Non trovo posto sicuro tra le mie cervella. Il pericolo è dentro, dentro di me, dentro al mio corpo debole, morente, dentro al mio cervello scuro e difettoso.
Voglio solo trovare posto sicuro, casa. Non ce la faccio più a vivere nell'ansia, nell'angoscia. Mente perché non mi ami, quanto io amo te? Perché non mi curi? Perché ti trascuro dici. Forse hai ragione. Ci serve un'aiuto diverso che possa aiutarci di più, davvero.

Insonne sul cuscino a far passare le ore a notte fonda, cercando solo disperatamente un appiglio di pensiero nel quale respirare, sentirmi salva e al sicuro, nel quale riposare e cadere in sonno. Perché non c'è sicurezza dentro di me, perché le paure vincono sempre? Perché per quanto combatta, vengo trascinata nella tachicardia, nel respiro veloce, nel rigirarsi tra le lenzuola di incubi ad occhi aperti?

Il mio corpo mi detesta, si ammala, si rompe, si autodistrugge. Se morissi,  penso a volte, sarebbe una liberazione. Non sarebbe più un problema mio, questo corpo stanco e difettoso che mi devo stressare per riparare. Non dovrei più correre da nessuna parte, verso una cura che comunque si sbriciolerà nel tempo. Non tollero il dolore fisico. Non so soffrirne senza finire divorata dalla solitudine, dalla tortura psichica. Cerco le forze per curarmi ma queste mi abbandonano a tratti. Potrei stare peggio, sono codarda, ho una mente sadica che aspetta solo che crolli per devastarmi ancora. Non posso più vincere, non l'ho mai fatto.

Ho la cura. L'accettazione della fragilità, sono un essere piccolo e solo che può chiedere aiuto. Ora queste medicine mi cullano calde, come l'abbraccio di mia padre e la commozione di mio madre nel dirmi che mi vuole bene. Mi hanno chiesto scusa, hanno ritrovato la loro bambina sotto la corteccia che loro avevano creato. Ora sono vita pulsante al centro di un cuore. Sono io il fuoco pulsante che rimbomba che sconfigge il male che mi culla e canta ninnanante tenendomi calda e al sicuro.