Segni nella carne

Il mattino seguente vengo destata dai deboli raggi del sole che filtrano attraverso la tenda opaca. Sospiro ristorata, in quanto è da tempo che non dormivo così profondamente. Tento d'alzarmi quando avverto una pressione intorno al ventre ed un respiro caldo solleticarmi la spalla sinistra. Rabbrividisco e dischiudo le palpebre, facendo saettare lo sguardo da una parte all'altra della stanza, che riconosco subito esser non mia. Prima che possa capire dove mi trovi, la mia schiena combacia con qualcosa di caldo e duro. Chino il capo e le gote mi s'infiammano non appena noto un braccio muscoloso cingermi la vita, ma non è questo a farmi quasi impazzire. Sono nuda. Sono completamente nuda in un letto non mio e qualcuno mi sta stringendo a sé. Il panico m'assale, impedendomi di ragionare e ricordare. Mi muovo freneticamente, tentando invano di divincolarmi, in quanto la presa intorno al mio ventre si fa più decisa. L'uomo alle mie spalle non mi libera, attirandomi invece di più a sé e facendo combaciare ancor più i nostri copri ed avvertire qualcosa di duro in prossimità del mio fondoschiena. Mi ci vuole qualche istante per capire cosa sia per poi scalciare terrificata quando odo la sua voce arrochita dal sonno: «Ti consiglio di non muoverti a meno che tu non voglia un secondo round.»

M'immobilizzo, rabbrividendo di piacere e decidendomi soltanto ora di ricordare quanto accaduto la notte scorsa. Arrossisco e con calma mi volto sul fianco così da ritrovarmi dinanzi a due zaffiri liquidi di desiderio. Dischiudo le labbra per dir qualcosa, ma prontamente le richiudo, osservando il suo viso serafico, ora non più deformato dalla mutazione. Alcune ciocche corvine gli ricadono sulla fronte, spingendomi a toccarle con mano e spostarle dal suo volto. Inevitabilmente annego nelle sue gemme nebulose per poi fissare le sue labbra appena dischiuse, divenute orami per me una tentazione alla quale non posso sottrarmi. Levi sussurra il mio nome con voce supplicante, afferrandomi poi il volto ed attirandomi a sé. Le sue labbra trovano le mie in un bacio disperato, suggellando ancora una volta i nostri sentimenti. Affondo le mani nei suoi capelli, tirando qualche ciocca e facendolo gemere. Sorrido compiaciuta sulle sue labbra, approfondendo il bacio e facendo incontrare le nostre lingue. Levi fa scontrare le nostre labbra ancor una volta, facendomi distendere sotto di lui. Ed ecco che i nostri corpi si reclamano ancora, accendendosi di desiderio. Prima però che Levi mi ami di nuovo nel suo letto, qualcuno bussa con forza alla porta, continuando imperterrito sin quando il corvino ringhia furioso e s'appresta a raggiungere l'unica uscita della stanza. Inevitabilmente affondo il viso nel cuscino e soffoco un grido, poiché non riesco a credere d'esser stata sul punto di farlo ancora. Levi artiglia un pantaloncino e lo indossa mentre mi nascondo tra le numerose coperte, imbarazzandomi sempre più. Odo il rumore della porta che viene brutalmente aperta e la voce di due uomini che discutono quando il corvino rientra seccato, sbattendo l'asse in legno dietro di sé. Non appena capisco d'esser sola con lui, balzo seduta sul letto, coprendomi unicamente con il lenzuolo e domandando preoccupata: «È successo qualcosa?»

«Kenny ha indetto una riunione e dovremmo essere a casa tua tra un quarto d'ora.»

