Capitolo 57
"Hela pov's"
Mi svegliai con un mal di testa massacrante e di fatto non sapevo ne cosa fosse successo la sera prima, ne come io fossi arrivata nella mia stanza, l'ultimo posto dove avrei voluto trovarmi.
Mi alzai, notai tutti i miei gioielli sul comodino, i capelli spettinati e il trucco sbavato, per non parlare del vestito che avevo ancora addosso, ringraziavo dio di non puzzare di alcol, odio quelle sostanze ma devo dire di esserci cascata in pieno.
Mi feci una lunga doccia, dove potevo riflettere a pieno sulle cose che neanche ricordavo, ma soprattutto sulle cose che ricordavo, ovvero la sua figura appiccicata alla persona che pensavo fosse mia amica, avrei voluto parlargli, volevo solo sapere di aver risolto con lui, e ciò non comprendeva il ritornare con lui, anche se lo desiderassi più di ogni altra cosa.
Uscii dalla doccia dopo quasi due ore ed erano le due del pomeriggio, non mi sentivo per niente bene, la sensazione che si provava dopo una sbornia era orribile, per non parlare dei giramenti di testa e la nausea, per non aggiungere le occhiaie che arrivavano fin sotto i piedi e i capelli che se pur bagnanti e lavati non riuscivano a prendere forma.
Dovevo aimé uscire da quel buco chiamatosi stanza allorché mi avvolsi una coperta sulle spalle e rigorosamente in pigiama mi diressi in sala dove vi erano Sam, Bucky e Thor.
<Come va?> Chiese Bucky vedendomi barcollare alla ricerca del succo al mango.
<Male> dissi aprendo il frigo.
<Eii, chi ha finito il mio succo al mango?> dissi scuotendo la scatola.
<Non guardare me, quel succo fa schifo> disse Thor sventolando il martello.
<Hai smaltito la sbornia?> chiese Sam sghignazzando sotto i baffetti che si ritrovava.
<Non ero ubriaca> biascicai a causa delle mie prossime condizioni.
<Allora ti ricorderai di aver dormito tra le braccia di Peter dal locale a qui> disse Bucky con il suo solito tono calmo e arrogante.
<Di che stai parlando?> chiesi io rimanendo immobile nella mia posizione.
Intanto nella stanza erano entrati Clint e Nat che sembrava essere proprio in forma.
<Oh te lo spiego io> disse la russa facendosi avanti.
<Hai bevuto troppo, hai ballato e baciato un biondo bellissimo davanti a Peter, lo hai preso a pugni, hai vomitato ai suoi piedi poi ti ha preso in braccio dal Queens alla torre> disse Nat facendomi un monologo delle stronzate che avevo fatto.
<Merda che casino> dissi io prendendomi la testa fra le mani.
<Almeno non hai appiccato un incendio> disse Clint ridendo.
<Basta con questa storia dell'incendio, dovevo spaventare in qualche modo il maestro Benefact e poi nessuno si é fatto male> dissi io.
<Hai incendiato un locale?> Chiese Bucky stupito, sembrava quasi soddisfatto di aver trovato una persona che pur lontanamente, usava metodi simili ai suoi.
<Lasciamo stare> dissi sedendomi sul divano e massaggiandomi le tempie che stavano letteralmente andando a fuoco, così come la mia pelle sotto lo sguardo di tutti gli Avengers qui presenti.
<Potete smettere di fissarmi, mi mettere ansia> dissi.
<Oh scusa> disse Bucky continuando però a fissarmi con il suo sguardo.
<Vuoi per caso farti battere ancora?> Chiesi alzando la testa.
I ragazzi risero, tutti fatta eccezione per me.
<Dovrei scusarmi?> Chiesi.
<Con il bimbo ragno?> Chiese Thor che stava mangiando, ancora.
<Mi sono comportata male> dissi.
<Ci hai già preso a pugni a noi ma non ti sei mai scusata> disse Bucky
<Si ma voi ve lo meritavate.... In realtà anche lui, ma avrei voluto ricordarmelo> aggiunsi.
<Vatti a scusare, si é persone migliori quando lo si fa> disse Clint, amavo le sue parole che mi confortavano e mi aiutavano sul da farsi ogni volta che ne avevo bisogno.
Mi alzai di scatto rigorosamente sempre in pigiama ed andai a bussare alla porta della sua stanza sperando non fosse uscito nonostante fosse domenica.
<Avanti> urlò lui dall'altra parte, penso si aspettasse chiunque ma non io.
