𝗸𝗶𝗻𝗴 𝗳𝗼𝗿 𝗮 𝗱𝗮𝘆 :: 𝟭
⟿ ✿ ship :: KiriBaku
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➥✱ song :: "King for a Day", Pierce the Veil
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➸★✺ disclaimer :: la storia è divisa in due parti, trovate la successiva subito dopo
─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚.───
Erano mesi, che non andavo ad un concerto.
Giusto il tempo di fare il tragitto sempre uguale da casa alla palestra, lavorare fino a notte tarda, scambiarmi qualche sporadico messaggio con quei tre miei amici che mi ritrovo, qualche sveltina insoddisfacente qua e là con persone di cui non mi frega un cazzo - e alle quali non frega un cazzo di me - e andare a dormire sfinito e senza alcun pensiero ad attraversarmi la mente.
Mesi interi così. Senza nemmeno l'occasione di rilassarmi.
Un messaggio, è bastato. Il ragazzo del mio migliore amico che mi scrive semplicemente "vieni a sentire la band di Denki con me" e fine.
Ed è, di base, come sono arrivato qui.
Come mi sono ritrovato fra i corpi sudati della gente, sotto palco, le braccia muscolose appoggiate alla transenna, a fianco del ragazzo più strano che conosca.
Shinso Hitoshi è troppo alto, per i concerti.
Non che io non lo sia, capiamoci, ma se sei un metro e novanta di muscoli e occhiaie e ti metti in prima fila è ovvio che le persone ti detestino. Non si vede un cazzo, dopotutto.
Eppure, a qualcuno sembra che gli importi? No, perché io lo vedo piuttosto indifferente alla questione.
Dirigo lo sguardo verso il palco.
Ci sono gli strumenti, i macchinisti stanno sistemando le cose, ma non un'anima viva sembra volersi mettere a cantare, qui.
E ok che sono bravi, e questo lo so soltanto perché Denki me lo ripete spasmodicamente tentando di convincermi, ma non mi sembrano abbastanza famosi da fare così tanto ritardo.
È quasi mezz'ora che li aspettiamo.
Sospiro.
− Arriveranno. - dice la voce calma, pacata e bassa di Shinso vicino a me.
− Sicuro? Sono piuttosto certo che siano morti, a quest'ora. -
− Kirishima, arriveranno. - ripete.
Faccio spallucce.
Se lo dice lui.
− Che musica fanno? - chiedo poi.
Lo vedo scuotere la testa.
− Bella musica. -
− Intendevo il genere, Hitoshi. -
Penso che abbia preso anche l'abitudine a risposte tonte e spiazzanti da quando sta con Denki. Che poi sono veramente diversi quei due. Come Bella Swan e Edward Cullen, tranne che Kaminari ha una personalità e Shinso non brilla al sole.
− Alt rock? Goth punk? Emo? Ogni volta che glielo chiedo Denki cambia versione. -
− Ah, beh. Perfetto. -
Non che mi cambi molto, in effetti, che cosa stiano per suonare.
Sono una persona pacifica io, pacifica e accogliente. Nessun genere musicale mi fa schifo, non odio niente e nessuno, mi va bene tutto nonostante non sempre dovrebbe essere così e accondiscendo alla maggior parte delle cose che mi vengono buttate addosso.
Semplicemente non mi piace litigare.
Mi giro e appoggio la schiena sulla transenna per guardarmi attorno.
Il pubblico è vario, ma è giovane. Non sembrano avere molto più della mia età.
Una ragazza poco distante da me si accorge che la sto guardando. Cioè, non la sto guardando. Ho semplicemente il viso rivolto dalla sua parte.
Mi saluta agitando la mano.
− Ciao! Sei anche tu qui per il concerto? - chiede, avvicinandosi di qualche passo.
Sono educato, e non mi permetterei mai di dirglielo, ma cosa dovrei mai fare d'altro sotto un palco in un locale dove fanno solo concerti di musica live?
Annuisco.
− Già. - ribatto semplicemente, sorridendo.
La vedo perdersi un secondo a guardarmi.
Nonostante io sia timido, timidissimo e non sia nemmeno il re della fiducia in se stesso, so che il mio corpo è attraente. Almeno, questo è quello che mi dicono.
− Sei da solo? -
− No, sono qui con un amico. -
Indico con il capo Shinso al mio fianco che non sembra particolarmente interessato ma si gira comunque per salutare educatamente.
La ragazza fissa pure lui.
Lui sì che è figo.
Non fraintendetemi, sono ovviamente gay ma non mi permetterei mai ad allungare le mani su qualcosa che ha il nome di qualcun altro sopra. E poi non è il mio tipo. È troppo alto, e pacato. Io sono più da persone con un carattere acceso.
E bionde magari.
Ma questa è un'altra storia.
− Oh, capisco. Potremmo andare a bere qualcosa... dopo il concerto? - dice poi la ragazza, e vedo Shinso scuotere la testa prima ancora che io faccia in tempo a declinare l'offerta.
