Ho perso Nat?

Son sorti quattro soli da quando uscimmo dalle mura e rischiammo di morire se non fosse che Ackerman giunse in nostro soccorso. I mutati c'inseguirono sino alla porta nascosta, attirando di conseguenza l'interesse dei militari a guardia del grande protone che istantaneamente dettero l'allarme e fecero fuoco. In verità le milizie stanno ancora ricercando coloro che uscirono dalle mura, ma soprattutto la mente dell'operazione, mettendo così in tumulto l'intero campo. Proprio per questo motivo sia Bruce che Hanji non sono ancora venuti a farci visita né ci hanno inviato una missiva. Giorgio l'ho intravisto qualche giorno fa, al contrario di Aaron e Natasha che invece mi evitano ricorrendo alle più bizzarre acrobazie. Dover lavorare con la russa senza poterle rivolgere la parola è intollerabile anche perché mi guarda con astio e sibila epiteti spiacevoli. Fortunatamente Ackerman non mi ha cercata d'allora, rendendomi la vita meno difficile più di quanto non lo sia già.

«Dove sono i tre broccali che ti ho detto di preparare?»

L'urlo inferocito della russa che sbatte fortemente il cabarè sul bancone mi fa sobbalzare ed accennare una risposta appena udibile: «Verso subito la birra nei bicchieri.»

Le do le spalle e mi avvicino alla botte in legno, ruotando la manopola in metallo e facendo fuoriuscire il liquido color oro. Tutto ad un tratto qualcuno mi spinge con forza di lato e di conseguenza perdo l'equilibrio che fortunatamente riacquisto prima di cadere. Indispettita mi volto verso colei che mi ha urtato, osservando interdetta la russa con in mano i tre broccali riempiti parzialmente di birra che continua a fuoriuscire copiosamente dalla botte.

«Non era necessario spingermi con forza.»

La russa non mi presta ascolto, terminando di riempire i tre broccali, per poi voltarsi e rivolgermi un sorriso sinistro. Mi si avvicina in modo da far udire soltanto a me le sue parole: «Mi servo sola, poiché tu sei brava solo a combinare casini.»

Mi supera, assestandomi una violenta spallata e destandomi istantaneamente. La guardo collerica, artigliandola fortemente per l'avambraccio destro e ricevendo da lei uno sguardo colmo d'astio e delusione. Prima che possa dirle qualcosa, mi precede con voce grave: «Lasciami immediatamente o verserò i tre broccali sul tuo capo.»

La guardo, implorandole di restare e discutere, ma lei mi osserva con dolorosa ostilità tanto da farmi chinare il capo e liberarla senza celare la mia delusione. Nonostante ciò, la russa mi dà le spalle e si dirige con falsa letizia verso i clienti. Detesto non poterle parlare, rivelarle le mie apprensioni e ridere complici su qualche folle azione. Non riesco a starle accanto, percependo la sua ira ed il suo risentimento, ed odio non poterla stringere a me e confidare i miei timori.

«Potrei avere un broccale di birra?»

Una voce maschile e familiare mi desta dal mio stato di trance, facendomi voltare verso di lui e sussultare per l'inaspettata presenza. Porto entrambe le mani sulle labbra e grido felice: «Sono così sollevata di vederti in salute...ero preoccupata per te, Bruce.»

«Abbassa la voce.» Mi rimprovera con voce grave. «Indosso il mantello per celare la mia identità.»

Non appena realizzo quanto sentenziato, mi epiteto mentalmente un'idiota, non avendo prestato attenzione al suo vestiario. Scuoto il capo in diniego e sussurro appena: «Scusa.»

L'uomo accenna un sorriso e con un gesto lesto della mano mi fa intendere che non è successo nulla d'irreparabile. Subito dopo prende posto su una delle alte sedie in legno prossime al bancone ed esordisce interessato: «Non avrei mai immaginato che rivedermi ti avrebbe scossa sino a tal punto.»

«Tutti sanno dei fuggitivi e la gente comincia a farsi delle domande, perciò ero in ansia per te.»

Prima che lui possa rispondermi, gli do le spalle e verso con celerità il liquido color oro nel broccale per poi offrirlo a Bruce, avvertendolo che per questa sera non pagherà nulla di quello che ordinerà.

«L'intero campo è in agitazione, poiché temono l'infezione da parte dei fuggitivi.»

Bruce porta il broccale alle labbra e beve un lungo sorso di birra, guardandosi intorno con circospezione, per poi poggiare il grande bicchiere sul bancone e farmi cenno d'avvicinarmi maggiormente a lui. Eseguo il suo ordine silenzioso quando esordisce con voce grave: «Sono venuto per parlarti.»

Inevitabilmente mi allontano e lo scruto confusa, ma, prima che possa domandargli qualcosa, Natasha c'interrompe, salutando con gioia l'uomo dinanzi a me. Bruce l'ammonisce, proprio come ha fatto con me poco fa, e la russa, dopo aver inteso il motivo, si allontana e prosegue il suo lavoro. Continuo a servire i clienti sino alle 2:16 quando, stremata come quasi tutte le notti, serro il pesante portone in legno della locanda, raggiungendo subitamente Natasha e Bruce, seduti vicino al bancone. Mi dispongono dinanzi all'uomo, rimanendo in piedi e domandandogli preoccupata: «Cos'è successo?»

