Sara è viva? Pt.2

Con un balzo scendo giù dalla bici, la lego ad un palo ed irrompo nella mia dimora, sbattendo il portone alle mie spalle ed arrossandomi ancor più in volto per quello che è accaduto a casa del corvino. Inevitabilmente ripenso alla discussione, alla sua inumanità ed alla mancanza di controllo, rendendomi conto soltanto ora d'aver conosciuto la parte che lui solo volle mostrarmi.

«NAT!» Urlo dalla grande sala, non ricevendo alcuna risposta.

L'ira, già bruciante nel mio spirito, divampa, facendomi gridare come una dannata senza tentare di capire dove si trovi la russa o se sia nelle condizioni di vedermi.

«NAT!»

Continuo a non ricevere risposta né odo lo scalpitio provocato dagli stivali che indossa solitamente. Ormai incapace di placarmi, artiglio con forza inaudita una sedia e la lancio contro uno dei pochi mobili della locanda, spaccando il vetro ed imprecando a gran voce. Senza riflettere né tentare di sedare la mia collera, ne ghermisco un'altra, ma, prima che possa scagliarla contro il muro, odo il ticchettio dei tacchi della russa sul pavimento. Inevitabilmente focalizzo il mio sguardo sulle scale dove noto le gemme nebulose di Natasha scrutarmi angosciate. Osservo il moto tremante delle sue labbra ed un sospiro fuoriuscire da esse mentre scende gli scalini con grazia innata e mi si accosta preoccupata. Prima che possa domandarmi cosa sia accaduto e come mai abbia perso il controllo, le rispondo anticipatamente: «Levi Ackerman.»

«Preparo una cioccolata calda.»

Natasha scuote il capo ed accenna un sorriso per poi dirigersi in cucina e preparare il lenitivo per la mia collera. Mentre la russa prepara l'intruglio fumante, prendo posto all'unico tavolo presente in stanza, incastrando tra loro le mani ed avvicinando le labbra ad esse. Inspiro profondamente e tento di non perdere il controllo, ma soprattutto di non irrompere in un pianto isterico. Percepisco tutti i muscoli tesi, le membra in fiamme ed il cuore quasi esplodermi in petto. Mi sento così piena d'ira e talmente sommersa da problemi che mi sembra d'impazzire. Porto le mani tra i capelli e gratto il cuoio capelluto, sospirando e tentando invano di calmarmi.

«Bevi o si fredderà.»

Bruscamente alzo il capo e scruto confusa la russa che è in piedi dinanzi a me con le mani chiuse in pugni sui fianchi e lo sguardo afflitto. Con un cenno del mento mi fa notare che la tazza di cioccolata calda è sul tavolo, perciò mi appresto a consumare la bevanda fumante, bruciandomi nella foga pure la lingua e maledicendo Ackerman per la mia sventura. Non appena riesco a gustarmi l'intruglio dal sapore idillico, il cuore decelera i suoi battiti ed il rossore dovuto alla collera svanisce gradualmente dal mio viso. Terminata la cioccolata calda, mi appresto ad alzarmi per lavare la tazza, ma prontamente Natasha la afferra, poggiandola nel lavello. Prima che possa dirle qualcosa, la russa si siede dinanzi a me, incrocia le braccia al petto e mi scruta con sguardo cupo: «Ti ascolto.»

Avrei dovuto aspettarmi il suo interrogatorio vista la perdita di controllo ed inoltre devo pur ripagare la cioccolata calda da lei gentilmente offertami. Inspiro profondamente, riordino i pensieri e sbotto ancora alterata: «Quel bastardo mi ha minacciata.»

«Cos'è accaduto?»

«Troverà il modo per uccidere mia sorella se non gli donerò il mio sangue.»

«Sara è viva?!» Strilla russa visibilmente scioccata. «Ne sei sicura?»

