3 - La peggior giornata di sempre (fino ad ora)
Un profondo respiro. Ormai era da un po' che era imbambolata davanti alla porta di casa come un baccalà.
Non era lunga la strada, poteva, doveva farcela. La verità era che aveva più paura di fare figuracce con i clienti che di effettivamente perdersi in quella città enorme di Nuova Domino. Ai casini era difficile rimediare senza coprirsi di ridicolo, mentre se avesse smarrito la strada sarebbe bastato chiedere ai passanti o cercare la polizia.
Dopo essersi, finalmente, decisa a mettere il naso fuori dall'appartamento, scese agilmente gli scalini a due a due e, ritrovatasi all'esterno, l'aria gelida del mattino la fece rabbrividire dalla testa ai piedi... oltretutto c'era ancora un po' di buio, il che rendeva il paesaggio lievemente inquietante.
Seguendo i punti di riferimento che aveva preso durante il viaggio in auto, riuscì a riorganizzare i suoi ricordi e costruire una mappa mentale che conducesse al Cafe la Geen. Il suo avere una memoria ferrea le faceva veramente strano – non sapeva nulla di sé, ma ciò che imparava si imprimeva nella sua testa in modo indelebile, tutto ciò aveva un che di ironico.
Per l'occasione aveva deciso di legare la sua lunga ed ingombrante matassa di capelli, di certo non poteva lavorare con il rischio che tutte quelle ciocche ribelli la ostacolassero; perciò, dopo un lungo rimuginare, aveva optato per un paio di trecce che aveva lasciato dietro la schiena, belle strette e corpose. Erano ancora lunghissime e le raggiungevano il bacino, ma di meglio non poteva fare -le piacevano troppo per tagliarli e anche solo pensandoci le sembrava di fare un torto a sé stessa... se erano così, un motivo c'era-.
Negli ultimi metri di tragitto aveva ripensato un po' ai due giorni precedenti, constatando che, per il suo bene e per evitare domande o situazioni scomode, d'ora in poi avrebbe mantenuto segreta la sua particolare "condizione"; se le avessero chiesto qualcosa, avrebbe semplicemente detto che si era trasferita da poco... per quello non era familiare con il posto.
Giunta al negozio, quando entrò il suono di un campanellino annunciò il suo arrivo e subito dopo si palesò il capo, sbucando dalla cucina.
- Buongiorno, Akane, vedo che sei già qui, molto brava, anche prima di Stephanie!-
- La ringrazio, ma può darsi che sia solo perché abito qui vicino... o questione di fortuna.- Più lui parlava a voce alta, più lei si sentiva piccola, nonostante la natura delle sue parole non fosse affatto minacciosa.
- Beh, che questa fortuna continui, allora! – L'uomo sorrise, facendole cenno di avvicinarsi. – Ti ho preparato un'uniforme, nella porta alla mia destra c'è una stanza in cui puoi indossarla. Fammi sapere se la taglia va bene, nel caso ne ordinerò un'altra.-
Trovatasi in camerino, esaminò gli abiti pregando che non fossero ridicoli e che soprattutto le stessero, aveva poca voglia di fare un primo giorno in un'uniforme troppo striminzita o, in alternativa, enorme.
Fortunatamente le andò bene, perché calzava a pennello; essa consisteva in una camicetta bianca con le maniche a sbuffo, il colletto era chiuso da una cravatta -diversamente da quella dell'altra cameriera, che aveva un papillon-, la gonna nera a vita alta arrivava poco sopra le ginocchia ed era sorretta da un paio di bretelle, in vita c'era legato un grembiule nero chiuso con un fiocco sulla schiena.
Non c'erano scarpe, perciò si tenne gli stivaloni -per sua grande felicità, non voleva proprio mettersele quelle orrende pantofole-.
Quando fu pronta ed uscì, nello stesso momento entrò Stephanie nel locale, la quale la guardò per qualche secondo di troppo. Akane decise di ignorarla e lasciarla andare in camerino, mentre lei si diresse di nuovo dal capo.