− Devo andare dal mio ragazzo. Si offende sennò. - comunica pacatamente, e si volta in men che non si dica dandole le spalle.
Non è propriamente maleducato, ma diciamo che non è nemmeno gentile. Io non sono capace ad essere così.
− Bene... va bene. Tu, invece? Sei libero, dopo? - ritenta con me.
Non sono scemo. Ok, un po' sono scemo. Ma non così tanto.
So che cosa intende.
− Devo tornare a casa di fretta, dopo. - è tutto quello che riesco ad inventarmi.
La vedo sorridere convinta.
− Ma dai! Un attimino neanche? -
Shinso si volta di scatto, e io che pensavo che si fosse completamente isolato dal mondo.
− Gli piacciono gli uomini. -
Divento rosso. Non che mi imbarazzi il mio orientamento sessuale, sia chiaro, ma ecco non sono tipo da essere così apertamente chiaro nel rifiutare qualcuno.
La ragazza perde il sorriso, ma educatamente annuisce.
− Ok, ricevuto. Mi dispiace di essere stata... invadente. Il mio amico è gay, tra l'altro, ma non è ancora arrivato, se ti va di venire lo stesso... −
Apprezzo. Apprezzo le persone che ci provano e apprezzo le persone gentili. E sono single tra l'altro, single e solo e giovane e pieno di ormoni e potrei ma dico potrei trovare la sua proposta allettante.
Sto per accettare, ma Shinso mi blocca di nuovo.
− Scusami, ma lui deve incontrare un'altra persona oggi. Se non funziona te lo lascio. - dice e rimango di stucco.
Cosa? Chi devo incontrare? Perché non ne so niente?
Dovrei davvero prendere in mano la mia vita, perché così sembra che non sia nemmeno io a viverla.
Spalanco gli occhi.
Ma la ragazza si scusa ancora e se ne va prima che possa cercare di capire che cosa cazzo stia succedendo.
Mi giro verso Shinso.
− Amico, di cosa stai parlando? -
− Niente di personale, Kiri, è Denki. Dice che il loro cantante è single e sempre incazzato e che gli farebbe davvero bene lasciarsi andare un po'. Mi ha pregato di portarti. -
Alzo un sopracciglio.
− E dirmelo? -
− Ha detto che voleva l'effetto sorpresa. Immagino che sia rovinato ora, ma non potevo lasciarti andare. Denki sa essere... convincente. -
Lo vedo sorridere appena e mi allontano sbuffando.
− Non voglio sapere come ti ha convinto, non voglio averne nemmeno un'idea. -
Scuote la testa, cambia discorso.
− E comunque è carino, il cantante. È il tuo tipo. -
− Ah sì? Certo potrei dirti che è vero, se solo me l'aveste detto prima. -
− Stavi per andare con quella ragazzina senza nemmeno sapere com'è il suo amico, non metterti a fare lo schizzinoso proprio ora. -
Alzo gli occhi al cielo. Non che abbia torto.
− E almeno lui lo sa? Che avete messo in piedi questa specie di appuntamento al buio per noi due, intendo. -
Scuote la testa.
− Si sarebbe incazzato se l'avesse saputo. E molto pure. Diciamo che è... una testa calda? -
Oh, perfetto. Un incontro combinato che l'altra persona non ha idea esista con qualcuno che si incazzerebbe se lo sapesse. Perfetto.
Che cosa potrei volere di più dalla vita?
− Hitoshi, devi smettere di uscire con Denki. Ti sta facendo diventare idiota come lui. - sbuffo di rimando.
Ridacchia e alza le spalle.
− Me lo ridirai a fine serata. -
Sto per lamentarmi ancora, ma le luci si spengono e decido che forse è meglio lasciar correre. Ormai ci sono dentro, no? Meglio prima vedere con cosa ho a che fare.
Le voci si zittiscono dietro di me, e qualche ragazza urla alle mie spalle, il ghiaccio secco inizia a volteggiare nell'aria e ne sento l'odore dolciastro.
Appoggio le braccia incrociate alla transenna.
Si sono degnati di arrivare?
Magico.
Shinso al mio fianco non sembra né emozionato né trepidante d'attesa, ma sorride. E giuro che non vedo mai quest'uomo sorridere se non quando si tratta di Kaminari. Idioti innamorati.
La prima che vedo la conosco.
La folla la accoglie urlando, e devo ammettere che un po' urlo anch'io perché questa donna è una regina e mi inchinerei al suo cospetto ogni secondo.
I capelli viola sono corti e svolazzano quando agita il capo per salutare, un paio orecchini a forma di forbici - sono totalmente d'accordo che l'oreficeria e le lesbiche non vadano d'accordo ma ditemi se non è bellissima - che le pendono dai lobi, il basso legato attorno alle spalle e il viso piegato in un enorme sorriso.
