Tutti qui?!
Aaron tiene un braccio alzato e la mano chiusa in pungo mentre Giorgio sorride con amarezza. Sembrerebbe averli interrotti in un'accesa discussione e certamente aumentare la loro ira non può che farmi temere ancor più la loro legittima reazione. Dall'intensità dei loro sguardi capisco il dolore e la collera nei miei confronti, ma è la delusione insita in essi che mi fa tremare. Non avrei mai voluto tenerli all'oscuro della fuga, ma dovevo salvare Sara pure a costo di perderli. Adesso però che sono qui, a pochi passi da me, non voglio rinunciare a loro. Non appena il rimbombo, dovuto al chiudersi brusco del portone, si dissipa completamente, Aaron balza in piedi, avanzando furioso verso di me e puntandomi contro il dito: «COME HAI POTUTO FARCI QUESTO?»
Prontamente Natasha s'alza e gli si accosta, frapponendosi poco prima che lui possa aggredirmi a causa dell'ira legittima e funesta. Tremo sia per il freddo che per il dolore che mi sta divorando le viscere ed infatti è la russa a prendere le mie difese, tuonando irritata: «Ci credete vili e meschine, ma ve l'abbiamo tenuto nascosto per proteggervi...NON AVEVAMO SCELTA!»
«C'È SEMPRE UNA SCELTA!» Sbraita Aaron, torturandosi i capelli e mormorando ancora: «C'è sempre una scelta...»
Il moro indietreggia come compito fino a lasciarsi cadere sulla poltrona, afferrandosi il volto con mani tremanti e fissando terrificato il pavimento. Guardo Giorgio in cerca d'aiuto, ma volge il capo dalla parte opposta. Prima però che possa puntare il mio interesse su Aaron, mi rendo conto che c'è pure Hanji, spalleggiante un angolo del salone con le braccia incrociate al petto. Non appena si rende conto d'esser stata vista, avanza verso di me, sorridendomi debolmente e sussurrando appena: «Mi dispiace, ma non sono riuscita a spiegar loro la situazione.»
Diniego col capo, poiché quanto ha fatto è più che abbastanza. Hanji però non demorde, proseguendo: «Non hanno voluto sentir ragioni.»
«Posso immaginare.»
Prima che Hanji riprenda parola, Natasha mi richiama: «Saliamo in camera da letto così da poter indossare qualcosa di caldo.»
Non ribatto, in quanto desidero fuggire dalla loro delusione e dal dolore ma anche perché sento che il gelo si stia insediando sin dentro le ossa. Guardo Aaron e poi Giorgio, ma, prima di salire al piano superiore, noto che Levi è sparito mentre Kenny si accosta ai nuovi arrivati. Natasha mi trascina con sé sin dentro la camera da letto per poi spingermi ad indossare una felpa ed un paio di pantaloni neri. La russa mi spazzola ed asciuga i capelli, permettendomi poi di legarli in un'alta coda. Uso il sanitario e sciacquo il volto, uscendo dal bagno e trovando ad aspettarmi sia Natasha che Hanji. Compio un profondo respiro e tento di calmarmi, domandando flebilmente: «I riumanizzati?»
«Stanno cenando in cantina.» Mi risponde prontamente la russa. «Potrai vedere tua sorella domani mattina.»
Acconsento per poi trovare il coraggio di ringraziare Hanji per quanto fatto e scendere insieme al piano inferiore. Lancio un rapido sguardo alla porta della cantina, sita in cucina, e proseguo verso il salone. Prima però che possa varcare l'uscio della stanza, le forze quasi mi vengono meno. Natasha accorre, stringendomi per le braccia e guardando la scienziata con angoscia. Mi aggrappo al petto della mia amica e tento di regolarizzare i battiti cardiaci. Compio dei profondi respiri e lotto contro il bisogno impellente di piangere. Solo quando son certa che non crolli, mi scosto da Natasha, ringraziandola ed avanzando all'interno del salone. Ad attenderci ci sono Aaron, Giorgio, Levi e Kenny, ma il mio sguardo si sofferma sul terzo, constatando sollevata che abbia indosso pure lui qualcosa di caldo ed asciutto.
