JP

Il mattino seguente mi sveglio avvolta tra le braccia possenti del corvino, con le gambe incrociate alle sue ed il capo sul suo cuore, che pulsa ritmicamente. Sospiro, gaia e riposata, mugolando e beandomi ancora qualche istante del calore che provo. Mi muovo con calma ed alzo il capo, venendo intrappolata inevitabilmente da due gemme nebulose. Levi, ancora assonnato, mi guarda con brama per poi avvicinare il mio volto al suo e baciarmi con bisogno. Le nostre labbra s'incastrano perfettamente, permettendo ai nostri animi d'incontrarsi ancora. Mi stendo su di lui ed affondo le mani nei suoi capelli corvini, baciandolo con più desiderio tanto da farlo gemere. Sorrido compiaciuta, facendo collidere ancora le nostre labbra quando Kenny bussa con forza alla porta, urlando di sbrigarci, in quanto sono già le 11:00 e gli altri ribelli sono riuniti in piazza con indosso le rispettive divise verdoni. Levi mugola infastidito mentre mi alzo e lo tiro a me. Lo bacio ancora per poi affrettarmi ad indossare la mimetica di mio padre, ricucita su misura da un'anziana del posto. Se proprio devo indossare una divisa per la guerra, voglio che sia quella dell'uomo che è morto per salvarmi. Non appena terminiamo di vestirci, usciamo di casa e ci dirigiamo in piazza, ma, prima di poterci avvicinare ai nostri amici, Kenny prende parola.

«SIAMO TUTTI QUI RIUNITI PER VENDICARE LA MORTE DI CARI ED AMICI, MA SOPRATTUTTO PER SALVARE IL MONDO, MINACCIATO DA SASHA GREY E ALEXEI SHOSTAKOV.» Urla Kenny, ricevendo un grido d'approvazione da parte dei ribelli. «COMBATTEREMO ANCHE PER COLORO CHE SONO GIÀ MORTI PER LA CAUSA E NON AVREMO PENA PER I LORO ASSASSINI. NESSUNO, NEPPURE I MILITARI CHE ESEGUONO GLI ORDINI, VERRANNO GRAZIATI.»

Un boato d'assento quasi fa commuovere Kenny, che conclude in un grido: «ADESSO SEGUITEMI...CHE LA GUERRA ABBIA INIZIO!»

Un boato d'acclamazione rimbomba nella grande piazza, seguito poi dal rumore della marcia del piccolo contingente. Guardo Kenny camminare davanti a tutti per poi fissare la mia attenzione sui miei amici. Non appena i miei occhi si posano su una Natasha, piangente e tremante, m'appresto a raggiungerla così da stringerla a me poco prima che possa crollare di ginocchia a terra. La russa nasconde il volto nell'incavo del mio collo, gemendo e mormorando lemmi incomprensibili. Le accarezzo dolcemente il capo, tentando invano di calmarla e domandandole con apprensione: «Nat cos'è successo?»

Levi mi si avvicina mentre Aaron rimane immobile ed angosciato, guardando inerme la sua donna, che si strugge sempre più. Lancio loro un rapido sguardo, intimandoli al silenzio per poi domandarle ancora una volta cosa le sia accaduto.

«Lui...lui...è...qui.»

«Chi?»

«Alexei Shostakov.» Mormora tremante, irrompendo in un pianto isterico e lasciando per la prima volta che tutti conoscano la sua debolezza. «È la bestia che ha assassinato la mia famiglia e che mi ha...»

Natasha non riesce a formulare quell'orrenda parola né a rivivere il tremendo passato, permettendomi invece di calmarla tra le braccia. La stringo con più forza mentre avverto la collera impossessarsi di me e la vendetta fluire rapida nelle vene. Shostakov morirà, fosse l'ultima cosa che compirò. La violentò e permise ad altri di farlo e, se non fosse stato per quel ragazzo, Natasha sarebbe morta nuda, sporca e sola nella cella divenuta per lei l'anticamera dell'inferno.

«Lui abusò di lei?» Domanda Aaron con voce grave, facendomi sussultare. «Dimmelo, ti prego. Devo saperlo.»

Guardo Natasha tra le mie braccia, ancora incapace di reagire, perciò mi appresto a rivelargli: «È lo stesso uomo che la costrinse ad assistere all'assassinio della sua famiglia.»

«Lo ammazzerò.» Ringhia con risentimento, chiudendo le mani in forti pugni e fissando la sua donna con dolore. «Lo ucciderò e la morte per lui sarà solo una salvezza se finirà tra le mie mani.»

Levi poggia una mano sulla spalla del moro, asserendo con voce grave: «Calmati e risparmia le forze per dopo...ti serviranno.»

