Lies

Poggio stancamente il capo contro il finestrino, sospirando a fatica ed incrociando le braccia al petto. Osservo il moto, caotico e disordinato, dei gabbiani in cielo mentre la superficie cristallina s'increspa al guizzare dei pesci ed a causa della fresca brezza. Mi perdo nella contemplazione dello spettacolo naturale, rendendomi conto d'esser arrivata a destinazione soltanto quando Hanji mi richiama. Sobbalzo sovrappensiero e lancio un rapido sguardo all'orologio da polso della scienziata, che segna le 13:45. Rapidamente scendo dall'auto, chiudendo con vigore la portiera alle mie spalle e bofonchiando con voce grave: «Grazie per il passaggio.»

«Ambra aspetta!» Urla Hanji, sbucando con la testa dal finestrino. «Io...»

Accelero la mia andatura, entrando nella locanda e sbattendo con forza la porta alle mie spalle. A causa dell'eccessiva irruenza il boato si è propagato nell'intero plesso, destando la russa e facendomi pentire dell'atto compiuto. Prima che possa mettermi in salvo, Natasha sbuca dalla cucina e mi scruta con cipiglio. A capo chino la supero e mi dirigo speditamente verso il frigo, preparando un panino con il prosciutto e percependo la sua tensione. La russa tenta di richiamarmi e chiedere spiegazioni quando qualcuno bussa con forza al portone: «Aspettami qui. Vedo chi è e torno subito.»

Percepisco il suo sguardo bruciarmi la schiena, ma, nonostante ciò, non le do conferma, continuando a farcire il panino. Non appena esce dalla cucina, sgattaiolo via anch'io da qui, afferrando nella fuga anche una bottiglia d'acqua. Avanzo con la schiena inarcata, la bottiglia sotto il braccio ed il panino in mano verso la scala quando Hanji urla dal portone: «Ambra!»

Le lancio un rapido sguardo, tanto per confermare la posseditrice della voce, per poi correre su per le scale. Lungo la breve fuga odo le voci delle mie due amiche, ma non presto ascolto ai loro richiami, serrandomi in camera ed accasciandomi stancamente contro la porta. Lascio la bottiglia la mio fianco ed addento con foga il panino, strozzandomi non appena Natasha ed Hanji colpiscono con forza lo sventurato asse in legno. Mi pregano d'uscire e discutere con loro, ma non rispondo sin quando non termino il mio pranzo e bevo mezza bottiglia d'acqua. Poiché le mie due folli amiche non hanno smesso di colpire la porta né sono andate via, inspiro profondamente e rispondo con irritazione: «Non ho voglia di parlare.»

Odo il sospiro della scienziata e la sua voce incrinata: «Non pensavo che lui...mi dispiace.»

Gemo per la frustrazione e mi maledico per averla tratta male, in quanto non è lei il fulcro dei miei dolori. Diniego il capo con forza e rispondo con calma: «Non è colpa tua, ma...ora come ora non ho intenzione di nominarlo e raccontare quanto accaduto.»

«Invece tu ora uscirai da lì dentro e mi spiegherai tutto.» Ringhia Natasha, calciando la porta.

«Nat, ti scongiuro.» La supplico con voce incrinata. «Ti prometto che ti racconterò ogni cosa, ma non ora, non oggi.»

«Ambra...»

«Nat, ti prego.»

Odo il suo sospiro e percepisco la sua resa, confermata poco dopo dalle sue parole: «Sia, ma per qualsiasi cosa io ed Hanji siamo giù.»

«Vi ringrazio.»

Poiché la conversazione decade, esigui istanti dopo vanno via, lasciandomi sola e prestando ascolto alla mia volontà forse per la prima volta. Sono molto riconoscente ad entrambe, in quando sto per irrompere in un pianto nervoso e non voglio farmi vedere vulnerabile, non ancora. Con forza ghermisco la bottiglia, bevendo avidamente l'acqua calda, per poi alzarmi e gettarmi stancamente sul letto. Mi stendo supina e ripenso a quando accaduto, tornando ad essere quella di un tempo e soffrendo in silenzio. Lascio che le mie gote vengano bagnate da lacrime amare dopo mesi ed il cuore pulsare febbrilmente in petto per il dolore. Un singhiozzo fuoriesce dalle mie labbra, seguito poi da altri, ed inevitabilmente annaspo per un'agonia non fisica. Ancora una volta mi sento usata, ferita ed umiliata. Mi domando come abbia fatto e come faccia ad amare una persona così ignobile. Con un gesto, rapido e folle, ghermisco il cuscino, tempestandolo di pugni e stringendolo forte a me. Soffoco i gemiti e le grida d'ira contro il guanciale, venendo travolta dall'oscurità ed affondando in un mondo che non sa di sogno. Mi desto quando odo una voce maschile al mio orecchio e delle mani, grandi e calde, scuotermi con gentilezza per la spalla: «Ambra svegliati.»

