Capitolo 15
"Sono in una stanza molto fredda, in mano ho un pugnale freddo e bagnato, fatto di ghiaccio, con la punta sporca di sangue ancora fresco.
Le gocce di esso stavano cadendo a terra mentre io guardavo un punto fisso.
Di colpo la mia attenzione viene catturata da un corpo privo di vita ai miei piedi, con una ferita mortale sul petto, era stata inflitta da me, ciò mi era di buon gusto, quasi quasi mi rendeva fiera.
La porta si apre si colpo, un uomo entrò intento ad attaccarmi, mi sferrò vari colpi, non ce la facevo a sopportare tale umiliazione, lo pugnalai dritto al cuore lasciando il pugnale ancora dentro al suo corpo morente, con un pizzico di potere congelai i due corpi e li lasciai lì"
Mi svegliai di colpo, avevo il respiro pesante e il cuore mi andava a mille, mi ero addormentata accanto a Peter che si era svegliato a causa della mia improvvisa reazione, era ancora assonnato, confuso forse perché ero ancora in preda al panico, cercava di tranquillizzarmi ma non ci riusciva, ciò che avevo visto in quel sogno era troppo, forse una conseguenza alla mia decisione, voleva farmi capire che forse avevo firmato la condanna a morte delle persone che mi circondavano ma non riuscivo e non riesco tutt'ora a pentirmi di ciò che ho fatto.
<Hey, era solo un brutto sogno> disse prendendomi il viso tra le mani, ciò però non mi rassicurava affatto, anzi la situazione peggiorava, ero in pieno attacco di panico, era parecchio che non mi capitava, di solito era un abitudine per me ma non volevo farlo vedere a nessuno, tanto meno a Peter che era ancora davanti a me intento a tranquillizzarmi.
Si avvicinò per avvolgere le sue braccia intorno al mio corpo ma la mia specie di fobia piú l'attacco di panico non fecero altro che respingerlo brutalmente facendolo sentire in colpa, avrei voluto scusarmi ma di colpo mi venne la nausea, una di quelle terribili, corsi in bagno e mi accasciai davanti alla wc vomitando pure le interiora.
Peter corse in bagno tenendomi i capelli in modo da non farli sporcare, lo faceva con la stessa delicatezza di mia madre quando ancora ero problematica, non che ora non lo sia, ma rispetto a qualche annetto fa di miglioramenti se ne erano visti.
Finii di vomitare, appoggiai la schiena al muro e continuai a fissare Peter che a sua volta mi guardava preoccupato, poi si accorse che avevo ancora la bocca sporca, con un fazzoletto mi pulì come una madre osava fare con il figlio.
<Patetico vero?> Dissi io con fare ovvio.
<Cosa é patetico> disse buttando il fazzoletto nel wc e tirando lo sciaquone.
<Tutto questo> dissi io, non sapeva che rispondere essendo molto confuso.
<Non é la prima volta, va avanti da anni ormai> dissi quasi sorridendo, non volevo fare la vittima ma allo stesso tempo volevo farglielo sapere.
<Ne vuoi parlare?> chiese lui inginocchiandosi davanti a me.
<No, ma forse un giorno...> Mi limitai a rispondere prima di farmi aiutare da lui per tirarmi su.
Andammo in sala e l'orologio segnava le 3 e 25 del mattino, era molto tardi, avrei voluto restare sveglia con Peter ma le mie palpebre si facevano sempre piú pesanti quindi mi diressi in camera mia dove c'era Peter che si stava cambiando.
Entrai spalancando la porta e c'era lui in Boxer, rimasi per qualche secondo a fissarlo imbarazzata per poi indietreggiare lentamente e chiudere la porta talmente lentamente da fare sembrare la scena sempre piú imbarazzante.
<Dove vai?> Dissi io notando che si era rimesso i suoi vestiti, da una parte mi spiaceva il fatto che se ne volesse andare.
<Da nessuna parte, é solo che quei vestiti puzzano di alcol> disse ridendo.
<Mi dispiace ma erano del mio patrigno> dissi sorridendo
<É un brutto segno vero?> Chiese lui, non avevo pensato al fatto che fosse così facile da capire che molto probabilmente era un uomo violento.
<Si, ma ne siamo uscite> dissi alleviando la tensione, non volevo si preoccupasse ancora di piú, infondo era lui colui che stava soffrendo in questo momento.
<Tu stai bene? Voglio dire... Dopo quello che é successo..> chiedi io balbettando.
<Vuoi la verità?> Chiese lui
<Non sto affatto bene>
Mi avvicinai a lui, la distanza tra noi due era minima ma la cosa in quell'istante non mi provocava alcun disagio.
<Passerà> dissi
<Invece no, non puoi capire quando ho lottato per farmi notare da lei> disse abbassando lo sguardo.
<Sai, non sempre le cose sono come ce le immaginiamo, a volte vanno bene a volte vanno male, ma c'è un equilibrio da stabilire, dopo ogni cosa brutta, ce né sempre una bella>
Mi fece un caldo sorriso, quelle parole forse lo hanno un po' tirato su di morale.
Per evitare eventuali imbarazzi io andai a dormire in camera mia mentre a Peter diedi la camera di mia madre, una parte di me avrebbe voluto stare accanto a lui, ma sta ancora pensando a Liz e sicuramente non ha spazio per un altra, ciò equivale al fatto che mi veda solo come un'amica, e va bene così, meglio di niente...
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