Ah, Jirō, se mi piacessero le donne ti chiederei di sposarmi. E se a te piacessero gli uomini. E se non esistesse Momo Yaoyorozu e i suoi soldi e le sue enormi tette che ti fanno impazzire.
Mi nota in prima fila e piega le labbra lanciandomi un bacio.
Potrei svenire.
Subito dopo entra Denki e posso dire che gli occhi di Shinso sono rivolti a lui dal primo momento in cui lo vede. Sembra che stia brillando, da come lo guarda. Completamente rapito.
Il mio migliore amico, che è un grande, grandissimo idiota e altrettanto grande ricercatore di attenzioni, ci mette un'era a salutare il pubblico.
E per coronare la sua piccola messa in scena si inginocchia platealmente e prende la faccia di Shinso fra le mani ancorandolo a sé con un bacio.
Mi saluta pure, prima.
Un "ciao Kiri" a mezza voce completamente spazzato via dalla sottospecie di porno soft che sta mettendo in piedi con il suo ragazzo a pochi centimetri da me.
Grazie, per farmi sentire single e solo. Grazie davvero.
Si staccano l'uno dall'altro sorridendo.
Kaminari si lecca le labbra e lo vedo chinarsi, non so che cosa dica, e non voglio saperlo.
Sento solo Shinso.
− Vai a suonare e dopo ne parliamo, gattino. - gli sussurra, e il modo eloquente in cui lo squadra mi dice che non era qualcosa di elegante, l'argomento della conversazione.
Poi sento una voce.
La sento prima di vedere la persona che la possiede, la sento e inizio lentamente a capire.
− Kaminari, porca puttana, sbrigati! Siamo in ritardo, cazzo, smetti di fare la troia e spostati! - urla.
Sono abbastanza vicino alle quinte per sentirla, e so che sono l'unico, assieme a qualche altro fortunato vicino a me, ad aver avuto il piacere di farlo.
È incazzata, non troppo alta, non troppo bassa, melodiosa, frizzante. Una bella voce.
E poi, miseria, e poi vedo lui.
Kaminari si sposta, sorride come un idiota chiedendo scusa a qualcuno, probabilmente il proprietario di quelle parole così incazzate, e fa spazio.
E lui entra.
Shinso e Kaminari avevano perfettamente, completamente, trascendentalmente ragione. Perché è bello, ed è fottutamente il mio tipo.
Non è alto, almeno, non altissimo.
Ma il suo corpo è solido, le braccia muscolose che si intravedono dalla canottiera larga assieme a buona porzione dei pettorali - e l'addome che intravedo di striscio quando è di profilo -, ha il viso affilato, con un non so che di aggressivo e affascinante.
Gli occhi brillano, e ha i capelli biondi.
E lo so che non dovrei dirlo, che sono un adulto, che sono una brava persona e che non è giusto sessualizzare gli altri.
Ma il suo culo.
Parliamone, vi prego.
Questa è una delle sette meraviglie del mondo, 'fanculo le piramidi a gradoni dei Babilonesi o Sumeri o come cazzo volete chiamarvi.
Insomma, è la perfezione.
− È lui? - chiedo immediatamente, gli occhi che brillano verso Shinso.
− È lui. Smetti di sbavare. -
− Non stavo sbavando. -
Ridacchia e mi guarda con una vena di ilarità negli occhi che mi offende. Sono così ridicolo?
− E io dormo otto ore a notte. -
Vorrei molto volentieri rispondere ancora, ma ancora più volentieri decido di rivolgermi all'oggetto della mia attenzione.
Noto che mi guarda. Mi lancia un'occhiata furtiva, come se non volesse essere beccato, e distoglie lo sguardo con altrettanta velocità.
E poi arrossisce.
Non ci scommetterei, perché sono lontano e le luci sono colorate attorno a me, ma mi sembra di vedere un colorino rosato formarsi sul ponte del suo naso e se prima stavo sbavando, ora penso che la mia gola sia diventata più secca di un deserto africano.
Lo voglio. Lo voglio assolutamente. E non so se sia il mio cuore, il mio cervello o la forma di vita indipendente che si sta risvegliando fra le mie gambe ma porca puttana, lo voglio.
È strano.
Che suoni la batteria e canti contemporaneamente.
È strano ma è sensuale.
Perché suda, perché si affatica, perché si muove sotto i riflettori che lo fanno brillare. La sua pelle è chiara, liscia, distesa, e riflette i fasci di luce colorata ad ogni minuscolo movimento, la cattura e la rimanda indietro ancora più forte e più accecante.
Le prime canzoni passano senza che gli stacchi gli occhi di dosso.
Ho detto che ha una bella voce quando parla, vero?
Niente a che fare con quella che risuona dalle sue labbra cantando. Meravigliosa.
Non è bassa, roca e grattata come quella di Shinso, è appena più alta ma melodiosa, si piega e si distende ad ogni inflessione delle note che scorre, e mi entra nelle orecchie perfettamente.
