Squadra suicida (pt.2)
Inevitabilmente scruto vivamente interessata il giovane uomo per poi urlare incredula il suo nome e corrergli incontro. Non appena sono vicino a lui, lo abbraccio con ardore sotto lo sguardo strabiliato e turbato dei presenti. Inspiro l'odore della nostra adolescenza passata, ammettendo con commozione: «Da quanto tempo!»
Giorgio ricambia la stretta ed esigui istanti dopo ci separiamo per poi sorridere lieti del nostro fortuito ed imprevedibile incontro.
«Come ho fatto a non riconoscerti subito!» Esala, assestando un pugno amichevole sulla mia spalla. «La mia vecchia compagna di banco...»
Prima che possa replicare, Hanji tossisce, ottenendo istantaneamente non solo la nostra attenzione ma anche quella della russa e del corvino. Esigui istanti dopo prende parola: «Mi spiace interrompervi, ma devo svolgere questioni urgenti. Gradirei quindi che continuaste la lieta riappacificazione fuori di qui. Se rimarrete nel mio laboratorio ancora per troppo tempo, destereste più sospetti di quanti non ne abbiate già creati.»
Celermente salutiamo la scienziata di comune accordo per poi uscire dal bunker, inoltrandoci speditamente lungo il corridoio sotterraneo. Mentre proseguiamo verso l'ascensore, la russa distrugge il finto silenzio, sentenziando con stupore: «Non avrei mai creduto che a scuola fossi molto conosciuta, avendo un carattere introverso e poco incline ai rapporti umani.»
Inevitabilmente ruoto il capo verso Giorgio che mi scruta divertito per poi irrompe entrambi in una risata di vero cuore. A causa del nostro strambo comportamento Natasha ci osserva visibilmente confusa, al contrario di Levi che sembra voglia ridur a brandelli entrambi con un solo sguardo.
«All'ora Ambra era più simile ad un'ombra che ad un esser umano.»
Inevitabilmente assesto una dolorosa gomitata nel fianco di Giorgio che sorride esilarato. Scuoto il capo in diniego, rispondendo con calma alla russa: «Mi circondavo di poche persone, ma, nonostante ciò, venivo comunque ferita. In verità Aaron e Giorgio sono gli unici che mi rispettavano per quella che ero. Loro furono la mia salvezza durante il periodo delle superiori.»
La russa osserva prima me poi il mio amico, puntando successivamente il suo sguardo indagatorio sul mio volto e sorridendo languidamente. Sospiro sconfitta e divertita quando il corvino c'interrompe, sibilando con velenosità: «Avete terminato di rimembrare i bei tempi passati?»
Prima che possa rispondergli a tono, Natasha prende parola: «Qualche problema? Non credo che ora sia necessaria la tua presenza quindi poi portare tranquillamente il tuo culo fuori di qui.»
Istantaneamente il volto del corvino s'imporpora per l'ira ed avanza di qualche passo verso la russa, ringhiando infervorito: «Non osare rivolgerti a me in questo modo.»
«Se no?»
La russa incrocia le braccia al petto e lincia il corvino con gli occhi accessi per l'irritazione intanto che Levi avanza con collera micidiale. Prima che la situazione degeneri ulteriormente, mi frappongo tra i due, osservando Natasha in volto e pregandola di fermarsi e contenersi. Temo per la mia amica, poiché conosco fin troppo bene la forza del corvino, nonostante la russa sia un'eccellente combattente. Celermente Giorgio mi appoggia, sentenziando con voce gentile: «Ormai siamo una squadra quindi dobbiamo collaborare e non ucciderci a vicenda.»
Fortunatamente le parole del mio amico placano il corvino che retrocede di qualche passo, incrocia le braccia al petto e sogghigna malvagiamente. Prima che possa ringraziare Dio per l'intervento tempestivo di Giorgio, Levi distrugge le mie speranze, esordendo con ferocia: «Non ti conviene mancarmi di rispetto, poiché sarà la tua amica a pagarne le conseguenze.»
Per rafforzare il concetto il corvino accenna un gesto nella mia direzione ed inevitabilmente Natasha mi scruta turbata e spaventata. Adesso però non è né il momento né il luogo adatto per discuterne, perciò prego la mia amica di lasciar perdere. Prima che Natasha possa reagire alle mie parole, la trascino via con me quando improvvisamente la voce grave del corvino echeggia nel corridoio sotterraneo: «Sia Hanji che Ambra sanno che non collaborerò a meno che non otterrò qualcosa in cambio.»
