Battaglia finale
Man mano che avanziamo verso il loco indicatoci dal vecchio troviamo sempre più morti, ma il peggio è vedere alcuni di loro gravemente feriti ed avere la consapevolezza che periranno tra atroci sofferenze. Stringo con rabbia l'arma da fuoco e proseguo a passo spedito insieme al piccolo contingente quando Aaron ordina con voce grave: «Per di qua!»
Soltanto ora mi rendo conto d'esser dinanzi ad una porta ormai distrutta. Aaron c'ordina con un gesto di non fiatare ed avanzare con cautela all'interno della sala centrale divenuta irriconoscibile. Il vetro delle capsule è sgretolato in terra e le apparecchiature sono gravemente danneggiate. Una miriade di fili elettrici pendono dai muri, emettendo qualche scintilla, mentre un gas verdognolo, uscente da alcuni tubi rotti, fuoriesce dalla voragine presente nel tetto. I lettini nivei delle capsule sono imbrattati invece dal sangue dei riumanizzati non ancora completamente ritrasformati e presentati un foro in fronte. La puzza nauseabonda di morte e cenere mi fa quasi rimettere quando tutto ad un tratto ci ritroviamo sotto una pioggia di proiettili.
«In galleria!»
L'urlo di Aaron ci desta e ci spinge a metterci al riparo all'interno del cubicolo, ma, non appena lo raggiungo, urto qualcuno. Colta dal timore e dalla tremenda circostanza sobbalzo, puntando l'arma verso lo sconosciuto. Quando però realizzo di chi si tratti, sospiro ed abbasso la pistola: «Hanji...»
«Ambra!»
La scienziata urla e si getta tra le mie braccia, stringendomi. Sorrido sollevata, alzando il capo e notando che vi sono anche Rose e Giorgio. Entrambi sono visibilmente scossi, ma, prima che possa domandarli cosa sia accaduto, noto che manca qualcuno: «Dov'è Levi?»
Hanji mi libera del suo abbraccio e china il capo. Aaron, Natasha ed i pochi uomini che sono sopravvissuti alla pioggia di proiettili ci raggiungono mentre avverto il fiato mancarmi ed il cuore spaccarsi ancora. Avverto le lacrime pizzicarmi gli occhi e le forze venirmi meno, mormorando incredula: «Lui è...lui è...»
«MA CHE BELLA SQUADRA!» Rimbomba il grido malvagio d'una voce femminile. «NON PENSAVO FOSTE TANTO CODARDI DA NON SALVARE IL VOSTRO AMICO, CHE È QUI, FERITO SOLO PER PROTEGGERVI!»
Non appena capisco che Levi è vivo, penso inevitabilmente al fatto che la Grey l'abbia ferito. Avverto l'ira offuscarmi la ragione tanto da farmi balzare in piedi ed afferrare l'arma con presa decisa. Compio un profondo respiro, serro la mascella e guardo fuori dalla piccola galleria così da avvistare i nemici prima d'esser colpita a morte. Non appena mi accerto della situazione, m'appresto ad uscire dal tunnel. Poco dopo odo l'urlo di Rose e degli spari, ma stranamente i cecchini non mi feriscono. So che stanno agendo di proposito, facendomi infuriare ancor più. Sfrutto la situazione a mio vantaggio per accostarmi a Levi e soccorrerlo, poiché è accasciato sofferente sul lurido pavimento. La Grey l'ha colpito alla gamba e, nonostante la ferita non sia mortale, non mi tranquillizzo. Prima che possa allontanarmi dalla soglia della piccola galleria e soccorrerlo, uno sparo mi graffia la gote, facendomi fermare. Percepisco il cuore smettere di battere ed il sangue macchiarmi la guancia. Avverto il bruciore della lesione, ma è l'ira che mi scorre nelle vene ad animarmi: «MOSTRATI CODARDA!»
Prima che possa ricevere una risposta da parte della Grey, Aaron mi si accosta, poggiandomi una mano sulla spalla e dichiarando con sincerità: «Siamo con te.»