Mormoro lemmi incomprensibili, dando le spalle a colui che è riuscito ad entrare in camera, quando realizzo d'aver serrato la porta a chiave. Balzo sul letto, sbatto nevroticamente le palpebre e fisso incredula due gemme, preoccupate e tristi, di color cioccolato. Un'improvvisa fitta d'angoscia e dolore mi spezza il respiro, facendomi irrompere in un pianto disperato tra le braccia del moro inizialmente sorpreso. Il mio amico mi stringe a sé, cullandomi ed accarezzandomi la schiena, e mi sussurra con voce calda: «Andrà tutto bene, Ambra. Andrà tutto bene, vedrai.»

«Aaron, io...io...sono così stupida! Perché continuo a fare errori? Perché mi fido sempre delle persone sbagliate?»

«Il cuore è l'arma più potente che possa esistere. Oltre a donarti la vita, te la toglie.» Mi consola con gentilezza. «Siamo esseri umani e compiamo continui errori, perciò dimmi cos'è successo.»

Mi rannicchio maggiormente contro il suo petto, meravigliandomi di trovare conforto solo tra le sue braccia. Sento che al momento sia l'unico realmente capace di capirmi, perciò mi scosto, asciugo con rapidità le lacrime con il dorso della mano e tiro su col naso. Inspiro profondamente, riordino le idee e gli racconto quanto accaduto tra gemiti e pianti. Inutile dire che, non appena termino di rivelargli il terribile episodio, Aaron mi scruta furioso, ringhiando fuori di sé: «Giuro che questa volta lo ammazzo!»

«Apprezzo il tuo gesto, ma saresti tu a perdere. Alla fine sono solo sentimenti.»

«Solo? Le tue emozioni sono talmente forti da poterti distruggere se lui non rimedierà subito. Sai bene che non ho avuto una vita facile e che ho sbagliato tante volte, ma ci sono state persone, come te, che mi hanno accettato per quello che sono. Devi cercare qualcuno che t'ami e non usarti come fonte di nutrimento.» Asserisce con furore, prendendomi per mano e trascinandomi con sé fuori dalla mia camera. «Vieni con me.»

Non gli domando cos'abbia in mente, poiché ora come ora peggiorerei soltanto al sua ira. Lo seguo senza protestare sino a giungere sul terrazzo, rabbrividendo per la brezza notturna ed inspirando a piedi polmoni l'odore di salsedine. Mi stringo nelle spalle e prendo posto sul cornicione accanto ad Aaron per poi rivolgere i miei occhi arrossati verso il manto stellato. Serro le palpebre e regolo l'atto respiratorio, reclinando il capo all'indietro e godendo del momento di quiete.

«I feel my pain like I'm gonna die

I'll take more xan

takes me out of my mind

numb my thoughts cause I want feel high

one more chance kill them in a vibe

Dischiudo le palpebre e guardo il mio amico che canta con l'anima mentre osserva con occhi, tristi e spenti, un punto indefinito nel cielo notturno. Lo ringrazio mentalmente e sorrido felice, serrando ancora una volta le palpebre e beandomi della sua voce, incredibilmente melodiosa.

«I hate all the people cause they're immoral inside

got my friends on my side

but more sabbing behind.

Ask me if I'm all right

how I can be all right

if we live in a lie

If we live in a lie

yes we live in a lie

how I can be fine?

I'll take more xan

takes me out of my mind

numb my thoughts cause I want feel high

one more chance kill them in a vibe.

I hate all the people cause they're immoral inside

got my friends on my side

but more sabbing behind.

Ask me if I'm all right

how I can be all right

if we live in a lie

If we live in a lie

yes we live in a lie

how I can be fine?

