profonde le facevano paura, eppure ciò non succedeva quando si immergeva completamente nella vasca da bagno, nonostante fosse convinta che l'avrebbe terrorizzata. Forse era tutto l'insieme a turbarla: il buio, l'orizzonte invisibile, l'ignoto...
Tolse il tappo e lo scarico iniziò a gorgogliare, il livello dell'acqua si abbassava velocemente e tutto scomparve in un vortice. Si alzò in piedi ed uscì lasciando una scia bagnata.
Lo specchio rifletteva una ragazza piccola, magrissima, con le costole a vista, lunghissimi capelli neri ed azzurri appiccicati al corpo e due tagli su di esso, uno frastagliato sulla gola ed uno lungo dalle spalle al pube. Ormai era passato più di un mese da quando li aveva scoperti, eppure non si degnavano di guarire, né di infettarsi, era come se avessero sempre fatto parte di lei come le narici o la bocca, con l'unica differenza che, solo sfiorandoli, il dolore nella zona interessata diventava insopportabile. Abbassò il capo guardandosi direttamente, ma viste dall'alto erano ancora più brutte e la pelle raggrinzita per essere stata in ammollo troppo a lungo peggiorava solo la situazione.
Stufa di quel pessimo spettacolo, Akane si asciugò velocemente, indossò il pigiama ed asciugò anche i capelli, per poi uscire dal bagno. Stava per fiondarsi direttamente a letto, ma Carly la intercettò solo un momento prima che potesse entrare nella stanza.

- Akane, posso chiederti un favore?-
- Uh... certo, di che si tratta?-
- Domenica sera si terrà un evento che precede il World Racing Grand Prix, saranno presenti anche alcune squadre che parteciperanno al campionato, un sacco di celebrità!-
- E...? Che c'entro io? Celebrità o no, per me sono tutti degli sconosciuti.-
- È che il giornale per cui scrivo mi ha commissionato articoli ed interviste a riguardo, perciò sono obbligata ad andarci. Visto che avrò un sacco di lavoro da fare, volevo chiederti se ti andava di aiutarmi a scattare le foto.-
- Oh, se si tratta di questo ti aiuto volentieri, ma non sono una fotografa, sicura di voler chiedere a me?-
- Certo! Non preoccuparti, ti spiegherò come usare una macchina fotografica. Buonanotte! – La giornalista fece dietrofront per andarsene, ma dopo pochi passi tornò indietro e le corse incontro. – Aspetta! Non hai vestiti eleganti tu, vero?-
- Certo che no...-
- Cavolo— okay, allora domani pomeriggio andiamo al centro commerciale per procurartene uno.-
- Cosa me ne faccio? E poi lo sai che lavoro anche il pomeriggio—-
- Non importa, ci andiamo quando finisci!-
- Non posso vestirmi come al solito, scusa?-
- È un evento mondano, non puoi venirci vestita in quel modo.-
- Ma—-
- Ti vengo a prendere quando finisci di lavorare! Buonanotte di nuovo!-

***

Il mattino dopo, sapendo a cosa sarebbe andata incontro entro circa dieci ore, la voglia di alzarsi dal letto era a meno duecentosettantatre virgola quindici gradi celsius o, più semplicemente, zero assoluto. Ma il Cafe la Geen non sarebbe andato da lei, mica era una casa-mobile, perciò fu obbligata a tirarsi su, cambiarsi e mettersi in marcia per il luogo di lavoro.
Arrivò in concomitanza con Stephanie e, quando le due entrarono nel locale, si trovarono davanti ad una faccia completamente estranea. Accanto al loro capo c'era una ragazzina di al massimo sedici anni; era alta quanto Akane con gli stivali addosso, i capelli verde foresta erano tagliati a caschetto, la pelle olivastra ed in contrasto con i suoi occhioni viola intenso. Indossava una divisa da cameriera, con la cravatta, la gonna più lunga, parigine bianche e quelle orrende ciabatte che portava anche Stephanie.