Acconsento e guardo commossa Natasha, Rose, Hanji, Giorgio ed i pochi uomini ancora sopravvissuti alla pioggia di proiettili. L'attimo di gioia però viene ben presto distrutto dalla risata sinistra della rossa, che ci scruta eccitata dal un palco superiore al nostro. I miei occhi saettano febbrili, spogliando i muri e passando oltre il fumo cinereo, per poi fissarla con astio. Istintivamente stringo le mani in forti pugni, ringhiando collerica: «SCENDI E COMBATTI SE HAI IL CORAGGIO!»
«Pensi sia così stupida?» Domanda in uno stridio, indicandomi rabbiosa. «La tua squadra mi terrebbe sotto tiro e morirei ancor prima di poter parlare.»
«CONSEGNATI E PONI FINE A QUESTA GUERRA.»
«Sbagliate!» Ribatte con follia. «Il Mondo ha bisogno d'esser comandato da una donna come me e da un uomo a me simile così da disfarsi degli insetti come voi.»
«SAI DI ESSERE SOLA E COMUNQUE TI OSTINI AD UCCIDERE, PERCHÈ?»
La Grey arcua le labbra in un ghigno sprezzante, facendo cenno ad uno dei cecchini di sparare. Un istante dopo le sirene suonano impazzite mentre Giorgio s'afferra il capo con disperazione ed urla: «NO!»
Prontamente mi volto, tuonando angosciata: «Che sta succedendo?»
Prima che possa rispondermi, alcuni mutati non ancora completamente riumanizzati escono da una cella, oscurata da un vetro e chiusa da Giorgio, e si riversano nella grande sala. Inevitabilmente il fuoco nemico si abbatte su di loro, uccidendoli senza pietà alcuna, mentre io e la mia squadra rientriamo incolumi nella piccola galleria. Nonostante il terrore d'esser uccisa, la voce non mi viene meno: «FERMATEVI! NON UCCIDETELI!»
La Grey di tutta risposta irrompe in un riso isterico, ordinando ai cecchini di continuare a far fuoco. I mutati cadono l'uno dopo l'altro, macchiando il pavimento di sangue e morte. Guardo terrificata l'assassinio di decine di uomini, comprendendo solo dopo qualche istante il motivo dell'ordine della rossa. Ucciderli ora significa avere meno problemi in futuro, poiché avrebbero riacquisito i ricordi ed il raziocinio in pochi anni. La probabile ribellione però non può essere giustificata con un omicidio di massa. Colta dall'ira, ma soprattutto dalla follia, balzo fuori dalla piccola galleria, facendo fuoco contro i cecchini ed urlando in preda ai singhiozzi. Avverto lo sguardo sgomento dei miei amici, ma un attimo dopo mi spalleggiano, sparando contro il nemico. I semi-riumanizzati colgono l'occasione per proteggersi nella loro cella, riuscendovi con molta fatica. I loro volti sono ancora pallidi, gli occhi poco illuminati dalla ragione, le labbra violacee ma le zanne sparite, lasciando posto a normali canini. I muscoli non rispondono ancora alle loro volontà e la forza fisica non è abbastanza per poter combattere. Improvvisamente il fuoco nemico cessa e d'istinto mi volto a vedere la mia squadra. Per fortuna solo un uomo dei nostri è morto mentre noi altri mostriamo ferite non profonde sul volto, sulle braccia e sulle gambe. Il dolore non ci confonde, facendoci invece fissare con furore la rossa che ride esilarata. Un battito di mani, troppo prossimo a noi, ci fa puntare le armi contro un uomo, alto e possente. Lo sconosciuto presenta dei favoriti corvini e delle gemme spettrali, ma è il suo ghigno ad allarmarci. L'uomo si ferma a pochi passi da Giorgio, nonostante il suo interesse sia rivolto unicamente a Natasha.
