• Forty-sixth •

Il tragitto in macchina fino al cinema fu davvero imbarazzante. Elizabeth era talmente nervosa che non era riuscita a spiccare più di due sillabe in croce. Cameron alla fine si era arreso e aveva deciso di smetterla di far domande alle quali non avrebbe trovato risposta.

Arrivati al cinema Cameron chiese ad Elizabeth di andare a mettersi in fila per prendere i popcorn mentre lui andava a comprare i biglietti per quel film di possessione di cui tutti avevano parlato molto bene.

Appena diedero la possibilità di entrare nella sala, i due ragazzi schizzarono verso i posti più lontani e isolati, dove poi si sedettero.

«Sei sicura che riusciremo a mangiarli tutti?» Cameron indicò la porzione grande di popcorn che la ragazza teneva sulle gambe.

Elizabeth alzò entrambe le sopracciglia «Se non li vuoi, me li mangio io.» disse, facendo scoccare la lingua contro al palato per poi portarsi la cannuccia della coca cola alle labbra e berne un sorso.

«Anche io li voglio, ehi!» Cameron le diede una piccola sberla sul braccio per poi affondare la mano nella ciotola di popcorn.

Elizabeth si sentiva meno nervosa, forse era per il fatto che la sala pian piano si stava riempiendo e quindi non era più solamente loro due, «Allora mangia e non lamentarti. I popcorn sono sacri quando si va al cinema». Cameron rise di gusto poi si portò alla bocca un paio di popcorn ed iniziò a masticarli.

«Stasera non dormirò per niente. La coca cola mi fa un brutto effetto.» sputò fuori Elizabeth ridacchiando. Non sapeva di cosa parlare quindi disse la prima cosa che l'era passata per la testa. Che cazzo avevo appena detto? Non potevo parlare del film? No, ero andata a parlare della coca cola! Che idiota che sono.

Cameron emise una forte risata. «Non ti fa dormire?»

«No. Dovrò farmi una brocca intera di camomilla per dormire. Amo la coca cola ma è come se bevessi cinque o sei caffè tutti insieme.»

Il ragazzo voltò il capo verso Elizabeth e puntò i suoi occhi azzurri in quelli scuri dei lei, cercando di trattenersi dal riderle in faccia, «Sei strana».

«Oh scusa!» bofonchiò lei, mettendo su il broncio. Ora ero anche strana, ma che amore che sei Cameron.

«Io quando non riesco a dormire, mi ascolto le varie melodie che mia madre aveva creato.»

«Aveva? Non c'è più?» Forse non avrei dovuto chiederlo.

Sul viso scolpito di Cameron si formò un sorriso sghembo, «C'è, ma non è con me, mio fratello e mio padre. Quando avevo circa sette anni e mio fratello ne aveva appena quattro se n'è andata con un altro ed è d'allora non la vediamo. La sua musica è l'unica cosa che forse mi tiene legato a lei, anche se in parte non vorrei perché ha fatto soffrire tantissimo mio padre e me e mio fratello, ovviamente.»

Elizabeth, con le guance rosse e accaldate, appoggiò titubante la sua mano paffuta su quella grande e secca di Cameron, la quale si trovava sul bracciolo tra loro due, per trasmettergli il suo calore e la sua vicinanza.

«Non la senti d'allora?»

«Ogni tanto si fa sentire, ma è come se fosse un fantasma che ti tanto in tanto ricompare con qualche parolina che serve solamente a darmi una falsa speranza sul fatto che potrebbe tornare da noi.»

«Mi dispiace Cam.» Il ragazzo scosse la testa, «E' tutto okay. Mi bastano mio padre e mio fratello con cui vado davvero d'accordo.» sorrise teneramente pensando al padre e al fratello e alle serate passate davanti alla televisione a guardarsi partite di football.

Cameron si girò lentamente verso la ragazza e con delicatezza le sfiorò la guancia coi polpastrelli caldi, costringendola a guardarlo negli occhi. Elizabeth gli sorrise timidamente e in completo imbarazzo. Il ragazzo ricambiò il sorriso, continuando ad accarezzarle la pelle accaldata della guancia poi avvicinò il suo viso a quello di lei e fece scontrare i loro nasi, «Sei bellissima e grazie per essere qui con me».

La ragazza a quelle parole perse un battito poi deglutì, distogliendo lo sguardo da quello del ragazzo infine si staccò da lui, voltando il capo dall'altra parte. Voleva evitare che Cameron si accorgesse delle sue guance arrossate.

«S-sì.» No, mi trema la voce. Cazzo!

Quando Elizabeth riprese il controllo della sua voce, si girò verso Cameron e fece scoccare la lingua contro al palato, «Chissà quante ragazze hai portato qui con l'intento di scopartele, né signor Powell?»

«Ouch, colpito e affondato.» ridacchiò lui, «Comunque non ho intenzione di scoparti. Voglio solamente stare con te, Elizabeth».

La ragazza sobbalzò sulla sedia imbarazzata poi incrociò le braccia al petto, «Lo spero per te perché questa è l'unica possibilità che ti do per farmi capire che non mi stai prendendo in giro.»

«Lizzy, tu mi piaci.»

Elizabeth, a quelle parole, avvicinò quasi automaticamente il viso a quello di Cameron, tracciando con le dita il contorno della sua mascella scolpita. Quando sentì il respiro di lui sulle sue labbra, azzerò completamente le distanze con un dolce e veloce bacio a stampo, sfiorando con delicatezza quelle squadrate di Cameron.

Quando si rese conto di quello che stava facendo, scattò indietro con il viso paonazzo e il battito del cuore a mille, «I-il f-film sta iniziando, dobbiamo fare silenzio.» balbettò paralizzata dalla vergogna.

Cameron con un sorriso a trentadue denti stampato sul viso, si toccò le labbra leggermente umide, «In verità stanno trasmettendo ancora i trailer dei nuovi film.» sussurrò più a se stesso che alla ragazza al suo fianco.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top