Ho perso i miei amici?
Esigui minuti dopo giungo dinanzi al portone della locanda, fermandomi un istante ad osservarla assente e tentando invano di placare la mia sofferenza fisica dovuta al morso di Levi ed al sangue da lui sottrattami. Inspiro profondamente e mi faccio forza, aprendo la porta e trovando Natasha, Aaron e Giorgio discutere animatamente tra loro. Non appena si rendono conto della mia presenza, si ammutoliscono, fissandomi sconvolti e volgendo i loro sguardi verso il pavimento, fatta eccezione per la russa. Natasha mi analizza con attenzione, tentando di capire per quale arcana ragione il mio incarnato è più pallido e le mie forze sembrano esser diminuite drasticamente. Nervosamente chiudo il portone alle mie spalle, proseguendo lentamente verso il tavolo e prendendo posto accanto ad Aaron e Giorgio. Prima che possa dir qualcosa, Natasha domanda bruscamente: «Devi renderci partecipi di qualcosa?»
La guardo con supplica, ma è irremovibile. Anzi, ora sembra ancora più furente! Prima però che possa risponderle, Aaron s'intromette e mi difende: «Rivolgerti in modo indisponente non ti farà ottenere le informazioni che vorresti.»
«Non osare immischiarti...» Sibila la russa visibilmente alterata. «Soprattutto perché la nostra cara amica non ci ha ancora informati riguardo la nuova recluta.»
«Solo Bruce ed Hanji ne erano a conoscenza.» Ribatte Aaron con veemenza. «Nessuno di noi quattro ne sapeva nulla.»
«Quanto sei ingenuo!» Esclama sinistramente la russa, irrompendo una risata priva d'ilarità, per poi fissarmi con ira bruciante. «Allora non sarà un problema per Ambra dirci per quale motivo è corsa dietro Levi quando invece Bruce ci aveva espressamente intimato di non uscire, non è così?»
Chino il capo ed inspiro profondamente sia per non irrompere in un pianto isterico che per non gemere per il dolore lancinante. Non riesco a risponderle perché non mi sento a mio agio, soprattutto sapendola furente nei miei confronti. Comprendo perfettamente il suo risentimento nei confronti di Ackerman, assolutamente legittimo, ma non può inveirmi contro senza avere delle prove. Io, come tutti gli altri presenti in sala, non sapevamo nulla circa la nuova recluta e personalmente non sono contenta di dovermi dissanguare per salvare l'umanità. Nonostante ciò, sono disposta a sacrificarmi per il bene e la vita dei miei amici, della mia famiglia e di quelle poche persone buone che ancora esistono su questo pianeta.
«Perché non rispondi?» Ringhia la russa, incrociando le braccia al petto e scrutandomi con collera. «Sai bene che così azionando non fai che peggiorare la situazione?»
«Smettila Natasha!» Tuona Giorgio, fulminandola con lo sguardo. «Ti stai comportando irragionevolmente. Non è da te!»
«Quindi la folle sarei io?» Urla Natasha, guardando con disgusto i presenti, per poi alzarsi e darci le spalle. «Quando avrete intenzione di credermi, avvertitemi. Sarò contenta di sbraitarvi contro.»
Prima che qualcuno di noi possa risponderle, la russa s'incammina celermente verso le scale per poi salire al piano superiore, sbattendo i piedi con collera. Non appena la sua figura scompare dalla mia visuale, inavvertitamente sospiro quando tutto ad un tratto Giorgio pone una sua mano sulla mia spalla mentre Aaron si alza e si siede sulla sedia di fronte alla mia. Osservando i suoi movimenti e l'espressione sul suo volto, deduco che è qui per pormi delle domande alle quali interverrà anche l'uomo accanto a me. Non posso fuggire né mentirgli, poiché alla fine la verità verrà alla luce. Spero solo di poter prendere tempo e non rivelargli tutto quello che è avvenuto. Fatico a credere d'esser giunta a questo punto tanto da tremare dinanzi alle persone di cui mi fido maggiormente.
«Eri con Ackerman?»
Aaron mi scruta con gentilezza, dandomi così la forza di rispondere: «Sì.»
Improvvisamente un silenzio elettrico possiede la sala, facendomi temere le peggiori conclusioni, quando tutto ad un tratto Aaron si alza barbaramente dalla sedia e si volta, dandomi le spalle. Compie qualche passo verso il portone, ma il mio corpo reagisce prima che possa pensare, ritrovandomi accanto a lui. Lo afferro per l'avambraccio fin quando non arresta la sua avanza per poi domandare con voce flebile: «Dove vai?»
«Perdonami Ambra ma ho bisogno di pensare...da solo.»
Aaron ruota il capo e fissa il portone dinanzi a sé, facendomi ben intendere di star perdendo la sua fiducia. Non voglio discutere né tanto meno perdere i miei amici a causa di Ackerman, perciò mi affretto a dire: «Ci ha salvato solo perché doveva un favore ad Hanji.»
