Mare Calmo- Capitolo 11

Mario

Faccio alcuni tiri dalla sigaretta elettronica, appoggiato alla ringhiera del balcone, guardando il vapore salire in aria e dissolversi. In lontananza si intravede il mare. Ho chiesto a Cris di avere un albergo a pochi passi dalla spiaggia. Mi rilassa vedere le piccole onde in continuo movimento, i gabbiani che si rincorrono nel cielo e l'odore della brezza che impregna l'aria. Se chiudessi gli occhi potrei fingere di essere a Genova.

La mia mente corre ad una persona in particolare, ai suoi occhi profondi, al profumo di vaniglia della sua pelle. Ai suoi capelli che amo in particolar modo far scorrere la mano in mezzo, percependone la morbidezza.

Lei che è entrata nella mia vita come un terremoto, mi ha salvato per poi colmare il vuoto che portavo dentro, riaccendendo il fuoco che avevo in fondo e che ormai credevo assopito. Dal primo incontro, quello che porterò impresso nella mia memoria, quando varcai la soglia del Collins e la vidi al bancone. Era fatta di quella bellezza semplice e pura.

Portava un top rosso che le scopriva appena la pancia, lasciando intravvedere il piercing all'ombelico. E quando i suoi occhi si scontrarono con i miei dentro ci lessi stupore, ma anche una nota di dolore. Di quello così simile al mio che mi sentì vibrare il sangue e riaccendere il cuore.

È stata un bel tramonto, sopra il maremoto che era in quel momento la mia vita, dopo che Alessia mi aveva spezzato il cuore.

Nina: quattro semplici lettere, che formano il nome dell'unica ragazza che sia riuscita a tenermi testa. Una tigre, come la apostrofai dopo il nostro primo approccio.

Scuto la testa a pensare a quanto sono stato imbecille a rifilarle una battuta da due soldi, che servì solo a farle uscire il carattere scontroso. O almeno, all'apparenza.

Mi trattò a pesci in faccia, ma ci andai in fissa per quella ragazza, tanto da rompere i coglioni ai miei amici. Un osso duro per cui è valsa la pena combattere, perché quello che ora ci unisce è così grande e maestoso, che fa più rumore di mille concerti.

Sento bussare leggermente alla porta, così spengo la sigaretta ed entro nella stanza. Affetto una maglietta bianca, che indosso. Quando apro la porta davanti mi appare la figura di Beatrice: non è vestita di nero come al solito, ma stavolta ha optato per il colore rosso. Ha legato i capelli in una coda, ed è truccata. Dà l'impressione di voler apparire sempre impeccabile, a qualsiasi orario della giornata.

Mi appoggio allo stipite, mentre le si schiarisce la voce.

<< Non sei venuto a fare colazione giù al ristorante, pensavo che stessi male>> dice con quella voce che sembra quasi una cantilena.

<< Sto bene, ho solo deciso di farmi portare il sevizio in camera. Volevo starmene con i miei pensieri>> rispondo pratico.

Annuisce, ma non accenna ad andarsene. Anzi la proposta che mi fa mi lascia spiazzato.

<< Perché non andiamo a farci un giro alla spiaggia? Mi sono stancata di andarmene sempre per i fatti miei. A volte anche una ragazza tosta a voglia di un po' di compagnia>> parla tutta d'un fiato.

Incrocio le braccia al petto<< non puoi chiede a Cris di accompagnarti?>>. Non voglio che si faccia venire strane idee: mi piace lavorare con lei, è una brava professionista, ma stop.

Lei però non demorde, anzi torna all'attacco<< con tutto rispetto per lui che è il tuo manager e vi conoscete da anni, ma è pesante dopo un po' con i suoi discorsi. Mi è bastata la sua compagnia quando eravamo ad Alba, mentre ti eri chiuso in palestra.

Ti chiedo solo di fare un giro sulla spiaggia, non un appuntamento. So che sei fidanzato e lo rispetto. Camminerò a debita distanza, se me lo chiederai>> mi guarda con un'espressione dolce, portandosi una mano sul cuore.

Non so cosa esattamente scatti dentro di me per accettare, eppure mi ritrovo a seguirla in ascensore e poi fuori dall'albergo.

Fa come ha detto: ha messo una piccola distanza tra di noi, che cerca di rispettare in tutti i modi.

Scendiamo fino alla spiaggia, lei si ferma un attimo e dalla borsetta tira fuori un cappello in paia, che indossa a proteggersi dal sole.

<<È da poco che vivo a Milano, eppure mi manca molto il mare, sarà perché sono nata e cresciuta in Sicilia. Però lasciare Palermo è stato un modo per seguire la mia strada e cavarmela da sola>>.

Posso solo immaginare cosa abbia significato per lei dover lasciare la famiglia, i luoghi cari e anche delle amicizie, per seguire le proprie ambizioni. Lo stesso è successo a me quando ho lasciato Genova per Milano, ma io avevo Mirko, lei invece pare non avere nessuno.

Camminiamo fino a raggiungere la riva, mi perdo a fissare l'orizzonte ricoperto dalla vastità dell'acqua: i raggi del sole si stagliano sulla sua superficie, con un gioco di colori unico. L'odore di salsedine è più forte.