Aaron lo guarda con così tanta intensità da rendere impossibile la comprensione dei suoi sentimenti, ma Ackerman sembra a suo agio, anzi appare comprendere perfettamente l'animo del moro. Natasha nel mentre tira su col naso, s'asciuga le lacrime e con calma s'alza da terra insieme a me, pronunciando con astio: «Dovrò essere io e soltanto io ad ucciderlo. Voglio che mi riconosca e che la sua anima veda la mia come ultima cosa.»

«Permettimi di starti accanto e d'aiutarti.» La supplica Aaron, avvicinandosi e prendendo le mani di lei nelle sue. «Non ce la farei a rimanere a guardare, ti prego.»

Natasha si morde il labbro per non scoppiare in lacrime, acconsentendo con un gesto del capo e marciando al fianco del suo uomo dietro il piccolo plotone di ribelli. Levi mi si accosta e ci scambiamo uno sguardo d'intesa, proseguendo poi dietro i nostri amici. Avanziamo verso la periferia quando una bomba esplode non molto distante, facendo crollare gli ultimi piani di un palazzo ancora in costruzione. Grido impaurita, sobbalzando ed accucciandomi su me stessa, come la maggior parte dei presenti. Di certo non ci aspettavamo che un palazzo venisse distrutto accanto a noi, anche perché non vi sono aerei nei dintorni né esseri umani. Levi mi ghermisce per un braccio, mi attira a sé e mi scruta con così tanta intensità da farmi rinsavire. Mi domando come faccia a mantenere il sangue freddo quando Kenny urla un ordine e, poco prima d'allontanarsi con un piccolo contingente di uomini, ci raggiunge e dichiara preoccupato: «Portate avanti il resto del plotone e combattete. Noi andremo al laboratorio centrale di Bari, in quanto è stato attaccato. Hanji, Rose e Giorgio hanno bisogno d'aiuto.»

«Dove c'incontreremo?»

«Al laboratorio non appena terminerete di combattere qui.»

Kenny si allontana correndo con una dozzina di uomini mentre Levi prende il controllo del resto del plotone, avanzando lungo la meta. Dopo qualche minuto però veniamo fronteggiati da una milizia di quattrocento soldati, ovvero più della metà delle nostre forze belliche. Una paura viscerale mi fa tremare, insinuandosi nelle vene e circolandomi in corpo. Il terrore mi avvelena il cuore, facendolo pulsare con più rapidità, e mi toglie quasi il respiro mentre vedo la nostra disfatta divenire sempre più certa. Le mani mi tremano e la gola mi si secca tanto d'attirare l'interesse della russa, che prontamente mi si accosta. Sa cosa sto provando e, nonostante le nostre emozioni siano le stesse, lei tenta di mostrarsi sicura solo per alleviare la mia pena. Rimaniamo fermi ad osservare il nemico che non accenna a far fuoco, ma, prima che Levi possa prender parola, una voce non sconosciuta riecheggia tra gli alti palazzi: «CHI È IL VOSTRO LEADER?»

Una collera malata s'impossessa delle mie labbra, facendomi urlare ancor prima di pensare: «SONO IO!»

Natasha ed Aaron mi guardano impauriti, in quanto hanno ben inteso cosa avverrà nei prossimi istanti. So d'aver compiuto un atto sciocco, poiché non ho coraggio né la forza per lottare contro JP, ma non posso tirarmi indietro, ormai è troppo tardi. Levi mi afferra la mano e mi scruta intensamente, facendomi leggere l'ira per il mio gesto sconsiderato ma anche la promessa di non lasciarmi sola. Stringo con vigore la sua mano, ringraziandolo per il tacito giuramento, ed insieme avanziamo verso il plotone nemico, che prontamente si divide in due, lasciando passare JP. Il vecchio indossa una divisa blu, un paio di guanti scuri e delle scarpe nere. I capelli brizzolati, quasi bianchi, sono ben pettinati all'indietro mentre le labbra piccole sono circondate da uno strato ricciuto di barba nivea. JP apre le braccia in maniera plateale, sogghignando e sibilando velenosamente: «L'ibrido e l'eroina...che bell'accoppiata!»

Ci fermiamo a debita distanza dal vecchio per poi anticipare Levi e domandare irata: «Cosa vuoi?»

«Liberarmi di voi ribelli.»

«Perché non ci attacchi subito e non ci risparmi il tuo discorso?» Sibilo alterata. «Sai bene di avere la vittoria in pungo, perciò perché scomodarsi tanto?»

JP mi scruta eccitato mentre Levi mi sussurra di zittirmi e mettermi da parte, ma non lo farò. Temo ciò che potrebbe avvenire, ma il vecchio ha altro in mente o ci avrebbe già uccisi. È proprio questo a darmi la forza di rispondere senza paura apparente.