La russa stringe le mani forti pugni, serrando la mascella e tentando invano di mantenere il controllo di se stessa. Inspira ed espira troppo rapidamente intanto che i suoi occhi fissando brucianti il corvino non molto distante da noi. Tutto ad un tratto la mia amica si drizza sulla schiena ed asserisce con estrema fermezza: «Prendi me al suo posto.»
La russa m'indica con un cenno del capo mentre l'osserviamo sbalorditi. Prima però che il corvino possa risponderle, mi accosto maggiormente a lei, sibilando nervosamente: «Nat per favore non dire assurdità...»
La mia voce si miscela con il finto silenzio quando improvvisamente Levi ribatte alterato: «Voglio il suo sangue e non il tuo.»
Percepisco la collera della russa fluire sottopelle, perciò l'artiglio fortemente per un braccio. Nonostante ciò, Natasha si libera senza usare eccessivo vigore, ringhiando infervorita: «Ti sto donando liberamente il mio sangue quindi perché vuoi il suo?»
Un sorriso sadico imporpora le labbra del corvino che fissa entrambe con aria predatoria per poi rivelare con ferocia: «Al momento solo il suo sangue può aiutarmi a...»
La sua proposizione s'infrange in un silenzio oscuro ed inevitabilmente l'osserviamo con circospezione. Quasi immediatamente il corvino rinsavisce, sibilando con nervosismo: «Queste sono le mie volontà. Accettare o rifiutare, a voi la scelta.»
Inaspettatamente Natasha si lancia sul corvino che rimane immobile ed attende con fervore l'attimo d'averla dinanzi a sé. Sa d'esser riuscito a farle perdere l'esigua razionalità che le rimaneva dopo il dibattito precedente e ciò non può che spaventarmi. Prima che la russa venga brutalmente colpita da un colpo fulmineo e doloroso di Levi, mi frappongo tra i due. Inevitabilmente la mano del corvino s'abbatte brutalmente sulla mia gote tanto da farmi ruotare il capo nella direzione opposta all'impatto. Non appena la russa metabolizza quello che è avvenuto, si scaglia collericamente verso Levi intanto che Giorgio corre in mio soccorso, osservando attentamente il mio viso ed accertandosi subitamente che non è nulla di grave. Improvvisamente la porta del laboratorio viene aperta con così tanta irruenza da far risuonare un rumore metallico e fastidioso nel corridoio sotterraneo. Celermente Hanji si avvicina a noi, furente come in rare occasioni, per poi separare con forza il corvino e la russa. Subito dopo si volta nella mia direzione e mi osserva rammaricata, urlando infervorita: «Chi l'ha colpita?»
La scienziata indica la mia gote arrossata e scruta furibonda Natasha e Levi, ma, prima che quest'ultimo possa pronunciar qualcosa in sua discolpa, la russa sbotta infervorita: «Chi se non la bestia?»
Lestamente Levi le si scaglia contro, preparato a colpirla con forza distruttiva, ma prontamente Hanji lo artiglia per una spalla e lo fissa trucemente negli occhi fumanti. La scienziata inspira profondamente, ordinando con voce grave: «Levi ed Ambra nel mio laboratorio...ORA!»
Un sospiro flebile prorompe dalle mie labbra tremanti, ma certamente non posso oppormi, perciò seguo la donna col camice senza ribattere. Subito dopo Hanji comanda a Giorgio ed a Natasha d'andar via, ma, nonostante la russa appari restia in un primo istante, quasi subitamente acconsente malvolentieri, recitando volgarità e offese al corvino lungo il cammino verso l'ascensore. La reazione legittima di Levi non tarda a sopraggiungere, ma fortunatamente le ante metalliche si serrano in tempo, salvando di conseguenza la mia amica. Senza perder tempo la scienziata ci esorta a rientrare nel suo laboratorio, chiudendo brutalmente la porta alle sue spalle e sedendosi sulla sua poltrona. Immediatamente ci costringe a prender posto sulle sedie imbottite dinanzi alla sua scrivania in metallo per poi poggiare i gomiti su di essa, incrociare le mani davanti alle sue labbra e domandare esasperata: «Cosa diamine è accaduto?»
«Levi ha volutamente importunato Natasha sino a farle perdere l'autocontrollo.»
«Non osare pronunciare il mio nome.»
«Vorrà dire che ti chiamerò bestia ogni qual volta t'interpellerò.»
Levi s'alza bruscamente dalla sedia, inarcandosi minacciosamente su di me, ma, prima che il tutto possa sfociare in una carneficina, Hanji prende parola.
«Non è né il momento né il luogo adatto per provocarvi. Gradirei quindi un comportamento più maturo da parte di entrambi, soprattutto da Levi che ricordo avere ventisei anni.»
L'uomo mutato ruota furiosamente il capo verso la scienziata, sibilando visibilmente alterato: «Non risponderò più delle mie azioni se...»