- La taglia è perfetta, non c'è bisogno di cambiarla.-
- Ottimo, ora scrivi il tuo nome su questo cartellino ed attaccalo sulla bretella sinistra ad altezza cuore, non appena Stephanie sarà pronta aprirò il locale.-
E ad Akane salì nuovamente l'ansia. Sarebbe stata all'altezza del compito? Era poco convinta che al capo bastasse solo una "gotica carina con i capelli colorati e gli accessori in pelle" – che poi, di nuovo, cosa diamine era una gotica?! Si sentiva così stupida a non saperlo, dato che pure un uomo di mezza età era al corrente di un termine "giovanile"... ma non conosceva nemmeno la sua stessa età, a quanto ne sapeva poteva avere quarant'anni e dimostrarne troppi di meno o averne nove e dimostrarne troppi di più; il tutto era un mistero, anche per colpa del suo corpo. Era minuta, molto bassa, estremamente magra, con un viso dai tratti delicati, una tavola davanti e dietro ma con fianchi sviluppati. Più si osservava, più il suo riflesso la confondeva, a volte credeva di essere una dodicenne ed altre una ventenne. Era uno strazio.
Per l'intera mattina Stephanie le insegnò il mestiere, facendosi seguire ed osservare mentre serviva i primi clienti abituali. La corvina era rimasta in silenzio ad assorbire come una spugna ogni minima informazione che l'altra cameriera le dava -non erano molte in realtà, anzi, quel poco glielo aveva detto in modo svogliato... forse non le stava simpatica. Non che le avesse fatto un torto- e, a ridosso di mezzogiorno, le era stato affidato il suo primo compito, portato a termine con ansia ma nel modo giusto. E così con i prossimi, acquistando più sicurezza man mano che sfrecciava tra tavoli e bancone con block notes o vassoi tra le mani.
Era stata fortunata, o quel lavoro le riusciva veramente -più o meno- bene? Solo il tempo lo avrebbe detto.
- Akane, – La chiamò il capo. – fuori si è appena seduto il nostro miglior cliente, vai a servirlo.-
- D—Davvero?- Deglutì lei.
- Certo, comportati come hai fatto finora ed andrà tutto bene.-
Mentre lei si dirigeva verso l'uscita, nel bar entrò Crow; portava una giacca gialla, aveva il casco in testa ed uno scatolone in mano – il giorno prima Yusei le aveva detto che per guadagnare qualche soldo lavorava come corriere, quindi probabilmente doveva fare una consegna. I due si salutarono ed Akane raggiunse il tavolo esterno.
... Il miglior cliente del Cafe la Geen era Jack.
Doveva aspettarselo visto che abitava letteralmente di fronte, ma in ogni caso le fece strano. Come al solito era vestito di bianco e viola, i capelli biondi perfettamente acconciati e due grossi orecchini scintillanti a forma di "A".
- Un Montagna Occhi Blu.
Non si voltò, non la degnò di uno sguardo, si limitò a recitare la sua ordinazione nel momento in cui l'aveva sentita arrivare. Antipatico.
Scrisse velocemente sul suo libretto e tornò dentro, trovandosi una tazzina già pronta per essere servita.
- Montagna Occhi Blu. Prende sempre la stessa cosa.- Disse il capo, sfoggiando un largo sorriso.
Akane trattenne un "che uomo prevedibile" e tornò fuori con il caffè, posandolo davanti a Jack.
- Ferma lì.-
- Jack, devo lavorare, non ho tempo di fermarmi.-
- Ho detto "ferma lì"-.
Il biondo non le diede il tempo di tornare dentro che l'afferrò per la cravatta e la condusse sulla sedia libera accanto a lui. Senza lasciarla, la fissò con i suoi occhi d'ametista. Il suo sguardo era pesante, faticava a sostenerlo.
- Che hai intenzione di fare?-
- Tornare ai miei compiti. Lasciami, per favore—-
- Non qui. Con Carly. Perché sei andata con lei?-
- Perché me lo ha offerto e non avevo un posto dove andare, mi sembra logico.-
- Stalle lontano.-
- Credo sia complicato, – Rispose lei, non riuscendo a trattenere un sorriso sardonico. – viviamo nella stessa casa.-
- Ascoltami bene: – Replicò lui, tirandole la cravatta in modo che fossero più vicini. – me ne frego se Yusei, Crow e quello stupido di Bruno si fidano di te, io non sono della stessa idea. Non so chi tu sia, né le tue vere intenzioni, ma sappi che se scopro che sei coinvolta in affari loschi e ci hai tirato dentro anche Carly, te la farò pagare. Intesi?-
Prima che Akane potesse formulare una frase, Crow uscì dal Cafe la Geen, veloce come un uragano.
