Missione?

Da quella notte ne son trascorse sette, ovvero da quando Bruce Lee si presentò e ci accolse sotto la sua ala. D'allora ci ha addestrato ed ha instaurato con noi un rapporto molto più simile ad un padre-figlio che ad un mentore-discepolo. Non posso che esserne felice, sapendo di poter contare su un'altra persona non ancora toccata dalla corruzione del Consiglio. Purtroppo però il tempo è trascorso troppo rapidamente tant'è che è giunto il giorno di varcare le mura. Questa mattina mi desto prima che la sveglia suoni, nonostante avverta una stanchezza fisica ed un terrore malato insito nel mio spirito. Con lentezza mi metto a sedere sul materasso, stiracchiandomi e guardando con nostalgia la camera nella quale mi trovo. Non so il perché, ma so che qualcosa cambierà dopo la missione e certamente la sensazione che provo non è per nulla positiva. Contrariamente alle mie volontà striscio sin fuori dalla camera da letto, notando la russa scrutarmi con preoccupazione. Emetto un grugnito roco e domando istericamente: «Adesso qual è il problema?»

Le sue labbra carnose s'arcuano all'insù in un ghigno sadico mentre m'indica e risponde con sinistra ovvietà: «Fai paura.»

Scuoto il capo incredula, ribattendo ironicamente: «Non sai resistere al mio fascino mattutino.»

Natasha avanza di qualche passo ed esordisce con sadismo: «Il tuo isterismo è dovuto al fatto che non scopi e che rifiuti ogni tipo d'avance, proprio come la notte scorsa. Credo che assestargli un gancio sotto il mento non sia l'atto per accettare un invito così allettante da parte d'un uomo.»

Inevitabilmente percepisco i miei muscoli tendersi, lo stomaco serrarsi dolorosamente ed il terrore fluire copiosamente nelle mie vene. Inspiro profondamente e stringo le mani in forti pugni, tentando di non dar peso alle parole della russa. Esigui istanti dopo le rispondo con falsa calma: «Ti consiglio di starmi alla larga almeno fin quando non terminerò la mia doccia rigenerante.»

«Sei un caso perso!» Esala divertita. «Però poiché si tratta di te, rimedierò temporaneamente con una tazza di caffè e dei pancakes alla nutella.»

Prima che possa ribattere, la russa mi mostra il suo sedere e scende rapidamente al piano inferiore saltellando da un piede all'altro. L'osservo con un sorriso sulle labbra, tentando di capire da dove trovi tutta questa vitalità di prima mattina. Senza perder altro tempo mi dirigo in bagno, optando per una doccia rilassante tanto da rimanere sotto il getto caldo per una ventina di minuti. Subito dopo tampono il mio corpo e le punte dei miei lunghi capelli castani con un panno soffice e profumato per poi indossare una maglia color militare a mezze maniche e dei leggins neri. Mi avvicino al mobile adiacente al lavandino, afferrando un paio di anfibi scuri ed infilandoli celermente ai piedi. Mi drizzo sulla schiena e lavo il volto con dell'acqua fredda in modo tale da svegliarmi completamente per poi pettinare e legare i capelli in un'alta coda. Inevitabilmente contemplo il mio riflesso per qualche istante, sospirando spossata ed abbandonando il bagno dopo pochi minuti. M'incammino lungo il corridoio, scendo le scale e mi dirigo speditamente in cucina dove trovo la russa fischiettare con spensieratezza e cucinare i pancakes. Con una mano fa saltare la nostra colazione in padella mentre con l'altra guarnisce quelli già pronti con la nutella. Inevitabilmente irrompo in una risata di vero cuore a causa della sua eccessiva produttività e concentrazione nel riuscire a cucinarli. Subitamente avverto il suo sguardo indispettito su di me e la sua voce colorita di diletto: «Ti diverte?»

Scuoto il capo in diniego, alzando le mani in aria in segno di resa e prendendo posto di fronte a lei, quando improvvisamente Natasha tuona: «Non osare oziare quando sto tentando di preparare una colazione memorabile...»

«Cosa vuoi che faccia?»

«Versa il caffè nelle due tazze.»