Aaron si volta verso di me e mi scruta con doloroso dispiacere, inspirando profondamente e sentenziando con rammarico: «Non credo ci stia aiutando solo per quel motivo quindi per favore rivelaci ciò che è successo dopo.»
Lo guardo, incapace di rispondergli, ma notare la delusione sul suo volto mi distrugge più di quanto avessi potuto immaginare, perciò ammetto con voce flebile: «Continuerà ad aiutarci solo se gli concederò il mio sangue.»
«Qual è stata la tua risposta?»
«Quella dovuta.»
Ed ecco che nella frazione d'un secondo la sua espressione muta completamente, palesandomi la sua ira ed il suo risentimento. Adesso mi detesta, proprio come Natasha, ma non fugge come la russa. Con lentezza avvicina il suo volto al mio, serrando la mascella e sibilando con voce grave: «Sei ben conscia delle conseguenze della tua scelta?»
«Sì.»
«Sai che ordinerà d'avere il tuo sangue ogni qualvolta lo desideri?»
«Sì.»
«Sai anche che potrebbe approfittarsi di te, poiché più forte?»
«Non succederà mai!»
«E sarai tu ad impedirglielo?»
«Certamente.»
Aaron scuote il capo, mi guarda con delusione e sibila con disprezzo: «Natasha ha ragione.»
Serro fortemente la mascella e compio dei profondi respiri in modo da non irrompere in un pianto disperato. Stringo le mani in forti pugni, conficcando le unghie nel palmi sin quasi a farli sanguinare, ed osservo vacuamente il pavimento quando Giorgio ci raggiungere e richiama il moro.
«Ti rendi conto che ha appena firmato la sua condanna a morte?»
«Credo che Ambra sia abbastanza matura da poter prendere da sola delle decisioni importanti.»
Aaron ghigna sinistramente, ribattendo con astio: «La decisione che ha preso è insulsa.»
«Non è vero!» Urlo fuori di me con voce incrinata intanto che lacrime amare mi offuscano la vista. «Ho scelto cos'è meglio per noi.»
Colto dall'ira, Aaron scatta nella mia direzione, ma prontamente Giorgio si frappone tra noi due. Se non fosse per la sua presenza, ora come ora mi ritroverei con le spalle al muro ed il viso imporporato del moro ad un palmo dal mio. Nonostante ciò, Aaron tuona infervorito: «Hai la minima idea di che cosa ti farà quel parassita?!»
«Il mio sangue l'avrebbe comunque ottenuto, poiché indirettamente è essenziale per la formulazione del siero.» Gli rammento con astio. «Inoltre averlo dalla nostra parte potrà solo tornarci utile.»
«Sai che ti sfrutterà e ti distruggerà?»
«Ho compiuto questa scelta, pensando al bene del gruppo ma a quanto pare ho sbagliato, poiché mi urlate contro senza ascoltar ragioni.» Sospiro profondamente delusa, proseguendo con decisione. «Voi cosa fate dopo aver saputo della mia scelta? Mi gridate contro, anziché aiutarmi. Necessito del vostro appoggio e non del vostro odio.»
Improvvisamente il volto del moro perde colore, facendomi ben intendere il dispiacere e la collera verso se stesso ed Ackerman. Prima però che possa prender parola, Giorgio mi risponde con garbo: «La tua è senza dubbio una nobile causa, ma devi comprende anche la nostra preoccupazione.»
Nonostante il mio amico tenti di farmi capire anche il loro punto di vista, ora come ora sono delusa e furiosa, perciò m'incammino furentemente verso l'entrata alla locanda, spalanco con forza il portone ed urlo fuori di me: «Andate via...ADESSO.»
«Ambra noi...»
«Andate, ORA!»
Nonostante Giorgio tenti disperatamente di farmi ragione, non posso star con loro un secondo di più, poiché le lacrime stanno già bagnando le mie ciglia scure e non passerà ancora molto tempo prima del mio crollo. Fortunatamente esigui istanti dopo compiono il mio volere, uscendo dalla locanda a capo chino. Non appena odo il suono metallico della serratura, mi accascio contro il legno, irrompendo di conseguenza in un pianto nervoso e disperato. Gemo e mi stringo sola nella penombra della grande sala, sentendomi incompresa e non accettata per la prima volta dopo tanto tempo. Il cuore pulsa follemente in petto ed il respiro s'irregolarizza mentre lacrime glaciali bagnano le mie gote esangui e muco liquido le mie labbra tremanti. Rifletto su quanto accaduto, non riuscendo ad incolparmi e struggendomi ancor più. So di aver fatto una scelta giusta, seppur terribile, ma esser detestata dai propri amici è peggio. Nonostante la loro avversione, non muterò il mio responso perché ne vale la vita di tutti, anche e soprattutto la loro. Lentamente mi alzo, mi faccio forza e mi dirigo traballante e singhiozzante al piano superiore, sperando di trovare pace almeno nel mio giaciglio fruttato.
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