E la cosa che continua a incuriosirmi, che non mi fa desistere dall'intento di volerlo così intensamente è che mi guarda.
Tra le prese di fiato, quando la gente urla, a fine canzone, a metà di una frase, si gira e mi guarda. Come se fosse incuriosito, ma anche tremendamente timido.
E come può essere timido qualcuno con quella faccia, come?
Ogni secondo che passa, non riesco a fare a meno di pensarlo.
Che non ho la minima idea di come sia di carattere e che potrei trovarlo insopportabile, ma che porca puttana io voglio affondare le mani su quella sua pelle morbida e chiara e stringerla come se fosse mia.
Shinso al mio fianco è completamente in estasi. Non lo dà a vedere e difatti il suo viso non è completamente mutato, ma gli occhi gli brillano. Segue Denki con lo sguardo come se non potesse farne a meno, come se da quello dipendesse la sua vita.
Mi sa che siamo due groupie, stasera.
Eppure quando il biondino mi fissa, non so trattenere i pensieri.
Quando mi lancia occhiatine a metà, quando quegli occhi rossi allungati e sfuggenti mi fissano, perdo un po' della mia incertezza.
Che mi sembra mi voglia quanto io voglio lui.
E so che sono insicuro, so che non sono al suo livello, so che non c'è niente di perfetto in me. Ma so anche che sono bello, so che le persone sono naturalmente attratte da me e so che non me ne andrò stasera senza aver avuto un assaggio di quel ragazzo dall'aria esplosiva che si sta sgolando di fronte a me.
Oh, no che non lo farò.
L'ultima canzone arriva che non riesco a stare fermo.
Lo fisso spudoratamente, e sembra avere trovato il coraggio per fare lo stesso.
Sembra che stia cantando solo per me.
Chimica, la chiamano? Colpo di fulmine? O forse siamo due ragazzi eccitati che si piacciono a vicenda.
Inseguo ogni movimento dei suoi muscoli di fronte a me.
E poi, per la prima volta dall'inizio del concerto, si alza. Si alza dallo sgabello dove stava suonando, molla le bacchette da qualche parte, afferra il microfono che un macchinista gli sta allungando e inizia a cantare così, in piedi.
E non soltanto, afferra anche l'orlo della canottiera e se la sfila di dosso.
Oh, Gesù Cristo. Ha i piercing ai capezzoli.
Lo voglio, lo voglio, lo voglio.
Come un bambino di fronte ad un giocattolo nuovo.
Lo voglio.
Senza la batteria che lo copre ogni angolo del suo corpo è scoperto, ogni movimento guizzante della pelle.
E quando arriva il ritornello, poi, potrei letteralmente impazzire.
Si cala sulle ginocchia, il tonfo sul pavimento impercettibile nella musica, le cosce che si aprono, il corpo gettato all'indietro.
La sua pancia è perfettamente piatta, gli addominali brillano nelle gocce di sudore sulla superficie solida, la testa gettata all'indietro da cui sporge solo la glottide, i capelli chiari e il metallo dei piercing che riluce nell'atmosfera colorata.
Potrei guardarlo così per sempre.
È senza dubbio la cosa più bella che abbia mai visto.
Incontra di nuovo i miei occhi in un secondo, e lo vedo.
Si morde il labbro, e lo fa perché lo sto guardando io. Lo fa per me.
Se voleva sedurmi, ci è riuscito. In pieno, tra l'altro.
E poi, velocemente com'è arrivata, con la stessa rapidità impossibile, la canzone finisce.
La musica si spegne, le voci si levano in un urlo dietro di me.
Ma non mi riesco a staccare lo sguardo dal suo.
È così vicino, riesco quasi a toccarlo. Là, mezzo steso, gettato all'indietro, il petto scosso dal fiatone, il sudore che gli imperla la fronte.
Inspira, annuisce brevemente nella mia direzione e lì per lì non capisco immediatamente cosa intenda. So solo che mi trema la spina dorsale.
Si avvicina.
Sento una mano raggiungermi, stringermi la mascella e non mi rendo nemmeno conto di quello che sta succedendo prima di sentire un'altra fronte addosso alla mia.
− I tuoi capelli mi irritano. - mormora.
Un attimo, ci vuole un attimo.
Alzo un angolo della bocca e sorrido.
− E anche vederti tutti quei vestiti addosso mi irrita. - ribatto e non so precisamente cosa mi sia preso ma so che è la cosa giusta da fare.
Flirtare, intendo.
Spalanca gli occhi.
− Nei camerini. Vieni nei camerini e toglimeli di dosso, allora. -
− Contaci. −
Non so cosa sia appena successo.
Cioè, lo so, in realtà. Ho appena fatto una proposta chiaramente sessuale a uno sconosciuto e quello ha accettato.
Ma non so nemmeno se crederci.
Qualche divinità deve avermi preso in simpatia, o forse Shinso e Kaminari sono degli amici fantastici, perché non penso di essere mai stato impaziente di vedere qualcuno come ora.
