Capitolo 63

"Hela pov's"

Non potevo tenermi tutto ciò dentro né tanto meno farcela da sola contro una battaglia grande quanto quella che avverrà a poco. Odio ammetterlo e odio il fatto che io debba rivederli... Ma ho bisogno del loro aiuto.

Mi vestii in fretta e furia con quel poco che avevo ovvero dei jeans larghi con un maglietta a maniche corte molto lunga, mi lasciai sta volta i capelli sciolti dato che mi ero stancata della treccia e che li avevo da poco lavati.

Spolverai il mio skate, presi lo zaino dove vi erano i miei coltelli e una piccola cosa che avevo sottratto a mio padre e partii verso la torre.

***

La strada fu abbastanza veloce forse anche perché era l'ora di pranzo e le strade erano vuote, avevo voglia dei panini migliori del Queens, quelli che mi aveva preso Peter ma non avevo tempo, da un momento all'altro me ne sarei andata dato che la mia condizione peggiorava molto, non passava momento in cui non versassi almeno un po' di sangue e la cosa stava diventando snervante. Mi chiedo il perché tutte capitino a me.

Arrivai di fronte al grande edificio e il pensiero di farmi in dietro si faceva sempre più forte, voglio dire, non sono per niente la benvenuta li, ma non ci andavo per piacere, solo per dovere sia chiaro.

<Aris, cerca di nascondere il fatto che sia entrata> dissi <manometti sensori di movimento e telecamere già che ci sei> conclusi prima di lasciare lo skate all'entrata e prendere le numerose scale, erano veramente tante e sicuramente a quest'ora staranno tutti in un solo posto. La sala.

Arrivai in cima al corridoio e iniziai a percorrerlo, passai per davanti la mia camera e quella di Peter e più mi avvicinavo più riuscivo a sentire le chiacchere della maggior parte del team e l'argomento non poteva non riguardare Sicalis e i suoi amici, da quel che avevo capito avevano distrutto un intero quartiere a New York, rimasi per un po' dietro al muretto ad ascoltare i loro discorsi.

<Dovremmo chiedere aiuto a lei> disse Sam, ecco che ci risiamo, non voglio che continuino a pensare al fatto che possa aiutarli, non ne sono capace.
<Ascoltami bene Sam> iniziò stark abbastanza furioso. Aia, mi sa che l'ho fatta proprio grossa ma mi divertiva tutto ciò.
<Senti ho capito che ti ha strappato il coso luccicante dal petto, ma é l'unica che ha una pista che noi non abbiamo> iniziò Thor.
<Stava interrogando un uomo l'altro giorno, cercava informazioni che probabilmente ha avuto> disse la sua voce... La sua voce... Dovevo restare concentrata ma non ci riuscivo, ogni volta che lo sentivo le farfalle nello stomaco facevano bordello e io pregavo in un insetticida.

<Che ne sai?> Chiese Nat.
<Usava dei metodi un po' cruenti> disse lui, mi faceva male sapere che pensava ciò di me, il fatto é che era la verità, ero un mostro capace di fare di tutto, ma non di porre fine alla vita di qualcuno.

<Quella sera... -iniziò mio padre sospirando- Divenne acida, fredda e distaccata. Il dolore la cambiò così tanto... Divenne tutto ciò che aveva sempre odiato> disse mio padre abbassando il tono di voce.
<Ed é tutta colpa mia, non sono stato il padre che si meritava> disse lui, per poco non scoppiavo a piangere, ma qualcosa o qualcuno me lo impedì.
<É colpa sua, non tua, se é così peggio per lei> disse una voce. Quella voce, la voce di una certa poco di buono, capelli biondo-fragola, una tipa delle quali le labbra di posarono su quelle del mio primo amore.
<Holly sta zitta> ribatté Peter, dal tono che usava si intuiva alla grande che non gli stava proprio simpatica.
<Sto solo dicendo la verità, state perdendo tempo per una persona irrecuperabile e per di più morirà a pochi giorni> disse lei con voce... Che dire... Da vera stronza.
<Attenta a come parli ragazzina> urlò Stark facendomi sobbalzare. Ci godevo? Si.
<Mi chiedo cosa tu ci faccia qui esattamente> disse Bucky con il suo solito tono opaco.
<Vi do una mano> disse lei.
<Non hai nessuna abilità e né tanto meno intelligenza, ti abbiamo offerto un tetto affinché tu possa trovarne un'altro, non restare qui, non ospitiamo adolescenti> disse Steve, devo dire che mi era proprio piaciuto, immagino la faccia di Peter, ma tanto lo sanno tutti che lui serviva anche tanto alla squadra e che ormai passava più tempo con la zia.