Scatto in piedi, mi drizzo sulla schiena, porto una mano vicino alla tempia ed urlo: «Agli ordini!»

Natasha mi scruta stranita per poi sorridere divertita ed incitarmi ad aiutarla senza perder altro tempo. Mi accosto a lei e verso con attenzione l'intruglio scuro nelle due tazze, poggiandole successivamente sul tavolo e prendendo la zuccheriera che dispongo poco più avanti. Esigui istanti dopo Natasha termina di farcire i pancakes con la nutella per poi portarli in tavola e sedersi accanto a me. Con calma la russa afferra la sua tazza e la alza di poco, intimandomi a compiere lo stesso atto e gridando con euforia: «Alla vita!»

Natasha fa scontrare le nostre tazze con eccessiva forza tanto da far gocciolare il caffè oltre il bordo. Inevitabilmente la fisso irritata, ma, contrariamente al mio ammonimento silenzioso, irrompe in una risata di vero cuore. Improvvisamente percepisco il sangue fluire con maggior velocità nelle mie vene intanto che un'ira bestiale possiede il mio animo, costringendomi a ringhiare: «Adesso spiegami come mai sei così euforica, sapendo bene che quest'oggi rischieremo la vita.»

La russa smette istantaneamente di ridere, ma, nonostante ciò, non si scompone, invogliandomi di conseguenza a proseguire con veemenza: «Andare a morire ti diverte così tanto?»

«Certo che no!»

«Allora perché sei così euforica?»

«Preferisco godermi il momento, poiché no so cosa mi riserverà il futuro angusto e poco incline alla sopravvivenza. Lo considero uno spreco di possibilità.»

Mi drizzo sulla schiena, l'osservo incuriosita e le domando visibilmente interessata: «Da quando ritieni essenziale vivere l'attimo?»

La russa addenta un pezzo del pancake per poi gemere per l'ottimo sapore e biascicare: «Da oggi.»

Inevitabilmente un sorriso genuino imporpora le mie labbra mentre scuoto il capo in diniego. Senza perder altro tempo consumo la squisita colazione con la russa per poi offrirmi di lavare le stoviglie con lei. Subito dopo ci sediamo intorno ad un tavolo della sala grande, discutendo del più e del meno, quando alle 12:15 qualcuno bussa fortemente alla porta principale. Fulmineamente mi alzo e mi precipito ad aprire, osservando compiaciuta ed elettrizzata i miei amici, ovvero Hanji, Bruce, Aaron e Giorgio. Senza farli attendere oltre, li invito all'interno del locale: «Entrate.»

Immediatamente la russa li raggiunge, salutandoli e prendendo posto con loro ad un tavolo della grande sala. Subitamente mi siedo tra Aaron e Giorgio quando un silenzio fastidioso e pungente possiede l'interno dell'abitacolo. Prima che perda la pazienza a causa dell'ansia e del terrore, Hanji prende prontamente parola: «Natasha quest'oggi ti consegnerò l'unica fiala che sono riuscita a produrre per rendere inoffensivo un qualsiasi mutato. Fai attenzione.»

La russa acconsente decisamente col capo, promettendo con fermezza: «La terrò con cura.»

La scienziata l'osserva rassicurata e colma di gratitudine per poi rivolgersi a me, ad Aaron ed a Giorgio: «Voi proteggerete la vostra amica e vi guarderete le spalle a vicenda, poiché lì fuori ci saranno soltanto mutati.»

Senza indugio alcuno promettiamo, acconsentendo con un gesto deciso del capo e rivolgendoci l'un l'altro sguardi significativi. Quasi istantaneamente poi prende parola il nostro istruttore che tossisce ed attira inevitabilmente la nostra attenzione. Bruce inspira profondamente ed esordisce con infinta dolcezza: «Quest'oggi vi consegnerò personalmente una cinta a testa, provvista di due pistole ed un coltello così da poter resistere maggiormente in caso di attacco da parte dei mutati.»

«Grazie.»