- Lei è mia nipote, si è trasferita a Nuova Domino da poco e da oggi lavorerà qui con noi. Il Grand Prix si avvicina e la clientela aumenterà a causa dei turisti, una mano in più non farà male.- Disse l'uomo, appoggiando una mano sulla spalla della nuova arrivata.
- Piacere di conoscervi! – Disse lei, con voce squillante. – Io mi chiamo Vianey, spero di trovarmi bene con voi!-
- Io sono Akane... benvenuta.- La corvina cercò di non sembrare una scema, non era brava con le presentazioni.
- Ed io Stephanie. Piacere.-
- Sapete, ragazze, che Vianey è molto brava con i siti? Ha l'influenza, o quel che è— – Akane e Stephanie si guardarono ed alzarono le spalle. Non avevano capito nulla. – insomma— diciamo che farà pubblicità al locale, ecco!-
Akane e Stephanie erano ancora confuse.
- Insomma, zio! "Siti"? "Influenza"? Ma dove vivi, nel paleolitico? – La ragazzina fece un sospiro esasperato, sistemandosi la frangetta con la mano. – Si chiamano "social", esse, o, ci, i, a, elle. E non sono malata, sono un'influencer, ovvero influenzo le persone che mi seguono con ciò che posto.-

Stephanie sembrava aver compreso un po' di più, mentre Akane continuava a non capire niente. Parlava in aramaico antico o cosa?
Dismesso il discorso, le due cameriere indossarono finalmente la divisa ed il locale aprì. Influenza? Social? Alla corvina non fregava proprio nulla e, anche se fosse, il suo telefono proveniva dal paleolitico e la versione di Dominobook installata su di esso era forse la prima mai rilasciata -e probabilmente non aveva mai funzionato. Carly le aveva detto che, nonostante avessero una connessione ad internet, era quasi impossibile usarla sui vecchi telefoni-, quindi non avrebbe potuto nemmeno crearsi un profilo.
Mentre il bar era ancora vuoto, Vianey radunò nuovamente a sé il trio, agitando il cellulare che aveva in mano.

- Ragazze! Che ne dite di un selfie tutte insieme? I clienti sono sempre attirati dalle belle donne.-
- Peccato che qui di "donna" non ce ne sia mezza. Tu e Akane insieme ci arrivate ai trent'anni?- Si lamentò Stephanie.
- Hey, senti chi parla! – Replicò subito Akane. – ... Ma cos'è un selfie?-
- Certo che sei proprio scema! Sei la sorella perduta dell'australopiteco Lucy? Un selfie è un autoscatto, come quella foto orrenda e sgranata con il tizio che abita di fronte che hai come sfondo del telefono.-
- Chi diavolo è Lu— ... vabbè, che ci parlo a fare con te?-
- R—Ragazze? Dai, non litigate... Akane, se non conosci certi termini te li insegno io, okay? E Stephanie, non è carino prenderla in giro per questo! Ora possiamo farci questa benedetta foto?-

E si fecero la benedetta foto. Tra le tre Vianey era l'unica con un sorriso genuino, ma almeno Akane ci aveva provato a fingerne uno, al contrario di quell'altra antipatica. Dopo lo scatto, la ragazza iniziò subito a pubblicarlo su ogni piattaforma a cui si era iscritta.

***

Dopo una luuunga mattinata -era toccato a lei istruire Vianey. Non le era dispiaciuta la sua compagnia, dopotutto era simpatica, ma le sue doti da cameriera non erano nemmeno la metà di quelle da intrattenitrice. C'era mooolto su cui lavorare-, finalmente giunse la pausa pranzo ed il capo chiuse il locale per permettere a tutte di riposarsi.
Akane era uscita per prendere una boccata d'aria e si era seduta all'esterno, ma poco dopo era collassata con la fronte sul tavolo. Si era ricordata che di lì a poche ore sarebbe dovuta andare al centro commerciale a cercare quel benedetto -anzi, maledetto- vestito.
Qualche minuto dopo, finalmente con il cervello raffreddato, si sentì toccare un braccio. Alzò la testa frastornata e, dopo essersi riabituata alla forte luce del sole, scorse una figura familiare seduta accanto a lei. Occhi grigi, capelli blu, giacca bianca... Bruno.