Era il momento della mia entrata in scena, dovevo sembrare la più stronza di tutti, chi era quella per dire quelle cose su di me.

Camminai verso l'entrata attirando tutti i loro occhi sbalorditi su di me, mi posizionai con un piede più avanti dell'altro, postura goffa e braccia incrociate.
<Veniamo subito al dunque...> Inizia facendo un sorrisino prima di essere fermata da qualcuno.
<E tu cosa ci fai qui?> Chiese Sam arrogante.
<Sbaglio o eri tu quello che proponeva di coinvolgermi> dissi alzando un sopracciglio.
Si zittarono tutti, persino mio padre e Peter, le uniche persone che speravo parlassero.
<Quindi hai ascoltato tutto> chiese Steve, sembrava più un affermazione in realtà.
<Si ma... Non mi importa. Dicevo> inizia schiarendomi la gola.

Mi presi lo zaino su una sola spalla prima di tirare fuori uno dei gemelli e metterlo sul tavolo.
<Vedete quello? L'ho usato per accoltellare un ragazzo> dissi con tono ovvio, tutti strabuzzarono gli occhi ma nessuno osava proferire parola.
<L'ho proprio conciato male -abbassai il tono- e per il rimorso chiamai l'ambulanza. Starà bene> aggiunsi.
<Ma la vera domanda é.... Perché mi ha aggredito sotto ordine di Sicalis anche se sono preziosa per lui?> Chiesi.

Tutti ascoltavano e nessuno fiatava, ascoltavano con attenzione quello che avevo da dire, i miei occhi non osavano incontrare quelli di Peter, neanche sotto tortura.
<Illuminaci> disse Holly, madonna che nervi.
<Zitta> dissi tendendo la mano verso la sua direzione e manco degnandola di uno sguardo, riuscii a notare Thor, Bucky e Sam scambiarsi occhiate mescolate alle risate, così come più o meno gli altri.
<La verità é che... So chi é veramente> dissi tutto di un tratto.
<Come scusa? Ho sentito bene?> Chiese mio padre venendo verso la mia direzione.
<Come hai fatto?> Chiese Steve.
<Ho torturato un po' di persone di qua, un po' di là, ho promesso a James la libertà> dissi gesticolando fregandomene di quello che avrebbero potuto pensare.
<Non pensi di aver esagerato?> Chiese Nat. Devo dire che la mia stima per lei era calata fin sotto terra ma la cosa non mi frenava dal risponderle male.
<Parli te?> Chiesi alzando il sopracciglio, vidi Clint tirarmi un occhiataccia avviandosi verso Nat come per confortarla, così come Steve in poche parole. Non poteva permettersi di giudicarmi se poi lei non era da meno.

<In ogni modo, ci dici chi é?> Chiese Thor.

Feci qualche passo in avanti, presi il coltello e piano piano lo infilai nello zaino.
<Aron William Connor> dissi scandendo ogni parola.

Si alzò il putiferio.
<Ma che stai dicendo> urlò Sam in contemporanea ad altri. Nessuno di loro se lo era aspettavo, altri invece erano pronti a darmi della bugiarda, fantastico direi. Li fissavo con aria di disinvoltura.
<Bene, ora sapete chi é contenti?> Dissi sarcastica.
<Ne sei sicura?> Chiese Peter, era la prima volta che quella volta mi rivolgeva la parola.
<Faccio indagini da quando ero in Russia, chiunque abbia incontrato diceva di non saperlo ma di essere certi del legame che potessimo avere dato che ho sin dalla nascita un mirino puntato alla schiena> dissi, sembravano per niente convinti.
<Vi devo svegliare o cosa? Ha chiamato a James quando... -sospirai- quella notte insomma, e gli propose di collaborare. Andavo all'accademia, avevo i geni dell'assassino ed ero sua nipote, andava tutto secondo i suoi piani> dissi shallissima.
<Ma James disse che si era unito a lui solo dopo essere evaso> disse Wanda.
<Aveva mentito per non far scoprire Sicalis, allora non sapevamo chi fosse> conclusi.