Scendo dal letto, ritrovandomi nuda dinanzi al suo sguardo predatorio. Arrossisco imbarazzata mentre tento disperatamente di coprirmi con il cuscino, in quanto è la prima cosa che sia riuscita a prendere. Un sorriso beffardo arcua le sue labbra, irritandomi. Gli do le spalle e mi dirigo verso il bagno in camera quando avverto un brusco spostamento d'aria. Mi ritrovo priva del cuscino e tra le sue braccia mentre mi fissa con bramosia. Avverto il cuore pulsare con più ardore ed il respiro irregolarizzarsi mentre un fuoco divampa dentro me. Volgo il capo così da poter sfuggire dalle sue gemme liquide di desiderio, mormorando con un fil di voce: «Devo...devo andare.»

Levi mi stringe a sé con più vigore e mi bacia la spalla, facendomi tremare per l'eccitazione. Mi mordo il labbro e tento di non cadere ancora tra le sue braccia quando odo la sua voce arrochita: «Perché vuoi scappare...da me?»

Volto il capo bruscamente verso il suo, ritrovandomi le sue labbra quasi sulle mie. Ingoio il groppo che mi si è creato in gola e tento di tenere a freno la mia libidine, sussurrando: «Non sto fuggendo.»

«Dubito ed il rossore sulle tue gote ne è la conferma.»

Colta in fallo, chino il capo, facendo sfiorare la mia fronte con il suo petto caldo. Levi ride di vero cuore, facendo pulsare il mio con più ardore. Rimango immobile tra le sue braccia, ubriacandomi della sua gioia e drogandomi del suo amore, sin quando non mi rendo conto che sono ancora nuda. Imbarazzata tento di divincolarmi senza successo, riuscendo invece ad incatenarmi a quelle gemme nebulose liquide di passione. Arrossisco ancora, mormorando con amara verità: «Avrai visto altre donne nude e di certo io...io...»

Prima che possa terminare la mia confessione, rabbrividisco a causa del freddo che provo, in quanto Levi è indietreggiato con rapidità mentre tento di coprirmi sia il seno che il sesso con le braccia e con le mani, fallendo miseramente. Le sue gemme nebulose mi guardano bramose senza celare alcuna intenzione, facendomi arrossire ancor più. Avverto un brivido scorre lungo la colonna vertebrale ed il ventre infiammarsi d'un piacere appena scoperto. So di non essere sgradita ma nemmeno una donna dal corpo perfetto. Con il passare dei secondi però il suo sguardo libidinoso mi mette in soggezione, facendomi biascicare poi urlare: «Basta...SMETTILA!»

«Di fare cosa?» Domanda con voce arrochita dal desiderio.

«Di guardarmi in quel modo.» Ribatto con più decisione, non riuscendo comunque a fuggire da qui, dal suo sguardo. «BASTA!»

«Perché?»

«Non è necessario esporlo.»

Imbarazzata ed irritata, chino il capo quando Levi mi si avvicina, prendendomi per mano e poggiando la mia sul suo petto. Sussulto e fisso il mio sguardo nel suo che non accenna a celare le ovvie intenzioni. Le lacrime mi offuscano la vista mentre tocco con mano il suo cuore che batte rapido soltanto per me. Il suo respiro caldo mi solletica il volto, il suo sguardo mi devasta e l'altra sua mano mi afferra con forza il fianco, facendomi accostare a lui ancor più. Avvampo ma l'imbarazzo si è ormai dissolto, accendendo in noi nuovamente la passione.

«Non provare neppur per un misero istante a paragonarti alle altre donne.» Ringhia ad un soffio dalle mie labbra.

Lo scruto commossa, in quanto mai avrei creduto di vedere questo suo lato, ovvero quello più umano. Diniego debolmente col capo, rimproverandolo con bonarietà: «Sono ricoperta di smagliature e cicatrici, perciò non credo che...»

«Le smagliature sono il simbolo del cambiamento e credo che tu ne abbia avuti molteplici nel corso degli anni.» Asserisce con ammirazione. «Le cicatrici invece sono segni indelebili nella carne che figurano le vittorie di periodi difficili o circostanze terribili. Anch'io ne ho molte e me ne vanto.»

