Capitolo 11

Mentre la luna gioca a nascondino dietro qualche nuvola, la notte comincia  farsi sempre più buia e minacciosa. Non so ancora se sto facendo bene a fidarmi di lui, d'altronde si è solamente finto un insegnante, cambiato identità, salvatomi da quelle cose e per ultimo, ma non per questo meno importante, mi ha connesso ad un albero, più sensato di così.

Continua a venirmi in mente mia zia Mary e la collana. Cos'ha di tanto di speciale? E perché Elijah era così ostinato a farmela togliere? Sospiro e poi sfioro con l'indice e il pollice la pietra verde, sperando di capirci qualche cosa un giorno.

-Dove stiamo andando?

-Da una mia amica.

-Bene, e perché mai dovremmo andare da questa tua amica?

-Perchè  questo tono ragazzina? Ti da per caso fastidio che io abbia una vita al di fuori della scuola?

-Ah- ah, divertente.

Penso che mi abbia letto nel pensiero..

-Mi domando perché mai dovremmo andare da questa "tua amica"? Cos'ha in più che la casa dei miei genitori non ha?

-Capirai, dai tempo al tempo.

Inutile parlare con lui, nessuna risposta e nervoso in più.

Con una macchina "presa in prestito", arrivammo davanti a una super costosissima villa a tre piani con giardino in bella vista. Non so che farei per vivere la..

Mentre attendiamo che il grande cancello si apra sento  il suo sguardo giudicatorio su di me.

-C'è per caso qualcosa che non ti garba?

-A me niente ragazzina, ma forse a loro il tuo abbigliamento non piacerà.

Sguardo perplesso.

-Voglio dire che sei sporca di terra e sei senza scarpe. A proposito, dove le hai buttate?

-In macchina.

Nel frattempo l'imponente cancello si è aperto e io mi affretto a scrollarmi la terra e a sistemarmi i capelli.

-Ora entriamo, ti raccomando cerca di non sparare cavolate, a lei non piacciono le persone umoristiche.

Rimangio tutto quello che avevo detto, se da fuori sembra già una reggia, dentro è un castello vero e proprio. Luccichii provenienti da ogni parte mi incantano e il desiderio di prendere il posto della proprietaria mi tenta davvero parecchio.

-Salve ragazzi!

-Buona sera signora Devereux la preghiamo di perdonarci per l'ora ma necessito di  parlarle.

-Oh Elijah, smettila di usare questo linguaggio con me. Abbiamo già confidenza non credi? Ma chi è questa ragazza?

-Molto lieta di conoscerla signora, io sono AnnJane.

Mi risponde con sorriso sincero, è davvero una donna bellissima nonostante la sua minuta statura. Occhi azzurri, lunghi capelli ramati e un sorriso da invidiare. Mi fa pensare a mia madre, probabilmente sono coetanee.

-Io invece sono Angelica Devereux, proprietaria di questa tenuta e stimata amica di Elijah.

-Questo lo so già..

-Ho davvero bisogno di parlare.

Interviene Elijah.

-E così sia! Suvvia di che mi devi parlare con così tanta urgenza?

Sono piuttosto vicini e intimi, non mi stupirei se in passato fossero stati altro. Lei gli sta toccando il braccio con sguardo premuroso..e a lui non sembra dispiacere. Li guardo inconsciamente e osservati interrompono i loro gesti.

-Bene, vieni con me. Cara se vuoi, puoi aspettare qui insieme a Bonnie.

-Chi è Bonnie?

Ed ecco che una piccola palla di pelo bianca mi sfiora le gambe nude.

-Oh presumo sia lui..

-Lei

-Giusto, lei.

-Trattala bene, è molto giocherellona ma se fai qualcosa che non le garba, sa come vendicarsi.

-Ne terrò conto..

-Perfetto, a dopo.

Lasciata sola, con un gatto, bellissimo.

Passano all'incirca venti munti e un uomo sulla cinquantina richiama la mia attenzione.

-Signorina, la prego di seguirmi.  La signora mi ha dato l'ordine di portavi in una stanza a lei assegnata e di eseguire tutti i suoi desideri. Prego di qua.

-Non capisco, perché la signora Devereux mi sta offrendo una camera?

-Signorina AnnJane a questo non so risponderle, io eseguo solo gli ordini. Ecco tenga questa è la sua chiave, non la perda, se ha bisogno di me io sono in fondo il corridoio a destra.

-Ok..

-Ah dimenticavo, si fa colazione alle sette in punto, alla signora non piacciono i ritardatari.

-Alla signora non piacciono tante cose vedo..

-Esattamente. Buona permanenza.

-Grazie.

Cercando il buco nella serratura leggo l'etichetta della chiave "stanza 8"

-Ciao!

Salto in aria.

-E tu chi sei??

-Sono Lara, e tu devi essere AnnJane.

-Già, ma di preciso tu sei...

-Oh, io sono la figlia di Angelica, la proprietaria. So che stai pensando, come può essere sua figlia? Lei ha i capelli rossi e io neri, lei occhi azzurri e io neri, lei bassa e io una giraffa. Non sono sua figlia biologica, sono stata adottata ecco risolto l'enigma.

-Sono felice che tu me l'abbia detto ma non ho pensato nulla di tutto ciò.

-Ah  no?

-No per niente.

Sembra contenta.

-Senti Lara posso farti una domanda?

-Certo.

-Sai per caso perché tua madre abbia deciso di farmi rimanere qua sta notte? Si è appartata a parlare con Elijah e non li ho più rivisti. Ora un signore mi ha appena detto da punto in bianco che alloggerò qui... sono un po' confusa.

-Non ne sono certa, ma penso perché ormai sono le tre di notte e lei non è senza cuore e quindi..

-Ah giusto, scusami..

-E comunque anche Elijah dormirà qua sta notte. La stanza è proprio qui all' inizio del corridoio, numero 1.

Sbadiglio con una femminilità da eguagliare a quella di un camionista.

-Scusami tanto, ti lascio dormire. Sopra il letto troverai una camicia da notte. A domani!


-A domani Lara!

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