<Dobbiamo trovare un piano per fermare i suoi seguaci, solo così potremo arrivare a lui, é vulnerabile> disse Steve, mi limitai a non fare niente, ma proprio niente.
<Ma quindi ha ordinato lui di uccidere tua madre? Sua sorella?> Chiese Nat.
<Serviva qualcosa per innescare Killer Frost, e la morte di una madre penso sia sufficiente> dissi abbassando ulteriormente il tono. La ferita che mi aveva lasciato mia madre non si era ancora rimarginata, la verità é che spesso neache guariscono, restano aperte a vita, e la mia vita, stava giungendo al termine.

***
Ero in bagno e mi stavo sciacquando la bocca, era un po' sporca di quel liquido dal sapore metallico e forse bevendo del succo di mango avrei migliorato la situazione, niente da fare, avevo i denti e labbra perennemente imbrattati. Sentii bussare alla porta del bagno dove ero ancora internata e dall'agitazione di farmi vedere così incominciai a balbettare.
<Un attimo!> Balbettai cercando di tirare lo sciacquone per cammuffare quei pezzi di carta igienica sporchi di rosso.

Spalancai la porta e me la chiusi dietro prima di accorgermi di una certa russa davanti a me con le braccia lungo i fianchi, quando assumeva quella posizione non prometteva niente di buono, ero pronta a subire tutti i suoi insulti, avevo toccato un punto dolente.
<Emm, ciao> dissi cercando di muovermi per la stanza trovando qualcosa da fare. Optai per cambiarmi la maglietta sporca di sangue.
<Di chi é quel sangue> chiese arrogante incrociando le braccia, che dire, ero davvero furiosa.
<Mio> dissi cavandomela e restando in reggiseno alla ricerca di quella maglietta nera attillata che avevo lasciato qui, ero sicura di non averla mai messa ma ormai non mi importava più.
<Quindi non stai guarendo?> Chiese
<Ci stavi per caso sperando?> Aggiunsi a mia volta tirandomi fuori i ricci dalla maglietta appena indossata.
<Tutti qui ci speravamo>. Ecco qua, sapeva sempre come spezzarmi il cuore, forse era una delle poche persone che si era presa il compito di conoscermi al meglio, e io l'avevo trattata malissimo...
<Non me vale la pena Natasha. Non dovrei meritare la vostra attenzione> dissi sedendomi, non volevo dare il via a questa conversazione poiché sarei finita in lacrime nuovamente e non potevo permettermelo.
<Anche io ero come te se non peggio> disse.
<Lo so, ma ti sei fatta in quattro per migliorare, io mio sono fatta in quattro per peggiorare> accennai un sorriso.
<Non dire così>
<No basta. Cosa sei venuta a fare? A farmi sentire in colpa per le cose che ho detto prima? Beh hai ragione, sono stata una stronza e lo dico senza problemi perché sono così.> Conclusi alzando la voce.
<Voglio darti una seconda possibilità> disse.
<Non dovresti -feci un sorriso amaro per placare le lacrime- nessuno dovrebbe>
<Neanche Peter?> Come non detto. Aveva premuto il pulsante.

Una lacrima passò bruciante per la mia pelle ma che io asciugai non appena decise di spuntare.

<Forse tu non capisci, non merita una persona come me> dissi con voce soffocata.
<E tu che ne sai>
<Lo so e basta, non ho spazio per l'amore se la mia mente é offuscata solo dall'odio>
<Odio verso Wanda che ha frugato nella tua mente? O l'odio verso tuo padre, o verso di me?> Chiese, come potevo dirle che non provavo odio per lei ne per tutti gli altri, ero grata per quello che avevano fatto per me, ma che senso aveva continuare a stare con loro se non sono alla loro altezza.
<Non provo odio per nessuno di voi> dissi.
<Per tuo zio?>
<Non é mio zio, solo un mostro>
<Che guarda caso ti somiglia> come scusa? Mi somigliava? Era quello che pensava veramente?
<Se é quello che pensi> dissi facendo spallucce.
<No Hela, nessuno lo pensa, io ero identica a te se non peggio, prima avevo detto quelle cose perché non volevo che diventassi come me> disse.
<Sai. Quando ero piccola giocavo ad essere la vedeva nera con tanto di abiti e armi giocattolo> <non posso vederti come una persona cattiva> dissi. La vidi sorridere.
<Non manca molto alla mia prematura departita, non che la morte sia mai prematura, ma voglio essere certa di andarmene senza questioni in sospeso, voglio essere certa di essermi fatta perdonare da tutti> conclusi.
<Allorché che aspetti, vai lì e fatti perdonare> disse aprendo le braccia, l'abbraccia, un abbraccio di quelli che non avevo da molto.