«Sono commosso nel vederti ancora viva, ma soprattutto di notare la tua indole inalterata.» Asserisce con malvagità. «Sei cresciuta e sei più piacente d'allora, però chissà se sei ancora in grado di compiacermi come un tempo...»
Natasha tenta di saltargli addosso ed ucciderlo con le sue stesse mani, ma Rose ed Hanji riescono a fermarla prontamente mentre Aaron assiste furioso alla circostanza. Mi fermo ad osservare meglio lo sconosciuto, riuscendo a capire all'istante chi sia. Alexei Shostakov è qui ed incarna alla perfezione la descrizione fattami dalla russa. Una collera viscerale mi fa serrare la mani in pugni e chiudere le labbra con così tanta forza da provare dolore. Compio un profondo respiro e chiudo gli occhi, tentando invano di placare il mio istinto. All'improvviso qualcuno mi afferra il polso. Reagisco con rapidità, puntandogli la pistola alla fronte. Quando i miei occhi incontrano i suoi quasi crollo a terra, stringendolo a me e sospirando: «Levi...»
«CHE SCENA COMMOVENTE!» Sbraita la Grey mentre esce da una galleria secondaria, avvicinandosi e poggiando il gomito sulla spalla di Alexei. «Li uccidiamo subito o li torturiamo prima un po'?»
«Se fosse per me, sarebbero già tutti morti, ma...» Shostakov si ferma volutamente, fissando la mia amica e concludendo con un ghigno: «A Natasha le riserverei un trattamento speciale...anatomico.»
Aaron scatta verso il russo, seguito poi da Giorgio e dagli altri pochi uomini della squadra. La Grey si sposta appena in tempo, puntando il suo sguardo su di me ed ancheggiando nella mia direzione. La rossa avanza come farebbe un leone con la sua preda, ma sbaglia perché sono forte quanto lei se non di più. L'ira m'infiamma, la vendetta m'avvelena ed il dolore mi brucia. Mentre ancheggia verso di me, fa cenno ai pochi cecchini ancora vivi di sparare sulla mia squadra. Strabuzzo gli occhi ed il fiato mi manca quando una pioggia di proiettili si riversa sui miei amici. Barcollo e mi aggrappo con disperazione al braccio di Levi. Avverto lo stomaco acidificato e la gola ardere. Odo urla, spari e grida di dolore. Rabbrividisco e lentamente alzo lo sguardo, notando Hanji correre e sparare al nemico, irrompendo in un riso demoniaco. Rose spinge i riumanizzati a rimanere nella cella mentre spara verso l'alto, mancando però i cecchini. Prima che possa vedere gli altri come stiano, la Grey mi colpisce con un gancio. Inevitabilmente ruoto il capo dalla parte opposta all'urto, sputando sangue e saliva. Levi, che nel mentre si era accasciato per il dolore si alza, quando mi volto e fisso con follia omicida la rossa, che sogghigna soddisfatta.
«Lasciala!» Tuona il corvino, accostandosi a me. «Non è lei che vuoi.»
«Perché non con entrambi?»
Sasha arcua le labbra in un ghigno malefico e con un gesto fulmineo mi punta la pistola alla fronte, stridendo eccitata: «Addio Lamberti!»
Non posso far nulla se non accettare la sconfitta. Non riuscirei a schivare il colpo, perciò, codarda come sono, chiudo gli occhi ed odo distintamente lo sparo. Smetto di respirare mentre un calore familiare mi avvolge. Compio un profondo respiro ed attendo che il dolore mi faccia strillare, ma sono sana e salva. Dischiudo le palpebre, costatando di trovarmi tra le braccia di Levi. Lo guardo con le lacrime agli occhi, non trovando i suoi, poiché ha il capo chino. Prima che possa mormorare qualcosa, le mie dita si bagnano d'una sostanza viscosa. Le guardo terrificate, notando soltanto ora che Levi è ferito gravemente al pettorale sinistro. Un gemito dolente abbandona le sue labbra, dandomi la forza di guardarlo dritto negli occhi sofferenti. Levi mi sorride, boccheggiando: «Sei salva.»