Non aspetto che salutino il pubblico. Non aspetto nemmeno che Shinso mi chieda cosa stia succedendo. Prendo il mio amico per il polso e lo trascino via, schivando le persone accaldate e appiccicate fra di loro, andando non so bene nemmeno io dove.
Quando abbandoniamo la folla, Shinso mi ferma.
− Kirishima, dove stai andando? - mi chiede, il volto contratto dal fastidio.
Odia che le persone che non conosce lo tocchino e inizio a pensare che non sia stata la cosa più sensibile del mondo da parte mia trascinarlo in mezzo alla gente così.
Ma ormai, danno fatto.
− Siete tu e Denki che avete organizzato questa cosa, no? Non fare il guastafeste ora. - rispondo, guardandomi attorno.
− Oh, capisco, allora è questo che vi siete detti tutti concitati prima. Uno per Shinso, zero per Kirishima. -
Alzo le sopracciglia.
− Se va come spero andrà, uno per Shinso, diecimila per Kirishima e un milione per quel biondino incazzato che cantava prima. -
Shinso sospira ridacchiando.
− Dove sono i camerini? - chiedo poi.
− Da quella parte. Ma non sono nemmeno scesi dal palco, non avere fre... −
Non lo lascio finire. Gli stringo di nuovo il polso e ricomincio a camminare con lui dietro. So che non è facile trascinare un ragazzo tanto alto e tanto grosso come se fosse la cosa più leggera del creato, ma non possiedo più nemmeno un grammo di autocontrollo nel cervello e riesco soltanto ad elaborare le immagini in loop del ragazzo biondo in ginocchio di fronte a me.
La intravedo da lontano.
La porta per entrare sul retro.
Non ci metto molto a raggiungerla e quando mi ritrovo davanti a due buttafuori - meno grossi di me, tra l'altro, ma questo non conta - lascio finalmente andare Hitoshi.
− Facci entrare. - lo prego.
Si rivolge frastornato ai buttafuori che ci squadrano.
− Sono il ragazzo di Kaminari. - dice, borbottando, cercando di riprendersi dalla corsa inaspettata che l'ho appena costretto a fare.
− E lui? - chiede uno dei due uomini guardando me.
− Lui è con me. -
Il buttafuori alza le spalle, poi si sposta di lato e ci fa passare.
Il corridoio sembra infinito.
Un cunicolo lungo, privo di finestre, che percorro quasi correndo. Finché non ci ritroviamo nelle quinte.
Il primo che vedo è Denki.
Denki che non sembra nemmeno notarmi, quando corre come il grande idiota che è in braccio a Shinso dietro di me, gli stringe le braccia al collo e lo bacia platealmente davanti a tutti.
Non so nemmeno se dovrei guardarlo.
Certo, voglio salutarlo, ed è mio amico, ma forse è un po' da guardoni fissarlo mentre sta facendo qualcosa di così lascivo con il suo ragazzo.
Imbarazzato, distolgo lo sguardo.
Jirō mi saluta agitando la mano poco lontano.
− Kirishima! Non sapevo saresti venuto! - urla, e le sorrido perché come potrei non sorridere ad un viso così carino e dolce?
− È stata una cosa combinata all'ultimo. - mi limito a rispondere, mentre corro con gli occhi dietro di lei, cercando spasmodicamente l'unica vera ragione per cui sono qui.
Lo vedo a qualche metro da noi.
Meraviglioso e sudato che si rimette la canottiera e scola mezza bottiglietta d'acqua in un sorso solo. Dio, quanto cazzo è bello.
Jirō si accorge che lo sto fissando.
− Mmh, prevedo sesso sfrenato fra voi due. Ti piace, non è vero? - borbotta ridacchiando.
Vorrei tanto rispondere di no e mantenere quel minuscolo grammo di contegno che mi vanto di avere, ma non riesco a mentirle.
Annuisco e basta.
Lei sorride ancora, e agita la mano verso Denki.
− Lo sapevo! Abbiamo fatto centro, Kami! - gli grida.
Non lo vedo perché è alle mie spalle e non so nemmeno bene se abbia finito la sua scenetta smielata con Shinso, ma scommetterei che ha stampato sul viso quel suo sorriso idiota e convinto.
Ma non m'interessa cosa risponde.
Non me ne frega davvero un cazzo e scusami, amico mio, ma ci sono cose che in questo momento meritano la mia attenzione ben più di te.
Jirō mi colpisce con il gomito.
− Se domani arriva alle prove tutto incazzato dovrò supporre che ce l'hai piccolo, Kiri. Conto su di te. Salvaci da lui e dalle sue perenni mestruazioni, ti prego. -
Oh, tranquilla, tesoro. Non avrò la vita sessuale più accesa del globo ma quando lo faccio, lo faccio bene.
Alzo le spalle.
− Non farti problemi inutili, Kyōka. −
Il ragazzo biondo si asciuga il sudore dalla fronte, e guarda dalla mia parte.