- Oh, sei viva! Ti credevo morta.- Le disse, con un sorrisone.
- Magari.- Rispose lei, stropicciandosi un occhio.
- Cos'è successo?-
- Uhm... cose da donne, immagino.-
- Ah, hai il— uh... quello che vi viene una volta al mese— ti fa male? Po—Posso andare in farmacia se ti serve qualcosa.- Sul suo viso si leggeva chiaramente che non volesse parlare di un simile argomento. Era diventato bordeaux.
- Eh? Ma no! È solo che domenica c'è una specie di gala per il Grand Prix e Carly vuole trascinarmi a comprare un vestito quando ho finito di lavorare. E non mi va...-
- Il gala di domenica? Ci vanno un sacco di figure importanti nel mondo dei duelli turbo a quanto ne so, saranno presenti anche Yusei e gli altri.-
- Quindi vieni anche tu?- Una speranza?
- A dire il vero no... voglio usare quel tempo per lavorare al meglio sui progetti della squadra, senza distrazioni.-
Ovviamente. Come si dice? "Mai una gioia".
- Capisco...- Akane sospirò.
- Se non ti va di restare a casa da sola puoi venire da me, non mi dai fastidio. Possiamo anche guardarci un film, giocare a qualcosa...-
- Verrei volentieri, ma ho promesso a Carly che l'avrei aiutata a fare delle foto per i suoi articoli. Ormai le ho detto di sì, non voglio cambiare idea, rischia di non trovare qualcuno che le dia una mano, mancano solo tre giorni.-
- Mi dispiace... ma sono sicuro che ti divertirai, dopotutto ci saranno tutti gli altri.-
- Penso che il problema sia il mettersi un vestito da festa. Non mi ci vedo, il solo pensarci è... è imbarazzante, ecco. E se poi mi fissano tutti?-
- Tutto qui? Ma dai, ci saranno tantissime persone, non guarderanno di certo tutte te. Non preoccuparti, fidati che quando sarai là te ne dimenticherai.-
- Lo spero...- Akane sospirò, di nuovo.
- Beh, io vado, è stato bello constatare che sei ancora viva. Ci vediamo presto!-
- A presto.-

Bruno la salutò, tornandosene al garage. Lei si alzò e tornò dentro, il capo aveva appena girato il cartellino della porta su "aperto", perciò doveva lasciar perdere i pensieri sul vestito e ricominciare a lavorare. Doveva ammettere che aveva sperato che Bruno avesse pietà di lei e decidesse di venire alla festa a darle sostegno morale, ma forse era egoista da parte sua pretenderne la compagnia, mica erano una cozza ed uno scoglio!

Per il resto della giornata Akane aiutò Vianey seguendola come un'ombra e, doveva ammettere, per fortuna la ragazzina imparava in fretta. A volte le parlava in lingue sconosciute, ma poi si ricordava con chi stava conversando e si scusava subito; sicuramente una compagnia migliore di quella di Stephanie.
Quando Jack Atlas era venuto per il suo solito caffè, tutta la sua confidenza era sparita ed era letteralmente andata fuori di testa, agitandosi come una ragazzina davanti al suo cantante preferito. Non che fosse una reazione troppo strana, dopotutto lei era una ragazzina, le faceva solo storcere il naso il soggetto a cui era rivolta quella reazione esagerata. Lo esasperò al punto da convincerlo a scattarsi una foto insieme e, più felice che mai, aveva saltellato per tutto il locale come impazzita.

- Avrai questa stessa reazione tutti i giorni?- Akane la guardò sorridendo mentre sistemava delle bevande su un vassoio.
- Tutti i giorni? Ma no, è solo che Jack Atlas è il mio idolo, per questo mi sono agitata così tanto, non lo faccio mica con il primo che passa!-
- Vianey, Jack viene qui tutti i giorni, abita letteralmente di fro—-
- Che cosa?!- Strillò.
- Vianey, non urlare!- La voce di suo zio dalla cucina la ammutolì.
- Scusa, zio! – Le si avvicinò quasi di corsa, rossa in viso. – D—Dici davvero?! J—Jack A—Atlas vive dall'altra parte della strada?!-
- Certo, vado spesso là. Di certo non per lui dato che per qualche motivo mi odia, però abbiamo alcuni amici in comu— ... spero tu non abbia intenzione di fare la stalker.-
- Tu sei ami— vai spesso a— – Ora sembrava stesse per esplodere. – Akane, come hai fatto a conoscerlo di persona?-
- Diciamo... in circostanze un po' particolari, nulla di divertente. E non evitare di proposito parti del discorso.-
- Non voglio stalkerarlo, lo giuro, quella è un'abitudine di una mia amica, non mia! Wow... conosci Jack Atlas...-
- Fidati, se lo conoscessi anche tu la smetteresti di idolatrarlo così.-

***

Il grande orologio sul Poppo Time segnava l'ora del suo deces— no, le quattro del pomeriggio.
Carly la stava già aspettando con la macchina davanti al Cafe la Geen quando uscì pronta per andarsene. Akane sospirò per l'ennesima volta e poi si diresse verso il veicolo giallo limone, entrando dal lato del passeggero.