Non capisco se si sia riferito all'atto appena compiuto o ad altro, ma non ho il tempo di pensarci poiché celermente si volta e spara alla Grey. Non presto attenzione alla rossa, in quanto il corvino si accascia subito a terra con la mano premuta contro la lesione, pulsante e grondante di sangue. Avverto il cuore battere con ardore, il sangue fluire rapido in corpo e l'animo macchiarsi di paura, quella vera. Irrompo in un pianto isterico, gridando straziata ed inginocchiandomi al suo fianco. Lo richiamo con voce rotta, sbattendo i pungi e guardandolo in cerca d'un segnale vitale, ma i suoi occhi sono chiusi e le labbra appena dischiuse. La testa mi gira e la disperazione mi distrugge. Prima che possa gettarmi su di lui e stringerlo a me, Hanji e Rose mi tirano lontano da lui mente Giorgio si avvicina al corvino. Mi divincolo con forza, urlando contro il mio amico, ma prontamente mi colpisce, facendomi indietreggiare e gemere per il dolore. Rimango con gli occhi chiusi e compio un profondo respiro mentre le lacrime mi rigano il volto segnato dalle ferite e dal dolore. Ripenso al passato, a tutti gli errori da noi compiuti ed al tempo perso a farci la guerra. Sono stata così cieca ed ora invece piango come un'idiota. Non sono degna di addolorarmi per lui, non dopo quello che gli ho detto o fatto.
«È vivo, ma necessita di cure urgenti.»
La voce di Rose accende in me la speranza, ma, prima che possa chiederle come riuscirà a salvarlo, Giorgio tuona: «Perciò Ambra smettila di piangere e combatti. Usa il tuo dolore come arma.»
Lo fisso incredula da tanta serietà, poiché Giorgio non lo è mai. Acconsento col capo, in quanto la commozione non mi permette di parlare. Dopo pochi istanti mi ritrovo in piedi a guardare Hanji, Rose, Giorgio ed altri due uomini portare via Levi dal laboratorio. Compio un profondo respiro e mi preparo a combattere. Lentamente mi volto, ghermendo con forza la pistola, quando noto stupita il corpo morto della Grey, riverso a terra in una pozza del suo stesso sangue. Levi l'ha sparata dritto al cuore, lasciando un foro, scuro e ben visibile. Del sangue le macchia le labbra ed il mento mentre i suoi occhi, ancora aperti, sono privi di vita. Il suo volto invece è contorto in una smorfia di stupore e sofferenza. Compio un passo verso di lei, ma istantaneamente m'immobilizzo quando odo il grido di Aaron. Mi volto verso di lui ed il tutto avviene nella frazione di qualche istante. Alexei ghermisce per i capelli Natasha, sbattendole il volto contro il muro, per poi lasciarla cadere a terra con il viso, macinato e sporco di sangue. Con un gesto fulmineo le punta la pistola al capo, ghignando sinistramente compiaciuto, quando Aaron si scaglia contro di lui. Entrambi capitombolano a terra, ma subito il russo balza in piedi fuori di sé per la spiacevole interruzione, sbraitando collerico: «MUORI PUTTANA!»
Due spari, rapidi e distinti, echeggiano nel laboratorio, seguiti poi dal tonfo d'un corpo morto ed un grido d'orrore. Natasha urla dilaniata dal dolore, lanciandosi sul corpo di Aaron, presentante un foro ben evidente al centro della fronte. La russa piange, si dispera e batte con forza i pugni sul corpo ormai esanime dell'amato. Aaron giace supino, in una pozza di sangue con gli occhi aperti ed un debole sorriso sulle labbra. È morto per salvarla e non si è pentito nemmeno sul punto di morte. Alexei però non s'impietosisce né permette alla russa di comprende cosa stia accadendo, fissandola con odio e puntandole contro l'arma.
BANG!