«Dopo aver saputo della vostra fuga oltre le mura, il cuore del campo è divenuto un inferno. I militari anziché cercare i fuggitivi come se da ciò dipendesse la loro stessa vita, stanno assillando la scienziata per la formulazione del siero, rendendole la vita impossibile.»

Natasha lo ascolta con il capo chino e la braccia incrociate sotto il seno senza dir nulla, perciò prendo parola visibilmente terrificata: «Cosa successe ai mutati il giorno della nostra fuga?»

«Li uccisero tutti...dal primo all'ultimo senza pietà alcuna.»

Una fitta dolorosa squarcia il mio animo, colpevolizzandomi della loro morte e maledicendomi per la dipartita del bimbo mutato, quando improvvisamente Natasha s'intromette bruscamente nella conversazione: «Che si fa?»

«Son qui proprio per questo.» Asserisce Bruce con diplomazia, guardando prima me poi la russa e viceversa. «Tra poco più di una settimana ci sarà il ballo di Halloween e voi due dovrete partecipare in modo da captare particolari informazioni e capire chi tra gli uomini in maschera sia il vero capo del Consiglio.»

Natasha non mi guarda volutamente, ferendomi ancor più. Scuoto con veemenza il capo in diniego sia per non mostrarle la mia sofferenza che per riprender coscienza di me e chiedere con voce flebile: «Hanji?»

«Sta bene, ma al momento è sotto sorveglianza quindi la incontrerete la notte di Halloween. In quell'occasione dovrete esser più accorte che mai.» Rivela con estrema serietà per poi riprendere il discorso. «È stata lei a riferirmi di continuare ad allenarvi, poiché verso dicembre dovrete nuovamente uscire dalle mura così da potare un mutato in laboratorio.»

«Lo faremo.»

La russa mi scruta con ostilità, sibilando alterata: «Adesso prendi le decisioni pure per me?»

Bruce sospira stremato, comprendendo bene che nulla si è sistemato dalla missione. L'uomo ci studia per qualche istante, esordendo poi con durezza: «Dovrete risolvere la questione prima del ballo.»

«Non vuole ascoltar ragioni e mi urla contro ogni qualvolta tenti di parlarle senza degnarmi d'una lecita motivazione.»

«Sei tu che ti ostini a non capire.»

Prima che possa perder la ragione, Bruce s'intromette, domandando legittimamente: «È possibile conoscere la causa scatenante?»

La russa mostra un ghigno malvagio, sibilando con velenosità: «Ambra ha stretto un patto con Ackerman, firmando la sua condanna a morte.»

«Basta Nat!»

«Non parlo con gli spettri.»

Prima che possa ribattere, Bruce la rimprovera: «Romanoff non è da te comportarti in questo modo.»

La russa lo guarda allibita, alzandosi furente dalla sedia e dandoci le spalle. S'incammina verso le scale, urlando risentita: «Se così stanno le cose, allora mi tiro fuori.»

«Natasha torna qui!»

«Addio Bruce.»

La russa alza un braccio, salutandolo e continuando a darci le spalle. Soltanto quando svanisce al piano superiore, mi accorgo di star piangendo in silenzio e di aver inevitabilmente catturato l'interesse di Bruce che mi osserva con sincero dispiacere. L'uomo scuote il capo sconsolato, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia in legno e guardando vacuamente il soffitto. Inspiro profondamente ed asciugo con nervosismo le lacrime che segnano il mio volto quando tutto ad un tratto odo la sua voce grave: «È più difficile di quanto pensassi.»

«Cosa?»

«La missione e la riuscita del piano.»

Acconsento debolmente col capo, sussurrando appena: «Parlerò con Natasha.»

«Non credo ci riuscirai vista la sua ostilità nei tuoi confronti.»

«Sei un pessimo consolatore.»

Bruce mi sorride gentilmente per poi drizzarsi sulla schiena, alzarsi ed esordire con spossatezza: «Credo sia ora d'andar via.»

Acconsento decisamente col capo, scortandolo sino all'ingresso, quando tutto ad un tratto si volta e mi porge una lettera chiusa con della cera blu. L'osservo esitante per poi prenderla e guardare confusa l'uomo dinanzi a me: «Hanji vuole che tu la legga solo quando sarai sola. Non so cosa contenga, poiché vuole che lo sappia solo tu.»

«Grazie Bruce.» Ammetto a capo chino per poi prender coraggio, guardarlo negli occhi e domandargli: «Quale scelta avresti fatto se fosti stato nei miei panni?»

«Quella dovuta.» Mi sorride con amara tristezza, appoggiando le sue mani callose sulle mie spalle e guardandomi con affetto paterno. «Vedrai che capiranno, ma lui non dovrà toccarti contro la tua volontà o...o morirà per mano mia.»

Gli sorrido realmente toccata, aprendo il portone e sussurrando flebilmente: «Buona notte.»

«Notte.»

Bruce mi rivolge un ultimo saluto per poi andar via, lasciandomi completamente sola all'interno della grande sala con la lettera stretta tra le mani e premuta fortemente contro il petto. 

Heilà da oggi sono in vacanza😍yeeee😂😂 spero lo siate pure voi...
Comunque son qui per dirvi ed invogliarvi a seguirmi su Instagram. Mi trovate come darkdreamer.08 dove recensiró libri e ve li mostrerò 😍😍. Vi aspetto ❤️

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