<Ciao> dissi rimandano in piedi davanti alla porta, se niente di tutto ciò fosse successo avrebbe riso delle mie condizioni di tarda mattina, ma penso sappia le motivazioni.
<C-ciao> iniziò lui a balbettare e a cercare le parole giuste.
<Non c'è bisogno che balbetti, ora parlo io> dissi ferma.
<Volevo solo chiederti scusa per ieri, anche se non ricordo proprio niente, solo di aver bevuto troppo e di essermi svegliata nella mia stanza> dissi io, lui non fiatava, si ostinava a fissarmi dritto negli occhi fino a quando non mi persi nelle sue iridi nocciola.
Presi un respiro uscendo da quella situazione e per non ricascarci presi di nuovo parola.
<Mi hanno detto che... Ti ho preso a pugni e.. ho baciato un ragazzo> dissi abbassando la voce all'ultima frase, mi vergognavo di me stessa.
<Forse me lo meritavo> disse passandosi la mano sulla mascella, vi era ancora un leggerissimo livido viola, pure da ubriaca ero forte.
<É vero te lo meritavi> dissi con voce acida, niente piú imbarazzi.
<Ma é disgustoso> dissi riferendomi al bacio con quel ragazzo di cui non ricordavo niente.
Rimase in silenzio, allorché mi voltai intenta a uscire quando lui mi fermò.
<Aspetta, non ti ricordi proprio niente?> Chiese lui ansioso, perché tanta ansia.
<Niente>
<Neanche quando ti ho portato a letto?> Chiese, aveva sicuramente detto qualcosa quando dormivo e aveva il terrore che me lo ricordassi, ma io non ricordavo niente.
<No, perché, che hai fatto?> Chiesi io incrociando le braccia.
<N-niente p-perchè?> Chiese ingenuamente, mi faceva tenerezza e incazzare allo stesso tempo.
Feci spallucce.
<Dovremmo parlare del bacio?> Chiese lui, sbuffai, non volevo avere niente a che fare con lui.
<Il mio o il tuo?> Incrociai le braccia.
<Il mio>
<Beh cosa vorresti dire? Che ti dispiace? Che non volevi farmi male? Che lei non ti piace neanche un po'?> Chiesi io calma e acida prevedendo tutte le scuse che mi avrebbe rivolto, ne avevo abbastanza di piangere.
Rimase in silenzio.
<Come pensavo> dissi indietreggiando fino ad andare a sbattere contro una persona, quella persona...
<Che ci fai tu qui?> Chiesi io acida.
<Potrei dire la stessa cosa di te, pensavo non tornassi> disse lei tirandosi indietro la chioma rosso-fragola.
<Sono a casa di mio padre> dissi.
<Sei arrabbiata perché ho baciato il tuo ragazzo?> Chiese lei.
<Non é il mio ragazzo>
<Oh certo, ti ha tradito con... ME> aggiunse lei.
Le sarei saltata addosso tranquillamente, le avrei infilato in gola uno di quei paletti di Killer Frost e l'avrei lasciata a terra sanguinante, erano questi i pensieri che odiavo avere sebbene facessero parte di me.
<Forse é meglio se ti cambi, sei orribile> disse lei, non ci vidi piú dalla rabbia, la spinsi contro il muro premendo con il mio braccio sul suo collo lasciandola bloccata in cerca di aria.
<Hela fermati> esclamò Peter alle mie spalle.
<Ti restituirò la tua ragazza quando avrò finito> dissi stringendo ancora di piú la presa.
<Sono stata clemente con te, dal primo giorno> dissi guardandola dritto negli occhi.
<Ti ho salvato la vita rischiando di perdere la mia> dissi abbassando sempre di più la voce.
<Quindi, vedi di lasciarmi in pace> sussurrai al suo orecchio.
Con un tofo la feci cadere in ginocchio, si teneva il collo rosso e tossiva mentre Peter si asteneva dal correre in suo aiuto.
<Che fai? Non l'aiuti?> Chiesi io alzando un sopracciglio, era meglio così, lasciarlo per sempre e non instaurare nessun rapporto di amicizia, non voglio avere niente a che fare con lui.
Passai l'intera giornata a non fare niente, solo ad ascoltare musica, smanettare sul computer e con alcuna roba rubata a mio padre, ho finalmente messo apposto Aris.
Era sera e dopo aver finito di parlare con Neil e dopo essermi messa una tuta al quanto orribile, uscii dalla mia stanza ed andai a bere qualcosa in cucina, acqua intendo dato che il mio succo non c'era piú.
<Stai cercando questa?> Chiese la voce di mio padre da dietro di me.
