Capitolo 53

Mi svegliai molto presto sebbene avessi dormito solo due ore.
<Vedo che ti diverti a svegliarmi a notte fonda> disse l'uomo versandosi il caffè, ebbene sì, l'avevo svegliato.
<Stavo parlando con una persona> risposi seccata.
<Quel ragazzo al cimitero? Il tuo "fidanzatino"?> Chiese lui facendo le virgolette alla parola fidanzatino.
<No> dissi secca prendendo il burro per poi spalmarmelo sul toast, non aveva il succo al mango qui.
<E chi allora> chiese lui insistendo, allorché decisi di accontentarlo.
<Si chiama Neil, é come un fratello per me> risposi.
<Neil?> Chiese lui stranito, lo conosceva? Ma certo che no, quando mai Aron si é preso la briga di presentarsi a qualcuno o di farsi presentare qualcuno
<Neil Growp> dissi specificando, tanto non lo conosce di certo.

Divenne pallido, letteralmente.
<Devo andare a lavoro> disse lui in tutta fretta e furia.
<Ma non avevi detto che non ti fidavi a lasciarmi sola a casa?> Chiesi io, stava facendo esattamente quello che volevo che facesse.
<Mi hanno chiamato questa mattina, vedi di non fare guai> disse lui prendendo la sua valigetta e scappando via.

Senza neanche aspettare chiamai Neil, sebbene stesse dormendo avevo bisogno del suo aiuto per cercare possibili informazioni.
<Che cazzo vuoi?> Chiese con voce impastata al sonno.
<Che modi> dissi io mettendo in vivavoce.
<Sto dormendo, spero per te sia importante> disse lui sbadigliando.
<Ho casa libera> dissi io aggirandomi per tutta casa.
<Così mi fai pensare male> disse lui ridendo sotto ai baffi.
<Daii, fai il serio, sono sola a casa, quindi posso cercare quello che mi serve, e tu mi aiuterai> dissi io.
<Dobbiamo proprio farlo ora?> Chiese seccato.
<Vuoi scoprire o no chi é Sicalis?> Chiesi io cercando tra le valigie il mio orologio, senza di esso non potevo usare gli occhiali che avevo addosso.
<Ma poi, perché proprio a casa sua?> Chiese lui.
<Perché aveva firmato con mia madre la mia entrata in scena> risposi.
<E cosa speri di trovare> chiese lui a sua volta.
<Qualsiasi cosa> risposi.

<Bingo> esclamai trovando l'orologio.
<Aris, mi servi> la chiamai, non ci speravo molto, l'avevo fin troppo trascurata.
<Di cosa hai bisogno Hela?> Rispose lei, tirai un ennesimo sospiro di sollievo.
<Mi sa che dovresti curare la tua bambina> disse Neil sghignazzando da dietro al telefono.
<Bene figlia mia, abbiamo videocamere o accessi segreti?> chiesi.
<Ci sono delle videocamere nello studio del Signor Connor, accessibile con una password> rispose l'intelligenza.
<Quindi se é un posto così protetto...> Disse Neil iniziando la frase.
<Ci saranno un sacco di tesori> conclusi.

***

<Perché non provi con la data di nascita del bambino> chiese Neil dopo non so quanto tempo speso a provare ad accedere alla sua stanza.
Digitai la sua data di nascita "08/12/2016".
<Errata> risposi.

All'improvviso sentii una chiave girare, era ritornato.
<Cazzo Neil> dissi scappando in camera mia.
<É tornato, fai finta di niente> dissi io.
<Ma io devo fare finta di niente?> disse lui.
<Aris, cancella la cronologia della tastiera, si sarà bloccata> ordinai.
<Ci vorrà un po'> disse lei.
<Un po' quanto?!> Dissi un preda al panico.
<Qualche ora> rispose lei.
<Ma cazzo, ci vuole così tanto a criptare una tastierina> dissi cercando di non urlare.
<Hela calmati, non si accorgerà di niente> cercò di tranquillizzarmi mio fratello.
<Se solo scopre che sono alla ricerca di quelle informazione... Non so neanche che potrebbe farmi> dissi io chiudendomi in bagno e mordendomi freneticamente le unghia.
<Non riesco a criptare il sistema di sicurezza> aggiunse Aris, il necessario da farmi impazzire.
<COSA? perché?> Chiesi io ansiosa.
<É un sistema di sicurezza all'avanguardia, impenetrabile> disse lei.
<Sei entrata nel sistema di Stark e non riesci a entrare in quello di un uomo di mezza età?>
<Nasconde qualcosa di grande assai lì dentro> ribadì Neil sbadigliando, sembrava che la cosa non lo toccasse per niente.
<A quale serie appartiene il sistema di sicurezza?> Chiesi io.
<Alla DOGGH> rispose Aris.

