Nuovi allenamenti
Il mattino seguente mi desto prima che la sveglia possa distruggere il mio sonno rigenerante, stiracchiandomi e compiendo qualche passo nella mia stanza. Sbadiglio e stropiccio le palpebre quando un'idea malsana sfiora la mia mente. Le mie labbra s'arcuano in un ghigno e gl'occhi s'illuminano d'una luce sinistra. Sguscio fuori dalla mia camera da letto, scivolando in quella della russa ed avvicinandomi al suo giaciglio con passo felpato. Natasha dorme profondamente tanto da mugugnare nel sonno lemmi sconnessi. Accosto con attenzione il mio volto al suo per poi urlare nell'orecchio: «SVEGLIA!»
Natasha sobbalza e cade dal letto, sbarrando le palpebre e mormorando ingiurie contro di me, mentre tento in tutti i modi di non irrompere in una risata di pancia. La russa mi scruta, facendo trasparire l'omicidio da tutti i pori, e corruccia la fronte per poi discendere dal materasso ed avvicinarsi con aria predatoria. Lentamente il mio sorriso svanisce, ma non ho il tempo per replicare ed inventare una scusa plausibile che Natasha balza in avanti, dando avvio ad una corsa senza eguali. Mi precipito al piano inferiore e tento di chiudermi in cucina, ma prontamente pone il piede destro tra il grande asse in legno e l'uscio. Le mie labbra si schiudono ed un strillo di negazione fa sorridere la mia amica. Istintivamente mi accosto al tavolo ed artiglio una sedia, usandola come scudo. Natasha inarca un sopracciglio e reprime a stento una risata, indicando la mia arma: «Credi davvero di potermi fermare con quella?»
«Non ho molta scelta visto il luogo dove ci troviamo.»
«Peccato...per te.»
Prima che possa replicare, Natasha annulla la distanza che ci divide, ghermendo la sedia e dando origine ad una contesa, vinta poi da lei. Non appena mi disarma, si scaglia su di me, tirandomi per un orecchio e facendomi mugugnare per il dolore: «Perché? Quali problemi ti affliggono?»
«Nessuno.»
La russa scrolla le spalle e mi libera dalla sua presa, ottenendo da parte mia uno sguardo omicida ed un risposta dall'ironia sinistra: «Potrei rimediare ai tuoi disagi.»
Natasha compie un passo verso di me, facendomi indietreggiare e sorridere intimorita tanto da concludere rapidamente: «Comunque credo d'aver imparato la lezione.»
La russa mi analizza scettica per poi sospirare: «Non ti uccido solo perché la tua sveglia ha un movente valido, giusto?»
Acconsento col capo, riflettendoci su e domandando imbarazzata: «Qual è?»
Natasha si schiaffeggia teatralmente la fronte, facendo luce sulle mie reminiscenze: «Questa mattina dovremo andare alla base, perciò ritieniti fortunata.»
Annullo ancora una volta la distanza che separa i nostri corpi, schioccandole un sonoro bacio sulla guancia. Esigui istanti dopo stringiamo la tregua, consumando insieme la colazione e docciandoci l'una dopo l'altra senza perder tempo. Dopo aver terminato di lavarmi, mi dirigo in camera da letto così da indossare una maglietta bianca a mezze maniche, un leggins nero ed un paio di scarpe da ginnastica. Prima d'abbandonare la stanza, afferro una felpa rossa con la cerniera per poi scendere di corsa al piano inferiore. Lancio un rapido sguardo alla grande sala e, non notando al russa, grido istericamente: «Nat!»
«Arrivo!»