Mi voltai e sul mio volto un sorriso enorme si formò non appena vidi che mi aveva comprato il succo al mango
<Grazie> saltellai cercando un bicchiere.
<Stai bene?> Chiese lui.
<Sto bene> risposi.
<Beh, ho saputo che hai strangolato la rossa> affermò mio padre.
<A quale rossa ti riferisci?> Chiesi pulendomi i baffetti sporchi di succo al mango.
<Sai bene a chi mi riferisco>
<Mi aveva fatto arrabbiare> dissi.
<Hai minacciato anche lei di morte?>
Mi bloccai un attimo, devo dire che sapeva come farmi sentire una merda.
<M-mi dispiace per quello che ti ho detto l'altro giorno, sono stata una merda> dissi io desolata, pur essendo un uomo difficile non volevo perdere un altra volta mio padre.
<Me lo sono meritato> disse
<Nessuno merita di morire> dissi.
<Neanche James?>
<Ha avuto quello che si meritava>
<Non potrei darti torto, é invalido>
<Grandioso> dissi bevendo ancora il succo.
<Quindi abbiamo chiarito, siamo tornati a essere padre e figlia targati Stark?> Chiese lui.
<Padre e figlia... Targati Stark> dissi alzando in aria il bicchiere e sorridendo in contemporanea a lui, forse é vero quello che diceva il professore di fisica, che si dovevano bilanciare i fatti, dopo una serie di avvenimenti negativi arrivavano gli avvenimenti positivi o altrimenti tutto sarebbe collassato.
A proposito della fisica, domani sarei dovuta tornare a scuola....
Dopo aver dato la buonanotte a mio padre e a Neil, non riuscivo a dormire.
Avevo due opzioni, andare in palestra o salire sul tetto, oggi c'era la luna piena e io amo la luna, il suo colore e la sua luminosità quasi assente.
Salii furtivamente le scale, faceva un po' frescolino ma stranamente, questa volta non avevo freddo come dopo il bunker.
Mi sedetti con le gambe rivolte verso il vuoto e per un attimo la paura di cadere svanì per poi essere sostituita dalla voglia di inclinarsi sempre di piú fino a toccare la luna.
Ad un tratto la porta si aprì e di scatto io mi voltai. Era Bucky.
<Non sapevo ci fossi tu> disse lui rimanendo fermo sull'uscio della porta.
<Non riesco a dormire> dissi.
Ci fu un minuto di silenzio fin quando lui non venne a sedersi proprio accanto a me, strano direi.
<Che ci fai qui> chiese.
<Parlo con la luna> dissi facendo spallucce.
<Strano>
<Sai cosa é strano, tu. Seduto accanto a me di tua spontanea volontà> dissi io voltandomi verso di lui.
<Anche io vengo qui a riflettere> disse lui continuando a fissare la luna.
<Si ma non fissare così la luna, la metti a disagio> dissi facendogli scappare una lieve risata, era una cosa da togliere alla lista delle cose da fare.
<Problemi d'amore?> Chiese lui.
<Se ti dicessi di no mi crederesti?> Chiesi.
<No> rispose lui. Rimanemmo in silenzio a contemplare il cielo limpido di fine aprile.
<E tu? C'è una ragazza? O un ragazzo?> Chiesi facendo spallucce.
<Nessuno> disse lui.
<Steve diceva che ci sapevi fare> dissi io.
<Sono fuori allenamento> disse lui.
<Sai, non te lo dovrei dire... Se fosse qui mi prenderebbe a pugni> iniziai io. <Frost aveva un certo interesse per te> dissi facendo un sorriso, lui fece altrettanto.
<James Bucky Barnes, Frost ti ha fatto sorridere> dissi io soddisfatta.
<Era una brava ragazza tosta anche se non l'ho capito prima della sua morte> disse lui.
<Ne sarebbe stata felice> dissi io.
***
La sveglia suonò alle 6 e 45, non ricordo neanche il motivo per la qualche io l'abbia impostata così presto, forse per non prendere il bus ed andarci in skate.
Mi feci una velocissima doccia senza capelli, me li sistemai, mi misi un paio di jeans strappati e una maglietta a maniche corte dato che oggi faceva abbastanza caldo e poi andai in sala.
<Buongiorno> disse Steve, mi vergognavo solo a vederlo, mi aveva vista in braccio a Peter ubriaca.
<B-buongiorno> balbettai versandomi il succo.
<Vedo che ti eri divertita l'altra sera> disse, stavo letteralmente sudando tantissimo.