Non so se sorrida, arrossisca o dica qualcosa quando mi vede, ma posso sentire i suoi occhi incollati ai miei quando si avvicina, lentamente.
− Chi cazzo sei tu? - è la prima cosa che gli sento dire.
Sospiro alzando le sopracciglia.
Ho detto di essere pacifico, no? Ed è vero.
Ma mi piacciono le persone aggressive. Mi piace il loro modo di fare duro e spiazzante.
− Eijirō Kirishima. - rispondo e basta.
Lo vedo leccarsi le labbra.
Supera Jirō senza degnarla di uno sguardo e so che ci stanno tutti fissando, ma in questo momento nemmeno di essere al centro dell'attenzione mi importa molto.
Una mano bianca, grande ma ad occhio e croce meno della mia, mi si chiude sul petto, afferrando la mia maglietta rossa e tirandomi in avanti.
È persino più bello, da vicino.
− E dimmi, Eijirō Kirishima, mi stavi per caso guardando come se volessi mangiarmi, prima? -
Sorrido di sbieco.
− Mi sembrava che fossi tu a fissare me. -
Schiocca la lingua.
− Può darsi. Dimmi dov'è il cazzo di problema. -
− Non c'è. Non c'è davvero nessun problema. -
I suoi occhi brillano, di qualcosa che non so se sia rabbia o eccitazione o cos'altro.
− Katsuki Bakugō. - sbotta, e devo immaginare che sia il suo nome.
Mi chino di più verso di lui e noto che sta davvero arrossendo. Che sembra tutto incazzato e scostante ma arrossisce come una ragazzina quando lo guardo direttamente.
Adorabile.
− Rimaniamo qui a fissarci? Mi sembrava mi avessi promesso qualcosa, prima. - gli chiedo, e il mio tono diventa più basso.
Sbatte le palpebre.
− Terza porta a destra. -
È carino il modo in cui distoglie lo sguardo quando lo dice, come se si vergognasse.
L'ho già detto, vero?
Adorabile.
Kaminari fa per dire qualcosa quando gli passo accanto ma sembra che Shinso sia dalla mia parte quando lo cattura con un'occhiata e gli impedisce di proferire parola.
Jirō, si limita a farmi l'occhiolino.
So soltanto che mi ritrovo in un attimo in uno stanzino buio, disordinato e pieno di vestiti buttati in giro, con una singola lampadina elettrica che sfarfalla la luce addosso a me.
Non è il posto migliore dove mi sia tolto i vestiti, ma in questo momento mi sembra un cazzo di hotel a cinque stelle.
Aspetto che si sieda sulla grande scrivania attaccata al muro, di quelle circondate da specchi con le lucine che si vedono in TV in qualche musical o film.
Non mi chiede di avvicinarmi, ma non penso serva, perché gli sono addosso in un secondo.
Le sue braccia si stringono dietro il mio collo e alza il viso in linea con il mio, fissandomi.
Sembra... trattenersi?
− Sei nervoso? - sputo fuori, senza pensarci.
Diventa rosso. Il suo naso, le guance e gli occhi scappano dai miei.
− Cosa cazzo... nervoso, io? No! - risponde e non credo a nessuna delle singole lettere che ho sentito.
Non ripeto la domanda ma lo guardo ancora.
Ha lo sguardo incollato verso il basso quando si esibisce in un broncio.
− Forse. E allora? Che cazzo vuoi? - confessa alla fine,
Sorrido.
− Guarda che non dobbiamo fare nulla, se non ti va. -
− Ma mi va! -
Non sembra volesse dirlo con quell'enfasi, e non posso fare a meno di ridacchiare appena quando sento quanto convinto è il modo in cui lo sbotta.
− È che non faccio niente... di questo genere... ecco... da mesi. Sono solo un po' in ansia, ok? E non ti conosco neanche. È normale, stronzo. −
Mi avvicino alla sua faccia affiancando il naso al suo.
− E ti sembra che io sia così abituato a farlo, invece? -
− Beh, sì. -
Mi allontano un secondo spalancando gli occhi.
− Oh, davvero? E perché? -
Di nuovo, sembra non voglia parlare. Ma non riesce a trattenersi.
− Sei bello. E cosa cazzo ne so io che non fai gli occhi dolci a tutti i cantanti carini che vedi. -
Dio, non ricevevo un complimento da troppo tempo. E da lui poi, è come se me ne avessero fatti venticinque allo stesso momento.
− Non sminuirti, non sei carino. Tu sei davvero, davvero bellissimo. -
È lui ad iniziare. È lui che mi bacia per primo e mi stringe più forte.
Non so se abbia detto la verità, perché bacia come se lo facesse tutti i giorni. Ha le labbra morbide, sottili ma stranamente dolci, e il suo sapore mi dà alla testa in un attimo.
Non sono certo che voglia essere immediatamente aggressivo, ma non ce la faccio, a trattenermi.