Dopo pochi minuti la russa fa la sua comparsa, sorpassandomi ed artigliando le chiavi della macchina. La seguo ed insieme usciamo dalla locanda. Senza perder tempo prendiamo posto nella vettura così da dirigerci verso la meta prefissata ed infatti poco dopo scorgiamo la mastodontica villa della Grey che si erge in tutta la sua imponenza. Non riesco a reprimere il disgusto, in quanto quell'edificio mi ricorda il giorno che rividi Ackerman dopo mesi. L'immagine di lui seminudo e lei con indosso una biancheria del tutto irrisoria mi fa accapponare la pelle ed arrossire per la collera. Inoltre mi sembra ancora di sentire le urla della Grey, ma, prima che perda completamente la ragione, scuoto con forza il capo. Il mio gesto, rapido e violento, attira l'attenzione di Natasha, che, nonostante stia guidando, se ne accorge: «Secondo me se la scopa e basta.»
Le mie labbra s'arcuano in un sorriso derisorio, tentando invano di non pensare a loro due insieme: «Nat ti prego di rivedere il tuo vocabolario...»
«Non ti conviene rimproverarmi, poiché son certa che in futuro gli sputerai addosso ingiurie molto peggiori delle mie.»
Sospiro ed acconsento sconfitta, in quanto lo insulterò pesantemente non appena avrò l'occasione di discutere ancora con lui. Natasha non mi dice più nulla sin quando non giungiamo in una base non molto grande, ma, nonostante ciò, continua a scrutarmi angosciata. Cerco di non badare alla sua apprensione e mi concentro nell'analisi del loco dove ci troviamo. La base è rettangolare ed ha un'area che non supera di certo il kilometro quadro, presentando alte mura grigie e quattro palazzine di controllo. Inoltre vi sono due grandi portoni, composti entrambi da due ante ed uno opposto all'altro. Le finestre sono numerose, piccole e quadrate mentre il suolo non è cementato, ma naturale e granuloso.
«Ackerman non la ama.»
Mi desto dall'analisi del loco, guardando la russa col sopracciglio alzato ed incrociando le braccia al petto.
«Parlo della Grey.» Si appresta a specificare. «Ackerman non la ama.»
«Ne sono consapevole.»
Natasha parcheggia, sterzando bruscamente e facendomi sbattere la tempia contro il finestrino. Gemo per il dolore e la scruto indispettita quando i suoi occhi m'inceneriscono, facendomi spiegare con rapidità: «Ackerman è capace d'amare solo se stesso e nessun altro, poiché è opportunista, meschino e vile. Non s'interessa del prossimo né pensa a cosa possa provare.»
«Credo sia quello che voglia mostrare.»
La fisso arcigna e sbuffo irritata: «Adesso lo difendi pure tu?»
«Per quanto possa odiarlo ed incolparlo, non posso giudicarlo. Non so cosa sia realmente accaduto quel terribile giorno né conosco il suo passato. Nonostante ciò, ti assicuro che il trascorso di una persona è essenziale per comprenderla, in quanto è un'arma, uno scudo. Il passato forgia l'uomo, celando all'altro le ferite e le paure.»
«Perché dirmi questo ora?»
«Temo per te, poiché Ackerman è rotto dentro, marcio come pochi e tu, pura come nessun altro, verrai distrutta dalla terribile realtà. Lui è perso e, se non starai attenta, ti condurrà al suo stesso tragico destino.»
«Non posso allontanarmi da lui sin quando non avrò la mia vendetta. Voglio vedere dolore, quello vero, nei suoi occhi. Voglio che provi quello che ho provato io. Voglio che soffra.»
«Non farlo.»
Scuoto debolmente il capo, ammettendo amareggiata: «Se non lo facessi, lo rimpiangerei per il resto della vita.»
«Forse non capisci...così non ne avrai più una!»
«Mi spiace Nat.»
Prima che possa ribattere, apro con celerità la portiera e scendo dal veicolo, ormai divenuto un loco d'interrogatorio. Immediatamente Natasha copia il mio stesso atto così da circoscrivere la vettura e fermarsi dinanzi a me, intralciandomi la strada e fissandomi negli occhi: «Sta' attenta.»
Acconsento con un gesto rapido del capo e sussurro stanca: «Te lo prometto.»