La bellezza del mare non stanca mai, la si potrebbe ammirare per ore ed ore, perdendosi nel filo dei propri pensieri.

Beatrice osserva ogni cosa che la circonda, come a volersi imprimere il panorama nella memoria. Ogni tanto si china a raccogliere qualche conchiglia, la canottiera che indossa aderisce al suo corpo, mostrando le sue forme.

Sposto lo sguardo altrove, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. Non metto in dubbio la sua bellezza, ma non può vincere contro Nina e la sua semplicità.

<< Perché non ti metti lì che ti scatto una foto?>> Indica una roccia poco lontana da noi.

<< Pensi sempre a fotografare te?>> La mia vuole essere ironia e, a quanto pare, colgo nel segno.

<< Sempre Mister Molinari>> mi rivolge un sorriso.

Ha solo voglia di svagarsi un po' e non ci trovo niente di male, quindi per la seconda volta questa mattina la assecondo.

<< Fammi una bella posa>> commenta prima di scattare con il telefono.

<< Com'era la Legge del più forte? Stravagante, unico, forte?>> cita lei e mostra la fotografia.

<< Vedo che hai studiato, complimenti>> commento asciutto.

*

Beatrice

Mi siedo incurante della sabbia che mi sporca gli shorts, e mi appoggio all'indietro sui gomiti. Per fortuna ho il capello che mi ripara dal sole. Lascio che la mia pelle assorba i raggi e per un momento chiudo gli occhi, crogiolandomi come una lucertola.

Mario è seduto sulla roccia dove gli ho scattato la foto, ha il telefono in mano ed è perso nei suoi pensieri. Gli lancio un'occhiata e osservo il suo profilo: ha nello sguardo un'espressione concentrata, i capelli ricci sono ben curati, come se li trattasse con il diffusore ogni volta che li asciuga. Mi piace anche la forma del viso, non è spigolosa, ma in armonia con i suoi tratti.

Constato che la maglietta che indossa è aderente, mette in risalto le spalle larghe e il suo fisico tonico. Inconsciamente mi passo la lingua sulle labbra per umentarle.

Distolgo poi lo sguardo, puntandolo sui miei sandali, non voglio che si accorga che lo stavo fissando, potrebbe farsi venire strane idee e non potremmo più ritagliarci dei momenti insieme.

Chissà come ci è finito insieme a una ragazza più piccola di lui, una bambina. Visti da fuori sembrano tanto diversi, come se venissero da due mondi opposti. Non conosco bene Mario, a parte per le informazioni che sono alla portata di tutti, se si fanno un minimo di ricerche. Né tantomeno Nina, tranne per la sera che ci siamo presentate all'Ippodromo di Milano.

Non ne ho idea del perché prima mi sono esposta con lui, raccontandogli come mi manchi Palermo. Per me è stato facile, vuoi perchè magari ci è passato a sua volta, o forse sto bene in sua compagnia. Non saprei dire.

Quando rientriamo in albergo, ci salutiamo nella hall e prendiamo due strade diverse. Ho appuntamento per fare un massaggio, voglio godermi ogni confort possibile. Mi siedo in sala d'attesa e sfoglio un opuscolo sui vari trattamenti estetici e di benessere, con elencati i vari prezzi. Accavallo le gambe e per una frazione di secondo la mia mente va al ragazzo che prima mi ha fatto compagnia: ogni volta che inizia un concerto ci mette dentro tanta energia, come se fosse nato per fare quello. Io non faccio altro che cercare di cogliere quei momenti ed immortalarli con la macchina fotografica, come a voler catturare l'essenza del momento.

Quando poi rientriamo in albergo gli mostro i miei lavori, con noi c'è anche Cris che dice di essere soddisfatto. Guardano le mie foto ed è come se mostrassi la parte più intima di me.

Lui sorride felice dei miei scatti e giuro su dio che illuminerebbe un'intera galassia.

"Dillo che lo desideri" sussurra una vocina nella mia testa, che non ha niente a che fare con la mia coscienza. È una voce tentatrice, come quella del serpente che parla ad Eva dentro l'Eden, per convincerla a mangiare la mela proibita.

La caccio immediatamente indietro, questi pensieri non possono venire a galla. Devo solo svolgere il mio lavoro e basta, non certo creare problemi.

Mi alzo in piedi, dopo che l'operatrice mi ha chiamata, poso l'opuscolo sul tavolino e la seguo fino a una porta, dove mi aspetta il mio massaggio rilassante. E chissà, magari mi si schiariranno anche le idee. 



https://youtu.be/8LbFzLZNC0o

Angolo Autrice: 

In questo capitolo abbiamo il doppio POV: nella prima parte Mario mentre fuma, ripensa a quando ha conosciuto Nina, un'incontro non proprio idilliaco se vi ricordate, se lo volete ricordare andate al capitolo 1 di Paradiso Artificiale.

Nella seconda parte Beatrice fa un sacco di riflessioni, ma deve combattere contro una vocina tentatrice che si è insinuata nella sua testa.

Chi è lei veramente? La brava ragazza che stiamo conoscendo o forse qualcun altro? 

Grazie come sempre per la lettura e sarebbe bello che anche chi mi legge silenziosamente mi provasse a dare un piccolo feedback nei commenti, giusto per sapere se la storia gli stia piacendo.


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top