Lo guardo incredula, in quanto mai avrei creduto che il mio corpo potesse piacere e parlare così tanto di me. Levi non è per nulla insulso né un uomo malvagio. Solo ora scruto con attenzione i solchi chiusi e rosei che gli segnano la carne in più punti. Alcune cicatrici sono ancora sanguigne mentre altre quasi indistinguibili dalla pelle. Inevitabilmente la vista mi si offusca mentre comprendo, forse per la prima volta, il dolore che ha dovuto sopportare. Con mano tremante tocco una sua cicatrice sull'addome, avvertendolo irrigidirsi e trattenere il respiro. Sorrido tristemente, chinandomi e depositando su di essa un casto bacio. Rimango china, alzando appena il capo ed affogando inevitabilmente in due pozze cristallini. Prima che possa dir qualcosa o capire cosa stia accadendo, Levi mi ghermisce con forza per i fianchi ed avvicina ancor più i nostri corpi, infiammandomi. Avverto il cuore pulsare febbrile in petto ed il sangue affluire nel mio basso ventre. Percepisco il respiro irregolarizzarsi e la passione infervorare. Levi mi scruta con occhi liquidi di desiderio, sfiorando le sue labbra con le mie e facendomi sospirare.

«AMBRA! LEVI!» Urla Giorgio dal corridoio, bussando con vigore alla porta della camera da letto. «Partiremo tra cinque minuti, perciò sbrigatevi!»

Levi ringhia infastidito mentre sbuffo divertita nel notare la sua irritazione a causa della seconda interruzione nell'arco di poco tempo. Lo guardo e non riesco a trattenere una risata che lo fa sospirare stanco ed allontanare. All'istante avverto freddo, ma tento di non palesarlo, poiché è dovuto unicamente alla distanza che ci separa. Diniego con forza il capo, imponendomi di rinsavire, e quando alzo il capo, noto che Levi indossa già una maglietta ed un pantalone, pronto per uscire. Si volta e mi scruta confuso, cogliendomi intenta a fissarlo. Arrossisco e lui sorride innamorato, lanciandomi delle robe morbide, che prontamente afferro.

«Ci vediamo al piano di sotto.» Dichiara con autorità.

Acconsento con un gesto deciso del capo, chiudendomi in bagno e concedendomi una doccia fredda per potermi destare completamente, mentre Levi esce dalla camera da letto. Tampono il corpo con un asciugamano, morbido e profumato, ed indosso la felpa ed il pantalone. Sistemo i capelli e sciacquo il volto per poi uscire dal bagno. Infilo le scarpe, ma, prima d'abbandonare la camera da letto, mi perdo nel contemplare il giaciglio che ha ospitato me e Levi per l'intera nottata. Ed ecco che vedo noi due lì distesi ed intenti ad amarci ancora ed ancora. Un fuoco divampa in me e le gote mi s'imporporano. Gemo frustrata e scuoto il capo con forza, uscendo dalla camera in tutta fretta. Scendo al piano inferiore e saluto i soldati che dimorano in questa casa. Indosso il cappotto ed apro il portone, dirigendomi all'esterno dell'abitazione. Senza indugio alcuno avanzo verso la macchina grigia, all'interno della quale c'è Giorgio con le mani sul volante ed un ghigno birichino stampato in volto: «Sali su che è tardi!»

«Vorrà dire che Kenny ti castrerà.» Scherzo, prendendo posto dietro di lui mentre Levi si siede accanto a Giorgio, ovvero il conducente.

«Sarà, ma comunque mi difenderò, in quanto il mio ritardo è dovuto a te e ad Ackerman. Dirò che non eravate pronti ed ancora intenti a...»

Prima dica quella parola, urlo imbarazzata: «Gio'!»

«Se non metti subito in moto la macchina, giuro che ti castrerò personalmente.» Asserisce Levi con un ghigno sadico stampato in volto.

«Vi prometto che la prossima volta non vi disturberò!» Esala, strizzando l'occhio e guidando verso la strada.

«Gio'!»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top