La russa mi scruta circospetta, ma, non notando alcun sintomo di menzogna, mi si accosta ed insieme avanziamo all'interno della base. Non appena superiamo la grande porta, domandiamo a dei soldati dove si trovi il signor Foster e quasi subito riceviamo un'indicazione. Dopo averli ringraziati, c'incamminiamo lungo la strada da loro consigliataci per poi fermarci dinanzi ad una porta verdone. Senza perder tempo bussiamo ed interrompiamo l'atto soltanto quando udiamo una voce maschile che c'incita ad entrare. Lancio un rapido sguardo alla russa per poi abbassare la maniglia ed irrompere nella grande stanza, dove ad attenderci ci sono Giorgio, Aaron e Nick. L'uomo dalla pelle scura, ovvero l'amico di papà, ci scruta arcigno, rimproverandoci con voce gutturale: «Siete in ritardo.»
«Perdonaci, ma questa mattina non ho sentito la sveglia.» Mento, avvertendo lo sguardo esterrefatto di Natasha.
«La prossima volta non sarò clemente.»
«Grazie Nick.»
Il nostro nuovo istruttore acconsente decisamente col capo per poi ordinare: «Disponevi in cerchio al centro della stanza.»
Nessuno ribatte, azionando secondo il volere di Nick, per poi udire ancora una volta la sua voce grave: «Combatterete due a due: Aaron con Ambra e Natasha con Giorgio.»
«Perché devo lottare con lui?» Sbuffa la russa visibilmente indispettita.
«Perché è un ordine e non una scelta.» Tuona Nick alquanto alterato.
«Tranquilla lupacchiotta, non ti romperò nemmeno un'unghia.» La scimmiotta Giorgio.
«Giuro che ti disintegro.» Ringhia Natasha, serrando la mascella e le mani in forti pugni.
«Perfetto!» Esclama Nick divertito. «Ora cominciamo l'allenamento.»
Subito Natasha e Giorgio si fanno da parte, prendendo posto in un angolino insieme al nostro istruttore, mentre io ed Aaron ci sistemiamo al centro della stanza. Studio il mio nemico, notando turbata la sua afflizione però, non appena incrocia il mio sguardo, si desta e domanda eccitato: «Paura Lamberti?»
«Mai quanto te, Riva.»
Entrambi accenniamo piccoli passi circolari mentre analizziamo a vicenda il moto dell'altro senza accennare alcun tipo d'attacco tanto da far tuonare Nick: «COMBATTETE!»
L'urlo del nostro istruttore scuote Aaron così violentemente da farlo scagliare contro di me ad una tale velocità da non permettermi di difendermi dal suo attacco. Inevitabilmente incasso la ginocchiata in pieno addome, mozzandomi il fiato e facendomi piegare in due per il dolore. Nonostante mostri evidente sofferenza, Aaron non si ferma e continua a colpire il mio fianco destro con forti pugni per poi far leva con il suo ginocchio dietro il mio. Crollo a terra mentre il sudore imperla il mio corpo, facendo aderire la maglietta al busto ed alcune ciocche di capelli alla fronte. A causa dell'incitamento di Nick, Aaron non si ferma neppure ora, ma, prima che possa colpirmi ancora, con uno scatto di gambe ed addominali bassi mi alzo da terra. Il mio amico si blocca, incredulo della mia agilità dopo aver incassato tutti quei colpi ed è proprio grazie al suo intontimento che riesco a colpirlo con un montante sotto il mento. All'improvviso percepisco l'adrenalina scorrermi nelle vene, il cuore pulsare elettrizzato e le membra tremare per l'eccitazione. Non perdo tempo né gli do modo di capire cosa stia accadendo, assestandogli un calcio laterale al fianco ed un gancio destro sul naso. Aaron indietreggia traballante, portandosi la mano sinistra sul volto e guardandomi sotto shock. Sangue, caldo e denso, fuoriesce dalle sue narici, macchiandogli le labbra, il mento e la maglietta. All'istante, la forza che circolava nel mio corpo, si dissipa, dando spazio unicamente alla preoccupazione. Non riesco a muovermi, poiché mai avrei pensato di ferire realmente un mio amico. Avverto Giorgio e Natasha corrermi accanto e prestare soccorso ad Aaron mentre Nick mi si affianca. L'uomo dalla carnagione scura mi scruta impensierito, scuotendomi con vigore per le spalle ed ordinando con voce grave: «Torna tra noi...Ambra.»