***

Presi il mio zaino e mi diressi verso il laboratorio di mio padre, avevo intenzione di fare un percorso di ammenda e il primo doveva essere lui. L'unico membro rimasto della mia famiglia.
<Posso?> Chiesi fermandomi allo stipite della porta, non ricevetti risposta quindi mi limitai a sospirare rumorosamente e ad entrare recuperando dal mio zaino l'oggetto per cui ero venuta.
<Mi sono presa l'impegno di studiarlo e ripararlo> dissi posandolo sul tavolo che aveva alle spalle. Si trattava del suo reattore ARC.
<Mi stai ignorando per caso?> Chiesi, ma questo continuava a non rispondere.
<Come vuoi> conclusi prima di uscire dalla mia stanza, mi sentivo stupida all'idea di poter avere qualcosa da lui, ma esattamente, cosa mi aspettavo?
<Stai facendo ammenda?> Chiese Bucky che avevo per caso beccato per il corridoio.
<Voglio andarmene senza questioni in sospeso> dissi chiara e tonda.
<Lo facevo pure io. Volevo fare arrestare tutti quelli che avevano contribuito alla mia creazione. Alla creazione del soldato d'inverno> disse.
<Che tu lo voglia o no sarai sempre il soldato d'inverno> dissi senza filtri, ma non avevo concluso.
<Solo eri in una modalità sbagliata> dissi facendolo sorridere, devo dire che aveva colto alla grande quello che volevo dirgli.

Se volevo farmi perdonare da qualcuno, quella doveva essere Wanda, l'avevo trattata male se pur avessi ragione. Ma oramai era notte. Forse sarei dovuta andare a dormire e pensarci io giorno dopo, se solo ci fossi arrivata.

Mi misi dei pantaloncini e una maglietta bianca e mi sedetti sul letto.
<Aris? Percentuale raggiunta dall'infezione?> Avevo programmato Aris anche sulle mie conoscenze in medicina ed era capace a calcolare la mia morte.
<80%> disse, eccoci qua, eravamo quasi al capolinea.
<Quanto tempo pensi mi rimanga?>
<É difficile stabilirlo. Non più di due settimane> sospirai, forse mi sbagliavo, forse non ero pronta a morire.

***

Fui svegliata da dei rumori provenire da fuori della mia stanza, come lamenti. Mi alzai piano piano per poi aprire la porta della mia stanza, la dove i lamenti si facendo più rumorosi capii che si trattava di Peter, forse sarei dovuta andare da lui.

Aprii lentamente la sua porta per poi notare che si lamentava nel sonno, stava avendo un incubo il che era strano dato che qui ero l'unica ad averli fatta eccezione per Bucky.

Spalancò gli occhi e si alzò di colpo soffocando un urlo, la sua fronte era sudata e mi faceva male vederlo in quella situazione, forse più di quando i ruoli erano invertiti.

Nel vedermi ferma davanti al suo letto rimase immobile e confuso.
<Incubi?> Chiesi.
<No> disse.
<Stai giocando a nascondi emozioni?> Alzai il sopracciglio.
<No> aggiunse, era arrabbiato. Come potevo biasimarlo, gli ho puntato una freccia contro.
<Perfetto Parker, una freccia di ha offeso -ridacchiai- buonanotte> dissi come per andarmene dalla sua stanza prima che lui potesse fermarmi.
<Aspetta> sussurrò senza però guardarmi negli occhi.

Non disse niente dopo ciò, non sapevo cosa volesse anche se sembrava mentissi più a me stessa.

Mi avvicinai per poi sdraiarmi accanto a lui. Lo vidi titubante.
<É il mio percorso di ammenda> sussurrai impassibile.
<E prevede di dormire con me?> Chiese.
<Prevede di andarmene senza questioni irrisolte, e tu sei una di quelle> incrociai le braccia appoggiando la testa al legno del io letto, ero mezza seduta e mezza sdraiata. Seduraita.