<E-mm, si... Cioé no, dipende da che punto di vista> dissi cercando di uscire da quella situazione.
<Tranquilla, non te ne faccio una colpa, ho fatto di peggio> disse lui.
Tirai un sospiro di sollievo.
<Esci senza Peter?> Chiese lui, era ancora molto presto e da qui alla scuola era molta strada.
<Vado con lo Skate> dissi caricandomi lo zaino in spalla e sfrecciando via.
Arrivai prima dell'arrivo dei bus e quindi prima dell'arrivo di Peter.
L'entrata era ancora chiusa e fuori c'era poca gente.
<Hela> sentii qualcuno urlare il mio nome da dietro di me prima che potesse buttarsi addosso a me. Era Michelle.
<Vedo che sei felice di vedermi> dissi ridendo, non era da lei esternare molto i suoi sentimenti, soprattutto quelli che riguardavano amore e amicizia.
<Ci sei mancata> disse Ned raggiungendoci, lo abbracciai e nel mentre notai una figura sospetta aggirarsi per il cortile, anzi due, parevano familiari ma non ci feci abbastanza caso.
<Peter non viene?> Chiese Ned, ero sicura sapesse tutto ma non doveva essere una vergogna parlarne, eravamo amici.
Feci spallucce.
<Signorina Parker, sei tornata> esclamò la sua irritante voce, era tanto che non lo vedevo ma ne ero molto felice.
<Flash> dissi girandomi verso la sua direzione.
<Com'é essere la ragazza di Pecora Parker> disse lui, non volevo sapesse tutto della nostra relazione... Finita.
<Non provocarmi Flash> dissi incamminandosi verso l'entrata che si stava facendo molto affollata con lui dietro di me.
<Altrimenti?> Chiese lui.
<Altrimenti, ti conficco questa penna in gola> dissi io minacciosa, ebbe per un attimo timore, ma poi ritornò a essere lo strafottente bullo della Midtown.
<Hai il ciclo?> Chiese camminando all'indietro proprio davanti a me.
<No> risposi secca.
<E come mai così scorbutica?> Chiese lui.
<Perché la tua presenza, mi dà sui nervi> risposi scanzandolo ed entrando dalla porta d'ingresso per il corridoio.
Non appena varcai al soglia tutti gli alunni presenti, nel vedermi si paralizzarono, un silenzio tombale si creò tra i corridoio e tutti gli occhi erano puntati su di me, ma che avevano da guardare.
<Poverina> <chissà cosa avrà passato> erano solo poche frasi di quelle che si sentivano sussurrare in mia presenza.
Ned, Michelle e... Peter entrarono e notarono anche essi quello che stava succedendo.
<Ma che hanno tutti da guardare> Chiese Ned raggiungendomi con gli altri.
<Non lo so> dissi aprendo l'armadietto con Peter che mi fissava preoccupato.
Una ragazza, con i capelli bianchi, rossetto nero e occhiali, che non avevo mai neanche visto mi raggiunse prima di dirmi seguenti parole:
<Mi dispiace tanto per quello che hai passato> disse abbracciandomi, io non ricambiai, rimasi immobile con i libri in mano continuando a fissarla male prima che potesse sorridere e allontanarsi.
<Ma di che sta parlando?> Chiese Peter.
<Non ne ho idea>
Durante il nostro percorso nel corridoio di volta in volta delle ragazze o ragazzi venivano da me per dire le stesse identiche parole di quella di prima.
<Ok ne ho abbastanza> dissi fermando una ragazza intenta a dire le medesime parole.
<Si può sapere che vi prende> chiesi afferrandola con forza per il braccio.
<Mi fai male> disse lei scuotendo il braccio non appena staccai la mia mano.
<Sappiamo del tuo patrigno e di quello che ti ha fatto> disse con la calma piú possibile.
Persi colore, rimasi immobile a fissarla, come avevano fatto a saperlo, ma cosa piú importante, chi?
Non volevo accettare tutto ciò, non volevo che venissero a sapere di me e cosa piú importante, non volevo che mi trattassero con sufficienza.
<Hela> sussurò Peter appoggiandomi una mano sulla spalla da dietro, era ben a conoscenza di quello che stavo provando in quel momento, anche Ned e MJ lo sapevano, ma non come lo sapeva Peter.
Scansai la mano di Peter per poi rivolgermi di nuovo alla ragazza.
<Chi é stato?> Chiesi.
<A fare cosa?> Chiese lei nuovamente.
<Gesù santo svegliati, intendo a dirvi tutto ciò> dissi sbuffando.