«Mi ha consegnato un fascicolo dove c'erano informazioni su mia sorella e le prove sono inconfutabili.» Le rivelo con voce incrinata, gettando la testa all'indietro e facendo collidere la schiena con la parte più alta della sedia in legno. «Non so che fare.»

«Hai già preso la tua scelta.»

L'osservo da sotto le mie folte ciglia scure, ribattendo infastidita: «Non puoi saperlo.»

«Non abbandonerai mai tua sorella nelle mani di quella bestia. Non ne saresti capace, poiché so come sei fatta.»

«Quindi sai anche della mia vendetta?»

«Non ti riterrei mia amica se non lo facessi.»

Le mie labbra s'arcuano in un ghigno che non promette nulla di buono tanto da allarmare Natasha che si accomoda meglio e mi scruta con trepidazione. Reclino il capo in avanti, così da guardarla dritto negli occhi, e le rivelo con voce roca: «Lo farò innamorare di me.»

Natasha mi guarda turbata, ma, prima che possa ribattere, concludo: «Lo spezzerò sino alla rottura così da non ricomporsi mai più. Lo distruggerò...»

«Non temi di rovinare te stessa?»

Acconsento col capo, sospirando appena: «Userò qualsiasi mezzo pur di riuscire nel mio intento.»

Per la prima volta da quando la conosco, la vedo realmente timorosa per me oltre che visibilmente turbata. So che questo modo d'agire non è da me, ma Ackerman pagherà per il male arrecato alla mia persona ed ai miei amici.

«Mi aiuterai a fuggire?» Le domando con voce rauca.

«Per andare dove?»

«A Bari, prima che Sara si svegli.»

«Scommetto che Ackerman ti ha impedito d'andarci, non è così'?»

«Non m'importa.» Sibilo alterata al ricordo delle minacce del corvino. «Non mi arrenderò e riabbraccerò mia sorella, così da confortarla e starle accanto in questo mondo. Non può svegliarsi ed essere circondata da corpi di mutati assopiti in una sala di laboratorio.»

«Verrò con te.»

Scuoto il capo con le lacrime agli occhi, mormorando: «Non ti metterò in pericolo...ancora una volta.»

«Se non mi farai venire con te, lo saprà l'intera squadra.»

«Adesso anche tu mi minacci?» Sbuffo irritata, incrociando le braccia al petto e fissandola con astio.

«Sai che è un'impresa quasi impossibile, soprattutto se sarai sola.» Esordisce afferrando le mie mani nelle sue e proseguendo con voce supplichevole. «Permettimi di venire con te.»

«Se morissi, non me lo perdonerei mai.»

«Non è così facile sbarazzarsi di me.» Sghignazza, strizzandomi l'occhio. «Allora mi permetterai di aiutarti?»

L'osservo per qualche istante per capire le sue reali intenzioni per poi sospirare ed acconsentire: «Però dovremo ideare un buon piano.»

«Sono con te.»

Prima che possa dirle qualcosa, la russa balza in piedi, sorridente e ricca di energia, accingendosi poi a lavare le stoviglie. Esigui istanti dopo mi alzo e sono pronta ad uscire dalla cucina quando mi fermo di colpo sulla soglia della porta, voltandomi e notando Natasha intenta a pulire la tazza in assoluto silenzio. Non sono ancora convinta che portarla con me sia una buona idea, poiché temo realmente per la sua vita, ma so per certo che resterà al mio fianco e mi proteggerà qualsiasi cosa accada. Natasha non è solo un'amica ma una vera sorella. La guardo grata e la richiamo con voce squillante: «Nat.»

La russa si volta con le mani ancora bagnate di schiuma, scrutandomi in attesa di una mia richiesta o una confessione.

«Non una parola con gli altri.»

«Sarà un nostro segreto.»

«Meno persone sanno, meglio è. Non voglio metterli in pericolo solo per un fine che interessa me stessa.»