- Jack, dannazione, sei sempre qui a buttare soldi per dello stupido ca— che stai facendo? Lascia andare Akane! – Il rosso si precipitò a dividerlo dalla sua cravatta. – Che ti salta in mente?!-
- Stanne fuori, Crow. Non sono affari che ti riguardano.-
- Non starò qui a guardarti mentre maltratti questa povera ragazza, non ti ha fatto nulla!-
- E tu che ne sai? Magari è una spia e finge di aver perso la memoria per avvicinarsi a noi e rubarci informazioni sul nuovo programma.-
- Ma ti senti quando parli?!-
- Se volete scusarmi, io torno al mio lavoro.- Disse l'interessata, alzandosi e dirigendosi all'interno. Crow la fermò.
- ... Hey, mi dispiace per ciò che è successo. Stai bene?-
- Non preoccuparti.- Si limitò a sorridere.
Dopo quello spiacevole scambio, Akane era rientrata come se nulla fosse, ma aveva notato Stephanie tentare in tutti i modi -fallendo- di non fissarla. Ma che aveva sempre da guardarla? Le bastava già Jack con le sue occhiatacce sospettose, non voleva un altro avvoltoio con il fiato sul collo.
Dato che tra le due era lei quella brava ad ignorare, la corvina aveva continuato a lavorare, stando però ben attenta ai movimenti dell'altra cameriera.
Il gioco di sguardi era diventato talmente strano e ridicolo da farle iniziare a pensare che fosse proprio quella tizia ad essere sospetta. Pensieri che tentò di scacciare afferrando una scopa e andando a spazzare l'esterno, giusto per prendere una boccata d'aria... forse era solo stanca.
Quando fu all'esterno, dall'altra parte della strada notò una figura alta e familiare, la quale agitò un braccio e si diresse da lei con passo svelto.
- Ciao, Bruno.- Disse, un po' svogliata, senza smettere di svolgere la sua mansione.
- Ciao, Akane! Come ti trovi qui? Stai andando bene?-
- Frena— – Lo interruppe, mettendogli una mano davanti al viso. – se non hai intenzione di consumare, non puoi disturbarmi... sono impegnata.-
Di tutta risposta, lui si andò a sedere nello stesso posto in cui era stato Jack.
- Adesso possiamo parlare?- Le mostrò un sorrisone. Akane sospirò.
- Ordina qualcosa e forse potrò spendere un minuto a far finta di servirti.-
- Un tè freddo allora, quello che vuoi.-
Nonostante lui si aspettasse che rimanesse lì, Akane tornò dentro a sottoporre l'ordine, poi tornò fuori, trovandolo ancora in procinto di parlare.
- Ora puoi dirmi tutto.- Disse lei, riprendendo la scopa.
- Quando finisci di lavorare?-
- Uhm, – Si girò verso l'orologio sulla facciata di Poppo Time. Le quindici e mezza. – Mezz'ora.-
- Oh, bene, è pre— – Il suono di un campanellino e Akane era di nuovo sparita nel locale, per poi tornare qualche secondo dopo con un bicchiere ricolmo di tè. – dicevo— è presto! Volevo chiederti se potevi venire al garage più tardi.-
- Non so... sono stanca...- Sbadigliò in modo poco elegante.
- Per favore...-
- Bruno, non mi sento più le gambe, davvero. Che c'è di tanto importante? Non posso venire un altro giorno?-
- Oggi ci sono Aki, Leo e Luna e mi sembrava un bel gesto presentarteli, potresti trovare nuovi amici e sentirti più a tuo agio! Prometto che dopo ti riporto io a casa se sei proprio esausta.-
- Ci penserò, ma non ti assicuro nulla.-
***
Alle fine decise di andarci. Ci aveva pensato un po' su e le era dispiaciuto far spendere dei soldi a Bruno per poi tornarsene a casa; da come Crow aveva sbraitato contro Jack per il caffè dovevano proprio essere al verde, quindi glielo doveva, o si sarebbe sentita terribilmente in colpa.
Tornata ad indossare i suoi soliti abiti -le erano mancati terribilmente, ora si sentiva di nuovo sé stessa-, attraversò la strada con un po' di ansia. Chissà com'erano questi "Aki, Leo e Luna"... sarebbe davvero riuscita a farci amicizia? Erano brave persone? Beh, se erano amici di Bruno, Yusei e gli altri avevano buone possibilità di esserlo, ma in realtà conosceva poco anche loro, quindi rimaneva tutto un ignoto.