«Ti ascolteremo, ma dovrai essere molto convincente.» Asserisce Giorgio, dandomi quel poco di coraggio che basta per riprendere in mano la situazione.
Per un istante chiudo le palpebre, inspiro profondamente e rivelo loro la verità: «Pochi mesi fa Levi mi disse che mia sorella era stata ritrovata e che a breve le avrebbero iniettato il siero per la riumanizzazione. Seppi quando si sarebbe svegliata e non volevo lasciarla sola, soprattutto perché il processo è doloroso e porta via tutti i ricordi. Ackerman mi avrebbe impedito con ogni mezzo di raggiungere Sara per la data prestabilita, perciò misi in atto un piano per raggiungerla in tempo. Inizialmente solo Natasha ne era a conoscenza, ma alla fine pure Hanji dovette conoscerlo, in quanto, poco prima di partire, ci mise in contatto con Rose, la scienziata del laboratorio di questa città. Decidemmo di non dir nulla a nessuno, poiché più persone sapevano e maggiore era il rischio.»
Smetto di parlare, guardando Giorgio ed Aaron. Il primo sembra calmarsi mentre il secondo appare in preda ad una forte lotta interiore, perciò proseguo con decisione: «Non volevo abbandonarvi né usarvi. Non avevo intenzione neppure di portare con me Natasha e men che meno Hanji, ma la verità è che senza di loro non ce l'avrei mai fatta.»
Non domanderò loro perdono perché, seppur abbia compiuto una scelta dolorosamente ingiusta, non li ho messi in pericolo. Non volevo usarli né mentirli proprio perché sono importanti per me. So per certo non si risolverà tutto in pochi attimi, ma spero in una riconciliazione futura.
«Allora?» Domanda Natasha con voce acuta, poggiando i pugni sui fianchi e scrutandoli con impazienza. «Esprimetevi, dite qualcosa.»
Giorgio non osa parlare, ma lancia uno sguardo eloquente ad Aaron, che tiene ancora il capo chino e le mani nei capelli, folti e ricci. Mi disturba vederlo così sconvolto e ferito, ma non posso far altro se non raccontargli la verità. Anch'io mi sarei sentita così, se non peggio, ma non avrei mai permesso di fargli rischiare la vita per qualcosa che interessa solo e soltanto me. Giorgio libera un lungo sospiro, alzandosi ed avanzando verso di me, fermandosi quando ormai mi è prossimo. Mi scruta con occhi stanchi e mi abbraccia. Rimango immobile, in quanto mai mi aveva stretto a sé e certamente non avrei mai immaginato un suo perdono in così breve tempo. Giorgio mi libera dalla sua morsa, sorridendo spossato e mormorando lieto: «Ben tornata, sciocchina mia.»
Una commozione legittima mi fa lacrimare gli occhi, ma prontamente mi controllo, ammettendo emozionata: «Grazie Giorgio.»
«Se ciò che ci hai racconto è la verità, perché discutere?»
Lo guardo realmente colpita, poiché mai e poi mai avrei creduto che proprio lui potesse dirmi tali parole. Giorgio, nonostante si mostri costantemente allegro e brillante nei calcoli, non ha mai palesato il suo spirito di riflessione né quello di comprensione. Nonostante ciò, sospiro felice per esser riuscita a riconciliarmi almeno con uno dei due. Solo quando Giorgio raggiunge Aaron, mi rendo conto che quest'ultimo mi sta scrutando con le sue gemme penetranti. Il moro serra la mascella ed aggrotta la fronte per poi alzarsi traballante ed avvicinarsi con passo malfermo. Quando ormai mi è prossimo, si ferma e mi osserva con attenzione, cercando invano un sintomo d'infondatezza nelle mie parole. Non chino il capo, ma ricambio con intensità il suo sguardo così da fargli capire le mie intenzioni. Un silenzio opprimente possiede il salone mentre tutti ci guardano in attesa d'un cenno da parte di uno di noi due. Sto per dargli le spalle e lasciarlo perdere, in quanto la sofferenza è troppa per esser contenuta ancora, quando tutto ad un tratto Aaron mi stringe a sé, cogliendomi del tutto impreparata: «Ti perdono.»