«Non sarebbero d'accordo.» Ribatte decisa, sorridendomi con amarezza. «Con i membri della squadra ne abbiamo passate tante ed ora siamo una vera famiglia quindi i tuoi scopi sono anche i nostri.»

«Grazie Nat.»

La russa abbozza un sorriso per poi darmi le spalle e continuare a pulire le tazze. Sospiro sollevata e speditamente mi dirigo al piano superiore per poi gettarmi a peso morto sul letto ed addormentarmi prima ancora che me ne renda conto senza cambiarmi d'abito.

«Ambra.» Sussurra qualcuno al mio orecchio, scuotendomi per le spalle. «Ambra.»

Emetto un mugolio di disapprovazione, ma vengo mossa ancora ed ancora.

«Dobbiamo lavorare. Svegliati.»

Lentamente dischiudo le palpebre, riuscendo a mettere a fuoco soltanto dopo due gemme nebulose. Non appena comprendo cosa stia accadendo e dove mi trovi, sbadiglio e mi metto a sedere. Sospiro ancora stremata, stropicciando le palpebre ancora intorpidite: «Che ore sono?»

«Tardi visto che ho servito già il primo giro di birra.»

Acconsento distrattamente col capo, mormorando in uno sbadiglio: «Metto qualcosa di più consono per il lavoro e scendo.»

«Allora ti aspetto giù.»

Natasha mi sorride con gentilezza per poi uscire dalla mia camera da letto e permettermi d'indossare un pantalone nero ed una maglietta color prugna. Sistemo rapidamente gli indumenti sporchi nel cesto e scendo in tutta fretta al piano inferiore, notando la russa alle prese con due boccali di birra da riempiere. Prima che possa accostarmi a lei, degli uomini entrano in locanda, perciò mi appresto a farli accomodare ed annotare i loro ordini. Sia io che Natasha lavoriamo senza mai fermarci fin quando Aaron e Giorgio non irrompono nella grande sala.

«Ragazzi!» Strilla Natasha visibilmente allietata.

«Sempre occupate, mie donzelle?» Domanda retoricamente Giorgio, facendo sorridere Aaron e scuotere il capo alla sottoscritta.

«Sei il solito buffone...» Mormora la russa, ridendo divertita.

Prima che possa capire il discorso che hanno intrapreso, do loro le spalle e mi appresto a versare della birra in una grande caraffa in ceramica, adornata da strambi disegni in rosso mattone.

«Ambra!»

Sobbalzo a causa della voce acuta di Aaron, rischiando di sporcarmi con la bevanda spumeggiante. Fulmineamente ruoto il capo nella sua direzione, scrutandolo con occhi iniettati di fuoco. Prima però che possa dir qualcosa, Giorgio prende la parola: «Come mai questa sera sei così silenziosa?»

Dischiudo le labbra, ma la russa mi precede, difendendomi e restando sul vago: «Non è serata.»

I nostri due amici mi scrutano per una conferma che accenno con un gesto rapido del capo per poi dirigermi tra i tavoli e servire i clienti. Non appena torno al bancone, odo la voce di Giorgio: «Per caso Ambra ha il ciclo?»

Natasha lo fulmina con lo sguardo, ma quest'ultimo peggiora la situazione con un'ulteriore obiezione: «È incinta!»

«Impossibile. Le manca la materia prima.» Sghignazza la russa, guardandomi divertita.

«Te la potrei trovare visto che ci sono tanti bei maschioni qui in giro!» Grida Giorgio tra una risata e l'altra.

«È meglio che serva i clienti...» Sussurro esilarata, scuotendo il capo.