Subito dopo la scienziata ci rammenta alcune precauzioni d'adottare quando varcheremo le mura ed esigui istanti dopo usciamo definitivamente dalla locanda. Hanji ci saluta con celerità, poiché non può mostrarsi in nostra compagnia soprattutto in luoghi molto affollati a causa del nostro trascorso con il Consiglio ed alla missione che a breve compiremo. Senza perder tempo Bruce ci fa strada, incamminandosi tra le vie meno frequentate dagli abitanti di questo paesino sino a giungere dinanzi ad una porta nascosta da rampicanti e rocce, la quale ci permetterà di passar oltre. Percepisco il cuore ruggirmi in petto e le gambe tremare per il terrore, ma, non appena il mio interesse si focalizza sui miei compagni, noto che anche loro sono agitati tanto quanto me. Del sudore freddo bagna la mia schiena intanto che la gola arde e lo stomaco si serra dolorosamente. Inspiro profondamente e mi autoconvinco della riuscita della missione impossibile. Chiudo le palpebre per focalizzare la mia apprensione sui ricordi passati quando Natasha mi assesta una gomitata nel fianco sinistro e mi porge la cinta donataci da Bruce. Quasi istantaneamente il nostro istruttore prende parola, asserendo con voce ferma: «Aprirò la porta solo per brevissimi istanti in modo da farvi transitare quindi dovrete essere veloci e silenziosi. Quando poi farete ritorno, busserete con forza e pronuncerete il mio nome. Solo azionando in questo modo vi permetterò di rientrare.»

Istintivamente ci scrutiamo intimoriti, ma contrariamente alle terribili sensazioni, domando con decisione: «Cosa farai mentre noi staremo oltre le mura?»

«Rimarrò nascosto in attesa del vostro ritorno.»

Prima che possa rispondergli, la russa interviene con falsa sicurezza: «Allora non perdiamo tempo ed usciamo subito di qui.»

Subitamente acconsentiamo alla sua proposta e quasi istantaneamente Bruce apre la piccola porta in legno in modo tale da farci transitare. Il primo a compiere il grande passo è Aaron, seguito poi da Giorgio e Natasha. Quando mi rendo conto d'esser rimasta l'unica ancora all'interno delle mura, percepisco le forze mancare ed il terrore impadronirsi non solo delle mie membra ma anche del mio spirito. Nonostante ciò, mi muovo traballante verso la porta, ingoiando a vuoto e ripetendomi mentalmente di potercela fare. Sto per passare oltre quando improvvisamente l'istruttore mi ghermisce per il braccio destro, costringendomi a voltarmi verso di lui e guardarlo con lecita confusione. Prima però che possa domandargli il perché del suo atto, Bruce sussurra debolmente: «Proteggili.»

«Lo farò, ma...» Prometto con commozione. «Perché lo chiedi a me? Non sono di certo la migliore della squadra...»

«Natasha è molto più addestrata nella lotta, ma a causa della sua istintività potrebbe rischiare la vita stessa. Aaron è un ottimo alleato, poiché destreggia con sagacia la forza nella lotta corpo a corpo, rendendolo un avversario quasi imbattibile. Giorgio invece è una mente geniale che si trova a combattere solo perché è stato impossibile reperire altri uomini ancora legati a sani principi morali.» Spiega Bruce con estrema serietà per poi osservarmi con intensità. «Tu possiedi sia la l'astuzia che la forza, nonostante non eccella in nessuna delle due.»

Prima che possa ringraziarlo, Giorgio mi richiama: «Ambra.»

«Arrivo!» Urlo di rimando, rivolgendo poi il mio interesse a Bruce. «Grazie per quello che mi hai detto, poiché ottenere risposte è sempre un punto di partenza per innalzarsi e diventare più forti e sicuri di sé.»

L'uomo accanto a me mi sorride compiaciuto per poi incitarmi ad attraversare le mura. Senza indugio alcuno eseguo le sue volontà, rendendomi conto d'esser transitata soltanto quando avverto il rumore della porta in legno chiudersi alle mie spalle. Ed ecco che la terribile consapevolezza m'investe come un'onda farebbe contro un veliero durante una tempesta. Ormai sono fuori, o meglio siamo fuori dalle mura e nulla potrà mai farci tornare come prima. È tempo d'agire!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top