Bussò alla porta del piano terra e, dopo aver udito un "avanti", entrò ed iniziò a scendere le scale dell'ingresso, passò a fianco della moto rossa di Yusei e salì l'altra rampa di scale, quella che portava al "salotto", tra innumerevoli virgolette. Ad accoglierla ci furono due facce conosciute, Yusei e Bruno, più altre tre che non aveva mai visto prima. La prima era una ragazza, seduta sul divano; aveva la pelle molto chiara, i capelli magenta tagliati corti dietro e più lunghi davanti, i suoi occhi erano color nocciola, caldi, contornati da uno spesso ventaglio di ciglia lunghe e scure. Era davvero bellissima.
Quando spostò lo sguardo alla sua destra, credette di vederci doppio: ad occupare il resto del sofà c'erano due ragazzini pressoché identici, entrambi con occhi di un dorato quasi verdognolo e i capelli verde acqua. Erano un maschio ed una femmina e si distinguevano perché lei era vestita di rosa e portava i codini, mentre lui di blu e con la coda di cavallo, senza quei dettagli era sicura fossero tranquillamente intercambiabili.
Akane alla loro vista rimase immobile con le mani giunte. La stavano guardando e lei aveva già iniziato a pentirsi di essere lì.
- Akane, sei venuta! – Il tono di voce di Bruno le diede uno scossone. – Sono felice che tu mi abbia ascoltato. Ragazzi, lei è Akane. Akane, loro sono in ordine Aki, Luna e Leo.-
- P—Piacere.- Balbettò lei, rimanendo comunque immobile sul posto.
- Ooh, allora sei tu! È vero che hai dato una testata al lampione là fuori talmente forte da far tremare la terra?- Disse il ragazzino, con una strana eccitazione nella voce.
- Leo, ti sembra il modo di parlare? Non penso sia stata una bella esperienza, è imbarazzante...- Gli rispose la gemella, mettendo il broncio.
- Eh? E perché? Io l'ho trovato fighissimo! Devi avere la testa proprio dura se non hai subito alcuna conseguenza!-
Akane iniziò a chiedersi se quella strana allucinazione avuta nel bagno di Carly fosse una commozione cerebrale dovuta alla sua craniata.
- Beh... immagino di sì...?- Disse, imbarazzata.
- Scusami per il comportamento di mio fratello, spesso sa essere indelicato, non sei obbligata a rispondere a tutte le sue domande. È comunque un piacere conoscerti, Akane.-
- Non fa niente, davvero, anzi ora che ci penso è strano che non mi sia successo niente. È stato un impatto molto forte.-
- È in quell'occasione che hai perso la memoria?- Domandò Aki. La corvina si congelò. Dannazione, avrebbe dovuto dire di non rivelare il suo segreto!
- No... stavo correndo in quel modo proprio perché non ricordavo nulla ed ero andata nel panico. Riconosco che non è stata una bella idea farlo nella nebbia...-
- Non puoi fartene una colpa, – Disse la rossa. – è normale fare cose senza senso quando si è in uno stato alterato. Non immagino quello che potrei fare io stessa se un giorno perdessi tutti i miei ricordi.- Congiunse le mani sulle cosce ed inarcò la schiena, abbandonandosi ad un sospiro malinconico.
- La nebbia dell'altro giorno era parecchio strana, – Commentò Yusei. – essendo così vicina al mare è spesso presente a Nuova Domino, soprattutto di sera o mattina, ma in tutta la mia vita non l'ho mai vista tanto fitta, densa e circoscritta. Un attimo prima non c'era nulla e quello dopo ti ritrovavi di fronte ad un muro bianco e non vedevi più ad un palmo dal naso. Non credo di essere mai andato così piano con la moto, né tantomeno Jack e Crow.-
- Per questo ero uscito, – Disse Bruno. – stavate facendo molto tardi ed ero preoccupato, dato che doveva essere solo un giro di prova. Poi mi sono ritrovato immerso nella nebbia e poco dopo ho incontrato Akane. Non l'ho quasi nemmeno visto l'impatto, ma il boato è stato fortissimo; avvicinandomi l'ho trovata a terra.
È una fortuna che fossi lì fuori!-
- Mi rendo conto di non averti ringraziato a dovere, senza di te forse starei ancora vagabondando nella più totale confusione.-
- Non dire così, non sono di certo l'unico al mondo che soccorrerebbe una persona in evidente difficoltà.-
- Ma l'hai fatto, quindi ti ringrazio. Anche a te Yusei, mi avete aiutata parecchio per essere una sconosciuta. E Crow, anche se non posso dire lo stesso di Jack—-
- Jack è fatto così, anche con Bruno ha avuto parecchie discrepanze, prima o poi si abituerà.- Rispose Yusei, sospirando.