Indietreggia traballante, toccandosi il torace e guardandomi con incredulità. Sputa sangue ed annaspa quando le forze gli vengono meno e l'ultimo respiro abbandona le sue labbra. Crolla di ginocchia a terra per poi accasciarsi contro il lurido pavimento. Guarda un'ultima volta Natasha, ma non è solo l'odio che vedo nei suoi occhi glaciali. Forse se non fosse stato per la guerra, per i suoi doveri e per la sua natura, sarebbe riuscito ad amarla, ma purtroppo l'ha solo torturata e ferita. Chino il capo e m'accosto alla russa ed al corpo morto del moro, accasciandomi accanto a lei e partecipando al suo dolore. Guardo il mio amico e mai e poi mai avrei creduto di perderlo così presto. Aaron è sempre stato per me un'ancora di salvezza, un porto sicuro. Le sue canzoni, i suoi battibecchi con Natasha ed il suo sorriso erano un lenitivo al quale non potevo sottrarmi. Nonostante gli errori e l'allontanamento, mi ha sempre perdonata e sostenuta. Non mi ha abbandonata né lasciata nel pericolo o nel dolore. Fisso il suo volto con le lacrime agli occhi, sorridendo per lui ed imponendomi di ricordarlo per quello che era. Mi faccio coraggio ed afferro con forza Natasha da sotto le ascelle, che si precipita sul corpo esanime dell'amato, baciandolo e chiamandolo. Con non poca difficoltà la strappo via da Aaron mentre grida: «AARON TI AMO! TI AMO!»
Riesco a compiere solo qualche passo quando l'ultimo sparo squarcia l'aria. Non capisco da dove provenga né a chi sia indirizzato quando vengo brutalmente spinta, perdendo l'equilibrio già precario e capitombolando a terra insieme alla russa. Non guardo chi mi ha salvato la vita, sparando istintivamente al cecchino. Abbasso il braccio tremante e lancio uno sguardo significativo alla russa, che pare sia rinsavita nonostante il dolore. Cautamente ci avviciniamo a colei che ci ha salvate, ma il suo corpo è premuto a terra, mostrandoci di conseguenza la schiena. Un mugolio animalesco ci fa immobilizzare, ma non per questo non avanziamo. Cautamente poggio una mano sul semi-riumanizzato, facendolo ruotare sul fianco. Non appena i miei occhi incontrano i suoi, il cuore smette di battere ed un dolore lancinante mi distrugge l'animo. Avverto il respiro venirmi meno ed il Mondo intero controllarmi addosso. Percepisco le lacrime rigarmi le guance ed il dolore riversarsi con follia fuori di me mentre urlo sul suo corpo esanime: «MAMMA! MAMMA!»
La stringo a me come se volessi inglobarla. Sono passati quasi quattro anni da quando la vidi l'ultima volta e di certo non avrei mai immaginato di riaverla morta tra le mie braccia. Per tutto questo tempo ho fantasticato sulla vita che avremmo condotto insieme a Sara, ma lei ha scelto per tutte e tre. Si è sacrificata ancor prima di riacquisire completamente lucidità. Mi ha salvata, anzi ci ha salvate, ed è morta senza nemmeno darmi il tempo di salutarla e ringraziarla per tutto quello che ha fatto. Se non fosse per lei, non sarei la donna che sono ora. Non sarei così testarda e combattiva. La stringo a me, piangendo ed urlando di dolore. La cullo mentre le mie lacrime bagnano i nostri volti quando Natasha mi strappa via da mia madre come io avevo fatto con lei solo pochi minuti fa. La russa lancia un ultimo sguardo alla massacro per poi trascinarmi con forza fuori dal laboratorio, seguiti dai pochi superstiti semi-riumanizzati. Oggi entrambe abbiamo persona una persona a noi cara, sperimentato la paura, quella vera, ma soprattutto siamo riuscite vive e vincitrici mentre il sole calante ci bacia la pelle, macchiata dal fuliggine e dal dolore, donandoci una nuova vita.
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