Capitolo 3

L'uomo stava dritto di fronte a me, con la sua armatura verde smeraldo che risplendeva sotto la luce argentea. La parte inferiore del viso era coperta dalla loro tipica mascherina verde. Portava il cappuccio verde infilato sulla testa e, anche se copriva una buona parte del viso, riuscii a notare i suoi occhi turchese magnetico.

Lui mi porse una mano guastata per aiutare ad alzarmi. Io lo guardai con diffidenza prima di accettare.

"Era scappata perché aveva sete! Quando l'ho trovata stava tornando da voi!"

"Bene... grazie... se volete scusarmi, devo andare!"

"Siete dell'Ordo Magisterium Arcanum?"

"No... io... sono venuta su Zoëlla solo per la festa dei Fuochi!"

"Non andrò a fare la spia, se è questo che vi preoccupa!"

Mi sentii un po' più sicura, soprattutto quando Cassiopea si sedette al mio fianco.

"Beh... grazie, siete gentile! Ma devo tornare al dormitorio prima che mi scoprano."

Mi voltai per andarmene ma il tono perentorio con cui mi si rivolse, mi fermò.

"La strada per l'Accademia non è quella, devi raggiungere il fiume e poi dirigerti nel bosco."

"Scusatemi ma so bene dove si trova la mia scuola!"

Gli risposi piccata mentre lui mi guardava con uno sguardo freddo, quasi innervosito, mettendo rigidamente le mani dietro la schiena.

"Questa è la valle di Nuru, vi siete allontanata molto dalla città. Qui c'è Veilthorn."

Quando sentii il nome del carcere di Sedna, un brivido freddo mi percorse il corpo.

Non c'eravamo mai avventurati in questa zona e semmai l'avesse scoperto la preside o qualcun altro della mia scuola, avrei passato guai seri. Soprattutto con mio padre!

Scossi la testa, tendo un'espressione neutra sul viso, non mostrando il panico che stava lentamente salendo.

"Come si arriva all'Accademia?"

"Dovete passare per la foresta di Almina?"

"Almina? Significa che dovrei passare per Berin!"

Un brivido freddo mi percorse la spina dorsale.

Non ero mai stata a Berin. Le uniche cose che sapevo me le avevano raccontate le mie sorelle. Era città tranquilla, abitata principalmente dalle fate e dagli efebi.

Sentii la testa leggera al pensiero di dover attraversare un luogo sconosciuto. Ci avevo messo diversi mesi per ambientarmi a Sedna e non fu facile abituarmi a un luogo diverso da casa mia.

"State bene?"

Scossi la testa, sbattendo le palpebre per riprendermi.

Osservai i suoi occhi verde acqua osservandomi confuso. Misi su un sorriso forzato e mi voltai, incamminandomi verso il sentiero.

"Sì, vi ringrazio per le informazioni!"

"Volete che vi accompagni? Devo comunque tornare al palazzo reale di Berin."

Lo scrutai incrociando le braccia al petto. Non mi fidavo di lui.

Mi avvicinai a lui, nascosi la mano dietro la schiena, facendo allungare le mie unghie in artigli. Ogni muscolo di Cassiopea era teso. Pronta a intervenire al mio segnale.

Scostai il mantello e trovai ciò che cercavo. La spilla d'oro che raffigurava un cigno in volo con una spada spezzata nel becco, simbolo della pace che regna nell'Epimachia dei mondi.

Toccai la spilla e sprigionai una luce dorata che avvolse la spilla. La luce divenne sempre più calda finché non scomparve e un bagliore color zaffiro non l'avvolse. Il sigillo era protetto dalla Lega di Zaffiro. L'artefatto era autentico. Era una guardia reale!

Lui non si mosse. Rimase fermo, lasciandomi la possibilità di esaminarlo.

Mi staccai da lui, andando al fianco di Cassiopea.

"Andiamo?"

Lui chinò la testa in senso di assenso e ci avviammo verso la foresta.

Tenni Cassiopea vicina a me, sempre vigile in caso di necessità. Allungai le unghie della mano sinistra mentre una luce blu l'avvolse, stando attenta a non farmi vedere da lui.

"Dovrei temervi, mia signora?"

Mi voltai rapidamente verso di lui, osservandolo camminare sereno mentre sul mio viso si dipingeva un sorriso.

"Dipende da voi, signore."

"Non vi fidate?"

"Mi ritengo una persona molto previdente! E poi non abbasso mai la guardia nemmeno quando so che non ci sono pericoli per me, come in questo caso!"