Ghermisco le due brocche piene di birra mentre alcuni clienti si voltano per capire il motivo delle urla del mio amico e le bizzarre esclamazioni di quest'ultimo. Mi fermo e rifletto un attimo su quanto stia accadendo, retrocedendo e posizionandomi dinanzi a Giorgio. Gli sorrido sinistramente e con un gesto fulmineo gli verso entrambe le caraffe in testa, facendo esplodere nella grande sala una risata generale. I clienti fischiano e battono le mani divertiti dalla circostanza mentre il malcapitato mi scruta confuso. Natasha sospira esilarata ed Aaron consiglia Giorgio di star zitto con un solo sguardo. Poggio le caraffe sul tavolo e mi rivolgo al mio amico completamente zuppo di birra: «Sali al piano superiore con Nat. Ti darà il cambio.»

«Che dolce bambina!»

Ghermisco ancora la caraffa e Giorgio chiede venia, nonostante continui a dire idiozie, ma alla fin fine è di lui che stiamo parlando. Sin dalle superiori lo si riconosceva dal suo modo bizzarro di porsi e l'interminabile dose di energie che lo contraddistinguono. Sospiro esasperata, minacciandolo con voce grave: «Vai via prima che ti affoghi nella birra.»

«Sei incredibile.» Asserisce la russa compiaciuta.

«Voi due mi fate paura.» Mormora Aaron alquanto turbato.

«Concordo.» Conferma Giorgio.

«Non ti conviene continuare a parlare.» Lo ammonisco con sguardo omicida. «Ed ora sparisci da qui.»

Prima che possa ucciderlo con le mie stesse mani, Natasha lo trascina al piano di sopra mentre il nostro amico continua inutilmente a discutere. Scuoto il capo divertita, permetto ad Aaron di restare e proseguo con il lavoro sino alle 2:30. Mentre sto serrando il portone, un uomo incappucciato sfreccia ed irrompe all'interno della locanda. Inevitabilmente Aaron e Giorgio scattano in piedi nello stesso istante in cui Natasha assume una posizione d'attacco, avendo notato la divisa dell'uomo. Prima che qualcuno possa colpirlo, lo sconosciuto si palesa, facendo calmare subito gli animi terrificati dei miei amici e confermandomi la sua identità: «Nick gli hai spaventati.»

L'amico di mio padre scrolla le spalle e saluta i presenti mentre serro l'entrata: «Perdonatemi per l'irruzione.»

«Perché sei qui?»

«Da domani alle 9:00 dovrete cominciare l'addestramento per la Legione Esplorativa.»

«Domani?!» Urliamo all'unisono alquanto turbati.

Nick acconsente e prontamente Aaron gli domanda: «Dove si terrà?»

«Nella base vicina alla casa della Grey. Dista circa una decina di minuti di macchina da qui.»

«Non può andare meglio di così.» Sibilo alterata, incrociando le braccia al petto e sbuffando innervosita.

«Non ho potere decisionale.» Mi rimprovera Nick. «Perlomeno sarò il vostro istruttore.»

«Finalmente una buona nuova!» Esulta Giorgio.

«E mille disgrazie pronte ad attenderci.» Ribatte la russa.

«Che positività!» La stuzzica Aaron, indispettendola.

«Da che pulpito.» Ringhia Natasha, fissandolo con aria omicida.

«Non abbiamo scelta, perciò guardate il lato positivo, ovvero che vi addestrerò personalmente.» Dice Nick, tentando di consolarci.

Esigui istanti dopo smettiamo di discutere sia per la stanchezza che per l'impossibilità di trovare un'immediata soluzione. Nick rifiuta la birra che gli offro, dovendo tornare subito a casa per recuperare le energie e riflettere su quanto decretato. In effetti dopo una decina di minuti anche Aaron e Giorgio vanno via, permettendo sia a me che alla russa di riposarci dopo un'interminabile nottata. Stancamente saliamo le scale, ci auguriamo buona notte ed entriamo nelle rispettive camere da letto. Non appena chiudo la porta alle mie spalle, mi spoglio in tutta fretta ed indosso il mio pigiama turchese per poi gettarmi a peso morto sul letto. Inspiro stancamente l'aroma sprigionato dalla biancheria pulita, rilasso i muscoli per poi crollare in un sonno profondo.

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