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Versione Revisionata.

Cameron fece strada a Elizabeth sino alla sua camera da letto, in completo disordine – come il suo solito. Elizabeth, gocciolante d'acqua piovana, entrò titubante nella stanza, tenendo lo sguardo basso verso il pavimento.

«Il bagno è lì. Fatti una doccia calda e cambiati. Io nel frattempo ordino qualcosa da mangiare», Cameron le lanciò addosso una delle sue enormi felpe grigie e un paio di boxer neri poi le indicò l'unica porta nella stanza – oltre a quella da cui erano entrati –, facendole segno di muoversi.

«Non mi dare ordini, testa di cazzo», borbottò acidamente Elizabeth gonfiando le guance poi si chiuse in bagno, facendo sbattere fortemente la porta. Dio, quanto non lo sopporto! Mi da sui nervi! Forse sono il suo viso e il suo sorriso perfetto a farmi saltare i nervi.

Da dentro il bagno la ragazza gridò un «non t'azzardare ad entrare» che Cameron afferrò appieno, «Certo...», sussurrò poi con un sorriso sghembo stampato sul viso.

Scuotendo il capo, il ragazzo afferrò il suo cellulare e lesse ogni messaggio che gli era arrivato poi compose il numero della pizzeria più vicina per ordinare due pizze e qualcosa da bere. Cameron, nel frattempo che il cellulare squillava, chiese ad Elizabeth cosa volesse bere; lei urlò da dentro il bagno che voleva una coca cola.

«Sicura? O coca coqua?»

«Powell questa era davvero pessima», strillò Elizabeth ridacchiando, poi si sentì il suono scrosciante dell'acqua scorrere e in quel momento Cameron capì che era entrata in doccia.

Pochi attimi prima che la chiamata venisse accetta dal fattorino della pizza, il ragazzo mormorò sconsolato «Forse dovrei dirglielo... No, è meglio di no.»

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