«Vorrei che fossero sono i leader a combattere, ma non lotterò mai con una donna.»

«Temi possa batterti?»

«Ambra basta.» Ringhia Levi alquanto furioso.

«Da quando sei diventato sentimentale, Ackerman?» Tuona JP infastidito.

Levi è pronto a scagliarsi contro, perciò prontamente grido: «Accetto! Combatterò contro di te, ma nessun altro dovrà versare sangue.»

«I tuoi seguaci moriranno dopo di te.» Dichiara il vecchio in un ghigno, sicuro di sé.

«Sia!»

Levi mi stringe per il braccio, sussurrando con voce grave: «Non ti lascerò combattere contro di lui.»

«Allontanati o ti farò sparare da uno dei miei cecchini.»

«Non osare rivolgerti a me in questo modo!» Ringhia Levi contro il vecchio.

«Sei solo una cavia uscita male, ma prima o poi a tutto si pone rimedio, perciò allontanati o ordinerò di sparare ad entrambi.»

Levi avanza d'un passo, ma prontamente lo fermo, costringendolo a guardarmi negli occhi: «Calmati.»

Ackerman mi scruta e questa volta riesco a leggere solo paura per me. Vorrei non essere qui, libera e con la possibilità d'amarlo, ma devo lottare o morranno tutti. Afferro la sua mano e giuro in un sussurro così che solo lui possa sentirmi: «Vincerò, te lo prometto.»

«Non riuscirò a guardarti mentre ti colpirà.»

«So combattere, Levi.» Tento di tranquillizzarlo quando invece il terrore mi logora dall'interno. «Sono anni che mi alleno per...questo.»

Ackerman mi afferra il capo, spingendolo contro il suo petto, quando odo la sua voce: «JP è forte, nonostante la sua età, perciò non lasciarti ingannare.»

«Starò attenta, promesso.»

«Basta! Allontanati da lei!» Urla JP visibilmente furioso. «È tempo di regolare i conti.»

«Ambra...»

«Levi va'.» Ordino con voce grave, fissando il vecchio. «Per una volta ascoltami...ti prego.»

Il corvino mi mostra la sua paura ma anche l'ira, sintomo della non accettazione del mio atto. Si allontana lentamente e ad ogni passo sento il terrore possedere con più forza il mio animo. Compio un profondo respiro scrollo le spalle e studio il mio nemico, che si posiziona non molto distante da me, invitandomi a colpirlo. È però il suo ghigno ad offuscarmi completamente la ragione tanto da scagliarmi contro di lui senza neanche riflettere, calcolando male di conseguenza la sua velocità di reazione. Mi assesta una ginocchiata sul tricipite femorale attraverso un violento calcio rotatorio, facendomi perdere l'equilibrio e crollare a terra. Soffoco un gemito di dolore e mi scanso poco prima che possa assestarmi un calcio a sfondamento a livello del petto. Rotolo sul fianco e m'appresto ad alzarmi quando mi colpisce lo zigomo destro con un pugno così forte da farmi ruotare il capo dalla parte opposta all'urto e sputare sangue e saliva. Un montante mi colpisce sotto il mento, facendomi crollare a terra, mentre JP mi si scaglia contro, colpendomi l'addome con calci così violenti da farmi perdere il fiato. Avverto le lacrime agli occhi e l'acidità gorgogliarmi in gola. Percepisco dolore in tutto il corpo mentre l'ira mi scorre rapida nelle vene. Grugnisco ed artiglio con forza il suo polpaccio per poi compiere una torsione col busto per imprigionarlo e fargli perdere l'equilibrio. A causa dei calci nello stomaco non riesco però a compiere bene la manovra, ottenendo invece un calcio in piena faccia. Odo lo scricchiolio delle ossa del naso, il sangue fluirmi in bocca e sul mento e l'oscurità che mi sovrasta.

«Perché devo continuare a lottare se non riesco nemmeno a colpirti? Non sono in grado di farlo e sto perdendo tempo!» Tuono alterata per la mia incapacità di combattere, alzandomi stancamente da terra e tentando invano di regolarizzare l'atto respiratorio.

Mio padre mi scruta con profondo affetto mentre mi tocco il ventre dolente quando mi risponde con fermezza: «Imparerai a combattere così da poterti difendere in futuro. Inoltre son certo che mi batterai, anche se forse sarò troppo vecchio.»

«Non succederà mai.» Ribatto sconsolata. «Ti ho chiesto d'insegnarmi perché non vorrei rivivere quella terribile vicenda, ma mi rendo conto d'essere incapace.»