- "Discrepanze"? Mi ha letteralmente dato un pugno in faccia nel primo secondo in cui mi ha visto.- Replicò Bruno.
- Beh, sembrava che volessi rubargli Vortice della Fenice—-
- Allora sono stata fortunata, a quanto pare. A me ha solo minacciato.- L'atmosfera si congelò all'improvviso ed Akane si ritrovò cinque paia di occhi, sgranati, a fissarla. Aveva detto qualcosa di male? Voleva scomparire.
- Jack ha fatto cosa—- Disse il meccanico, alzandosi dalla sedia e raggiungendola.
- Cr—Credo c'entri Carly, questo ha detto. Non lo so, non ho capito nulla...-
- Dannazione. Perché deve sempre fare così? – Iniziò a girarle attorno e ad osservarla come se fosse alla ricerca di ferite. – Ti ha fatto qualcosa? Stai bene?-
- Mi ha solo detto di stare lontana da Carly, – Rispose lei, mettendogli le mani sul petto ed allontanandolo gentilmente. Aveva bisogno d'aria. – nient'altro.-
Rimasero tutti in silenzio per un tempo che parve infinito, Bruno la guardava con occhi preoccupati, le pupille nascoste nel grigio metallico delle sue iridi. Fu lei a romperlo, prendendo di nuovo la parola.
- Comunque, uhm, ora che sapete della mia amnesia, ve lo chiedo per favore: non raccontatelo più a nessuno a meno che non abbiate il mio consenso. Sono giunta alla conclusione che, meno persone lo sanno, meglio è.
Adesso torno a casa, sono fin troppo stanca. A—Arrivederci.- Disse, per poi scendere frettolosamente la rampa di scale, ma Bruno la seguì.
- Ti accompagno...!-
- Non ce n'è bisogno, non voglio farti andare avanti e indietro.-
- Non voglio venire meno alla mia promessa.-
E così i due si incamminarono. Akane era in testa e lui le stava a pochi metri di distanza. Nessuno disse una parola per un bel po'.
Si sentiva abbastanza amareggiata, quella giornata non stava finendo nel migliore dei modi... non che fosse cominciata bene, in realtà. Tra le occhiatacce senza senso di Stephanie, lo scontro con Jack e la conversazione finita male, ora desiderava solo accasciarsi sul letto e non svegliarsi mai più. Si aggiungeva anche la giornata di lavoro sfiancante, ma quello era il male minore.
Il cielo aveva iniziato addirittura ad essere grigiastro, tanto per imbruttire ulteriormente il minestrone.
- Sei sicura che Jack non ti abbia fatto nulla? – Bruno le comparve vicino mentre era sovrappensiero, facendola sobbalzare. – Adesso siamo soli, puoi parlare liberamente.-
- Non è successo niente di grave, davvero, puoi chiedere anche a Crow quando lo vedi, era presente anche lui.-
- Cosa ti ha detto, esattamente?-
- Che se sono coinvolta in affari loschi e ci ho tirato dentro Carly, me la farà pagare. Forse perché gli piace, che ne so. Non me ne preoccupo perché non sono coinvolta proprio in nulla io, dovresti fregartene anche tu, senza chiedermelo dieci volte.-
Un lampo saettò nel cielo, seguito subito dopo da un forte tuono.
- Scusami, non volevo essere insistente, sono solo preoccupato per te.-
Non appena terminò la frase, fu come se una bacinella d'acqua gli si fosse rovesciata in testa. Il problema era che successe pure a lei.
In pochi secondi si era alzato un vento fortissimo e freddo, con annessa pioggia fittissima che quasi cadeva in orizzontale, inzuppando i due in un istante. Akane d'istinto afferrò Bruno per il polso e prese a correre più veloce che poteva, faticando a portarselo dietro perché più lento di lei, costretta addirittura ad andare controvento perché, ahimé, casa sua e di Carly si trovava proprio nella direzione da cui proveniva l'acquazzone. Se quella giornata era stata una schifezza, la pioggia (ed un probabile imminente raffreddore) era proprio la ciliegina sulla torta.
L'unica, piccola, insignificante, fortuna era che quando il tutto era iniziato loro erano già quasi arrivati. Non che fosse servito a molto, dato che erano comunque entrambi bagnati dalla testa ai piedi. Akane sentiva pure mutande e calze gelate contro la pelle, una sensazione a dir poco tremenda.
