Hanji sa...?

Corro sino a giungere alla locanda, salendo rapidamente al piano superiore e prendendo il cambio. Prima di chiudermi in bagno, passo dalla camera di Natasha e, vendendola dormiente e stanca sul suo letto, non la disturbo. Non perdo tempo e mi doccio, indossando poi degli abiti comodi. Mi lavo il volto con dell'acqua fredda per poi spazzolare e legare i capelli in una treccia laterale alla francese. Subito dopo do le spalle allo specchio ed esco dal bagno, lasciando le robe in un cesto sporco così da lavarle in un secondo momento. Non appena torno al piano inferiore, mi ritrovo dinanzi ad una Natasha alquanto alterata. Sbuffo spazientita, poiché non ho la forza per discutere, azzardando con calma: «Qualcosa non va?»

«Dobbiamo parlare.»

«Di cosa?»

«Del piano.»

Emetto un mugolio d'assenso, acconsentendo col capo e grattandomi la nuca nervosamente.

«Non manca molto alla partenza.»

Prima che possa ribattere, Natasha mi dà le spalle e discende al piano inferiore. Vorrei rimanere qui o rinchiudermi in camera, ma certamente la russa troverà un modo per risolvere la questione. Sospiro stremata e la raggiungo in cucina, trovando una tazza di caffè fumante pronta ad aspettarmi. Natasha mi fa cenno d'accomodarmi e consumare la vivanda insieme a lei. Soffio sulla bevanda marrone quando odo la sua voce: «Dobbiamo fuggire il trentuno notte.»

«Perché? Mia sorella non si sveglierà prima del quindici novembre.»

Natasha acconsente col capo, proseguendo con decisione: «Il trentuno ottobre la Grey darà la festa di Halloween nella sua imponente villa e noi siamo state invitate.»

«Per quale motivo?» Domando arcuando un sopracciglio ed incrociando le braccia al petto. «Sa che la odiamo ed indubbiamente il sentimento è ricambiato.»

«Avrà qualcosa in mente per spingerci ad insorgere contro di lei ed essere punite, perciò dobbiamo essere più scaltre ed agire meno d'istinto. Nonostante ciò, dobbiamo fuggire quella notte. Allora...hai scoperto chi tiene la chiave dell'armeria e dei trasporti?»

«Ackerman ce l'ha appesa al collo e non la toglie mai.»

«Vorrà dire che dovrai tirar fuori le unghie.»

«Non preoccuparti, ho già iniziato.»

«Che hai combinato?»

Rifletto su cosa sia meglio raccontarle e cosa no, ma alla fine so che lo scoprirà perciò preferisco che lo sappia da me. Prendo coraggio e le racconto gli avvenimenti di questo pomeriggio tanto da farla congratulare con me per la presa di posizione: «Allora dobbiamo studiare il piano alla perfezione.»

«Renderò Ackerman inoffensivo così da prendere le chiavi e non farci seguire.»

«E dimmi...come farai?» Domanda la russa con malizia. «Utilizzerai le grazie che Madre Natura ti ha gentilmente donato?»

«Diverrò donna se sarà necessario.»

Natasha irrompe in una risata isterica per poi smettere e fissarmi incredula. Incrocio le braccia al petto e reggo il suo sguardo. In verità cercherò di non giungere sino a quel punto, ma se le circostanze lo necessiteranno, non mi tirerò indietro. Salverò mia sorella. Costi quel che costi.

«Stai scherzando?»

«Mai stata più seria.»

«Mi stai prendendo per il cu...»

Prima che possa terminare il lemma poco fiorito, ribatto con fermezza: «Perdere la purezza è l'ultimo dei miei problemi. Se sarà necessario, dovrò divenire donna. Mia sorella ha bisogno di me.»

Natasha poggia i gomiti sul tavolo e si afferra la testa tra le mani, grattandosi nervosamente la nuca e mormorando incredula: «Non riesco a crederci...è...è impossibile!»

«Non sarà di certo un uomo a fermarmi.» Proseguo con decisione.

Natasha mi analizza ancora scossa per poi asserire emozionata: «Ti stimo, ti stimo davvero tanto e devo ammettere che questo tuo lato maturo lo preferisco.»

Acconsento col capo, continuando con fermezza: «Ora pensiamo al piano.»

La russa ci pensa un attimo su per poi prendere parola: «Andremo via dal gala come se nulla fosse e c'incontreremo alla locanda, poiché non sapremo mai come si evolverà la tua situazione con Ackerman.»

La trucido con lo sguardo, facendola sghignazzare. Prima che possa dirle qualcosa, la russa riprende coscienza di sé ed asserisce con serietà: «Prenderemo la mia macchina con all'interno alcuni scatoloni di vernice per auto ed andremo alla base così Hanji ci farà entrare e...»

«Hanji sa della nostra fuga?» Sibilo inalberata, sbattendo i palmi delle mani sul tavolo. «Ti avevo detto di non farne parola con nessuno.»

«Qualcuno che rimane qui deve sapere del piano così d'aiutarci da lontano ed inoltre ti ricordo Hanji sta aiutando indirettamente tua sorella, perciò alla fine lo avrebbe scoperto comunque.» Mi rivela, scrollando le spalle e continuando sotto il mio sguardo fiammante. «Quindi dopo che Hanji ci farà entrare, prenderemo un'auto militare e ci dirigeremo a Bari, ma ad una cinquantina di chilometri dalla città ci fermeremo da un mio vecchio amico. Ci permetterà di usufruire del suo garage per verniciare l'auto rubata e cambiare la targa, così da arrivare a casa tua per l'alba.»

«Casa mia?!»

Natasha acconsente, spiegandomi con calma: «La casa appartiene ancora alla tua famiglia e nessuno è più entrato dopo lo scoppio dell'epidemia, fatta eccezione per i militari intervenuti a recuperare tua sorella.»

Mi rilasso contro lo schienale, sospirando spossata: «Quindi è deciso?»

La russa conferma il mio dilemma, spingendomi a far luce su un altro problema: «Come vivremo se non avremo un occupazione? Inoltre la nostra fuga sarà sulla bocca di tutti i sopravvissuti ed Ackerman ci darà la caccia, sempre se non teniamo in conto i nostri amici...ci odieranno.»

Chino il capo e mi mordo il labbro inferiore per non irrompere in un piagnisteo isterico. Uno dei miei difetti è proprio quello di non saper gestire le emozioni e d'avere di conseguenza il pianto facile in situazioni difficili. Natasha circoscrive parzialmente il tavolo, costringendomi a ruotare sul lato e permetterle di porre le sue mani lattee sulle mie spalle. Le sue gemme mi scrutano con dolcezza e le sue labbra s'arcuano in un sorriso gentile: «Non sarà facile, ma ce la faremo. Te lo prometto.»

Mi lancio tra le sue braccia, mormorando commossa: «Grazie Nat.»

«Grazie a te per avermi dato una ragione per vivere.»

La stringo con piùforza, ringraziando Dio ancora una volta per averla messa sulla mia strada.Sono certa che senza il suo aiuto non sarei mai riuscita nel mio intento. Natashatira fuori il meglio di me e mi rafforza, riuscendo sempre a cogliermi primache mi distrugga. La russa è combattiva e caparbia, al contrario dellasottoscritta. Sono meno capace d'affrontare di petto le situazioni, nonostanteci metta l'animo per lottare. Grazie a lei credo di riuscire veramente asalvare mia sorella ed a proteggerla dal male di questo nuovo mondo.

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