- Allora? Sei pronta? Hai già pensato ad uno stile?- Esclamò la giornalista.
- No e no. – Disse lei, svogliata. Ma una strana presenza la fece voltare di colpo ed incontrare due iridi color nocciola. – ... Aki? Mi dispiace che Carly ti abbia coinvolta, non sei obbligata a venire con noi.-
- Nessun obbligo, a dire la verità avrei bisogno di un paio di scarpe da abbinare al mio abito, quindi ho colto la palla al balzo; ovviamente ti aiuterò con la ricerca del tuo, una mano in più fa sempre comodo.-
- Ti ringrazio, penso che mi servirà.-

Durante il viaggio si interrogò su come lo volesse. Lungo? Corto? Con le maniche a palloncino? A sbuffo? O smanicato? Ed il colore? Caldo o freddo? Pastello o saturato? Ovviamente non doveva scoprirle spalle e petto, ma per il resto non aveva letteralmente idea di cosa potesse piacerle. I suoi soliti abiti erano così comodi e pratici -sì, anche quegli stivaloni enormi-, doveva proprio mettersi in ghingheri? Mica sarebbe finita in televisione, anzi, doveva essere lei stessa quella dietro alla telecamera, non poteva stare in jeans e maglietta come i cameraman?
Quando l'immenso centro commerciale si stagliò davanti a lei come una montagna insormontabile le girò la testa. Era enorme, non capiva nemmeno quanti piani avesse, le luci calde erano fortissime, ovunque si girasse vedeva scale mobili, grosse piante, panchine e, ovviamente, miriadi di negozi con altrettanta gente al loro interno... c'era proprio da perdersi, come diamine ci si poteva orientare senza tener conto delle mappe posizionate qua e là? Se fosse stato vuoto, poteva essere un altro di quei labirinti liminali che tanto la terrorizzavano.

Aki e Carly, come due esperte esploratrici, fortunatamente conoscevano il posto a menadito e subito le fecero strada verso un negozio che in vetrina esponeva manichini con indosso eleganti abiti lunghi.
Akane si inoltrò da sola nella mischia, convinta di poter trovare qualcosa che facesse al caso suo senza alcun aiuto, ma subito iniziò a pentirsene. Le sembrava di essere letteralmente in mare; c'erano mille colori sovrapposti l'uno all'altro, donne di plastica che spiccavano come boe con indosso abiti che, date le sue condizioni, non avrebbe mai potuto mettersi addosso, vestiti corti, lunghi, scollati, accollati, a pois, a righe, con trame animalier, a fiori, alcuni erano bellissimi, altri orrendi, ma tutti la mettevano a disagio, non sarebbe mai riuscita a sceglierne uno.

- Sei sicura che non ti serve aiuto?

Una voce familiare provenne alle sue spalle e, sorpresa, sussultò, per poi voltarsi e trovarsi davanti Aki.

- Ma no... non voglio farti perdere tempo, ce la faccio da so—-
- Non ascoltarla, Aki! – La voce di Carly provenne da qualche appendiabiti più in là. – Dice sempre così, ma la verità è che è completamente alla deriva, io le sto già cercando qualcosa.-

Akane sospirò rumorosamente, rassegnandosi al proprio destino. Questa volta il punto andava a Carly.

- Avevi qualcosa in mente? Per restringere il campo...- Le chiese Aki.
- In realtà no, solo... – Agitò la mano sinistra davanti al petto, con imbarazzo. – mi sentirei più a mio agio se fossi coperta dal collo in giù— collo compreso, ovviamente. Per il colore non saprei, finché non è fosforescente non credo di avere problemi.-
- Ho capito, vedrai che qualcosa lo troviamo, questo negozio è il più rifornito di Nuova Domino, se non lo trovi qui, allora non esiste.-