Sospirò e un ondata del suo profumo di latte e biscotti mi pervarse le narici fino a farmi sciogliere come se fosse la prima volta. <Va bene> sussurò.
<Posso?> Aggiunse indicandomi, posso cosa? Non capivo.
Alzai il sopracciglio e lui alzò il occhi al cielo, cosa che non aveva mai fatto con me. Come potevo farmi perdonare.
Avvolse le braccia alla mia pancia e appoggiò la sua testa sul mio petto, precisamente tra l'incavo del mio collo. Sentii i brividi percorrermi tutto il corpo e un tremolio iniziare a farsi avanti sulla mia pelle.
<Stai bene?> Chiese riferendosi al mio improvviso tremolio.
<Si> sussurrai iniziando a giocare con i suoi capelli spettinati e ondulati, erano cresciuti dall'ultima volta che l'avevo visto.

Restammo in quella posizione e riuscivo a percepire il suo respiro riscaldarmi il collo e io non riuscivo a smettere di sorridere.

<Si tratta della visione al bunker?> Chiesi. Lo notai irrigidirsi e alzarsi dal mio corpo per poi incrociare il mio sguardo, mi persi in quei suoi occhi color nocciola per la milionesima volta.
<E-e t-tu come fai a saperlo?> Chiese scioccato, stava iniziando ad agitarsi e a balbettare.
<Pensavo l'avessi già capito> dissi inarcando entrambe le sopracciglia.
<S-si ma eri ubriaca e poi mi dicesti c-che non ti ricordavi di niente> sussurrò in preda al panico. Accennai un sorriso.
<Quella predizione non si avvererà chiaro? Stava solo giocando con la tua mente e ci é riuscita> dissi.
<Vorrei fosse così facile>
<Non lo é infatti, ma.. vale la pena tentare> dissi. Sorrisi e lui pure prima che potesse tornare alla posizione di prima stringendomi ancora di più come per paura potessi scappare, non sarei andata da nessuna parte, non ora che ero la ragazza più felice al mondo.
<Mi dispiace> sussurò accentando la presa su di me.
<Per cosa?> Chiesi.
<Per averti persa> disse tra un sussurro e l'altro, mi si strinse il cuore, forse ero giunta alla conclusione che non sarei mai riuscita a smettere di amarlo, e stare con lui mi avrebbe resa la ragazza più egoista al mondo, ma volevo esserlo, l'importante era stare con lui.
<Ti amerò per sempre anche io> sussurrai rispondendo alle parole che mi rivolse l'altra notte. Lo amavo e lo amo tutt'ora.

***

Mi svegliai e lo notai seduto sul letto.
<Non sono pronto a lasciarti andare> disse, si riferiva alla mia eminente morte.
<Vuoi parlarne proprio ora?> Chiesi stiracchiandomi, era domenica ed erano le 10 del mattino.
<Quanto ti resta?> Chiese alzando lo sguardo verso la porta.
<Non é importante> dissi.
<Si invece, lo é fin troppo> disse soffocando un singhiozzo. Mi alzai per poi inginocchiarmi davanti a lui e prendergli forte la mano.
<Non manca molto in realtà> dissi, notai una lacrima attraversagli la guancia che subito asciugai con un pollice.
<La morte non é mai prematura, arriva quando meno te lo aspetti e devi essere pronto a coglierla a braccia aperte> sussurrai.
<Non voglio morire, non sono pronta. Ma che scelta ho? Nessuna> sussurrai.

<Mi dispiace tanto per come é finita tra noi due, avrei voluto di più te lo assicuro> mi sussurrò lui, non sapevo come rispondere in realtà e mi limitai a stringergli più forte la mano.
<Non importa se l'hai baciata, penso di aver immaginato come sua andata veramente, mi dispiace per la mia orribile reazione. Spero non ti sia piaciuto però> dissi ridacchiando e sistemandogli il sopracciglio, lo contagiai e la cosa mi fece esplodere letteralmente.

<Bene bene Peter, sei ritornato da lei come se fossi il suo cagnolino> disse una voce odiosa giungere dall'entrata, penso sia molto inutile dirvi di chi si tratti, letteralmente lei.
<Ciao holly> dissi scoppiando a ridere così come Peter mentre lei era al quanto indignata.
<Se ti interessa saperlo, non stiamo insieme> disse Peter guardandomi. Fu come una botta al cuore, ma forse aveva ragione, non saremmo mai ritornati a come eravamo prima.

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