Lo fisso con sguardo assente mentre la mia mente continua a mostrarmi la figura di Aaron, dolente e sanguinante a causa mia. Non ho dosato la forza ed ho creduto di dover lottare realmente con un nemico, perciò l'ho ferito. Sono io...sono sempre io a non capire, a non gestire quello che possiedo.
«Ambra.» Tuona Nick, schiaffeggiandomi ed ordinandomi con angoscia: «Riprenditi.»
Indietreggio e lo fisso con le lacrime agl'occhi, avendo compreso soltanto ora la gravità del mio atto. Non voglio crollare dinanzi a lui, perciò gli do le spalle e con rapide falcate raggiungo i miei amici. Avverto lo sguardo triste Giorgio e quello altero di Natasha, ma non li presto attenzione, afferrando ed accarezzando con delicatezza la mano libera di Aaron.
«Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto.» Ammetto con voce incrinata. «Mi sono lasciata accecare dalle cattive sensazioni e dall'adrenalina.»
«Allora mi farai pagare la birra per un mese.» Ribatte Aaron, scrollando le spalle.
Non appena comprendo il significato delle sue parole, sorrido allietata, domandando speranzosa: «Mi perdoni?»
Aaron acconsente per poi asserire: «Sappi però che la prossima volta non mi limiterò a tirarti un misero calcio nell'addome durante l'allenamento.»
Scuoto il capo in assenso quando Nick mi richiama: «Portalo in infermeria così da capire se il naso sia rotto o meno.»
«Subito.»
«Natasha e Giorgio.» Tuona Nick, chiamandoli all'appello: «Tocca a voi combattere e spero vivamente che non facciate la stessa fine di Aaron.»
M'irrito, arricciando le labbra in una smorfia, ed abbandono la stanza con il moribondo al mio fianco. Avanziamo nei corridoi, pullulanti di uomini in divisa, per poi giungere finalmente in infermeria, non prima però di perdere la via per ben due volte. Ad accoglierci nella stanza bianca c'è una quarantenne con indosso un paio di occhiali neri così grandi da toccarle quasi la punta del naso aquilino. Senza perder tempo le spiego la dinamica dei fatti e come Aaron si sia conciato in quel mondo, ricevendo da parte della donna uno sguardo obliquo. La dottoressa non mi risponde, riflettendo silenziosamente sul da farsi, per poi invitare Aaron ad accomodarsi sulla barella. Dopo averlo visitato con attenzione, la donna in camice si lascia cadere sulla sua poltrona, sospirando e richiamando entrambi ad ascoltarla. C'informa che il naso non è rotto, nonostante Aaron abbia comunque subito un pugno così forte da rompergli qualche capillare, generando di conseguenza una piccola emorragia. Non appena comprendiamo la nuova, ci guardiamo sollevati. Prima però che possiamo ringraziarla, la dottoressa si avvicina ancora una volta ad Aaron e gli imbratta il naso con una crema, giallognola e puzzolente, per poi tappare la narice con dell'ovatta. La donna in camice dà le spalle al moro, prendendo posto alla scrivania ed annotando su un bigliettino alcuni medicinali, stappandolo e consegnandocelo. Aaron mi si affianca ed insieme ringraziamo la dottoressa per poi uscire dall'infermeria e dirigerci verso il loco dove si stanno allenando gli altri della squadra. Mentre avanziamo lungo il corridoio, Aaron mi domanda senza timore alcuno: «Quando mi hai colpito...credevi avessi davanti Ackerman?»