<Ahh, i due nuovi, Ann e Noah, due gemelli, il ragazzo é un figo> disse lei andando via.
<Li conosci?> Chiese Ned.
Assunsi uno sguardo assassino, tipico di me.
<Si> dissi avviandomi alla ricerca di quei due bastardi.
Forse dovrei spiegarvi chi fossero Ann e Noah, due persone orribili nonché coloro che si divertivano a morte a rovinarmi la vita, in un modo o nell'altro erano venuti a conoscenza di James e di quello che aveva fatto, non si fermarono però e continuarono a complicarmi la vita. Erano i piú ricchi della scuola dove andavo e di conseguenza i vip indiscussi della situazione.
<Noah> pronunciai quel nome con tale disgusto che se ne accorse anche lui non appena si voltò verso la mia direzione, ci stava provando con una delle galline di Liz. Era cresciuto molto da quando aveva 13 anni e si era fatto carino.
<Hela, quanto tempo> disse lui aprendo le braccia come se volesse abbracciarmi.
<Ti sei fatta carina sai?> Aggiunse
<Come hai potuto divulgare tale notizia> dissi io scandendo bene le parole e sputandole con tale acidità.
<Non sei contenta, ora tutti ti conoscono> disse lui, intanto i miei amici e Peter erano appena arrivati dato che ero riuscita a seminarli.
<Ma chi si rivede> disse Ann presentandosi con un abito bianco e con il suo solito fare da stronza spocchiosa.
<Ann> dissi.
<Vedo che ti sei fatta degli amici, pensavo che non te li saresti mai trovata> disse lei.
<Almeno non li ho comprati> dissi incrociando le dita.
<Da quando osi rispondere male a noi> disse Noah facendosi avanti.
<Da oggi> risposi alzando il mento per non farmi intimorire nonostante fosse alto il doppio di me.
<Come osi ragazzina, non hai ancora imparato la lezione?> Disse stringendo i pugni e facendosi sempre piú avanti.
Peter si mise davanti a me, si sarebbe fatto pestare.
<Ti sei pure fatta il fidanzatino?> Chiese Ann.
<É pure carino> aggiunse sgallettando davanti a lui.
Io abbassai lo sguardo.
<Vi siete lasciati> disse Noah con voce soddisfatta.
<Non era per caso brava a letto? Lo sai che non é vergine?> Disse lui abbassando il tono ma non abbastanza da non farsi sentire.
Peter non ci vide piú dalla rabbia che gli mollò un pugno dritto in faccia, non lasciai tempo a Noah di alzarsi che afferrai Peter per il cappuccio della felpa e lo trascinai lontano da lì.
<Ma che ti é saltato in mente, ti sei appena fatto dei nemici che non sono come Flash> gli urlai in faccia non appena ci trovammo in una stanza vuota.
<E che avrei dovuto fare, a messo in giro voci che non sono da poco> disse lui, mi sentivo in colpa per tutto ciò, lo stava facendo ancora per me nonostante io lo avessi trattato male.
<Ti prego lascialo perdere, tu non lo conosci, é capace di noleggiare un jet privato solo per buttarti giù> lo minacciai io alzando sempre di piú la voce
Acconsentí timoroso del mio tono di voce e delle minaccie, ma, pur essendo lo sfigato della scuola ed io con lui, si sarebbe fatto avanti contro Noah e Ann dato che la forza non gli mancava.
***
Ci ritrovammo tutti in punizione, ovviamente Noah e Ann no, beh perché loro sono ricchi e con una famiglia rispettabile.
Io e Peter ci trovammo a pulire l'intera palestra, nessuno di noi si rivolse la parola nonostante fossimo in un'atmosfera al quando imbarazzante.
Il preside era furioso con me, ma non solo per i fatti di sta mattina ma anche per la mia lunga assenza <la tua intelligenza é un insulto a me e a tutto il personale, non ti permetto di saltare altri giorni come se non ti servisse niente stare qui o mi vedrò costretto a espellerti> disse lui, come se mi importasse qualcosa della scuola, non mi serve, punto.
Non appena tornai a casa raccontai a mio padre di Noah e Ann e insieme a Steve erano su tutte le furie, non potevano però fare niente altrimenti la mia copertura sarebbe saltata, per non parlare di Neil, si era promesso che appena sarebbe tornato, esattamente il 29 di aprile, il giorno del mio 17esimo compleanno, li avrebbe ammazzati di botte.
Nuova missione: impedire a Peter e Neil di picchiare il bullo piú bullo che io conosca.
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