2.

-Dici sul serio?-
-Certo, prendila. È tua, in fin dei conti-
- Ma hai cambiato il vaso, la terra, ci hai perso tempo. Devo pagarti- insistette Louis.
-Figurati, il vaso è uno di quelli di plastica che ci forniscono a due centesimi l'uno, e di terra qui ce n'è a quintali-
-Davvero... non so che dire. Sono in debito. Grazie- disse sinceramente Louis, impressionato.
-Non è niente, figurati- replicò Harry stringendosi nelle spalle.
Louis prese su la sua vecchia pianta, ora rigogliosa e rifiorita, non sapendo cosa dire.
-Dovrò spiegare a Will quello che è successo- borbottò tra sé.
-Will è tuo figlio?- Chiese Harry, mentre si incamminavano verso l'interno del vivaio.
-Sì. Ha sei anni- Rispose Louis con un moto di orgoglio. In quel mentre una persona li interruppe:
-Dottor Tomlinson! Che piacere rivederla!-
Louis guardò l'anziano signore, non riuscendo ad identificarlo.
-Forse lei non si ricorda, ma io sono il marito di Tessa Richardson. È stata investita sulle strisce pedonali da un furgone, quattro mesi fa-
-Sì, ora ricordo. Come sta adesso?- Chiese Louis, passandosi la pianta sotto al braccio, mentre l'uomo gli stringeva entrambe le mani con calore.
-Meglio. La frattura all'anca la costringe a letto, ma abbiamo fiducia che torni in piedi presto. Lei quella sera è stato un angelo. Ha le mani d'oro- affermò l'anziano, facendo il gesto di baciargliele.
-Ho fatto solo il mio dovere, signor Richardson. Mi saluti tanto sua moglie- replicò Louis.
-Dio la benedica. Arrivederci, dottore- si congedò l'uomo. Louis si accorse che Harry lo stava fissando.
-Sei un medico-
Louis annuì.
-Lavori in Pronto Soccorso-
-Già- confermò Louis.
-Salvi le persone-
-Trovi ironico il fatto che sia un serial killer di piante?-
-Sono impressionato. Non l'avrei mai detto- commentò Harry, guardandolo in maniera strana.
-Come mai?- Volle sapere Louis.
-Io odio profondamente gli ospedali, i medici, il sangue e tutto quello che riguarda la medicina- affermò Harry.
-Ed io odio sporcarmi le mani di terra, i lombrichi, le larve e tutto quello che riguarda il giardinaggio, pensa te- replicò Louis.
Harry non aggiunse altro, accompagnandolo all'uscita.
-Sei sicuro di volermela ri-affidare? Voglio dire, hai visto cosa succede alla natura a casa mia-
-Tra quanto deve riconsegnarla a scuola tuo figlio?-
-Lunedì, due giorni-
-Bene. Non annaffiarla, non metterla sopra al termosifone, non lasciarla a terra in entrata e sopravviverà- gli consigliò Harry.
-Dove devo metterla?-
-Non hai una finestra accanto alla quale poterla mettere?-
-Ok, vicino ad una finestra. Niente acqua. Niente troppo caldo. Ho capito-
-E niente correnti d'aria-
-Ok. Senti, non è che posso passare a prenderla domenica sera?-
-Io non lavoro la domenica. Chiedi a tuo figlio di occuparsene-
-Questo weekend è da sua madre-
-Siete separati?-
-Non siamo mai stati sposati, e siamo amici di vecchia data. Lei ha la sua vita ed io la mia-
-Ah, ok...-
-Posso sdebitarmi in qualche modo? Posso almeno offrirti una birra, una sera?- Si buttò Louis. Harry era decisamente bello, e lui aveva bisogno di scacciare la solitudine. Lo vide aggrottare la fronte, non capendo.
-Mi sento in debito- insistette Louis.
-Certo... va bene. Stasera quando stacco?-
-No, mi spiace, entro in turno stasera. La settimana prossima?-
-O domani- suggerì Harry.
-Ma domani è sabato sera. Non esci con i tuoi amici, la tua ragazza...?-
-Domani sono libero-
-D'accordo. Ti vengo a prendere qui? Stacchi alle otto?-
-Sì. Ti dò il mio numero, per ogni evenienza-

La sera dopo Louis era reperibile, e fu chiamato per un maxi tamponamento in tangenziale. Si era ribaltato un pullman pieno di turisti; riuscì ad avvertire Harry alle sette con un sms, ed ebbe un attimo di tregua soltanto a mezzanotte passata. Guardò il telefono: Harry aveva risposto invitandolo a colazione il mattino dopo.