Arrivati davanti al condominio, ci si lanciarono letteralmente dentro e lei si accasciò contro la porta chiusa, bagnandola anche all'interno con tutto il pavimento. Bruno ansimava per la corsa, piegato in avanti e con le mani sulle ginocchia, l'acqua gli aveva appiattito i capelli contro la testa e sembrava un grosso cane bagnato. Con una sinfonia di tuoni in sottofondo, iniziarono a salire le scale lasciando scie bagnate ad ogni passo.
Quando Akane aprì la porta di casa, Carly comparve dalla porta della cucina.
- Akane! Hai visto che pioggia?
... Ah! Ma che ti è successo? ... E perché c'è anche lui?-
La corvina strascicò i piedi, la raggiunse con le movenze di uno zombie ed avvinghiò le mani alle sue spalle.
- Carly. – Disse, con una voce gutturale. – Ho il culo talmente congelato che non hai idea.-
... E fu così che i due poveracci si ritrovarono sul pavimento della cucina/salotto, con la giornalista che tentava di asciugarli alla meno peggio con un piccolo e scassato phon. Entrambi si erano liberati di scarpe, calze e giacca, i quali erano stati riposti sul termosifone. Akane si strizzò le trecce e da esse ne uscì talmente tanta acqua da poter riempire un acquario di aragoste.
- La mia domanda è la stessa: – Disse Carly. – Bruno, che ci fai qui?-
- Beh... volevo accompagnare a casa Akane. Anzi, dovrei chiederti scusa, – Si rivolse all'interessata. – se non ti avessi chiesto di fermarti al garage ora non saremmo fradici.-
- E chi sei, un medium? Quello del meteo? Non importa, non potevi mica saperlo. – Rispose Akane. – Oh, Carly! A proposito!-
- Cosa c'è?-
- Credo che tu piaccia a Jack, sai?-
- Eh?!-
- Sì! È così tanto preoccupato della mia presenza in casa tua che mi ha addirittura minacciata intimandomi di starti lontano. Non so bene di cosa abbia paura, cioè mi hai vista? Però immagino lo abbia detto perché tiene a te. In modo strano, ma è pur sempre affetto... credo?-
- Lui co— ehm— beh... – Carly si ridusse a balbettare, imbambolata e rossa come un pomodoro maturo. Ciò che la fece rinsavire fu il verso di dolore di Bruno, al quale il getto d'aria calda del phon aveva ustionato il volto, colorandolo di una simile tinta bordeaux. – ah, oddio, mi dispiace! – Lo spense. – Akane, dovevi proprio dirmelo ora? Con Bruno qui?- L'ultima frase la sussurrò, dimenticandosi che lui potesse sentirla benissimo.
- In realtà gliel'ho già detto, – La giornalista si mise le mani nei capelli, esasperata. – ma che problema c'è, scusa?-
‐ È... è imbarazzante!-
- Carly, se vuoi che rimanga un segreto non lo dirò a nessuno, – Disse Bruno. – per me non hanno alcuna importanza le questioni amorose di Jack. Piuttosto mi importa che non minacci le persone sulla base di nulla.-
- Beh... in effetti hai ragione. Che lo abbia fatto per il mio bene o no, i suoi metodi non mi piacciono per niente. Proverò a parlargli, ma conoscendolo non so quanta influenza possa avere...-
Detto ciò, riaccese il phon e continuò ad usarlo finché Akane e Bruno non furono abbastanza asciutti da potersi sedere sul divano. I due dividevano una pesante coperta che, avvolta attorno alle spalle di lui, faceva scomparire la ragazza. Nonostante questo, faceva un freddo cane e si ritrovò a tremare come una foglia. Probabilmente le sarebbe presto venuta la febbre e non le andava di dover già saltare il lavoro; che figura ci avrebbe fatto, dopo solo un giorno scarso? Non voleva certo essere tacciata come inaffidabile sin da subito.
Un ennesimo tuono fece tremare l'appartamento e, qualche minuto dopo, il cellulare di Bruno squillò. Era Crow.
***
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***
Angolo autrice
Ciaououo, come al solito non ho molto da dire, con gli anni sono diventata logorroica nella scrittura ma nelle note ho perso il mio tocco(?).
Vabbè, non che vi interessino le mie peripezie.
Se però vi interessano i miei disegni potete seguirmi su twitter (RosenGaldr) o instagram (distorted.platinum). Sul primo posto più assiduamente, quindi boh se vi va ne sarei felice. E se avete soldi di cui non ve ne fate nulla, le mie commissioni sono sempre aperte. 👍🏻
Adios.
Jigokuko
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