Sentii Neil urlare incredulo dall'altra parte del telefono mentre io rimasi immobile davanti allo specchio, non abbiamo mai raggiunto risultati simili, ma che se ne faceva di una porta blindata firmata Doggh in casa, lì dentro non nascondeva solo il mio codice fiscale o la carta d'identità, nascondeva ben oltre.

All'improvviso mi balenò alla mentre una delle idee piú malsane di sempre, ma era la mia unica possibilità.
<Devo andare> dissi con voce distaccata riattaccandogli in faccia ancor prima potesse fermarmi.

<Hela!> Mi chiamo Aron dall'altra parte della casa, stavo iniziando a sudare freddo, letteralmente.

<Dimmi> dissi avviandomi tremante verso la sua posizione, esattamente davanti al suo studio.

<Che hai fatto alla porta?> Chiese lui incrociando le braccia.
<N-niente p-perche?> Chiesi io ansiosa, ero letteralmente nei casini.

<Si é bloccata la porta e sicuro sei stata te> disse lui con fare ovvio.
<C-c'è s-stato un breve blackout, s-sarà successo per quello?> Risposi con la prima cosa che mi venne in mente.

A salvarmi il culo fu una chiamata, non crederete mai a chi mi ha chiamato, da loro solo letteralmente le 5 del mattino.

<Tuo padre> disse lui con voce d'odio.
<Mi correggo, lo stronzo> aggiunse lui.
<Anche tu in realtà> dissi riavviandomi verso la mia stanza per poi chiudermi la porta dietro le spalle, mi dava fastidio parlasse male di mio padre tanto quanto parlasse male di mia madre, pur avendomi fatto fuori dalla sua vita non esiterò un attimo a proteggerlo, se lo meriterebbe in realtà...

<Sei in Russia vero> iniziò lui a raffica.
<Privet anche a te> dissi io sbuffando.
<Non ti prendere gioco di me figliola, se fosse per me ti verrei a prendere subito> disse lui.
<Ma non sono in Russia>
<E dove saresti?>
<Mmmm, da mia nonna>
<É morta> disse lui.
<E tu che ne sai>
<Sono stato al suo funerale... Prima. Che. Tu. Nascessi, mi presentai con un favoloso smoking, facevo invidia a me stesso> disse sghignazzando, sapeva fare lo scemo anche nei momenti meno opportuni
<Senti pa... Tony, non posso, devo fare delle cose>
<Del tipo andare a torturare il proprietario russo della DOGGH e prendere quello che ti serve?> disse lui.

Mi aveva letteralmente letto nel pensiero, letteralmente. Era molto pericoloso e azzardato, ma potevo farcela... No non potevo proprio per niente.

<Sono a poco così da scoprire chi sia Sicalis> dissi.
<Hai solo una chiave per scoprirlo, non mi sembra molto> disse lui
<Se non mi avessi chiamato per cacciarmi di casa, non ci avrebbero rubato niente> dissi accusandolo.
<Stai per caso dando la colpa a me?>
<Si, esattamente, mi hai appena cacciato di casa e pretendi di applicare in me altre pretese da padre protettivo? Sei arrivato tardi> dissi.
<Non mi perdonerai mai?> Chiese.
<Per avermi sminuito e per aver parlato male di mia madre> dissi io
<Non passa minuto in cui non ho rimorsi per quello che vi ho fatto> disse lui abbassando il tono.
<Ma non metterai da parte l'orgoglio per dimostrarmelo vero?> Chiesi io mettendolo a tacere una volta per tutte.
<Come pensavo, ora se vuoi scusarmi, ho delle ricerche da fare> dissi riattaccando.

Sta volta non ero arrabbiata per quello che era successo, anzi mi aveva fatto piacere sapere che non aveva dimenticato mia madre e tutto l'amore per lei, ero solo delusa dal fatto che non me lo avrebbe mai dimostrato e che non mi avrebbe mai attribuito il titolo di figlia come io ormai ero abituata da dargli del padre, i ruoli si erano appena capovolti.

Accesi il PC alla ricerca di un'opportunità di successo, e dopo neanche 20 minuti eccola qua, tanto pericolosa quanto l'unica, non mi restava che correre verso il suicidio voluto e sperare di atterrare in piedi.

***

<Peter> esclamai dalla felicità, erano le 4 del mattino e lui si era appena svegliato.
<Buongiorno> disse lui sbadigliando.
<Come mai sveglia così presto, non é da te> disse lui avviandosi in bagno, riuscivo a sentirlo lavarsi la faccia.
<In realtà solo le 4 di notte> dissi io.
<Le 4 del mattino?> Chiese lui stranito, ebbene sì lui era il mio ragazzo.
<Ma non eri stato in Germania?> Chiesi io.
<Intendi quando ho rubato lo scudo a Captain America?> Chiese lui gonfiandosi come un pallone.
<Non ti montare la testa bimbo ragno, ti avrebbe steso se avesse voluto> dissi io
<Non ci spererei tanto> disse lavandosi i denti.