Un brivido mi fa tremare, costringendomi a fermarmi e fissare incredula il mio amico. Aaron, notando l'espressione sul mio volto, tenta di giustificarsi, facendomi irrompere in un riso allegro: «No, no. Certo che no. Se fossi stato Ackerman, ti avrei ucciso quindi ritieniti fortunato.»
Noto il petto del moro abbassarsi ed un sospiro di sollievo fuoriuscire dalle sue labbra. Aaron si schiarisce la voce e domanda divertito: «Allora chi volevi colpire? Mi rifiuto di credere volessi farmi del male.»
Un sorriso birichino s'allarga sul mio viso, ma, nonostante ciò, non gli rispondo. Mi volto e proseguo spedita verso il loco dove vi sono gli altri membri della squadra. Nello stesso istante in cui entriamo nella stanza, udiamo un tonfo e notiamo Giorgio, dolente e disteso sulla schiena, mentre Natasha lo guarda vittoriosa. Come se ciò non bastasse, la russa s'inginocchia ed assesta un potente gancio sotto il mento del nostro sventurato amico. Istintivamente mi massaggio sotto il labbro inferiore, provando dolore io stessa nell'osservare la scena. Aaron chiude la porta alle nostre spalle intanto che Nick applaude compiaciuto, avvicinandosi ai due combattenti: «Natasha si è battuta bene mentre tu devi migliorare e convincerti che le arti marziali un giorno o l'altro ti salveranno la vita.»
Giorgio si siede sofferente, scrollando le spalle ed incrociando le gambe: «Sarà, ma sono negato.»
Nick diniega col capo, ma, prima che possa ribattere, nota che sia io che Aaron siamo tornati. Celermente ci richiama e domanda con apprensione: «Quali nuove?»
«Fortunatamente non mi ha rotto il naso ma soltanto qualche capillare.» Spiega il moro, scrutandomi di sottecchi.
«Tutta suo padre...» Sorride Nick con malinconia per poi battere le mani e concludere con voce grave: «Per oggi basta così. L'allenamento è terminato.»
«Di già?» Chiede Giorgio lecitamente.
«Come prima volta bastano ed avanzano due ore di lotta.» Ribatte Nick, puntualizzando e fissando con più intensità me e Natasha: «Domani qui alla stessa ora.»
«A domani.» Rispondiamo all'unisono.
Senza perder tempo prendiamo le nostre felpe ed usciamo rapidamente dal plesso, dirigendoci insieme verso le rispettive auto. Prima però di dividerci, Giorgio ci richiama, domandando speranzoso: «Ci vediamo stasera alla locanda?»
«Certamente!» Esclama Aaron, cingendo le spalle dell'amico ed attirandolo a sé. «Ambra mi deve bevute gratis per un mese.»
«Come prego?» Strilla Natasha, voltandosi nella mia direzione e scrutandomi con occhi fiammanti.
«Dovevo pur farmi perdonare in qualche modo.»
«Ti ci vorrà ben più per farti scusare dalla sottoscritta dopo aver offerto una cosa del genere a quel primate.»
«Ti ricordo che sono qui e che ti sento.» Sibila Aaron, ferito nell'orgoglio.
«È proprio quello che voglio.»
Prima che Natasha ed Aaron diano inizio ad una disputa, insulsa ed infantile, la trascino in macchina, salutando sbrigativamente gli altri due. Ovviamente la russa mi riversa la sua frustrazione sin quando non giungiamo a casa. Non appena parcheggia, sfreccio in locanda e corro al piano superiore. Irrompo nella mia camera da letto, artiglio il cambio e mi chiudo in bagno, docciandomi con acqua calda. Dopo aver terminato di lavarmi, indosso qualcosa di caldo ed accogliente,in quanto il freddo d'ottobre già s'avverte. Auguro un buon riposo alla russa per poi entrare in camera mia e lanciarmi a peso morto sul morbido letto. Inspiro il profumo fruttato delle lenzuola, addormentandomi prim'ancora di rendermene conto.
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