Le mie mani si infilano sotto la canottiera larga, strizzano la sua vita stretta, lo spiaccicano a me in ogni centimetro della pelle chiara, mentre inclino il viso per raggiungere meglio la sua bocca.
Immagino che gli piacciano le cose intense, dopotutto, perché un minuscolo gemito soddisfatto esce dalla sua gola per liberarsi nella mia, e le cosce strette si ancorano al mio bacino più solidamente.
Mi stacco per prendere fiato ma non sembra che Katsuki sia d'accordo.
− Dove cazzo vai? -
Sorrido chinandomi sulle sue labbra ancora.
− Da nessuna parte. -
La lingua si intreccia alla mia e il rumore delle persone che parlano fuori dal camerino scompare, sostituito dall'umidiccio appiccicoso della saliva.
Non faccio in tempo nemmeno a staccarmi per respirare.
− Di nuovo. - mi chiede, quando ci provo.
E se devo morire di asfissia per baciare questo ragazzo bellissimo e sconosciuto posso anche starci.
Non so se sia io o sia lui, ma la sua maglietta vola via in un attimo. Rimane lì, il petto nudo e chiaro di fronte alla mia faccia, la voce spezzata dai gemiti e il fiatone.
Più bello ancora, da vicino.
Più liscio, più solido, più virile.
Profuma di zucchero.
Le mie labbra scendono dalle sue al collo sottile, un versetto sottile lascia la sua bocca e mi entra nelle orecchie.
Metallo scintillante ancorato ai suoi capezzoli. Metallo che sa, di fatto, di metallo, quando lo succhio piano con soddisfazione.
Il rumore che fa è meraviglioso.
Dolce, acuto, spontaneo.
Affonda una mano fra i miei capelli - per quanto sia difficile, vista la montagna di gel che ci spiaccico sopra tutti i giorni - e mi preme contro di sé.
− Sensibile? -
− Stai zitto e continua, Capelli di Merda. -
Affondo i denti affilati sulla carne rosata.
− Cazzo. - lo sento sibilare, quando lo mordo più forte.
Sono stato un idiota, a pensare che non volesse fare questo con me, anche se solo per un attimo. Si sta lasciando andare come se lo facesse da tutta la vita.
Esperienza che vorrei decisamente rifare, lo ammetto.
Ma di questo mi preoccuperò più avanti.
Pizzico l'altro capezzolo con la punta delle dita e quando sente che lo sto stimolando da entrambe le parti, la sua schiena si inarca e getta la testa all'indietro, sbattendo i capelli chiari contro lo specchio.
Le sue reazioni sono meglio di quanto potessi sperare.
Meglio di quanto abbia mai visto in un'altra persona.
Meglio di tutto.
− Denki aveva ragione. - mugugno quando mi allontano.
− Devi proprio parlare di quella testa di cazzo ora? Vuoi che mi metta a vomitare? -
Rido.
− No, sia mai. -
− E comunque su cosa aveva ragione? Che è questa, una strana scommessa fra voi due? Se lo è giuro che ti ammazzo. -
Scuoto la testa sorridendogli.
− Ha detto che eri il mio tipo. -
Arrossisce e distoglie lo sguardo.
− E quando te l'avrebbe detto? -
− Oggi, credo. L'ha detto a Shinso che l'ha detto a me. Vale? -
Sbruffa e apre di più le gambe attorno al mio bacino.
− Avevano organizzato tutto? -
− Pare. Non che mi andasse a genio l'idea, onestamente. Ma ora come ora non posso proprio lamentarmi, Bakugō. -
Alza le spalle e scuote la testa.
− Katsuki. - comunica.
Stringo più forte la sua vita fra le mani.
− Ricevuto, Katsuki. -
Annuisce convinto e si sporge verso di me per baciarmi ancora. Ma ho altri piani.
Ho gli ormoni in circolo in un modo che non credevo possibile, e il cuore sembra essermi impazzito nel petto.
L'unica cosa che riesco a pensare è a lui, a quanto sia bello, a quanto sarebbe meraviglioso vedere quel suo corpicino magro e muscoloso tendersi e rilassarsi sotto le mie mani.
O, in questo caso, la mia bocca.
Lascio niente più di un contatto breve sulle sue labbra prima di abbassarmi in ginocchio e lanciargli un'occhiata di sbieco dal basso.
I suoi occhi brillano di impazienza.
− Che cazzo fai? - sbotta, nonostante sappia perfettamente la risposta a questa domanda così idiota.
− Mmh, ti faccio stare bene? -
Arrossisce.
− E che cosa cazzo vorrebbe dire? -
Scuoto la testa ridacchiando.
− Stai a vedere. Se non ti piace dimmelo e smetto, però. -
Non sento lamentele.
Le mie mani si aggrappano alla zip dei suoi jeans e la abbassano di fretta, anche se non ho voglia di sfilargli i pantaloni, ora come ora.
Dio, se è eccitato. Più di me quasi.
Deve davvero volerlo, se è in questo stato.