L'irrigidimento che possedeva il mio corpo a causa del suo gesto, lesto ed inaspettato, si dissipa completamente, permettendomi di ricambiare la stretta e lasciare che qualche lacrima mi solchi il volto. Non avrei mai creduto in un'imminente riconciliazione, ma non posso che esserne contenta. Esigui istanti dopo Aaron scioglie l'abbraccio, scherzando ora più calmo: «Non sono abituato a questo genere di cose quindi reputalo come un regalo d'enorme valore.»
Acconsento col capo, sorridendogli contenta, ma, non appena volto il capo verso il salone, noto lo sguardo penetrante di Levi. Un lungo brivido mi fa tremare ed il cuore accelera i suoi battiti, ma non posso dargli ora le dovute spiegazioni né avvicinarmi a lui, poiché non è il tempo ed il luogo adatto. Mi accomodo sul divano tra Aaron e Giorgio e tutti e sette discutiamo per qualche ora, parlando anche dell'arrivo dei russi a Torre dell'Orso e dell'alleanza stretta con la Grey. Non so per quale arcana ragione, ma sono turbata dalla loro presenza, conscendo il passato di Natasha.
«Credo sia ora d'andar via.» Asserisce Giorgio, stiracchiandosi ed alzandosi dal divano.
«Dove soggiornerete?»
«Ti ricordo che sia io che Aaron abbiamo una casa a Bari e non molto distante dalla tua.» Mi rammenta Giorgio con un sorriso.
«Perdonami...non ci avevo pensato.»
Poco dopo c'avviamo all'ingresso e subitamente Aaron e Giorgio ci salutano stanchi mentre Levi va via senza dire una parola. Non credo sarà facile convivere con il suo carattere enigmatico e bipolare, ma ci proverò. Non posso nascondere che comunque ci sia rimasta male, in quanto solo poche ore prima mi baciava e mi teneva stretta a sé. Rinsavisco soltanto quando Hanji mi assesta una pacca amichevole sulla spalla, augurandomi un buon riposo e chiudendo il portone alle sue spalle. Non appena mi volto, noto che Kenny si è già dileguato mentre Natasha mi scruta con gli occhi ridotti in due fessure. Incrocio le braccia al petto e sbuffo stanca: «Che c'è?»
«Cosa ti ha fatto Levi?»
L'osservo stranita, rispondendole con calma: «Nulla, perché?»
«Quando sei tornata, nonostante fossi bagnata ed infreddolita, eri stranamente felice mentre ora sembri l'opposto, perciò cos'è successo?»
La scruto guardinga per poi diniegare col capo. Non riuscirò a tacerle quanto accaduto ancora per molto, anche perché mi fido di lei e necessito del suo parere. Devo liberarmi, ma dobbiamo discutere in un luogo dove non vi siano orecchie indiscrete, perciò saliamo al piano superiore e ci chiudiamo in camera da letto. Natasha si accomoda sul suo letto, lasciando che un sospiro di sollievo fuoriesca dalle sue labbra. Reclina di poco il capo e mi fa cenno di rivelarle la verità. Non so come cominciare la confessione, perciò decido d'andare subito al punto: «Mi ha baciata.»
«Cosa?!»
Mi mordo il labbro inferiore per l'agitazione, sedendomi sul mio letto ed udendo le molle cigolare. Chino il capo ed ammetto con decisione: «Mi ha baciata e ho ricambiato.»