"Certamente in uno scontro vincereste voi! Non siamo ad armi pari dopotutto: voi avete poteri ed io invece no, avete una tigre di Avalon che mi sbranerebbe e un efebo non può uccidere una strega. Sono praticamente alla vostra mercé!"

"Non è un motivo per abbassare la guardia e fidarmi ciecamente di voi!"

Camminammo fianco a fianco. Si cominciò ad intravedere la città di Berin con le alte case degli efebi e delle fate.

Il palazzo reale si ergeva in tutto il suo splendore sulla cima di un'alta collina. La città era silenziosa, con poche anime che ancora gironzolavano per le stradine.

Osservai i negozi chiusi e sorrisi quando passammo davanti a quello di Innara! Ogni volta che veniva a Berin le mie sorelle mi raccontavano che lo metteva a soqquadro.

La città era avvolta dalla notte, solo poche sfere di luce verde si vedevano galleggiare nell'aria.

Ci dirigemmo in un vicoletto che ci portò fuori dalla città, nella valle di peoniana. Lungo le rive del fiume osservammo due efebi abbracciati, illuminati solo dagli ultimi raggi di Levana.

Mi lasciai cullare dai rumori della valle. Potei sentire il rumore dei rapaci notturni, dalle kitsune selvatiche, dal fiume Peone che scorreva lento. L'odore di muschio mi solleticò il naso, seguito da quello di betulla e di timo. Non ero mai stata in quella valle e vederla di notte, con le lucciole che illuminavano il sentiero, era un'esperienza unica.

"Deduco che se studiate al Magisterium, siete una nobile!"

Scossi la testa, voltandosi verso di lui, incrociando i suoi occhi color oceano.

"Sì!"

"Come vi chiamate?"

"Preferisco non dirlo!" I suoi occhi si illuminarono, come se stesse ridendo, facendomi corrugare le sopracciglia. "Anche se non vi andrò a denunciare alla preside?"

"Non si sa mai!"

"Quindi siete una strega di alto rango comunque."

Annuii mentre iniziavo a diventare un po' nervosa. Feci un respiro profondo, cercando di rimanere impassibile.

Finalmente all'orizzonte vidi l'Accademia in tutta la sua grandezza. Sorrisi alla sua vista, avviandomi per il sentiero che conduceva al Magisterium.

"Aspettate, non possiamo proseguire per quella via."

"Perché?"

Mi voltai velocemente, guardandolo con gli occhi spalancati, pronta a rispondere a qualsiasi minaccia. Tuttavia lui sembrava sereno, con le mani dietro la schiena e il viso rilassato.

"Non è prudente passare lì, c'è il castello di Zyran. È abbandonato e non si sa mai chi ci si può trovare."

"Ma io non vedo niente."

"Vedete il burrone?"

"Certo."

"Quella è l'entrata del palazzo."

"Volete dire che si trova lì? Nello strapiombo?"

"Sì, è crollato secoli fa!"

"Quindi sarebbe inagibile?" Lui annuì facendomi corrugare le sopracciglia e tirare all'infuori il labbro inferiore. "Ma io sapevo che le prigione erano ancora attive!"

"Veramente?"

Osservai il suo viso stupito che mi fece camminare nervosamente intorno a lui.

"Certamente! Ce lo ha detto il nostro maestro Aeonian! Voi non lo sapevate?"

"Sono una guardia di palazzo, non delle carceri."

Lui si allontanò prima che avessi la possibilità di dirgli qualcosa. Lo raggiunsi, seguita da Cassiopea che si intrufolò in mezzo a noi.

"Quindi scusate che ci facevate fuori dal palazzo?"

"Sua altezza ha deciso di fare una passeggiata lungo il fiume e noi avevamo il dovere di sorvegliare la zona finché non rientrasse nel palazzo."

Alzai gli occhi al cielo mentre ci facevamo strada tra i rampicanti della foresta.

"Certo, come se voi efebi foste utili alla difesa!"

"Siamo comunque grandi combattenti!"

"Non capisco come la... regina si accontenti di voi!"

"Possiamo sconfiggere facilmente elafi, fate, troll e le altre creature di Zoëlla, stregoni e maghi sono di giurisdizione della guardia del corpo reale."

Sbuffai calpestando le radici frustrate, osservandolo farsi largo tra le fronde e permettendoci di passare.

Quando finalmente arrivammo nei pressi dell'Accademia, tirai un sospiro di sollievo.

"Con permesso, mia signora, mi ritiro!"

Lo osservai confusa mentre accarezzavo la testa di Cassiopea.

"Che gente bizzarra che c'è in giro!"

Ad un tratto vidi il ragazzo con i capelli viola venirmi incontro. Appoggiò il braccio sulla mia spalla e mi strinse forte a lui.

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