Vorrei commentare il modo in cui i boxer gli avvolgono la pelle chiara strizzandola appena, vorrei davvero farlo, ma non credo di averne il tempo, ora come ora.
Li abbasso senza tante cerimonie.
Oh, sì. È eccitato. E pure parecchio.
Lo guardo per un secondo, le palpebre pesanti a metà degli occhi che luccicano. Sembra che mi stia pregando di continuare.
E chi sono io per fermarmi proprio ora?
Quando appoggio la lingua sulla punta lo sento gemere. La voce che si piega involontariamente e il bacino che scatta impercettibilmente in avanti.
So che sono bravo in questo.
Lo so quando lo prendo delicatamente in bocca e succhio piano, e il suo corpo si tende.
Lo so quando lascio una scia di saliva lungo tutta la lunghezza e mi affonda una mano fra i capelli come se si stesse aggrappando.
Il suo fiato è corto e spezzato.
− Cazzo, Eijirō, cazzo! - lo sento gemere.
Gemo anch'io, perché non credo di aver mai fatto niente di così eccitante in tutta la mia vita, e la mia voce trema dalla mia gola direttamente contro di lui.
− Porca troia. - continua.
La mano libera si chiude al bordo della scrivania, le nocche bianche da quanto la sta stringendo.
Muovo la testa su e giù un paio di volte, e mi concedo di tirargli un'altra occhiata. Una fuggevole e appena accennata.
Lo vedo nello specchio al nostro fianco.
La pancia piatta e i muscoli dell'addome tesi, il capo tirato indietro e gli occhi che sfarfallano nella luce.
Somiglia alla posizione in cui stava cantando l'ultima canzone prima. Ma così, è molto meglio. Perché sono l'unico a poterlo vedere.
Succhio più forte e lo sento tremare un attimo.
Tremare contro di me, fra le mie labbra.
Tira i miei capelli fino a farmi quasi male, un verso lascia le sue labbra e poi, alla fine, viene. Viene e sento il suo sapore e sto quasi per venire anch'io senza nemmeno che debba toccarmi.
Lo lascio uscire dalla mia bocca sorridendo, e mi beo per qualche secondo della visione di fronte a me.
Katsuki appoggiato alla scrivania, le mani che lo reggono su e la faccia arrossata, le pupille dilatate, il fiatone.
Mi guarda come se non credesse a quello che è appena successo.
Sono io a rivestirlo, a sistemargli la maglietta addosso, a prendere il suo viso fra le mani aspettando che torni in sé.
− Mai... non l'avevano mai... mai fatto. - borbotta poi, come se stesse tentando di giustificarsi.
Spalanco gli occhi.
− Mai? -
− Il mio... il mio ex diceva che non voleva farlo. -
− Perché? -
− Il passivo lo fa. E basta. - finisce, e appoggia la fronte alla mia spalla per riposarsi un secondo.
− Stronzate. -
Lascio che respiri ancora, che riempia i polmoni d'aria e si rilassi.
− Se non l'avessi fatto non avrei visto quanto sei bello quando vieni, Katsuki. E sarebbe stata una grandissima perdita. - commento poi, e lo sento ridacchiare.
− Idiota. -
− Mmh, forse. -
Le sue mani si svegliano prima delle mie. Stringono le dita sui miei bicipiti.
− Casa mia o casa tua? Non possiamo finire qui, questo posto fa schifo. -
− Casa mia è a venti minuti in metro. - ribatto.
Scuote la testa.
− Andiamo da me allora. Sono dieci minuti a piedi. -
Annuisco, e mi lascio andare per un solo secondo contro di lui baciandolo delicatamente.
− Sicuro? -
− Sicurissimo, cazzo. -
Non so con quale forza scenda dalla scrivania e si metta in piedi. Le gambe sono un po' molli ma sembra fregarsene ampiamente.
Davvero virile, questo Katsuki Bakugō.
Sfila fuori dal camerino senza degnare nessuno di uno sguardo. Che abbia la faccia rossa, i capelli spettinati e le labbra appena gonfie, sembra davvero non gli importi.
Io, d'altro canto, sono un po' timido.
Ma non faccio in tempo a farmi problemi che la mano di Katsuki stringe il mio polso e inizia a trascinarmi.
− Spicciati, cazzo. -
Ridacchio.
− Obbedisco. -
L'ultima persona con gli occhi sgranati che vediamo è Denki. È seduto a cavalcioni di Shinso sulla sedia del suo camerino - e non stenterete ad immaginare che sia quattro volte più disordinato di quello di Bakugō - con la porta aperta. Si stacca per un secondo dal suo ragazzo per fissarmi scioccato.
Io ricambio l'occhiata.
Prima di uscire dalla porta, poi, gli sorrido.
− Grazie, Denki. Sei davvero un amico. -
E non faccio in tempo a sentire la sua risposta che sono già stato trascinato fuori.
╰┈➤ ❝ continua ❞
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