Natasha non mi risponde subito, ma mi scruta alquanto incredula, chiedendo con voce grave: «Perché?»
«Non lo so.»
«Invece credo proprio di sì.»
«Ti dico di no.»
Con un gesto brusco alzo il capo, rendendomi conto soltanto ora che Natasha sia in piedi dinanzi a me. La russa avvicina il suo volto al mio, scrutandomi meglio e facendomi innervosire. Ingoio il groppo che mi si è creato in gola e compio un profondo respiro, ma, prima che possa dire qualcosa di sbagliato o sgradevole, lei mi tranquillizza: «Non temere e liberati della verità.»
Chino il capo, incapace di reggere il suo sguardo, ed affondo disperatamente le mani nei capelli, mormorando: «Ho provato a detestarlo, ad odiarlo, ma nulla...non ci riesco!»
Irrompo in un pianto nervoso, avvolgendomi il busto con le braccia e tremando appena. Avverto il cuore pulsare febbrile ed il respiro irregolarizzarsi, ma è il raggiungimento della piena consapevolezza dei miei sentimenti che mi spinge a fuggire ancora. Incido la carne degli avanbracci con le unghie, mi mordo il labbro inferiore ed alzo il capo, fissando Natasha e trovando la forza per chiarire una volta per tutte quello che provo.
«Lo amo, lo amo disperatamente, anche dopo tutto che mi ha fatto. Non so...non so perché il mio stupido cuore batti solo quando c'è lui e detesto non riuscire a controllarlo!» Sbraito fuori di me, piangendo e mostrandole ancora una volta la mia debolezza. «So d'essere un'incosciente e mi rimprovero di continuo per i miei sentimenti, ma nessuno è mai riuscito a farmi impazzire per amore come lui. Sono terrificata dal non riuscire a ragionare lucidamente quando sono in sua presenza e dall'incapacità d'odiarlo. Mi detesto quando prego che sia l'unica che guardi, nonostante vi siano tante altre donne molto più attraenti di me. Lo voglio, lo bramo come mai abbia desiderato qualcuno e non m'importa se non capirò mai il motivo per il quale il mio cuore abbia scelto proprio lui, perché ormai sono sua!»
Adesso mi sento vuota, libera, ma estremamente terrificata dalla realtà. Temo che i miei sentimenti non siano corrisposti o collimati solo per un breve periodo di tempo e questo mi devasta. Natasha mi sorride commossa, sedendosi accanto a me e stringendomi a sé. Mi accarezza il capo con fare materno, invogliandomi a sputar fuori le mie paure: «Sono terrificata da una non corrispondenza e mi detesto per il mio sciocco comportamento. Non dovrei esser qui a struggermi per un uomo, ma pensare ed allenarmi per la guerra.»
Natasha ride sollevata, rispondendomi con garbo: «Siamo esseri umani e non possiamo decidere cosa sia meglio o no per il nostro cuore. Non abbiamo potere decisionale sui nostri sentimenti, perciò, nonostante Levi non mi piaccia, non disapprovo il tuo amore verso di lui, in quanto non ha azionato per la nostra distruzione. Inoltre posso assicurarti che questo significa tanto, vista la situazione in cui stiamo. Ackerman non è facile da capire a causa delle numerose corazze di cui si riveste, ma ti assicuro che non gli sei per nulla indifferente.»
Sospiro spossata, tiro su col naso e chiedo con voce grave: «Cosa dovrei fare?»
«Ascolta il tuo cuore senza però ucciderti con le tue stesse mani. Vedrai che dopo starai meglio.»
«Grazie.» Le sussurro, stringendola in una forte stretta. «Sai Nat? Potrei abituarmici ai tuoi abbracci.»
Prontamente Natasha si scosta da me, sorridendomi allietata ed ammonendomi: «Domani tornerò ad essere quella di sempre, perciò non credere in qualcosa che non sussiste e mai sussisterà.»
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