<Ah, come va con il protocollo triciclo> dissi soffocando le risate con la mano per non svegliare l'uomo nella stanza di fianco.
<Te l'ha detto Stark, vero?>.
<Me l'ha detto Ned> dissi io ridendo sempre di piú
<Per non parlare del baby monitor> disse lui.
<Non vedo l'ora di vedere le tue imitazioni di Thor davanti allo specchio>
<E tu come fai a saperlo> chiese smettendo all'improvviso di lavarsi i denti.
<Avanti Peter, ho un intelligenza artificiale a portata di mano, pensi per me sia difficile collegarmi con... Lady costume?>
<Si chiama Karen> disse lui.
<Pensavo la volessi chiamare Liz> dissi ridendo, non mi importava parlare della sua ex, finché era fedele non c'era niente di cui preoccuparsi.
<Che idiota che ero> disse ridendo
<Puoi chiamarla Hela> dissi io.
<Penso che Karen vada bene> disse lui.

<Ma é vero quello che dicono su Liz?> Chiesi dopo uno spettegolezzo arrivato dritto ma MJ, non pensavo si interessasse a ciò ma le sue parole furono "non sono una pettegola, osservo e basta"
<Il padre é in prigione da ormai due anni e vuole che se ne vadano, ha paura> disse lui.
<É una decisione saggia per uno psicopatico> disse lui.
<Che guarda caso ho catturato proprio io> rispose sghignazzando.

<Come sta zia May?> Chiesi.
<Si é ripresa, mi ha costretto ad andare a fare jogging ieri mattina> disse lui esasperato.
<Avrei voluto assistere alla scena> dissi.

<Mi manchi> disse d'un tratto cambiando tono, come se stessi per morire da un momento all'altro, il che é vero dato che il giorno dopo avrei messo a repentaglio la mia vita.
<Mi manchi anche tu> dissi.
<Dai manco poco> disse lui.
<Solo una settimana e cinque giorni> dissi, in realtà solo 5 giorni, proprio in tempo per il suo compleanno, non vedevo l'ora di vedere la sua faccia.
<Sono pochi> disse. Ridemmo insieme prima di riprendere a parlare del piú e del meno, non volevo sapesse della mia missione suicida, sarebbe venuto lui di persona a impedirmi di farlo, sebbene fosse pericoloso e che ne fossi consapevole al 200 per 100 lo avrei fatto, non solo per me stessa ma per la sua sicurezza, quella di Neil, di papà e di tutta la squadra, erano la mia famiglia ora, e per la famiglia si é disposti a morire...

***

<Pronto?> Dissi con un filo di voce, mi ero appena addormentata ed ero spaesatissima, non sapevo neanche a chi avessi risposto.

Dall'altra parte si sentiva un respiro molto pesante, inquietante oserei dire.
<C-chi sei?> Chiesi alzandomi di scatto a sedere.
<Hela Samantha Stark> disse l'uomo, nessuno, ma dico nessuno era a conoscenza del mio secondo nome, neanche sui documenti stava scritto.
<So della tua visita in Russia, tieni gli occhi aperti, potrei venire da un momento all'altro> disse.
<Sicalis?> Dissi con voce ferma, non volevo sapesse che avevo paura.
<Un consiglio, stai alla larga da Neil Growp> disse prima di riattaccarmi in faccia.

Iniziai a comporre freneticamente il numero di Neil, dovevo assicurarmi che stesse bene.
<Neil> dissi non appena ricevetti risposta.
<T-ti stavo chiamando, é successa una cosa> disse lui, era letteralmente terrorizzato.
<M-mi ha chiamato, S... Sicalis> dissi non smettendo di tremare, aspettavo da una vita il momento di farlo fuori, e ora avevo paura?
<Ha chiamato anche me, m-mi ha detto di starti alla larga e.... Che... non ti avrei mai piú rivisto> disse lui.

Una lacrima mi solcò la guancia, non avevo paura per me, ma ben si per lui, non potevo sopportare che me lo portassero via.

<Devi tornare alla torre, sapranno proteggerti> disse lui.
<Il processo non é ancora finito> disse.
<Ma rischierai di farti ammazzare, per Sicalis sei un traditore> dissi alzando la voce, Aron mi avrà sicuramente sentito.
<Non voglio rimpiangere a vita di aver mandato il mio migliore amico delle elementari in prigione solo perché ho paura della morte> <sai una cosa, se devo morire per un causa, morirò felice di averlo fatto perché saprò di averlo fatto per te> disse lui, le lacrime scivolavano ancora sulle mie guance arrossate.
<Moriremo insieme, io e te> dissi, ero pronta a farlo....

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