Istintivamente borbotto tra me e me: «Psicotico.»
Sfortunatamente il corvino capta il mio lemma, voltandosi furentemente nella mia direzione e ringhiando collerico: «Ripetilo.»
Lo fisso intensamente negli occhi, volendolo disintegrare seduta stante col mio sguardo, ma, prima che il corvino possa compiere qualche folle atto, Hanji decreta con voce ferma: «Basta così.»
«Invece no.» Ribatte alterata la bestia accanto a me, rivolgendosi poi barbaramente alla scienziata e sbattendo irruentemente le mani sulla scrivania in metallo. «Dissi che avrei partecipato alla missione suicida soltanto se avessi avuto il suo sangue.»
Improvvisamente un sorriso diabolico imporpora le labbra di Hanji che esala fermamente: «Glielo hai domandato con cortesia?»
«Il patto è tra noi.»
Prima che la scienziata possa ribattere, replico irritata: «Ti ricordo che sono una persona e non un sacca di sangue ambulante, bestia che non sei altro.»
So perfettamente d'averlo istigato, ma contrariamente alle mie aspettative, il corvino serra la mascella e continua a prestare attenzione ad Hanji, domandandole indispettito: «Allora?»
«Solo se Ambra acconsentirà.»
Levi arretra infervorito, serrando le mani in forti pugni tanto da mostrare le nocche bianche ed inspirando profondamente. Digrigna i denti e punta il suo sguardo infuocato in quello tranquillo di Hanji per poi asserire con ferocia: «Vorrà dire che farai a meno di me.»
Non ottenendo una risposta istantanea da parte della scienziata, Levi esce celermente dal bunker prima di compiere una carneficina. Con estremo vigore sbatte la porta dietro di sé e subito dopo un finto silenzio s'impossessa del laboratorio. Hanji sospira stremata, si alza e si lancia spossata sulla poltrona alla mia destra, lasciando penzolare la testa oltre lo schienale e le braccia al lato dei braccioli. Non riuscendo a sopportare la tensione ed il silenzio, chino il capo e domando flebilmente: «Quant'è importante Levi per la riuscita del piano?»
Hanji scuote il capo in diniego senza proferire alcuna parola. Il suo guardo vaga perso nel bunker mentre i suoi pensieri s'affollano confusamente nella sua mente brillante. Purtroppo però non posso rimanere senza risposte, soprattutto se ne vale non solo la mia vita ma anche quella dell'umanità intera.
«Hanji.» Tuono con voce grave, ottenendo fortuitamente la sua attenzione. «Levi è essenziale per la missione?»
«Non posso negarlo.» Ammette la scienziata flebilmente. «È l'unico capace di riportarvi indietro sani e salvi dopo che avrete oltrepassato le mura.»
«Perfetto.» Esalo combattuta, alzandomi prontamente e dirigendomi speditamente verso l'uscita del bunker.
Istintivamente Hanji balza in piedi, osservandomi turbata e domando con fermezza: «Dove vai?»
«A casa.»
«Ambra.» Mi richiama dolcemente. «Tu sei importante tanto quanto lui e gli altri.»
Inevitabilmente fermo la mia avanzata, avvertendo una morsa dolorosa all'imboccatura dello stomaco e percependo la tensione invadermi sin dentro le ossa. Non posso smentire il mio timore nei confronti di Levi né posso non tener conto della sua essenzialità per la nostra stessa salvezza. Percepisco le lacrime pizzicarmi gli occhi, il naso prudere e la morale dirompere nel mio cuore. Inspiro profondamente, dando le spalle alla scienziata e sussurrando impercettibilmente: «Cosa dovrei fare?»
«Quello che devi.» Rivela con gentilezza. «L'ho lasciato andare perché ho sbagliato, avendo anteposto la ricerca a te. Perdonami.»
Prima che possa replicare e voltarmi verso di lei, il mio stomaco vocia veementemente tanto da farmi arrossire per l'imbarazzo. Istintivamente congiungo le mani sull'addome, sorridendo impacciatamente ad Hanji e maledicendomi mentalmente per aver fatto tardi questa mattina e non aver consumato una colazione soddisfacente.
«Era il tuo stomaco, eh?» Domanda divertita la scienziata, invitandomi poi a sedermi accanto a lei. «Pranziamo insieme.»
«Non voglio disturbarti o distrarti dal tuo lavoro.» Ammetto imbarazzata. «Inoltre Natasha è sopra con Giorgio e non voglio...»
«Non è un invito ma un ordine quindi non perder tempo e mangia con me.»
Sospiro affamata, acconsentendo col capo e consumando insieme le squisite vivande preparate questa mattina da me e dalla russa.
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