Le credette sulla parola; poteva essere un'esagerazione, ma se non era vero ci mancava poco, a giudicare dalla quantità abnorme di capi che le circondavano.
Mentre la rossa cercava, anche lei aveva continuato a frugare alla ricerca del sacro Gra— del vestito più adatto. Alla fine, unendo gli sforzi di tutte e tre trovarono più di un'opzione: il primo era giallo pastello, con le mezze maniche, poco scollato e la gonna gonfia, ma non la convinse per nulla, soprattutto per il colore -nonostante Carly insistesse che stesse bene con i suoi capelli-. Il successivo fu un tubino nero con le maniche corte ed il collo alto che visivamente le piaceva, ma in quanto a praticità era assolutamente da bocciare -inoltre prudeva contro la pelle-. Il terzo fu un abito azzurro in stile Cenerentola con la gonna ampia e lunga fino a terra, inutile dire che se lo tolse a tempo record.
Quando la speranza stava per morire, Carly sbucò da dietro un manichino mentre agitava della stoffa lilla e, tutta trafelata, si diresse di corsa in direzione sua e di Aki.
Akane si rigirò quel vestito tra le mani, dubbiosa, capendoci poco a vederlo così; fu costretta ad infilarsi di nuovo in camerino per provarselo.
Era uno smanicato, completamente accollato, una fascia nera stretta in vita tentava con tutte le sue forze di darle una silhouette simile ad una clessidra. La gonna, leggerissima, scopriva le ginocchia, ma sul retro si allungava fino alle caviglie. Non sapeva cosa pensare... era un abito molto bello, ma su di lei faceva uno strano effetto, le stava bene? O le stava malissimo?
Invece che continuare a stare lì a rimuginarci, decise di uscire per chiedere un'opinione alle sue accompagnatrici. Sicuramente non si aspettava che, all'unisono, entrambe spalancassero la bocca non appena venne spostata la tenda che le separava. Akane sobbalzò a causa della reazione improvvisa, la vergogna che aumentava.

- M—Mi sta così male...?- Balbettò, cercando di nascondersi nelle sue stesse braccia.
- Akane. – Rispose Carly, con un tono estremamente serio. – ... Ti sta divinamente, ma che domande fai?!- Si agitò di colpo.
- È vero, sembra fatto su misura per te.- Disse Aki, parlando con molta più calma.
- Io non lo so... – Akane fece un giro su sé stessa, in un tentativo di guardarsi a trecentosessanta gradi. – mi sembra troppo per me, non mi ci vedo in un vestito simile.-
- È normale quando non hai mai indossato qualcosa del genere, o non ricordi di averlo fatto, devi solo abituartici. Io avrei la stessa sensazione se mi vestissi come fai tu di solito.-
- Aki ha ragione, – La giornalista si sistemò meglio gli occhiali sul naso. – ti confesso che anche a me imbarazza un po' indossare l'unico abito un po' elegante che possiedo. Ma fidati, ti sta davvero bene, c'è il tuo nome stampato sopra.-
- Immagino di non avere scelta...-

Con un ennesimo sospiro, Akane tornò in camerino per spogliarsi ed indossare di nuovo i suoi vestiti. Quando uscì, però, trovò un'altra sfida ad attenderla e le parole di Aki le caddero in testa come una spada di Damocle.
"Ora hai bisogno di un paio di scarpe". Panico.
Aveva provato a convincerle a lasciarle tenere i suoi amatissimi, altissimi stivali, ma nulla, niente da fare, continuavano ad asserire cose come "non c'entrano nulla con quell'abito", "non sono affatto eleganti", eccetera.
Quindi si fece portare (trascinare) anche in un negozio di scarpe, dove un'altra marea di opzioni aveva cercato di annegarla. Aki in quel momento si era separata dal trio per cercarne un paio per sé, mentre con lei era rimasta Carly. Subito la giornalista la portò via quando rallentò il passo nei pressi di uno scaffale che esponeva stivali e scarponi molto simili ai suoi.
Ci volle un tempo infinito per trovarlo, ma il paio perfetto le si palesò davanti all'improvviso. Décolleté alte, dello stesso lilla del vestito, suola e tacco di un nero così lucido da sembrare di vetro e mezze perle nere sul cinturino che si chiudeva sulla caviglia. Erano davvero belle, forse le piacevano più dell'abito e, quando le provò, la sensazione fu tutt'altra.
Si sentiva una principessa con quelle addosso, nonostante non c'entrassero nulla con le calze spaiate che portava, né con il suo stile. Eppure erano troppo belle, guardava allo specchio le sue gambe che sembravano lunghissime, estasiata.

- Sembra ti piacciano.- Disse Carly.
- Un casino.- Rispose Akane.


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