Il campanello iniziò a suonare alle nove. Louis era a letto da poco più di tre ore; alla fine la reperibilità si era trasformata in una intera notte di sala operatoria.
Si coprì col cuscino, sperando chiunque fosse che morisse all'istante, e poi si tirò su a sedere di scatto: merda, era Harry!
Incespicando nel piumone e saltellando fuori dalla camera, scese le scale così com'era, in boxer e maglietta, ed aprì.
-Oh... ehm, ti ho svegliato...?-
Louis si strofinò  gli occhi e sbadigliò.
-Scusa, mi spiace...-
-Non preoccuparti- lo interruppe Louis, passandosi le mani tra i capelli.
-Alla fine sono dovuto rimanere a lavoro, e le doppie notti mi pesano molto più di quando ero tirocinante- spiegò, spostandosi per farlo passare. Harry entrò, notando l'ampio atrio su cui si aprivano, ai lati, due rampe di scale speculari. Il pavimento era di palladiana candida.
-Che bella casa-
Louis lo precedette in cucina, troppo stanco per rendersi conto di essere in mutande. Gli fece cenno di accomodarsi al bancone, mentre accendeva la macchinetta del caffè.
-Se non ti spiace mi faccio un caffè ed una doccia, prima di uscire- disse ad Harry, voltandosi a guardarlo e cogliendolo a scrutargli il posteriore. Harry distolse subito lo sguardo, arrossendo.
-Certo, certo. Ma se vuoi possiamo anche rimanere qui- rispose frettolosamente il ragazzo. Louis alzò un sopracciglio, divertendosi a metterlo ancora di più in imbarazzo.
-Volevo dire, se sei stanco... se non disturbo... oppure possiamo rimandare...-
Louis sorrise.
-Stai calmo. Ho capito. Fammi prendere il caffè e poi sarò in grado di ragionare-
Chinandosi a prendere le tazzine il suo sguardo si posò casualmente sulle proprie ginocchia nude, realizzando di essere in boxer di fronte al suo ospite.
-Ops. Forse è il caso che mi vesta. Mi hai proprio tirato giù dal letto- commentò, sbadigliando.
-Non preoccuparti per me, puoi stare anche così, sei a casa tua- rispose Harry, e poi, arrossendo, cambiò discorso:
-Dov'è la pianta?-
-Dietro di te-
Harry si voltò, individuando il vaso in bilico sulla soglia dell'ampia finestra.
-Certo che ti piace il rischio- commentò, andando a spostarla per terra.
-Lì è peggio, ci finirò contro- lo avvertì Louis.
-Povera piantina. In che mani sei finita- lo prese in giro Harry, sobbalzando nel ritrovarsi Louis vicino, molto vicino.
-È pericoloso prendersi gioco di me-
Harry indietreggiò, inquieto, ma deciso a reggergli il gioco:
-Ah sì? E perché?-
Louis gli fissò le labbra, così turgide da fargli venir voglia di accarezzarle con le dita. Harry se le inumidì leggermente, nervoso, e Louis alzò lo sguardo nei suoi occhi.
-Quanti anni hai, Harry?-
-Perché?-
-Perché sembri un ragazzino, ma sembri anche maturo abbastanza da capire cosa voglio io-
Harry sbarrò gli occhi, una espressione confusa ed eccitata allo stesso tempo.
-Ma hai un figlio...-
-Non mi sono mai precluso niente nella vita. Ma non hai risposto alla mia domanda-
-Ho ventitré anni- gli rivelò Harry, mentre le sue guance prendevano colore ancora una volta, passando al setaccio con lo sguardo il corpo di Louis.
-E ti va di fare colazione con me?-
Harry si immobilizzò, interdetto.
-Oh... certo, scusami, non avevo... io...-
Louis scoppiò a ridere di gusto, attirandolo con una mano sulla nuca per baciarlo. La risata si inframezzò a qualche sospiro, mentre con l'altra mano scopriva l'addome del ragazzo.
-Te la farò pagare- gli mormorò Harry nell'orecchio, prima di morderlo leggermente e passarci la lingua.
Il caffè venne dimenticato, i vestiti di Harry seminati a terra in una scia di stoffa lungo le scale, fino alla camera.
L'intraprendenza di Louis venne rallentata all'improvviso da Harry che, prendendo l'iniziativa, gli strappò quasi la maglietta di dosso e lo fece saltellare perdendo l'equilibrio mentre gli levava i boxer in fretta. Il ragazzo si gettò su di lui, famelico, prendendogli in mano il pene, che subito dopo prese a succhiare.
-Oddio. Harry, rallenta...- gemette Louis, travolto da mille sensazioni piacevoli e preoccupato di venire troppo presto. Ma il ragazzo non si fermò, conducendolo con decisione al culmine. Louis si riversò nella bocca dell'altro con un gemito roco, ansimante.
-Tu sei matto...- protestò, mentre Harry con un sorrisetto lo faceva voltare sulle lenzuola.
-Ah, ecco perché...-
-Stai zitto, Louis- lo riprese il giovane, facendolo tremare mentre con un dito bagnato di saliva iniziava a sfiorare la sua apertura, massaggiando.
-Harry...-
-Cosa c'è, Louis? Non ti piace?-
-Ancora...- lo supplicò Louis, completamente alla sua mercé. Harry lo accontentò subito, allargando gentilmente la sua apertura ed aggiungendo prima un dito, poi due. Louis fece una smorfia, a metà tra il dolore ed il piacere, il membro già di nuovo duro.

Harry insistette, mentre il fastidio lasciava il posto al piacere.
Poco dopo il medico allungò una mano e prelevò un preservativo dal cassetto del comodino, sedendosi per infilarglielo, e poi Harry era dentro di lui, era estasi, era vita.

-Spazio autrice-
Ciao a tutti! Bentrovati tra le righe di questa storia breve. Come accennato nella descrizione, è suddivisa in soli cinque capitoli, che pubblicherò giornalmente.
Grazie di leggere le mie storie, è sempre un piacere pubblicare su Wattpad, ho conosciuto virtualmente persone bellissime, qui❤

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