No I can't be fine in your lies

Lascio che le ultime parole cantate echeggino ancora per qualche istante per poi dischiudere le palpebre e fissare turbata il viso, stanco ed addolorato, del moro. Aaron continua ad ammirare nostalgico il cielo stellato, permettendomi d'asciugare una lacrima ribelle con il dorso della mano. Lentamente mi accosto a lui, avvertendo il suo sguardo stranito e mormorando con il sorriso sulle labbra: «Mi sono emozionata.»

«Davvero?»

Acconsento decisamente col capo, spiegando con gaiezza: «La tua canzone mi ha fatto ricordare un vecchio film dove nella scena finale il protagonista veniva ripreso di spalle dinanzi ad una città devastata senza mai arrestare la sua avanzata. Tristezza e paura mi hanno trafitta, ma la luce della speranza, per quanto possa essere lontana e faticosa da raggiungere, mi ha spinto a sorridere ed a credere in un miracolo.»

«Sono sorpreso.»

«Da cosa?»

«Parte di quelle emozioni le ho provate mentre composi la canzone e sono contento di esser riuscito a trasmetterle ma...»

«Ma?»

«Tu le hai amplificate, dando loro un senso più profondo.»

Gli sorrido, grata e felice, per poi poggiare stancamente la testa sulla sua spalla e mormorare appena: «Qual è il titolo?»

«Lies.»

«Sono stregata dalla tua opera tanto da non riuscire a descriverla a parole.»

«Grazie per il complimento e per esser sempre stata al mio fianco. Sin dal liceo mi hai sempre supportato ed incoraggiato, invogliandomi a non cedere mai e proseguire per la mia strada. Se non erro questa canzone te la cantai già allora e ti piacque sin da subito.»

«Davvero? Non ricordo.»

Aaron si mostra fintamente offeso per poi irrompere in una risata gioiosa, travolgendo pure me. Sospiro stancamente e poggio ancora una volta la testa sulla sua spalla, richiamandolo con voce appena udibile: «Aaron come sei riuscito ad entrare in camera mia? L'avevo chiusa a chiave.»

Il moro si gratta nervosamente il capo, ghignando ed ammettendo un po' imbarazzato: «Sono stato aiutato.»

Inevitabilmente mi drizzo sulla schiena, metto poca distanza tra noi e lo scruto con cipiglio, mormorando con gli occhi ridotti in due fessure: «Spiegati meglio.»

«Natasha ed Hanji erano preoccupate per te così hanno chiamato il sottoscritto per consolarti.» Rivela fiero di sé, rivolgendomi un sorriso gentile. «A quanto pare ci sono riuscito.»

«Idiota.» Sussurro allietata, domando incuriosita: «Come sei riuscito ad entrare in camera mia?»

«Natasha ha usato una graffetta rovinata per aprire la porta, oltre che alla sua esperienza in campo.»

«Metodo vecchio ma efficace.»

«Son rimasto sorpreso anch'io, in quanto di solito i suoi modi sono alquanto discutibili.»

Acconsento divertita, avvicinandomi a lui e posando nuovamente la testa sulla sua spalla. Reclino il capo ed ammiro il cielo notturno, soffiando appena: «Aaron...grazie per esserci.»

«Non è nulla per i veri amici.»

Ringrazio Dio per avermi concesso d'avere al mio fianco una persona, buona e fidata, come Aaron e per averlo messo sulla mia strada. Il nostro passato è completamente differente,ma, nonostante ciò, non possiamo far a meno di contare l'uno sull'altro,soprattutto nei momenti di difficoltà. Sono grata per aver trovato non solo lui, ma anche Hanji, Giorgio e Natasha sul mio cammino, oltre che a Nick.Sospiro allietata e mi perdo nell'ammirare lo spettacolo notturno, concedendomi un momento di quiete e serenità insieme ad Aaron.

Guyz ATTENZIONE ❗❗❗ "Lies" esiste veramente ed è una canzone incredibile. A me ha ispirato molto e fatta piangere (cosa più unica che rara) perciò vi consiglio di andarla ad ascoltare. Inoltre il ragazzo che l'ha scritta è un vero genio nello scrivere canzoni e suscitare emozioni. Vi consiglio di darci un'occhiata.

Detto ciò...che ne pensate del capitolo? Commentate e scrivetemi la vostra...noi ci vediamo al prossimo capitolo😘😘

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