«Non devi mostrarti debole né stanca dinanzi al tuo nemico, poiché si ciba della tua insicurezza, della tua paura, perciò resisti sino alla fine.» Dichiara con decisione. «Fissa la tua attenzione sui punti più sensibili del nemico e colpiscilo senza indugio.»

«Così però gli farò male!»

Mio padre sorride amaramente, rispondendo con sincerità: «Se un uomo ti si avvicina per stuprarti o derubarti, ti farà male, perciò tu non dovrai interessarti delle sue sofferenze.»

Natasha e Aaron tengono Levi per le braccia mentre urla e si dimena, guardandomi addolorato tanto da non accorgersi del mio risveglio. Sbatto le palpebre così da fissare meglio la mia attenzione su JP, che sogghigna e s'avvicina con una lama tra le mani. Un'emicrania lancinante mi colpisce il capo tanto da farmi gemere quando il vecchio ride divertito, resosi conto soltanto ora della mia ripresa di coscienza. Avverto dolore in tutto il corpo ma nel volto ancor più. Compio profondi respiri e tento di regolarizzare il battito cardiaco. Cerco di non pensare alla sofferenza fisica e di concentrare le forze per un attacco, rapido e letale, quando JP asserisce con oscuro diletto: «Guardami Ackerman, guarda come pongo fine alla vita della tua donna.»

«LASCIALA BASTARDO!» Sbraita Levi visibilmente terrificato. «LASCIATEMI ANDARE! DEVO UCCIDERLO...DEVO!»

Natasha e Aaron si lanciano un rapido sguardo come per supportarsi a vicenda per poi stringere Ackerman con più forza. JP ghigna malvagio, inginocchiandosi e facendo scorrere la lama fredda sulla mia gola, calda e sudata. L'odore del male mi s'insinua nei polmoni quando odo il suo sussurro: «So che sei viva e che hai sentito ogni cosa.»

Istintivamente dischiudo le palpebre, compio una rapida torsione col busto e gli assesto un calcio in pieno addome. JP perde l'equilibrio e capitombola a terra mentre mi porto un braccio all'addome e gemo addolorata. Inspiro profondamente senza mai abbandonare con lo sguardo il mio nemico. Notandolo ancora a terra, mi scaglio su di lui, colpendolo con forza ma non riuscendo ad eliminare il ghigno malvagio sulle sue labbra. Gli schiaccio la mano con il piede così da costringerlo a lasciare l'arma per poi vederlo contorcersi ed ansimare per il colpo subito. Con forza lo ghermisco per il colletto della divisa, avvicinando i nostri volti e sibilando collerica: «Adesso chi ha vinto?»

«Sasha e Alexei sono in laboratorio e stanno uccidendo tutti i dormienti...e credo che tua madre sia tra quelli...»

L'orrore e la paura mi turbano a tal punto da permettergli d'allontanarmi con un calcio. Cado a terra dolorante, ma subito mi metto seduta, notando come la bestia stia strisciando per riprendere il pugnale. Non posso permettergli d'impossessarsene ed usarlo perché non so se riuscirò a sconfiggerlo in uno scontro del genere, perciò mi scaglio contro di lui. JP vacilla ed insieme cadiamo al suolo in un grugnito di dolore, incassando pure una gomitata sul viso. Avverto la ferita al naso e le labbra bruciare con così tanta intensità da stordirmi. Percepisco il sangue incrostarmi la parte inferiore del volto ed il sudore bagnarmi le membra. Sento la paura scorrermi nelle vene ed avvelenarmi il cuore mentre il respiro mi viene meno. JP mi assesta un ennesimo calcio nell'addome, facendomi gemere per il dolore, per poi alzarsi barcollante e sputarmi addosso. Il vecchio mi dà le spalle e si avvicina alla lama quando all'improvviso ricordo d'avere anch'io un pugnale nello stivale, in quanto entrambi siamo stati costretti a lasciare le armi da fuoco alle rispettive parti. Mi rannicchio su me stessa, assumendo una posizione fetale, così da afferrare la lama e lasciarla scivolare nella manica. JP si volta e mi si accosta con un ghigno sadico sul viso arrosato per lo sforzo per poi chinarsi ed alitare con folle eccitazione: «Ti sventrerò come una bestia.»

«Credo proprio che sarai tu ad esser squartato.»

Con un gesto, celere epreciso, lo accoltello così in profondità nell'addome da fermarmi solo a causadell'impugnatura che preme contro la carne calda. Il suo sangue schizza sulle miemani e sulla mimetica di entrambi quando noto le sue pupille dilatarsi per lostupore. JP non sembra respirare ma guardare con orrore la realtà. Arcuo lelabbra in un sorriso stanco, avvicinando il mio viso al suo e ringhiandovittoriosa: «Muori bastardo.»

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